La “mutua” italiana degli artisti interpreti ed esecutori (circa 3 mila iscritti) è al centro di un’inchiesta giudiziaria che coinvolgerebbe già una quarantina di persone (anche nomi noti nell’ambiente) con l’accusa di falso e truffa aggravata. <br> La vicenda, di cui riporta oggi (venerdì 5 settembre) il quotidiano Il Messaggero, riguarda la redistribuzione dei 24 milioni di euro che l’Imaie ha incassato nel 2007 da radio, televisioni e altri utilizzatori del repertorio tutelato dall’istituto. Lo statuto dell’ente prevede che parte di tali somme venga impiegata per finanziare, sovvenzionare e promuovere, in Italia e all’estero, opere degli artisti iscritti; per le richieste di finanziamento inferiori ai 10 mila euro l’erogazione avverrebbe in modo automatico, senza che sia necessario passare le domande al vaglio della apposita commissione. Di qui le irregolarità denunciate dalla stessa Imaie e appurate dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza (si parla anche di bollini Siae contraffatti e di cd fittizi confezionati al fine di ottenere i fondi), che in alcuni casi riguarderebbero società collegate a persone che hanno un ruolo istituzionale nell’ente. La magistratura ha conseguentemente congelato l'erogazione di 174 progetti di finanziamento, 163 dei quali riguardano opere musicali (l'Imaie rappresenta anche gli artisti dell'industria cinematografica e audiovisiva).<br> Nello stesso articolo il Messaggero riferisce anche di forti contrasti sorti all’interno del cda in merito alla gestione del patrimonio dell’ente, 130 milioni di euro.