Anche se il titolo Warner continua a perdere di valore (vedi News), Edgar Bronfman Jr. è convinto che il crack finanziario di Wall Street non abbia ancora colpito l'industria discografica: “No, non abbiamo ancora registrato una reazione dei consumatori alla crisi dei mercati creditizi tale da incidere sulle nostre attività principali”, ha detto l’amministratore delegato della major americana nel corso di un suo intervento alla Conferenza Communacopia organizzata da Goldman Sachs. “Tuttavia”, ha aggiunto subito dopo, “quando non c’è fiducia tutti finiscono per risentirne, prima o poi”. Durante l’intervista, Bronfman si è mostrato ottimista (come il collega Jean-Marie Levy di Vivendi Universal, vedi News) sugli sviluppi del mercato digitale e sulla sua capacità di sostituire al più presto quello tradizionale. “Le due linee”, ha detto, “si incroceranno prima in America che in Europa, dato che qui da noi Apple si è diffusa per prima. I nostri calcoli ci dicono che negli ultimi tre mesi il 32 per cento del nostro fatturato musicale, negli Stati Uniti, è arrivato dal digitale, e la tendenza prosegue a ritmo sostenuto. Per il momento, però, il mercato digitale resta essenzialmente confinato ad iTunes e alle suonerie; Amazon MP3. MySpace Music e ‘Comes With Music’ di Nokia non sono ancora dei veri attori del mercato digitale”.<br> A proposito di Apple, definita da Bronfman “un ottimo partner”, non sono mancate le domande sul “caso” Estelle, il cui disco, seguendo l’esempio fortunato di Kid Rock, è stato prima ritirato da iTunes e poi riconsegnato al negozio on-line di Steve Jobs (vedi News): “E’ stato inusuale vedere quanto è riuscito a vendere l’album di Kid Rock senza stare su iTunes”, ha spiegato l’ad di Warner, “e dunque volevamo capire di che fenomeno si trattasse. Non credo che conosciamo ancora la risposta”.