Il quartetto del Vermont ha sempre permesso e incoraggiato la registrazione dei suoi concerti ad uso e consumo (purché senza scopo di lucro) dei fan. Trey Anastasio e compagni non vedono altrettanto di buon occhio, invece, la vendita di magliette, poster e altro merchandising pirata in occasione delle loro esibizioni dal vivo: e proprio in coincidenza delle prime date del reunion tour inaugurato qualche sera fa in Virginia (vedi <a href="http://www.rockol.it/news-98499/Phish,-cofanetto-con-sette-DVD-e-grande-tour-estivo"target="_blank" class="newsLink">News</a>) hanno ripreso una battaglia legale che li aveva già visti in prima linea a partire dal 1994. La loro azione giudiziaria è rivolta verso ignoti, dal momento che a vendere la merce non autorizzata sono ambulanti senza fissa dimora o una ragione sociale a cui fare riferimento. E coinvolge interessi economici non di poco conto: secondo i documenti presentati in tribunale le vendite di t-shirt effettuate finora attraverso il merchandising ufficiale ammontano a più di un milione di capi. La fonte principale di introiti per i Phish è sempre stata rappresentata dai concerti e dalle vendite di prodotti collaterali; in poco meno di vent’anni di attività discografica, le vendite di album ammontano invece a poco più di 8 milioni di pezzi.