Fra tre giorni, il 19 marzo, sarà passato un mese dalla chiusura dei giochi di Sanremofestival.59. Vuoi vedere che sono rimasto solo io a ricordarmelo? L’aria che tira è quella, lo dico con dispiacere. La mia email quotidiana viene regolarmente spedita, e regolarmente non ottiene risposta. La scorsa settimana ho scritto qui invitando qualcuno dei concorrenti, uno qualsiasi, o qualcuno dei discografici/manager/produttori dei concorrenti, uno qualsiasi, a farsi capofila di una cordata che possa incaricare un avvocato di scrivere alla RAI per ottenere le risposte che (a me pare) dovrebbe essere interessato a ricevere. Nessuno si è mosso.<br> Ora, cosa devo pensare? Che in realtà non importa niente a nessuno? Se così è, vuol dire che da anni sto sprecando il mio tempo. Perché è da anni, anche insieme al Comitato Tutela Giovani Artisti che ho cofondato con Vittorio Sassudelli, che mi spendo e mi sbatto per esigere correttezza da parte degli organizzatori di concorsi per nuovi talenti. Ma, come ho già detto, i primi a doversi difendere sono proprio quelli che rischiano di lasciarci soldi, percentuali, quote editoriali (parlo di cose concrete, non dei soliti “sogni” di cui si riempiono la bocca quelli che dicono che “non bisogna giocare coi sogni dei ragazzi”). <br> Però, se i ragazzi non apprezzano, io posso anche smettere. Non smetterò di mandare la mia quotidiana email, questo no. Ormai è un appuntamento quotidiano: lo faccio appena arrivo in ufficio, e se non sono in ufficio lo faccio appena ho un computer a portata di mano (me la porto in giro su una chiavetta USB). Smetterò, invece, di metterci la faccia per proteggere i giovani musicisti, cantanti, autori dagli imbrogli, dalle irregolarità, dalle truffe. Non sono mica un missionario, sapete? Ho tante altre belle cose da fare, nella vita. E non vedo proprio perché dovrei regalare tempo e fatica e passione a gente che, evidentemente, di passione ne ha meno di me.<br> Quindi, questo è un ultimo avviso. Se entro venerdì 20 marzo non avrò ricevuto risposte – risposte concrete e precise, non generiche esortazioni ad andare avanti – ne trarrò le conseguenze. Andrete avanti voi (“che a me scappa da ridere”, diceva una vecchia barzelletta). E che, poi, nessuno venga a lamentarsi per come vanno le cose. Se vanno così, è colpa anche – mi verrebbe da scrivere “è colpa soprattutto” – di chi non fa niente perché non vadano più così. <br><br> Franco Zanetti