Nonostante il 794 milioni di sterline generati nel solo 2024 fuori dai confini nazionali dalle registrazioni di band e artisti britannici rappresentino un massimo storico per la discografia del Regno Unito, il paese che lanciò nel mondo giganti della musica popolare contemporanea come Beatles, Rolling Stones, Pink Floyd e Led Zeppelin sta perdendo colpi, almeno dal punto di vista delle quote di mercato discografico: a rivelarlo è la British Phonographic Industry, associazione di categoria che rappresenta le label del Regno Unito. Nonostante il giro d’affari generato dall’export di album e singoli non sia mai stato tanto alto, secondo il report presentato in questi giorni da BPI la crescita dei ricavi nel corso del 2024 ha fatto segnare un aumento su base annua di appena 1,9 punti percentuali, meno di un terzo di quanto fatto segnare l’anno precedente. “Sebbene il Regno Unito rimanga il secondo maggiore esportatore di musica al mondo, nel 2024 nessun artista britannico si è classificato tra i 20 artisti più ascoltati in streaming a livello globale, rispetto ai tre artisti dell'anno precedente”, ha osservato nel proprio report l’associazione: “Stimiamo che gli artisti britannici rappresentino circa l'8-9% degli streaming globali, un impatto culturale ed economico notevole, considerando che il Regno Unito rappresenta circa l'1% della popolazione mondiale, ma al di sotto della media di circa il 10% degli anni più recenti. Questo contesto mette in luce come il Regno Unito stia ora competendo non solo con i tradizionali mercati musicali di punta, come Stati Uniti, Canada e quelli europei, ma anche con territori in rapida crescita, tra cui America Latina, Asia e Africa”. “E’ fantastico vedere artisti britannici, supportati dalle loro etichette, continuare a brillare sulla scena mondiale”, ha commentato la CEO di BPI Jo Twist: “La loro ascesa dimostra che siamo sulla soglia del successo futuro, ma se vogliamo realizzare questo potenziale in un mercato globale sempre più competitivo e mantenere la musica britannica un artista di spicco, abbiamo bisogno del giusto ambiente, in cui l'industria si unisca per far crescere il Regno Unito, e abbiamo un governo che valorizza non solo il potere culturale della musica britannica, ma anche le basi del suo successo: l'educazione alle arti creative, etichette supportate e incoraggiate a investire nei talenti, programmi di successo come il Music Export Growth Scheme e un quadro normativo di riferimento per il copyright che salvaguardi la creatività e premi l'arte umana”.