Top Ten Italia album (F.I.M.I.)

Anna

Vera Baddie

Geolier

Dio Lo Sa

Tony Effe

ICON

Mezzosangue

Musica Cicatrene

Tedua

La Divina Commedia (Deluxe)

Stray Kids

Annalisa

E POI SIAMO FINITI NEL VORTICE

Capo Plaza

Ferite

Rose Villain

RADIO SAKURA

Mahmood

Nei letti degli altri

Top Ten Italia singoli (F.I.M.I.)

Top Ten UK album (Uk Charts)

Top Ten Radio Airplay

Top Ten USA album (Billboard)

Non è ancora detta l’ultima parola, ma sembrerebbe che i giudici di Los Angeles abbiano messo la parola fine alla querelle tra la famiglia di Michael Jackson e i manager che ne gestiscono il lascito e il patrimonio. L’anno scorso, infatti, Katherine Jackson, madre della popstar, facendosi portavoce di diversi altri parenti aveva presentato ricorso in tribunale contro gli esecutori testamentari, John Branca e John McClain. L’oggetto del contendere era la vendita di circa la metà del catalogo di Jackson (in questo caso costituito sia dai master che dalle edizioni) a Sony Music, per un importo pattuito di oltre 600 milioni di dollari. Stando al reclamo della famiglia, tale vendita andrebbe contro le volontà dell’artista e violerebbe quindi i termini stabiliti dal testamento.

In attesa della decisione della corte&nbsp;la transazione era stata sospesa, ma il verdetto non è stato quello sperato dalla famiglia Jackson: via libera su tutta la linea agli esecutori testamentari, che hanno pieno diritto di agire come credono in quanto insigniti dallo stesso Michael della facoltà di “vendere, investire o gestire in altro modo il patrimonio artistico ed economico”. Le trattative con Sony, quindi, riprenderanno a breve, in attesa che la sentenza diventi esecutiva. Non è però la prima volta che Katherine Jackson entra in conflitto con la gestione di Branca e McClain, che contesta fin dal 2009, anno della morte dell’artista. Non tutti i familiari, tuttavia, si trovano d’accordo con lei: stando a fonti ufficiali Blanket, uno dei tre figli di Michael, avrebbe chiesto esplicitamente al tribunale di impedire alla nonna di sperperare i soldi dell’eredità per intentare cause volte a impedire la vendita.

Industria

Sony Music potrà acquisire il catalogo di Michael Jackson

Il prezzo stabilito è di 600 milioni di dollari: la famiglia si era opposta alla vendita

Da oggi, lunedì&nbsp;22 luglio, gli uffici di Universal Music Italia, Universal Music Publishing Ricordi e Casa Ricordi si trasferiscono in via Nervesa 21 a Milano.

La nuova sede, di circa 4.000 mq, si sviluppa su 7 piani, all’interno di Nervesa 21, edificio rinnovato secondo scelte costruttive e tecniche attente alla sostenibilità.&nbsp; 

Gli uffici Universal comprendono anche i nuovi studi di registrazione audio e video e la caffetteria BUM.

Universal Music Italia cambia sede

Nuovi uffici milanesi per la major

Fatta eccezione per il periodo della pandemia, i concerti in streaming non si sono rivelati un affare particolarmente redditizio; maggiore fortuna hanno invece avuto i concerti virtuali, come quelli all’interno dell’<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744069/travis-scott-billie-eilish-capo-plaza-su-fortnite-numeri-e-incassi">ambiente videoludico di Fortnite</a>. Nel 2025, però, a quanto pare arriverà una terza via che unisce le due precedenti, e che potrebbe attirare un nuovo tipo di pubblico attento alla novità ma affezionato alle performance tradizionali: le esperienze immersive.

A lanciarle è Apple, che si servirà della tecnologia sviluppata per il suo visore nativo, Apple Vision Pro. Si tratterà quindi di uno spettacolo creato per un ambiente di realtà virtuale: video in 3D, registrati con una risoluzione di 8K, un campo visivo a 180 gradi e audio spaziale per mettere lo spettatore al centro della scena. A partire da luglio 2024 saranno disponibili i primi film per Apple Vision Pro, che per la maggior parte saranno cortometraggi di stampo naturalistico o documentaristico, o brevi video incentrati sugli effetti speciali. Tra le proposte, però, è presente anche una speciale esperienza immersiva firmata da The Weeknd, su cui per ora non trapelano ulteriori dettagli. L’unica certezza è che dovrebbe essere la prima di una serie di produzioni simili, incentrate&nbsp;su&nbsp;altri artisti e band di prima grandezza: “Saranno disponibili nel prossimo anno ulteriori serie, film, concerti ed eventi sportivi ripresi in versione Apple Immersive Video”, recita il <a href="https://www.apple.com/newsroom/2024/07/new-apple-immersive-video-series-and-films-premiere-on-vision-pro/">comunicato Apple</a>.

Apple lancia i concerti immersivi: si comincia con The Weeknd

Saranno disponibili attraverso Apple Vision Pro, il visore per realtà virtuale targato Mac

La classifica degli album più venduti in Italia della settimana dal 12 al 18 luglio vede stabile in prima posizione “Vera baddie” di Anna, ancora al numero due “Dio lo sa” di Geolier, sale al numero tre “The tortured poets department” di Taylor Swift.&nbsp;Le prime tre posizioni nella chart dei singoli anche per questa settimana restano le stesse: “Sesso e Samba” di Tedua feat Gaia, “30°C” di Anna e “I love it” di Anna &amp; Artie 5ive. Ecco tutte le novità.

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La classifica Top Album FIMI Top of the Music&nbsp;della settimana dal 12 al 18 luglio vede al numero uno&nbsp;“Vera baddie” di Anna; tra le prime cinquanta posizioni della chart si segnalano le nuove entrate di:

“The death of slim Shady (Coup de Grâce)” – Eminem (8)

“No regular music” - Sadturs &amp; Kiid (11)

“Romance:Untold” – Enhypen (30)

“Artificial Paradise” – Onerepublic (36)

“Ultimo Piano B” - Dani Faiv (42)

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Il più alto ingresso è “The death of slim Shady (Coup de Grâce)” di Eminem in ottava posizione.

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Nella classifica Top Singoli FIMI Top of the Music&nbsp;della settimana dal 12 al 18 luglio vede in vetta “Sesso e Samba” di Tedua feat Gaia; i nuovi ingressi tra le prime cinquanta posizioni della chart sono:

“Exit” - Sick Luke Feat. Lazza &amp; Duki (43)

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Il più alto ingresso è “Exit” di Sick Luke Feat. Lazza &amp; Duki in quarantatreesima posizione.

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<a href="https://www.rockol.it/classifica-fimi-billboard-uk-radio-dischi-piu-venduti?preview=a608820c8b02f821fd24a9f57f9db081#Classifichee%20polemiche&amp;refresh_ce" target="_blank">Classifiche: speciale e aggiornamenti continui qui</a>.

Classifiche, 18 luglio: Anna ancora al numero uno

“Vera baddie” si conferma l’album più venduto della settimana

Secondo 14 denunce individuali presentate presso il Tribunale Distrettuale degli Stati Uniti a Manhattan, altrettante squadre della NBA (National Basket Association, la lega cestistica professionistica statunitense)&nbsp;avrebbero utilizzato musica protetta da copyright in video promozionali sulle piattaforme di social media senza l'esplicita autorizzazione scritta da parte degli aventi diritto.&nbsp; 
Si tratta di cause individuali contro ciascuna delle franchigie, presentate giovedì 18 luglio per presunte violazioni del copyright in cui - secondo quanto riportato&nbsp;da diversi media sportivi e musicali americani -&nbsp;&nbsp;"i querelanti appartengono al settore della ricezione delle tariffe di licenza per l'uso della loro proprietà intellettuale tramite riproduzione, distribuzione e/o esibizione pubblica". Più specificamente, l'accusa per&nbsp;ogni franchigia è di avere&nbsp;realizzato video promozionali impostati su musica protetta da copyright per pubblicarli su YouTube, TikTok, Facebook, Instagram e X.

Il querelante principale è Kobalt Music Publishing America, Inc. 

Kobalt è l'agente esclusivo di licenza per ciascuno dei querelanti nelle cause.&nbsp;Le denunce seguono un'identica traccia e differiscono solo nell'esposizione delle opere specifiche che si ritiene siano state violate in ciascun caso,&nbsp;nonché degli artisti le cui opere sono state utilizzate in violazione della legge sul copyright. 
Le squadre raggiunte da denuncia sono&nbsp;Atlanta Hawks, Cleveland Cavaliers, Denver Nuggets, Indiana Pacers, Minnesota Timberwolves, New Orleans Pelicans, Miami Heat, New York Knicks, Orlando Magic, Philadelphia 76ers, Phoenix Suns, Portland Trail Blazers, Sacramento Kings e San Antonio Spurs.

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14 squadre NBA denunciate dall'industria musicale

Le cause riguardano violazioni del copyirght per uso di musica su promozioni sui social media.

Ornella Vanoni&nbsp;rinnova la collaborazione con&nbsp;BMG&nbsp;e, in vista di&nbsp;nuova musica in arrivo a settembre, firma un nuovo accordo con l’etichetta discografica.&nbsp;Dino Stewart (Managing Director BMG)&nbsp;afferma: “Dopo la registrazione di “Calma Rivoluzionaria” con Samuele Bersani pensavo che con&nbsp;Ornella&nbsp;sarebbe rimasta “solamente” un’amicizia speciale e invece qualche mese fa è riuscita a sorprenderci dicendo che voleva fare un disco diverso da ogni suo lavoro precedente. Detto fatto: eccoci in un momento di relax dopo la session in studio di registrazione a firmare un nuovo accordo discografico. Siamo tutti e tre molto felici!”.&nbsp;Dopo aver pubblicato a dicembre 2023 "Calma Rivoluzionaria live 2023"&nbsp;(BMG)&nbsp;– una raccolta dei suoi più grandi successi registrati live, arricchita dai due inediti "Calma Rivoluzionaria" con Samuele Bersani e "Camminando" - ed essersi esibita in occasione dei tre concerti-evento "Senza fine",&nbsp;la&nbsp;signora della musica italiana&nbsp;torna così in studio per dedicarsi al&nbsp;nuovo progetto discografico che vedrà luce in autunno&nbsp;con tutto il supporto del team&nbsp;BMG.&nbsp;

Ornella Vanoni

Ornella Vanoni rinnova la collaborazione con BMG 

In arrivo anche nuova musica. 

In base a tutte le statistiche in nostro possesso, è evidente che dopo il Covid la richiesta di musica live si è impennata in tutto il mondo, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-745825/rapporto-siae-spettacolo-intrattenimento-e-sport-2023">Italia compresa</a>; nonostante ciò, però, sempre più osservatori e realtà mettono in guardia sul rischio che si tratti di una bolla pronta a esplodere. A questo coro si aggiunge anche la voce dell’inglese AIF (Association of Independent Festival), che segnala un dato preoccupante: per oltre 100 festival britannici, quella del 2024 sarà l’ultima edizione di sempre.

La crisi riguarda soprattutto gli eventi medio-piccoli, ma non risparmia neanche quelli storici, come il <a href="https://www.towerseyfestival.com/" target="_blank">Towersey Festival</a>, giunto ormai al sessantesimo anno. Il problema, spiega il CEO di AIF John Rostron a <a href="https://www.musicweek.com/live/read/uk-festivals-crisis-aif-ceo-john-rostron-takes-stock-with-100-events-expected-to-disappear-in-2024/090178" target="_blank">MusicWeek</a>, è dovuto all’inflazione, ma soprattutto alla crescita incontrollata dei costi sperimentata dopo il Covid da tutta la filiera. Durante la pandemia, infatti, la maggior parte delle società che fornivano infrastrutture e servizi ai festival hanno dovuto vendere i loro equipaggiamenti e vivere di prestiti. Quando nel 2022 improvvisamente la richiesta di&nbsp;concerti dal vivo è salita, la situazione si è ulteriormente complicata, dice Rostron: “I prezzi sono saliti a causa della competizione del mercato, e in più le società che fanno parte della supply chain non avevano più liquidità per riacquistare i loro asset, perché per non vedere la loro nave affondare avevano gettato fuoribordo tutto ciò che non era indispensabile”. Per tutte queste ragioni, sono obbligate a imporre ai festival accordi molto più onerosi: a fronte di anticipi del 10% del periodo pre-Coronavirus, oggi molti organizzatori si vedono costretti a versare il 100% in anticipo.

È un gatto che si morde la coda, insomma. Per risolvere il problema AIF propone una soluzione, invocata con una <a href="https://www.fivepercentforfestivals.com/" target="_blank">petizione al governo inglese</a>: la riduzione dell’IVA sui biglietti, passando dall’attuale 20% a un regime agevolato del 5%. Nel frattempo, per tamponare i danni, è stato stanziato un fondo da 5 milioni di sterline per aiutare i festival in difficoltà.

Crisi dei festival: oltre 100 a rischio chiusura in Inghilterra

L'allarme è lanciato dalla Association of Independent Festivals, che propone rimedi drastici

Immaginate di svegliarvi una mattina e di scoprire che il frutto del vostro lavoro, che ha richiesto anni di impegno e sacrifici, si è volatilizzato. Quando cercate di scoprirne il motivo, viene fuori che la colpa non è vostra, e non è neanche di qualcun altro; o meglio, non nel senso umanistico del termine. Il responsabile della sparizione, infatti, è un bot. È quello che è successo ai Technoir, talentuoso duo genovese con origini greche e nigeriane, formato da Alexandros Finizio e Jennifer Villa Vasquez. Artisti indipendenti, tra i più interessanti esponenti della scena electro soul e progressive R&amp;B italiana (ma paradossalmente meno conosciuti in patria che all’estero, dove anche BBC li ha suonati), fanno musica insieme da anni e sono ben consci dei meccanismi che ne regolano il mercato: parallelamente al loro progetto, infatti, fanno anche i turnisti e firmano musiche per library, film e spot pubblicitari. Eppure, nonostante la credibilità del gruppo e un curriculum impeccabile sotto ogni punto di vista, un paio di settimane fa si sono visti rimuovere da tutte le piattaforme il loro penultimo album "Never Trust the Algorithm" – mai nome fu più azzeccato – con un’accusa precisa: aver comprato un migliaio di ascolti per gonfiare i loro dati di streaming.

Tutto è cominciato con una mail dal loro distributore, AWAL: “Ci avvisava che Spotify aveva individuato sulla traccia ‘Nomad’, un pezzo del 2020, 1.309 ascolti artificiali” raccontano, “e che per questo motivo l’album ‘Never Trust the Algorithm’ doveva essere rimosso dalle piattaforme a meno che non garantissimo che non lo avremmo fatto più”. In effetti la mail di AWAL spiega che, in base alla segnalazione di Spotify, al distributore è richiesto di “agire in modo da prevenire futuri problemi” e che il distributore ha la responsabilità di “cessare di supportare questo tipo di progetto (coinvolto in sospette attività di compravendita streaming, ndr) fino a quando non avremo la certezza che le etichette in questione hanno preso i dovuti provvedimenti”. Il messaggio si chiude con la richiesta al gruppo di garantire di aver compreso la violazione e di assicurare che nulla del genere sarebbe più successo. “Dovevamo ammettere la nostra colpevolezza e promettere che non avremmo truccato mai più gli ascolti”, dicono i Technoir, che pubblicano i loro album tramite una piccola etichetta creata da loro, la Kengah. Il problema, però, è che né Finizio né Villa Vasquez né i loro rappresentanti hanno mai acquistato streaming. “Per noi è una pratica disonesta, ci siamo sempre schierati contro” assicurano. “Come capita a tutti gli artisti indipendenti, ci sono arrivate proposte per comprare stream, ma abbiamo sempre rifiutato. Non solo per onestà, ma anche per una questione di insights: una volta che inizi, non sei più in grado di capire chi ti ascolta veramente”.

E allora come si spiegano quei 1.309 ascolti artificiali? A quanto pare, c’entra un trucchetto sempre più usato dalle streaming farm per indurre gli artisti medio-piccoli a comprare i loro servizi. “Abbiamo poi scoperto che la traccia era stata inserita nella playlist fantasma di una streaming farm. Ce ne sono a bizzeffe: non hanno un nome preciso, ma macinano ascolti su ascolti derivanti da bot e di solito in descrizione hanno una mail da contattare” spiegano i Technoir. “È come se fossero dei pusher: inseriscono un tuo brano non particolarmente noto o ascoltato (come ‘Nomad’, che non era mai stata un singolo e aveva 700 ascolti organici) e ti fanno assaggiare quanti ascolti ti possono dare in appena un paio d’ore, in modo da ingolosirti e spingerti a pagare per i loro servizi”. Insomma, in teoria per risolvere l’equivoco basterebbe segnalare che quegli ascolti sono frutto di una pesca a strascico compiuta all’insaputa degli artisti stessi; in pratica non è così semplice. “Il problema è che queste playlist vengono individuate e cancellate quasi subito, quindi spariscono anche le prove del fatto che sei stato inserito lì contro la tua volontà”.

Nelle due settimane che seguono i Technoir contattano più volte AWAL, spiegando che non avevano mai richiesto di essere inseriti nella playlist in questione e sottolineando che non avrebbero mai rischiato il loro intero lavoro per spingere una traccia minore di quattro anni prima (nel frattempo sono usciti molti altri loro lavori più recenti tra cui l’album “Aftermath” del 2023). Chiedono anche esplicitamente in che modo possono rassicurare il distributore e Spotify di avere preso tutti i provvedimenti necessari. “Il punto è che per noi è impossibile garantire che questa cosa non succederà più, perché se domani qualche altra streaming farm decidesse di prendere un’altra nostra traccia e inserirla in una playlist, noi non potremmo certo impedirlo” osservano. I loro interlocutori, però, restano inflessibili: “Ci hanno detto che non potevano neanche prendere in considerazione l’idea di ripubblicare l’album a meno che non avessimo identificato ed eliminato le strategie di marketing che portavano ad ascolti artificiali” raccontano. “E che se non fossimo stati in grado di garantirlo, ‘Never Trust the Algorithm’ sarebbe rimasto offline”. Non solo da Spotify, tra l’altro: nonostante il problema fosse stato sollevato unicamente dal colosso svedese, infatti, per giorni il disco è infatti stato rimosso anche da tutte le altre piattaforme di streaming, rimanendo disponibile solo su Bandcamp.

La disavventura dei Technoir, scopriranno documentandosi e facendo sentire la loro voce sui social, non è un caso isolato. Nel <a href="https://www.instagram.com/p/C84Nou7s7Kb/?img_index=1">post su Instagram</a> in cui raccontano la vicenda sono presenti i commenti di molti altri artisti a cui è capitato qualcosa di simile. Tra quelli italiani da noi contattati spicca la storia del cantautore Francesco Sacco, già raccontata su <a href="https://mowmag.com/culture/come-i-distributori-musicali-sacrificano-gli-artisti-a-spotify-la-testimonianza-cancellato-il-mio-repertorio-con-un-click">MowMag</a>: a dicembre 2023 il suo distributore (Believe) aveva risolto unilateralmente il contratto per “una serie di attività di streaming fraudolento” che lui nega di avere mai attivato. “Il problema sono i distributori che si tutelano da Spotify, perché Spotify può poi rivalersi sul distributore” dice Sacco. “I controlli sono fatti su base algoritmica e non molto approfonditi, quindi capita di essere penalizzati anche per situazioni che avvengono all’insaputa dell’artista: se mi aggiungono a una playlist che fa uso di bot, io che ci posso fare?”. A&nbsp;NÆMESIS, produttore della rapper MARCY, era successo qualcosa di simile, ma nel loro caso il distributore TuneCore si era limitato a un cosiddetto strike: “Non ci avevano rimosso il materiale, ma ci avvertivano che in caso di ulteriori lamentele da parte di Spotify rischiavamo la chiusura definitiva del profilo” spiegano. Anche qui si trattava di un’infrazione di modesta entità: “1600 ascolti identificati come artificiali per la traccia ‘Ali nel fango’: il paradosso però è che la segnalazione ci è arrivata mesi dopo la chiusura della playlist fantasma in cui ci avevano inserito, che a quel punto non esisteva più”. Casi simili sono ben documentati anche all’estero: ad aprile 2024 Variety&nbsp;riportava <a href="https://variety.com/2024/music/news/spotify-artists-streaming-fraud-1235965379/">quello di Flashbulb</a>, dj e produttore di ampio respiro (i proventi dei suoi brani in streaming ammontavano a 500.000 dollari l’anno, riporta l’articolo) che si era visto cancellare ben 23 album dalle piattaforme perché sulla sua musica erano state rilevate “significative attività di streaming artificiale”, anche nel suo caso derivanti da playlist fantasma, a quanto afferma. Sempre Variety&nbsp;spiegava che probabilmente questo giro di vite era dovuto al nuovo patto firmato da distributori e colossi dello streaming, <a href="https://www.musicfightsfraud.com/">Music Fights Fraud Allience</a>, il cui scopo è proprio quello di contrastare le streaming farm e il dilagare di dati d’ascolto truccati.

Nei tre casi italiani che abbiamo citato, c’è per fortuna un lieto fine. Dopo la loro segnalazione e quasi venti giorni di attesa, i Technoir hanno ottenuto che l’album tornasse online; Francesco Sacco ha ceduto il suo catalogo a un altro distributore e ora è di nuovo disponibile, mentre i NÆMESIS per ora non hanno subito conseguenze. Resta però il dubbio degli artisti su come mettersi al riparo da queste misure estreme. Interpellati da noi per questo articolo, sia i distributori che Spotify hanno preferito non commentare, ma stando così le cose la situazione è purtroppo destinata a ripetersi, fanno notare Finizio e Villa Vasquez. Soprattutto per le realtà più piccole e indipendenti. “È evidente che Spotify e gli altri servizi di streaming servono da vetrina ed è necessario esserci: ma tutti noi riceviamo cifre talmente basse dagli streaming che non ci interessa gonfiare i dati” dicono. Auspicano anche che si apra un canale di comunicazione più aperto e diretto con le loro controparti: “Per loro rimuovere un album dalle piattaforme può essere un’azione di routine. Per noi si tratta del lavoro di una vita cancellato in un clic”.

Delitto perfetto alla streaming farm (e la vittima è la musica)

Sempre più artisti indie vengono inseriti in playlist fantasma e poi sanzionati: facciamo il punto

Solo qualche settimana fa si ragionava, in questo spazio, sulla relativa stabilità del mercato dell'audio di consumo, dominato da marchi consolidati con storia e reputazione, e dai colossi del tech che integrano software (le piattaforme) con l'hardware (cuffie, smart speaker). 
Eppure nell’ultimo anno due increspature hanno smosso le acque.&nbsp;Nel 2023 l’arrivo di Dyson, con le cuffie <a href="https://www.rockol.it/news-733781/dyson-zone-rivoluzione-audio-cancellazione-rumore-e-purificazione-aria"> Zone, le prime&nbsp;prodotte dallo storico marchio inglese</a>: un modello per certi versi totalmente inedito, con maschera per purifcare L’aria. Solo poche settimane fa, <a href="http://musicbiz.rockol.it/news-744917/sono-ace-recensione-mercato-cuffie-guida">Sonos che esce dal suo territorio - quello dei sistemi di home theater e altoparlanti - per lanciare le Ace</a>, cuffie che vanno a fare concorrenza diretta ad Apple, Beats, Bose, Sennheiser.

Nel mercato discografico, quando due artisti dello stesso territorio musicale hanno pronto un album, dietro le quinte si cerca di non&nbsp;sovrapporre le uscite (e quindi non inflazionare il mercato). Chissà se è successa una cosa simile nel mercato delle cuffie, dove però le regole sulla segretezza dei prodotti prima del lancio sono molto, molto più rigide: sta di fatto che il 1° agosto escono le Dyson OnTrac, secondo prodotto del marchio inglese nel settore, a meno di due mesi dal lancio delle&nbsp;Sonos Ace. 
Stessa fascia di mercato e di prezzo, ma filosofie molto diverse. Altro che increspature sull’acqua: Dyson - che ha una solida reputazione di innovazione nei vari settori in cui è entrato - punta a rimanere e cambiare il mercato con un prodotto&nbsp;che si fa notare. 
Le Zone (<a href="http://www.rockol.it/news-737715/dyson-zone-cuffie-recensione">qua la recensione dello scorso anno</a>) sono state rivoluzionarie ma quantomeno divisive:&nbsp;per il loro design;&nbsp;per l’idea di unire una maschera di depurazione dell’aria che le faceva sembrare uscire da Guerre Stellari;&nbsp;per il prezzo - sopra ogni possibile concorrente. All’annuncio delle OnTrac, le Zone non risultano più in vendita sul sito di Dyson, che però&nbsp;non ha intenzione di mollare la presa sul mercato: se le OnTrac sono apparentemente più “normali”, presentano comunque soluzioni e caratteristiche inedite per questa fascia, e in generale. Le abbiamo provate.

<h2>Le caratteristiche</h2>

Ne abbiamo parlato &nbsp;all’annuncio - le ripercorriamo brevemente: LeDyson OnTrac&nbsp;sono cuffie&nbsp;“sovraurali”, che dichiarano una durata della batteria di 55 ore, hanno cancellazione del rumore (con una riduzione dichiarata di 40db), modalità trasparenza e una risposta in frequenza tra i 6Hz e21kHz, con driver neodimio di di 40mm/16ohm. Si controllano attraverso l’app MyDyson - appena aggiornata in vista dell’arrivo sul mercato. Quando andranno <a href="https://www.dyson.it/cuffie" target="_blank">in vendita al 1° agosto (con preordini già attivi)</a> 
saranno disponibili&nbsp;in 4 varianti di colorazione archetto/padiglioni. a sono customizzabili: cuscinetti e coppe sono intercambiabili, con accessori aggiuntivi al costo di 49€: questa è la loro caratteristica più evidente ed unica.

<h2>Il design personalizzabile</h2>

È la parte su cui Dyson spinge di più, in linea con la sua tradizione di innovazione - se ci perdonate il gioco di parole. A differenza dell’approccio minimale di Sonos e&nbsp;Apple, le OnTrac sono fatte per farsi notare - anche se non così tanto come le Zone. 
Secondo quanto ci è stato spiegato dagli ingegneri di Dyson, sono state completamente risviluppate rispetto alle Zone;&nbsp;tuttavia alcune soluzioni rimangono: l’archetto&nbsp;fatto di tre cuscinetti, due due quali sono batterie, permettendo così la lunga durata di cui sopra. Così come i controlli: un piccolo joystick sul padiglione destro. 
Le cuffie in sé sono abbastanza imponenti visivamente: le dimensioni non sono molto diverse dalle competitor di fascia, ma si riconosce subito il design un po’ massimalista Dyson - ancora più evidente se si sceglie la variante blu/rame, firma cromatica del marchio. Ma la caratteristica più importante è il cambio di cuscinetti e padiglioni, con un sistema a rotazione/scatto semplice. Dyson parla di un totale di oltre 2000 combinazioni possibili, che vanno dai colori scuri a quelli più accesi. L’archetto rimane sempre dello stesso colore. 
Nella confezione è presente una custodia collassabile (ovvero che si appiattisce quando non viene usata), molto comoda.

<div class='embed'><img src="https://images.rockol.it/PwQuByM2A6ZctcGCfOWcrOzGU3I=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/img-9484.jpg" alt="https://images.rockol.it/PwQuByM2A6ZctcGCfOWcrOzGU3I=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/img-9484.jpg" title="https://images.rockol.it/PwQuByM2A6ZctcGCfOWcrOzGU3I=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/img-9484.jpg" class="img-responsive" /></div>

<h2>L’uso</h2>

Il risultato di queste scelte è un paio di cuffie&nbsp;molto comode. Le parti a contatto con la testa sono di morbido tessuto (non di finta pelle, come spesso capita), piacevoli,&nbsp;non scaldano orecchio e testa. Ci si dimentiche la presenza delle batterie, il peso è ben bilanciato. Il joystick è una buona soluzione, mentre il controllo della riduzione del rumore avviene con doppio tocco sul padiglione destro.

Tutte le funzioni si controllano anche sull’applicazione MyDison, semplice ed efficace. Ottimo anche il grafico che riassume l’esposizione al rumore durante l’ascolto (speculare alle funzioni di controllo dell’aria nei purificatori), che si aggiunge alle funzioni di controllo del suono (con tre equalizzazioni pre-impostate) e di aggiornamento software. Grandiosa la batteria: anche con un uso intensivo giornaliero, la durata va avanti per giorni e giorni.

<h2>Come suonano</h2>

Quando abbiamo parlato con gli ingegneri Dyson, ci hanno spiegato che l’obbiettivo era quello di riprodurre nella maniera più fedele possibile il suono pensato dagli artisti: un suono neutro, più che una signature sound come quello&nbsp;di altri marchi. Alla prova si sentono bene, sono effettivamente neutre - uno dei tre preset è denominato in questa maniera - con una tendenza ai bassi. 
Il suono non è sempre brillantissimo e precisissimo, a dire la verità. Ma soprattutto&nbsp;hanno due mancanze: l’equalizzazione è preimpostata con solo tre varianti (“Migliorato”, “bassi” e appunto “Neutro”), e non supportano il Dolby Atmos/Audio spaziale (ormai diffuso su diverse piattaforme). In altre parole funzionano meglio con musica elettronica/rap/trap e molto ritmica che con musica che presenta una forte dinamica (es. jazz o musica acustica). 
Ottima la riduzione dei rumori, e buona la modalità trasparenza (anche se in questo campo la definizione e la naturalezza delle AirPods Max rimane inarrivabile).

Tutto queste caratteristiche&nbsp;portano però&nbsp;Dyson un passo decisamente più avanti rispetto all'esordio con le Zone. Le OnTrac sono un paio di cuffie in grado di rivaleggiare con le concorrenti e di movimentare ulteriormente il mercato: più che in termini di resa sonora in termini di design e personalizzazione, una scelta questa sì davvero innovativa e che le rende uniche.

Con le Dyson OnTrac il mercato dell'audio cambia ancora

Il brand inglese lancia le nuove cuffie: la recensione e il confronto con la concorrenza

Dall’avvento dello streaming a oggi la sensazione generale è che la pirateria musicale sia morta, o comunque moribonda: così non è. Oltre alle forme più conosciute di pirateria telematica, come il download illegale, e a quelle in calo ma mai davvero scomparse della pirateria fisica, si stanno infatti affiancando nuove pratiche. Ad esempio quella di utilizzare account di Spotify crackati, ovvero contraffatti per sembrare account premium, ma anche quella dello stream ripping, sempre più dilagante.

Si tratta dell’abitudine di creare file scaricabili, come mp3 o video, partendo dai file messi a disposizione in streaming sulle principali piattaforme. Chi lo fa è spesso un dj amatoriale che ha bisogno di file audio da utilizzare nei suoi mixati e nelle sue performance, oppure qualcuno che vuole conservare cover, video e concerti pubblicate dagli utenti su YouTube e introvabili altrove; c’è anche chi invece vuole ascoltare musica offline senza passare dai canali e i metodi già previsti dalle piattaforme. Sia come sia, sono abitudini che sfuggono alle maglie del diritto d’autore e vanno quindi arginate e sanzionate, anche perché in base ai dati della Federazione contro la Pirateria Musicale pesano per oltre il 30% di tutti gli illeciti rilevati.

È nell’ambito di questa attività che la FPM ha ottenuto da AGCOM la chiusura di 6 noti siti italiani di stream ripping, più altri 5 domini ad essi associati e dedicati alla versione mobile: quando ancora erano attivi, avevano una media di 3 milioni di accessi dall’Italia. Grande soddisfazione di Enzo Mazza, CEO di FIMI: "La violazione del copyright provoca gravi danni all'intero ecosistema industriale della musica, sia a livello locale che globale, ed è importante continuare a garantire un ambiente sicuro per coloro che creano e investono nella musica" ha dichiarato.

Pirateria musicale: FPM e FIMI chiudono 6 siti di stream ripping

La pratica di scaricare illegalmente file in streaming pesa per il 30% di tutti gli illeciti

Il dibattito su come rendere più equa e sostenibile la retribuzione degli artisti tramite lo streaming è aperto ormai da anni, e sembra che nessuno ne venga davvero a capo. Ad ampliare il discorso è l’economista Will Page, già a capo del dipartimento finanze di varie società di collecting e di quello di Spotify (che ha lasciato nel 2019). Page, infatti, ha elaborato un nuovo sistema di compensazione che se applicato potrebbe rivoluzionare completamente l’approccio in materia.

Il sistema in questione, ribattezzato Completion, è stato presentato in un <a href="https://pivotaleconomics.com/undercurrents/completion">lungo paper</a> elaborato per la rivista “Pivotal Economics” e si basa su un concetto tanto semplice quanto rivoluzionario, a suo modo: anziché introdurre soglie numeriche (vengono pagati solo gli artisti che totalizzano più di 1.000 streaming, ad esempio), introduce soglie temporali (vengono pagati solo gli artisti la cui canzone è stata ascoltata per intero). L’idea presenta degli innegabili vantaggi, primo tra tutti il fatto che è tecnicamente applicabile fin da subito, perché non richiede aggiustamenti alla tecnologia già utilizzata dalle piattaforme.

Nel suo paper Page argomenta che si tratterebbe di un sistema di distribuzione dei ricavi più equo, in quanto è evidente che l’ascoltatore reputa di maggior valore una canzone che ascolta fino alla fine, piuttosto che una canzone che lo spinge a premere il tasto skip dopo un minuto. Inoltre, non si tratterebbe di un cambiamento di rotta particolarmente oneroso per le piattaforme: in base ai suoi calcoli&nbsp;la spesa totale per remunerare artisti e case discografiche resterebbe sostanzialmente fissa, cambierebbe solo la distribuzione delle risorse tra i vari aventi diritto. Al momento&nbsp;nessuno dei principali servizi di streaming ha commentato la proposta di passare al sistema Completion, ma l’argomento è ben lungi dall’essere esaurito.

Completion, un nuovo sistema per remunerare gli streaming

A proporlo è Will Page, economista ed ex capo del dipartimento finanziario di Spotify

L’utilizzo della musica all’interno dei servizi Meta ha attraversato diverse fasi e svariate turbolenze dovute alla difficile trattativa per quantificare i diritti d’autore, ma sembrava fossimo finalmente arrivati a un momento&nbsp;in cui più o meno tutti – Zuckerberg, creator, società di collecting, artisti e case discografiche – sono felici di vedere storie e post abbinati a canzoni in sottofondo. La situazione, però, potrebbe evolversi a breve a causa di una novità appena annunciata per Instagram.

Si tratta della possibilità di inserire nei reel (i brevi video in formato verticale, che durano al massimo&nbsp;90 secondi) non una sola canzone, ma una serie di canzoni, fino a ben 20 tracce complessive. Sarà inoltre possibile allineare audio e video inserendo elementi testuali, sticker e varie clip&nbsp;direttamente all’interno dell’applicazione. “Il risultato sarà un mix audio unico nel suo genere, che verrà attribuito all’utente che lo crea, e i suoi fan potranno salvarlo e riutilizzarlo” spiega Instagram. Senz’altro interessante dal punto di vista della creatività, ma se ogni singolo utente diventa un potenziale DJ c’è un fondamentale dubbio rispetto al diritto d’autore: come si quantifica in questo caso? Lo scopriremo solo con il tempo se l'uso di questa nuova funzione prenderà piede, probabilmente.

Novità su Instagram: fino a 20 canzoni in un singolo reel

Ad annunciare la nuova funzionalità è Meta, ma resta qualche dubbio sulla questione diritti

La classifica Airplay della settimana dal 12 al 18 luglio&nbsp;dei brani più trasmessi vede salire al numero uno "Peyote” degli Articolo 31 feat Fabri Fibra, stabile in seconda posizione “Sesso e Samba” di Tony Effe e Gaia e scende al numero tre “Storie brevi” di Tananai e Annalisa. Nella classifica dei brani esordienti più trasmessi troviamo ancora “Whip” dei Doctum. Ecco le novità.

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<a href="https://radioairplay.fm/" target="_blank">La classifica Radio Airplay</a>&nbsp;della settimana dal 12 al 18 luglio&nbsp;vede al primo posto "Peyote” degli Articolo 31 feat Fabri Fibra; i nuovi ingressi nelle prime cinquanta posizioni sono:

“Woman’s world” – Katy Perry (35)

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&nbsp;Il più alto nuovo ingresso è “Woman’s world” di Katy Perry in trentacinquesima posizione.

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<a href="https://radioairplay.fm/classifiche-musicali/classifiche/italia/absolute-beginners-by-rockol/" target="_blank">La classifica Airplay Absolute Beginners</a>&nbsp;&nbsp;della settimana&nbsp;dal 12 al 18 luglio&nbsp;degli artisti esordienti più trasmessi in radio della settimana vede in vetta “Whip” dei Doctum; le nuove entrate nella Top Ten sono:

“Concedimi” – Matteo Romano (7)

“Goodbye!” – Cedraux (8)

“DCP” – Disco Club Paradiso (9)

“L’inverno” – Angelica (10)

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Il più alto nuovo ingresso è “Concedimi” di Matteo Romano in settima posizione.

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Nella "Rit Parade di Stefano Cilio"&nbsp;(<a href="http://www.stefanocilio.com/" target="_blank">www.stefanocilio.com</a>),&nbsp;classifica delle canzoni più popolari in Italia sommando tutte le modalità di riproduzione e acquisto della musica (streaming, download, radio airplay, visualizzazioni video e identificazioni), questa settimana troviamo due nuove entrate&nbsp;in top 30. Al numero 29 fa il suo debutto la hit mondiale "Espresso" di Sabrina Carpenter, mentre in venticinquesima posizione troviamo il singolo estivo di Karol G dal titolo "Si Antes Te Hubiera Conocido". Il podio della "Rit Parade" di questa settimana vede al terzo posto l'ascesa di "30°C" di Anna,&nbsp;seguita al numero 2 da "Storie brevi" di Tananai e Annalisa, che restano stabili ad un passo dalla vetta. Non ci sono variazioni al&nbsp;numero 1: "Sesso e samba" di Tony Effe con Gaia si conferma la canzone più popolare in Italia per la quinta volta e si candida seriamente al titolo di tormentone estivo del 2024.

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<a href="https://www.rockol.it/classifica-fimi-billboard-uk-radio-dischi-piu-venduti?preview=a608820c8b02f821fd24a9f57f9db081#Classifichee%20polemiche&amp;refresh_ce" target="_blank">Classifiche: speciale e aggiornamenti continui qui</a>.

Classifiche Airplay, 18 luglio: Articolo 31 e Fabri Fibra primi

"Peyote” è il singolo più trasmesso dalle radio

“Festival Diffusi” è il titolo del libro&nbsp;di Silvia Tarassi e Andrea Minetto, <a href="https://www.francoangeli.it/Libro/I-festival-diffusi-Un-nuovo-formato-organizzativo-per-le-politiche-culturali?Id=28615" target="_blank">pubblicato da FrancoAngeli</a>: un volume frutto di studi e dell’esperienza sul campo all’assessorato della Cultura di Milano, che ha dato il via al sistema delle “week” milanesi negli anni scorsi.&nbsp; L’obbiettivo di Tarassi e Minetto è di “formalizzare un modello e un formato culturale prendendolo seriamente e non semplicemente come una pratica effimera di un evento che ha popolato la programmazione culturale negli ultimi anni", attrarverso l'analisi dei modelli&nbsp;di rassegne culturali non concentrate in uno spazio, ma appunto "diffuse" sul territorio. “Il termine ‘diffuso' è infatti diventato una buzzword, una parola abusata nel linguaggio comune che ha perso il suo significato” spiegano Minetto e Tarassi: "rappresentano un nuovo paradigma nell’ambito degli eventi, grazie alla loro capacità di coinvolgere e connettere soggetti, territori e comunità in maniera unica e completamente nuova rispetto a pratiche di produzione tradizionali". 
Ma anche la stessa idea di festival viene spesso discussa anche animatamente, mettendo a confronto e in contrasto diversi modelli. &nbsp;Per gentile concessione della casa editrice, pubblichiamo un estratto del libro dove i due autori mettono a fuoco proprio le radici e la definizione della parola “Festival” in ambito culturale e musicale.

<h2>La natura e peculiarità dei festival </h2>

Anche se non venivano chiamati così, i festival sono sempre esistiti nel loro concetto e nella loro forma organizzativa di base. Le rappresentazioni delle Feste Dionisiache nell’antica Grecia, i Ludi Romani a partire dal 300 a.C., il carnevale nel Medioevo, i primi festival o le grandi fiere dell’Ottocento erano tutti eventi meravigliosi a cadenza annuale e quasi sempre incentrati su un tema specifico. Successivamente e in tempi più recenti questa forma di rito sociale si è consolidata come un vero formato culturale, a partire da Bayreuth nel 1876, con i primi festival del Novecento come il Ravinia Festival di Chicago nel 1904, seguito dalla nascita del Festival del Cinema di Venezia nel 1932 e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, dai due pilastri storici di Edimburgo e Avignone nel 1947. Da qui sono nati i festival rock e le grandi manifestazioni mondiali, per poi di nuovo evolversi in mille forme (dai festival boutique ai festival itineranti) per poi abbracciare formati sempre più televisivi, digitali e in alcuni casi totalmente virtuali ma che, come nel passato, non smettono di coinvolgere comunità per celebrare qualcosa in un determinato periodo di tempo definito e ricorrente.

Il formato festival, consolidato dopo secoli di svolgimento e innumerevoli forme, ha infatti una sua definizione ben precisa e facilmente inquadrabile attraverso quattro variabili che, caso per caso, ne definiscono poi le caratteristiche specifiche. 
Un festival è una celebrazione periodica che si svolge in un determi- nato giorno o periodo di tempo specifico (QUANDO). È generalmente localizzato in una sede, città, regione o territorio specifico (DOVE), coinvolgendo una comunità o un gruppo di persone definite (CHI) e concentrandosi su una serie di aspetti o eventi che rappresentano quella comunità o un particolare soggetto (COSA). Durante lo svolgimento del festival, possono essere presenti poi attività collaterali, che possono arric- chire l’esperienza ma non sono necessariamente cruciali per l’essenza e il focus del festival.

Le quattro variabili possono assumere per ciascun festival forme e contenuti ogni volta diversi ma il rapporto tra di loro è sempre stretto e fortemente interconnesso secondo rapporti tra loro specifici e molto forti, ben più di altri format culturali o sociali. In particolar modo i festival culturali sono riusciti a fare della liveness (l’esperienza dal vivo e della ritualità connessa alla creazione di comunità temporanee legate ad una data manifestazione o elemento) uno dei loro punti principali di identità, forza e sviluppo costante.

<h2>Le due caratteristiche principali: il focus e il timing </h2>

Nella loro accezione più comune, i festival culturali possono coprire una vasta gamma di discipline artistiche, come musica, teatro, danza, cinema, arti visive, letteratura e molto altro. La programmazione degli eventi può includere performance dal vivo, installazioni artistiche, mostre, proiezioni, workshop, conferenze e altre attività più o meno interattive o puramente di servizio di ogni genere.

Ciò che li rende simili uno con l’altro è principalmente dato da due elementi distintivi, che si ritrovano in qualsiasi forma o contesto: il FOCUS su un argomento, un genere, un luogo, un tema o un target; lo svolgimento temporale periodico e definito, inteso sia come ripetizione ciclica che come durata limitata in un arco di tempo preciso e contenuto. 
Il festival è infatti un’entità culturale specifica che unisce caratteristiche comuni sia a un evento singolo, estremamente unico e irripetibile nelle forme e nei contenuti, sia a una stagione tradizionale, con la sua ciclicità organizzativa e la ripetizione di contenuti ottimizzati per una distribuzione prolungata. Il festival però, pur essendo una struttura ibrida che condivide molte delle peculiarità di entrambi questi “prodotti culturali”, presenta due specificità distintive che lo contraddistinguono da ogni altra forma organizzativa.

In primo luogo, il festival si distingue per le sue caratteristiche multiformi, ma è sempre centrato su un focus definito. Mentre un singolo evento è definito e incentrato su un unico e specifico artista, prodotto o celebrazione, il festival tende ad abbracciare una gamma più ampia di elementi culturali e artistici, accogliendo per sua natura una molteplicità all’interno. Può comprendere concerti, spettacoli teatrali, mostre d’arte, proiezioni cinematografiche, workshop, conferenze e molto altro ancora, ognuno dei quali speciali e unici a suo modo ma coordinati in una cornice di senso definita. Nonostante la diversità di offerta il festival mantiene sempre un punto di focalizzazione centrale e preciso che ne definisce l’identità e il significato in maniera esclusiva. 
Il focus chiaramente può essere tematico, artistico, geografico, stagionale, di luogo, territorio o comunità, di genere, di target, di scopo o di qualsiasi altra forma faccia sì che le manifestazioni o attività inserite si colleghino e si coordinino acquistando reciprocamente significato.

Un festival come MiTo Settembre Musica ha come chiaro focus l’ambito musicale; già nel nome stesso dell’evento sono però esplicitate due delle variabili che lo definiscono: il luogo dove il festival si svolge (Milano e Torino) e il quando (settembre). Altre volte il focus è sì tematico, ma con una forte caratterizzazione geografica: è il caso di tanti festival cinematografici, dal Torino Film Festival a quello di Taormina, da Milazzo fino al Far East Film Festival. Come abbiamo detto, il festival può avere anche una focalizzazione basata principalmente sul target di riferimento, come ad esempio il Junior Poetry Festival o il Vittorio Veneto Film Festival – Festival Internazionale di Cinema per Ragazzi, dove accanto al tema della manifestazione (poesia nel primo caso e cinema nel secondo) è chiara la specificità della fetta di pubblico a cui il festival è rivolto.

In secondo luogo, il festival ha una tempistica specifica per quanto riguarda il proprio ciclo di vita. A differenza di un singolo evento, che può svolgersi in un momento specifico e poi non ripetersi più, esaurita la celebrazione o lo scopo per cui è stato organizzato (il lancio di una nuova macchina, uno spettacolo per un anniversario, un concerto speciale per una raccolta fondi per esempio), il festival è caratterizzato solitamente non solo da un periodo definito ma anche dalla ciclicità dello stesso. Questo “tempo” ovviamente può essere un giorno, una settimana, un mese o più, ma ha comunque dei confini temporali circoscritti o viene ripetuto simile con cadenza periodica. Durante questo arco temporale variabile in durata ma specifico come ciclicità di inizio e fine, il festival si sviluppa e offre una serie di attività che coinvolgono il pubblico e l’organizzazione stessa in modo similare, e presenta perciò un andamento schematicamente evidente.

Dal punto di vista organizzativo, ogni festival, indipendentemente dalla forma, dal genere, dal focus, dalla durata, dal luogo o dal target a cui si rivolge, ha uno sviluppo temporale interno definito e sempre uguale. Se mettiamo in relazione le fasi tipiche del project management culturale (Argano, 2005) e la complessità organizzativa legata alle persone coinvolte e alle attività da svolgere con la variabile temporale che avanza il risultato è individuabile in una tipica parabola rovesciata composta da due direttrici contrapposte: una in salita lenta e progressiva e l’altra, passato il culmine ed esaurita la durata variabile del festival, in ripida discesa e conclusione. 
Questo ciclo “a parabola”, dove le consuete fasi di project management sono particolarmente intense nei momenti di implementazione ed esecuzione, è tipico e unico dei festival. In questi prodotti culturali, dopo una fase più tranquilla di ideazione e progettazione contenutistica, tutta l’organizzazione interna ed esterna si attiva rapidamente, dopo essersi mantenuta al culmine di complessità durante tutto lo svolgimento del festival, per poi sciogliersi, altrettanto rapidamente, nella fase di chiusura e verifica.

Questo particolare andamento discontinuo, di accelerazione, decrescita e latenza organizzativa più o meno accentuata ma sempre presente tra un’edizione e l’altra di un festival, fatta tipicamente di concentrazione e aumento temporaneo di attività e professionisti, è profondamente diverso sia dal carattere “istantaneo” e ancora più concentrato dell’organizzazione eventistica, profondamente unico e irripetibile in tutte le sue componenti, sia dalla forma ad onda sinusoidale e dal carattere ripetitivo e stabile di un’organizzazione che cura una stagione di spettacoli tradizionale, solitamente concentrata in uno o pochi luoghi. 
Nella sua forma essenziale, dal punto di vista puramente organizzativo e in estrema sintesi, il festival è un’esperienza culturale e sociale unica, perché unisce, insieme al rapporto speciale con il territorio e le sue comunità, le caratteristiche irripetibili di un evento con quelle di ripetizione e periodicità di una stagione tradizionale. La sua tempistica specifica del ciclo di vita e la sua natura multiforme, ma centrata su un focus definito, lo rendono un formato organizzativo speciale e unico nel suo genere, da cui derivano e si possono aggregare a raggiera attività e manifestazioni multiformi.

<a href="https://www.francoangeli.it/Libro/I-festival-diffusi-Un-nuovo-formato-organizzativo-per-le-politiche-culturali?Id=28615" target="_blank">"I festival diffusi.&nbsp;Un nuovo formato organizzativo per le politiche culturali" di&nbsp;Silvia Tarassi e Andrea Minetto è pubblicato da FrancoAngeli</a>

<div class='embed'><img src="https://images.rockol.it/ia_RuY7Dbt-6R3FpVeFsHvHCuaw=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/festival.jpeg" alt="https://images.rockol.it/ia_RuY7Dbt-6R3FpVeFsHvHCuaw=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/festival.jpeg" title="https://images.rockol.it/ia_RuY7Dbt-6R3FpVeFsHvHCuaw=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/festival.jpeg" class="img-responsive" /></div>

Di che cosa parliamo quando parliamo di "Festival"

Un termine spesso incompreso, spiegato dal saggio di Silvia Tarassi e Andrea Minetto (FrancoAngeli)

La classifica UK degli album più venduti della settimana dal 19 al 25 luglio vede debuttare in prima posizione “The death of slim Shady (Coup de Grace)” di Eminem, stabile in seconda posizione “The tortured poets department” di Taylor Swift e in terza “Vertigo” di Griff. I primi tre singoli della classifica dei brani sono: “Espresso” e “Please, please, please” di Sabrina Carpenter e “A bar song (Tpsy)” di Shaboozey. Ecco tutte le novità.

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La UK Charts album della settimana dal 19 al 25 luglio vede al primo posto “The death of slim Shady (Coup de Grace)” di Eminem; le nuove entrate fra le prime cinquanta posizioni sono:

“The death of slim Shady (Coup de Grace)” – Eminem (1)

“Vertigo” – Griff (3)

“L.A Times” – Travis (4)

“Early Twenties” - Cat Burns (7)

“X'S” - Cigarettes After Sex (12)

“Charm” – Clairo (13)

“Artificial Paradise” – Onerepublic (46)

&nbsp;

&nbsp;Il più alto nuovo ingresso è “The death of slim Shady (Coup de Grace)” di Eminem in prima posizione.

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La UK Charts singoli della settimana dal 19 al 25 luglio vede al primo posto “Espresso” di Sabrina Carpenter; queste le nuove entrate in classifica nelle prime cinquanta posizioni:

“Habits” - Eminem Ft White Gold (11)

“Renaissance” – Eminem (13)

“Did it first” - Ice Spice/Central Cee (15)

“Woman's World” - Katy Perry (47)

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Il più alto nuovo ingresso è “Habits” di Eminem Ft White Gold in undicesima posizione.

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Classifiche UK, novità 25 luglio: Eminem al primo posto

“The death of slim Shady (Coup de Grace)” è l’album più venduto della settimana 

Anche se al momento la percezione generale è che TikTok sia il social network più appetibile per promuovere e veicolare nuova musica, è possibile che il trend si stia già invertendo. Lo segnala <a href="https://luminatedata.com/" target="_blank">Luminate</a>, piattaforma specializzata nell’analisi dei big data relativi all’industria dell’entertainment.

Anche se TikTok resta la piattaforma più popolare, infatti, i risultati del secondo quadrimestre del 2024 mostrerebbero che tra gli ascoltatori di musica l’utilizzo della funzione YouTube Shorts di Google (la più simile ai reel brevi di TikTok) è cresciuta al 31%, con un +4% rispetto all’anno precedente; TikTok, invece, si troverebbe in una sorta di stallo, con un costante 33% di fan della musica che lo usano regolarmente. La crescita più rapida, quindi, significherebbe&nbsp;che nei prossimi 18 mesi potrebbe esserci un sorpasso a causa del travaso di utenti verso YouTube Shorts.&nbsp;Velocizzato, tra l'altro, anche da un eventuale ban occidentale del social network di ByteDance.

Nonostante YouTube Shorts sia una funzione percepita ancora come marginale in Italia, ha numeri di tutto rispetto, soprattutto grazie all’impressionante mole di traffico di YouTube: è infatti il sito più visitato al mondo dopo Google, con circa 113 miliardi di utenti mensili. Nel 2023 gli Shorts hanno totalizzato 70 miliardi di visualizzazioni, e i creator che monetizzano da questa funzione sono già oltre 750.000.

YouTube Shorts è in procinto di sorpassare TikTok?

Stando ai dati, nei prossimi 18 mesi ci sarà una nuova piattaforma preferita tra i fan della musica

PDU Music &amp; Production SA, etichetta discograﬁca e casa editrice fondata&nbsp; nel&nbsp; 1967&nbsp; da&nbsp; <a href="http://www.rockol.it/artista/mina">MINA</a>,&nbsp; e THE&nbsp; SAIFAM&nbsp; GROUP, hanno annunciato la firma di un accordo di partnership editoriale, il cui senso e obiettivo è spiegato da Massimiliano Pani, figlio dell'artista che guida PDU dal 1987:

“Sono pochi gli imprenditori indipendenti della musica italiana che hanno costruito un vero successo internazionale. Tra questi eccelle Mauro Farina che con The Saifam Group&nbsp; continua a sviluppare idee e lavoro di qualità.&nbsp;L’ingresso di Roberto Mancinelli come CEO delle edizioni è sicuramente una svolta costruttiva. Porteremo i migliori autori che scrivono per Mina a pensare nuova musica anche per tanti altri artisti insieme a Saifam". 

Roberto Mancinelli,&nbsp;CEO di The Saifam Publishing, ha a sua volta&nbsp;dichiarato:

“Ho il privilegio di conoscere Massimiliano da molti anni. Abbiamo spesso condiviso la nostra passione per la bella musica e la globale visione dell’industria musicale. Complice la mia nomina di CEO del segmento Publishing di The Saifam Group ci siamo spontaneamente ritrovati a parlare dunque dell’idea di valorizzare gli autori di casa PDU che da oggi troveranno una spalla professionale in più su cui appoggiarsi. Sono davvero ﬁero di questa nuova partnership”.

Infine, il commento di Mauro Farina,&nbsp;Presidente di The Saifam Group:

“L’onere ed onore di lavorare con Massimiliano ed il privilegio di poter essere al suo ﬁanco ci rende orgogliosi, metteremo a sua disposizionetutta la nostra esperienza perraggiungere gli obbiettivi che ci siamo preﬁssati consapevoli che la ﬁducia che Massimiliano ha risposto nel nostro team sarà ripagata”.&nbsp;

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PDU e Saifam Group: siglata una partnership editoriale

Accordo tra indipendenti italiani

Si svolgerà a Milano dal 18 al 24 novembre 2024 l’ottava edizione della Milano Music Week, una settimana di concerti, dj set, interviste con gli artisti, panel, workshop, incontri e appuntamenti speciali che trasformano la città nella capitale della musica. Milano Music Week è un progetto del Comune di Milano - Assessorato alla Cultura, promosso da Assoconcerti, Assomusica, FIMI Federazione Industria Musicale Italiana, NUOVO IMAIE Nuovo Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori e SIAE Società Italiana degli Autori ed Editori ed organizzato da Butik s.r.l. Impresa Sociale. Per il terzo anno consecutivo la Direzione Artistica è affidata a Nur Al Habash.

Dopo la grande affluenza di pubblico della scorsa edizione nel distretto di Tortona, Milano Music Week annuncia un importante cambiamento per quest’anno, scegliendo come distretto principale proprio il centro della città di Milano: Parco Sempione e le sue prestigiose location. La manifestazione avrà come headquarter il Castello Sforzesco, che ospiterà il ricco programma di panel, vedendo poi il coinvolgimento dei Dazi all’Arco della Pace, di Triennale Milano e di altre location per appuntamenti diurni e serali.

Per candidarsi ad essere inseriti nel calendario di appuntamenti dedicati al mondo della musica, è possibile proporre il proprio evento/appuntamento compilando il <a href="https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfEFkt2wkuWHcEX4PQ7022nGI3R5gdgH_ksAGWiXdVNye6NUw/viewform" target="_blank">modulo online</a> entro il 14 ottobre 2024. Partecipano in qualità di partner storici A.F.I. Associazione Fonografici Italiani, EMusa, FEM Federazione Editori Musicali, PMI Produttori Musicali Indipendenti, SCF, Evolution.

Milano Music Week 2024: svelate le date della nuova edizione

La manifestazione, che si terrà a novembre, avrà come headquarter il Castello Sforzesco. 

La classifica USA degli album più venduti della settimana del 27 luglio 2024 vede debuttare al numero uno “The Death Of Slim Shady (Coup de Grace)” di Eminem, entra in seconda posizione “Romance: Untold” degli Enhypen e scende in terza “The tortured poets department” di Taylor Swift. Le prime tre posizioni della chart dei singoli sono: “A bar song (Tipsy)” di Shaboozey, “I had some help” di Post Malone featuring Morgan Wallen e “Not like us” di Kendrick Lamar. Ecco le novità.

La classifica Billboard Hot 200 degli album&nbsp;vede “The Death Of Slim Shady (Coup de Grace)” di Eminem al numero uno; le nuove entrate nelle prime cinquanta posizioni sono:

“The Death of Slim Shady (Coup de Grace)” – Eminem (1)

“Romance: Untold” – Enhypen (2)

“Charm” – Clairo (8)

“Am I okay?” - Megan Moroney (9)

“Quit!!” – Hardy (23)

“Passage du desir” - Johnny Blue Skies (29)

“X's” - Cigarettes After Sex (32)

“Comfort in chaos” - John Summit (39)

“Artificial Paradise” – OneRepublic (50)

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Il più alto ingresso è “The Death of Slim Shady (Coup de Grace)” di Eminem in prima posizione.

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La classifica Billboard Hot 100 dei singoli vede in vetta “A bar song (Tipsy)” di Shaboozey; le nuove entrate nelle prime cinquanta posizioni sono:

“Habits” - Eminem &amp; White Gold (19)

“Renaissance” – Eminem (20)

“Fuel” - Eminem &amp; JID (21)

“Brand new dance” – Eminem (25)

“Somebody save me” - Eminem &amp; Jelly Roll (27)

“Evil” – Eminem (30)

“Trouble” – Eminem (31)

“Lucifer” - Eminem &amp; Sly Pyper (37)

“Antichrist” – Eminem (39)

“Guilty Conscience 2” – Eminem (45)

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Il più alto ingresso è “Habits” di Eminem &amp; White Gold in diciannovesima posizione.

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Classifiche USA, 27 luglio: Eminem debutta in prima posizione

“The Death Of Slim Shady (Coup de Grace)” è l’album più venduto della settimana

Spotify ha presentato agli investitori i risultati del secondo trimestre 2024, un periodo particolarmente florido da tutti i punti di vista, tanto da essere considerato il più profittevole nella storia della piattaforma.

A rendere particolarmente orgogliosa la società svedese è il numero di abbonati premium in costante crescita: +12% rispetto all’anno scorso, per un totale di 246 milioni di abbonati nel mondo finora. Anche i ricavi crescono in maniera netta: +20% rispetto all’anno scorso, arrivando a 3,8 miliardi di euro, con un margine lordo da record (29,2%) e un utile lordo che sorpassa il miliardo di euro per il secondo trimestre consecutivo. Anche il reddito operativo è migliorato, con un picco di 266 milioni di euro (impattato da 59 milioni in oneri sociali, ovvero le imposte sui salari associate a stipendi e benefit, che sono dovute in alcuni dei Paesi in cui Spotify opera).

Grande soddisfazione da parte di Daniel Ek, CEO e fondatore di Spotify, che si dichiara piacevolmente stupito degli ottimi risultati conseguiti: “Non siamo solo un grande prodotto, ma sempre di più anche un grande business” ha affermato. “Lo stiamo facendo in un lasso di tempo che ha superato anche le nostre stesse aspettative”.

Top Ten Italia album (F.I.M.I.)

19 luglio 2024