Top Ten Radio Airplay

Alfa feat. Manu Chao

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Rocco Hunt, Noemi

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Serenata

Tananai

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Yakuza

Zerb X Sofiya Nzau X Izzy Bizu

Kumbaya

Annalisa

Maschio

Top Album FIMI/ GfK Top of the Music sponsored by SCF

Top Singoli FIMI/ GfK Top of the Music sponsored by SCF

Top Ten UK album (Uk Charts)

Top Ten USA album (Billboard)

Nel corso di una diretta su Instagram Alessandro Onorato (assessore a&nbsp;Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma capitale) ha invitato gli elettori a rivolgergli le loro domande via social e ha risposto ad alcune delle più rilevanti. Tra i quesiti più "caldi" del momento c'è quello di un'eventuale tappa romana del tour degli Oasis, di cui si vocifera da tempo e che lui stesso aveva anticipato qualche settimana fa. In realtà, però, su questo fronte paiono non esserci ancora troppe certezze, ha spiegato: "Stiamo lavorando per portarli a Roma, ma è molto difficile. Devono completare il tour mondiale e bisognerà capire se verranno in Italia. A quel punto dovranno scegliere tra Roma e Milano. A volte Roma è più costosa di Milano per gli organizzatori,&nbsp;e questo è un grande tema".

Ciononostante (e nonostante la mancanza di grandi arene musicali a Roma, "per cui servirebbero investimenti privati", dice), Onorato ribadisce la volontà di portare grandi eventi musicali nella capitale, tra cui anche un grande festival di respiro internazionale:&nbsp;"Stiamo lavorando su Tor Vergata", ha rivelato. E sull'utilizzo di location storiche o di rilevanza culturale per concerti ed eventi gratuiti, sul modello del secret concert&nbsp;di Achille Lauro a piazza di Spagna, ha spiegato che non sarebbe stato possibile senza un contributo (anche economico) di Lauro stesso:&nbsp;"Abbiamo superato una burocrazia folle. Ci siamo riusciti grazie all'amore per Roma di Achille Lauro e alla voglia di questa amministrazione di offrire eventi gratuiti&nbsp;ai suoi cittadini".

Industria

Oasis, concerti e grandi eventi a Roma? Parla l'assessore Onorato

Il titolare dell'Assessorato a Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda della capitale fa una live su IG

Nella notte tra il 23 e il 24 agosto un esteso incendio ha devastato il Viper di Firenze, uno dei live club più rinomati a livello regionale e nazionale. Sono state necessarie ore di lavoro dei vigili del fuoco per contenere la situazione e i&nbsp;danni registrati sono molto ingenti, purtroppo, come comunicano anche i gestori del locale sui loro canali social. Le cause del rogo sono ancora da accertare, ma sembra ormai certo che l'origine sia da ricercare all'esterno della struttura.

"La situazione è molto seria. Parte del tetto è crollata" scrive la pagina ufficiale del Viper. "In passato siamo sempre riusciti, seppur con grandi sacrifici, a superare calamità e imprevisti contando solo sulle nostre forze. Questa volta, però, con una nuova stagione alle porte e danni così ingenti ancora da quantificare, non sappiamo se questo sarà possibile. Nelle prossime ore, con la supervisione dell’amministrazione comunale e il supporto dei nostri professionisti, valuteremo se ci saranno le condizioni per riaprire nei tempi previsti e non compromettere l’avvio della stagione. È inutile dire quanto siamo devastati da ciò che sta accadendo".

Firenze, un incendio devasta il Viper Theatre

Il live club è da sempre un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale

Per il secondo anno di seguito&nbsp;Billboard USA stila una classifica dei dirigenti musicali più pagati al mondo, ampliando i criteri e introducendo nuove variabili. Il ranking, pubblicato all'interno dell'ultimo numero della rivista, include 20 manager impiegati in società quotate in borsa,&nbsp;si riferisce ai guadagni dell'anno 2024 e somma i proventi di diverse fonti: lo stipendio vero e proprio, pacchetti azionari, stock option,&nbsp;bonus e premi di produzione e altri eventuali extra.

A dominare la classifica è Lucian Grainge, CEO di Universal Music Group, che l'anno scorso ha guadagnato 39,6 milioni di dollari (di cui 5 di stipendio e ben 19,9 in azioni della società). Segue a ruota Jennifer Witz, CEO della media company SiriusXM (37,1 milioni di dollari, di cui 16,5 in stock option). L'ultimo gradino del podio è occupato da Michael Rapino, presidente e CEO di Live Nation, con 33 milioni di dollari (di cui 18,4 in bonus).&nbsp;

La società che ha più dirigenti presenti nella classifica è Warner Music Group: sono ben cinque, tra cui&nbsp;il CEO Robert Kyncl (settima posizione, 18,6 milioni),&nbsp;l'ex CEO del dipartimento recorded music Max Lousada&nbsp;(ottavo, 18,1 milioni), il presidente di Warner Chappell Guy Moot (quindicesimo, 6,1 milioni),&nbsp;l'ex CFO Bryan Castellani (diciottesimo, 5,8 milioni) e la COO di Warner Chappell Carianne Marshall (diciannovesima, 5,5 milioni). Segue a ruota Spotify con quattro nomi in lista, di cui due in top 10 (il co-presidente Gustav Soderstrom al n°6 con 18,7 milioni all'anno e il collega co-presidente Alex Norstrom al n°9, con 16,6 milioni all'anno). Curiosamente non compare il fondatore Daniel Ek, ma per una questione di criterio: non è infatti un dirigente stipendiato né riceve bonus, ma in qualità di azionista di maggioranza del DSP più famoso del mondo non rischia certo l'indigenza (si stima che nel 2024 abbia venduto azioni per un valore complessivo di 375 milioni di dollari).

La classifica dei dirigenti musicali più pagati al mondo

L'ha stilata Billboard USA, includendo i top manager di società quotate in borsa

Il governo thailandese ha firmato un accordo quinquennale con gli organizzatori del Tomorrowland per lo sbarco del popolarissimo festival belga dedicato all’EDM nel paese asiatico: secondo le stime dell’autorità locale per il turismo l’evento, tra il 2026 e il 2030, attirerà oltre un milione di spettatori, per una ricaduta sul territorio pari a circa 483 milioni di sterline. Le autorità thailandesi collaboreranno alla produzione della manifestazione sia con la società madre organizzatrice del festival, la Tomorrowland International, sia con la sua filiale locale, la We Are One World Company Limited.

"Questo evento non si limita a ospitare un concerto: genererà anche opportunità di lavoro e un prezioso trasferimento di conoscenze, poiché gli organizzatori dell'evento coinvolgeranno un team numeroso, lavorando a stretto contatto con le comunità locali e il popolo thailandese", ha fatto sapere in una nota Thapanee Kiatphaibool, governatrice dell’autorità per il turismo in Thailandia.

Tomorrowland, nel 2026 lo sbarco in Thailandia

Dal governo di Bangkok il semaforo verde alla prima edizione locale del festival EDM

E’ stato portato a termine nella mattinata di oggi, giovedì 21 agosto, a Milano, lo sgombero dello Spazio Pubblico Autogestito Leoncavallo, storica venue per eventi di musica dal vivo che dal 1994 occupava irregolarmente uno stabile in via Watteau, nel quartiere di Greco. A partire dalle 7,30&nbsp;l’ufficiale giudiziario e rappresentanti della proprietà dell’immobile - la società Orologio, controllata dalla famiglia Cabassi - sono entrati nello stabile accompagnati dalle forze dell’ordine. Secondo i primi lanci d’agenzia, non sarebbero stati segnalati problemi di ordine pubblico. A metà mattina addetti incaricati dalla proprietà hanno iniziato i lavori per sigillare gli accessi alla struttura: nelle prossime ore - riferisce l'edizione online del Corriere della Sera -&nbsp;sarà concesso agli occupanti di recuperare il materiale presente nella struttura.

Fondato nel 1975 in via Leoncavallo, nel quartiere Casoretto, come spazio di militanza politica, poi spostatosi - dopo una breve parentesi in via Salomone - nella sede di via Watteau, il centro sociale - nel corso degli anni - aveva ospitato i concerti di artisti di rilevanza internazionale come, tra gli altri, Sonic Youth, Henry Rollins, Mano Negra, Public Enemy, Shaggy e Fugazi, oltre che di realtà di spicco italiane e di emergenti - questi ultimi presso il “Baretto”, spazio separato dalla sala centrale.

Lo sfratto era stato rinviato più di un centinaio di volte negli ultimi vent’anni, ma mai reso esecutivo. Lo scorso novembre il Ministero dell’Interno era stato condannato a risarcire la proprietà dell’immobile per 3 milioni di euro a causa del mancato sgombero, per il quale il Viminale, a sua volta, aveva deciso di rivalersi su&nbsp;Marina Boer, la presidente dell'associazione Mamme del Leoncavallo. Associazione che, pochi mesi fa, aveva presentato al Comune di Milano una manifestazione di interesse per uno stabile in via San Dionigi, che avrebbe potuto ospitare la prima sede “in regola” del centro sociale in cinquant’anni di storia.&nbsp;"E'&nbsp;uno sfratto esecutivo", ha dichiarato un poartavoce dell'associazione all'agenzia ANSA:&nbsp;"Avremo 30 giorni per trovare un accordo con la proprietà per prendere un po' di cose. Di certo il Leoncavallo è andato".

“Cerchiamo di capire perché è successo e se è legittimo”, ha dichiarato, sempre all’agenzia ANSA, il legale del Leoncavallo Mirko Mazzali: “Avevano richiesto l'uso della forza pubblica per il 9 settembre, se hanno anticipato immagino ci sia una ordinanza del questore”.

Secondo quanto riferito dall’edizione online di Repubblica, il Comune di Milano - non informato dalle autorità del blitz di questa mattina - potrebbe portare già la prossima settimana in giunta una delibera con un bando dedicato ai nuovi spazi per un’eventuale riallocazione del centro.

I responsabili dello spazio hanno annunciato un presidio e un’assemblea pubblica per le ore 18 di oggi, giovedì 21 agosto, in via Watteau.

Milano, sgomberato il Leoncavallo

Le operazioni iniziate stamattina alle 7,30

Il mistero a cui accenniamo nel titolo nasce soprattutto da un dato: nessuno sa esattamente perché The Weeknd voglia raggranellare un miliardo di dollari in finanziamenti. Se ci riuscisse, però, si tratterebbe della transazione finanziaria più ingente mai registrata&nbsp;a beneficio di un artista vivente.

A svelare l'indiscrezione è Bloomberg, secondo le cui fonti la star canadese starebbe cercando di ottenere proprio questa cifra utilizzando come asset le royalties e le edizioni del suo imponente catalogo.A quanto pare è il fondo di investimento Lyric Capital Group a essere in trattativa con The Weeknd, anche se ancora si tratterebbe di una discussione in fase molto preliminare.&nbsp;

The Weeknd e il mistero del miliardo di dollari in finanziamenti

Se riuscisse a ottenerlo sarebbe una delle operazioni finanziarie più ingenti del music business

Chef P (anche noto come Pietro Miano, che insieme al collega Federico Vaccari è il 50% del pluripremiato team di produzione 2nd Roof) ha annunciato la fondazione di una nuova agenzia di management e sub-editore musicale:&nbsp;LPGMGMT.

Rappresenterà soprattutto producer e autori italiani attivi in ambito urban: i primi nomi del roster sono Nikidelfre, James Logan, Fabio Campedelli e Korova.&nbsp;

Management e publishing: nasce LPGMGMT

Fondata da Chef P (2nd Roof), rappresenterà autori e producer di ambito urban

Sugar Music ha annunciato ufficialmente l’ingresso nel proprio roster di Tiziano Ferro. L’operazione, condotta “al fianco di Big Picture Management e Paola Zukar (nella foto, a destra), per una nuova visione artistica condivisa”, è stata definita dal CEO del gruppo Filippo Sugar (nella foto, a sinistra)&nbsp;“una bellissima novità, che condividiamo con felicità e orgoglio”.

“Sono grato a Paola per averci presentato questa opportunità e soprattutto questa nuova musica, elemento che più di ogni altro ci ha portato a una firma così importante”, ha fatto sapere, in una nota ufficiale, Sugar: “L’ingresso di Tiziano Ferro nel roster della nostra discografica alimenta un rapporto di lunga data, che negli anni ci ha reso co-editori di molte delle sue straordinarie opere. Crediamo fortemente in questo viaggio verso il futuro. Insieme possiamo scrivere il nuovo capitolo di una storia che da sempre ci emoziona tutti, in Italia e nel mondo.&nbsp;Si parte!”.

Il nuovo accordo, ha fatto sapere Sugar Music, “rappresenta l’evoluzione naturale di un rapporto fondato su una profonda stima reciproca, su una visione artistica condivisa e sulla volontà di valorizzare le opere dell’artista, passate e future”. “Insieme a Tiziano Ferro, Sugar e Big Picture Management di Paola Zukar, inaugurano un nuovo percorso che mette al centro libertà creativa, rispetto e autenticità, con l’obiettivo di rilanciare la musica d’autore italiana nel panorama internazionale”, ha concluso il gruppo.

Ferro, che nelle ultime ore ha “azzerato” il suo profilo Instagram, ha debutto discograficamente nel 2001 al fianco di EMI, che ha pubblicato il suoi primi cinque album, da “Rosso relativo” a “L’amore è una cosa semplice” del 2011, per poi proseguire - dopo l’acquisizione di EMI Italiana nel 2013 da parte del gruppo UMG - con Universal Music Italia, che ha curato la pubblicazione di “Il mestiere della vita” (2016), “Accetto miracoli” (via Virgin, nel 2019) e “Il mondo è nostro” (2022).

Tiziano Ferro

Sugar Music, Tiziano Ferro entra nel roster

‘Al fianco di Big Picture Management e Paola Zukar per una nuova visione artistica condivisa’

Margherita Gnech (nella foto), <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-752763/sony-music-publishing-italia-margherita-gnech-e-la-nuova-md">dall’inizio dello scorso giugno alla guida di Sony Music Publishing Italy</a>, ha un profilo professionale piuttosto atipico per l’industria musicale italiana. Laureata in Giurisprudenza, Avvocato, con Master in Tech Law &amp; Digital Transformation, la nuova Managing Director della branca editoriale della major nel nostro Paese è, in tutto e per tutto una tecnica, con il plus indispensabile della passione per la musica, presente da generazioni nella sua famiglia. Tra i suoi trascorsi lavorativi non ci sono periodi di apprendistato in etichette o società di edizioni indipendenti, ma esperienze in grandi studi legali internazionali come Osborne Clarke e Simmons &amp; Simmons. Una carriera già solida e promettente, alla quale però mancava qualcosa. “In Osborne Clarke tra i nostri clienti c’era una delle major, che ho avuto modo di seguire per una serie di consulenze e contenziosi”, racconta Gnech a MusicBiz: “Data la mia forte passione per la musica, quel mondo mi ha molto affascinata. La vita negli studi legali è dura: non ci sono orari, non c’è weekend. Quando ho visto che presso Sony Music Publishing Italia c’era una posizione aperta mi sono buttata…” 
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Ma era il periodo del Covid…

Già. Avevo già fatto le selezioni, poi - poco dopo - è scoppiata la pandemia. Credevo che tutto fosse andato a monte. A marzo 2020, come tutti, lavoravo da casa, sette giorni su sette, fino a tarda notte. Un giorno mi chiama Roberto Curti [General Manager di SMP Italy, ndr] per chiedermi se fossi ancora interessata al posto. Ovviamente gli ho risposto che sì, ero ancora interessata. Molto interessata. 
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Il tuo retroterra professionale è prettamente tecnico. Qual è il tuo background musicale?

Vengo da una famiglia di appassionati di musica, di ogni genere, dal rock alla classica. Ma, essendo una millennial, sono cresciuta col pop, il genere che ancora seguo più di tutti, specialmente dal vivo. Mai avrei pensato che sarebbe diventato il mio lavoro… 
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E invece sei finita nel publishing, uno dei comparti più sfaccettati e complessi dell’industria musicale…

Se ti piace la musica, il tuo lavoro non può che essere quello dell’editore. L’editore crea le canzoni, da zero. Ricordo ancora l’emozione provata quando durante la mia prima settimana in SMP, con le colleghe A&amp;R, abbiamo aperto e ascoltato una cartella dropbox di provini di brani dei nostri autori, scritti per artisti interpreti terzi. In base alle atmosfere, alle topline, al testo e alle melodie immaginavamo a chi avremmo affidato queste canzoni. E’ davvero il lavoro migliore che avrei potuto immaginare. Peccato che sia ancora pressoché sconosciuto, sia presso il pubblico che presso gli stessi addetti ai lavori. E’ incredibile quanti artisti, ancora, non riescano a cogliere i vantaggi di lavorare con un editore… 
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Qual è stata la prima cosa alla quale hai pensato quando ti è stata confermata la nomina a Managing Director?

Assumere un direttore artistico. Le selezioni sono già state avviate, non dovrebbe mancare molto… 
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Perché un direttore artistico?

I risultati più recenti – come, ad esempio, l’assenza dall'edizione 2025 del Festival di Sanremo – evidenziano la necessità di rafforzare la presenza di una figura creativa che possa rappresentare in modo chiaro e autorevole l’azienda verso l’esterno. È un tema che riguarda la percezione e la credibilità nel mercato, soprattutto in un settore dove le relazioni e la visibilità sono fondamentali. Attualmente, il mio ruolo comporta responsabilità operative e strategiche, che non consentono di seguire in modo continuativo anche la direzione creativa di un’area così centrale per l’identità dell’azienda. Proprio per questo ritengo importante che le due funzioni restino distinte e possano contare su un presidio dedicato e competente. 
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Cosa hai notato, dell’azienda Sony Music Publishing, dalla tua nuova prospettiva di Managing Director?

Dal momento in cui mi è stata ufficializzata la nomina, ho subito ricevuto tantissimo supporto, sia a livello locale che a livello internazionale. Dai vertici global alle dirigenze locali, ho sentito tutti davvero molto vicini nell’aiutarmi a elaborare piani e strategie. Ho avuto la sensazione di trovarmi in un ambiente familiare, nonostante la dimensione da multinazionale. Lavoriamo tutti come una squadra: sembra strano, ma è una cosa da non dare affatto per scontata, nel nostro settore… 
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Come vedi posizionata Sony Music Publishing Italy sul mercato nazionale?

Il nostro obiettivo è tornare a essere un punto di riferimento per il pop mainstream, segmento dove - per via di determinate scelte strategiche - negli ultimi anni abbiamo perso un po’ di terreno: quindi ci rimboccheremo le maniche per tornare ad avere un ruolo da protagonisti. Sul fronte indie - che oggi può essere considerato parte effettiva del mainstream - siamo sempre stati forti, grazie anche al lavoro di Roberto Trinci - già nostro direttore artistico ai tempi di EMI - e del team. Siamo riusciti negli anni a farci un nome nel segmento urban, genere su cui puntiamo moltissimo anche a livello internazionale, grazie anche a una figura appositamente dedicata. 
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Per quanto riguarda il catalogo, invece, quali sono i vostri obiettivi per crescere nello sfruttamento dei repertori nazionali?

Sul fronte sync siamo sempre stati un team molto forte: su Milano abbiamo in essere diversi accordi sul versante pubblicitario, con partnership molto interessanti con diverse case di moda e operazioni di alto profilo con <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-748687/francesco-de-gregori-principe-sync-pubblicita-enel-canzoni">grandi aziende come Enel</a>. Siamo, insomma, un punto di riferimento per tante realtà molto importanti. Riguardo invece cinema e TV, il nostro ufficio a Roma è un presidio importantissimo: abbiamo tanti autori di livello impegnati nella scrittura di colonne sonore coi quali continuiamo a lavorare, e sui quali continuiamo a investire, oltre che una serie di accordi di consulenza volti a rafforzare sempre più i nostri rapporti con le società di produzione e i music supervisor. 
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E per quanto invece riguarda le brand partnership?

Benché non sia considerato un ambito operativo proprio del publishing - perché il ritorno in termini di immagine che può avere una label non è mai stato recepito dagli editori come una fonte di potenziali introiti immediati - credo che in futuro si debba lavorare anche in quella direzione, soprattutto a beneficio degli autori emergenti. E’ sicuramente un segmento sul quale ci concentreremo. 
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Quali altri progetti vi impegneranno, a breve termine?

Stiamo organizzando un camp internazionale dedicato alle sync in concomitanza con la prossima edizione della Milano Music Week, proprio per sfruttare la presenza in città degli operatori generata dalla manifestazione. E continuiamo a lavorare moltissimo sul roster dei nostri autori, che vogliamo nutrito ma non troppo affollato: non ha senso mettere sotto contratto artisti e poi lasciarli parcheggiati perché manca il tempo di seguirli. Sarebbe controproducente per noi, in termini di reputazione, ma - soprattutto - ingiusto nei loro confronti. 
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Oggi quali sono le aree di ricerca migliori per fare scouting di autori?

Ci sono varie fonti. Tra di esse spicca il mondo social: abbiamo un team internazionale dedicato allo scouting in questo ambito, che sfrutta vari software in grado di individuare le prossime rising star, e - più in generale – fornisce report di data analysis sui diversi mercati a livello globale. Io resto convinta che, in tema di A&amp;R, siano i rapporti umani a fare la differenza: lo vedo dai legami che i miei colleghi hanno instaurato con gli autori più giovani, con le etichette indipendenti, con i manager e con tutti i nostri interlocutori. Si inizia sempre da un primo contatto, e poi si cresce: da un rapporto umano il più delle volte nasce una relazione professionale, destinata col tempo ad ampliarsi. 
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Ribaltando la prospettiva, come si lavora - in Italia - un catalogo gigantesco come quello (globale) di Sony Music Publishing?

Possiamo dire di essere i più grandi publisher al mondo, con milioni di canzoni presenti nei repertori che controlliamo. E noi, per sfruttarli al meglio, dobbiamo conoscerli alla perfezione. Non è una cosa da poco: c’entra la passione, senza dubbio, ma serve anche tanto studio. Far utilizzare in Italia il nostro catalogo internazionale è relativamente semplice, soprattutto quando si tratta di artisti iconici come i Beatles o i Queen: la forza di quei nomi parla da sé. La vera sfida, però, è far percepire alla committenza quanto un brano senza tempo possa realmente arricchire un progetto creativo — che si tratti di una campagna pubblicitaria o di una scena cinematografica. In un contesto economico complesso come quello attuale, è ancora più importante saper raccontare e valorizzare il potenziale emotivo e narrativo della musica. Non possiamo però affidarci soltanto alla determinazione di chi si rivolge a noi: abbiamo obiettivi internazionali ben precisi da rispettare, anche in termini di budget. In aziende come la nostra, il ritorno sugli investimenti — soprattutto quando si parla di cataloghi — è fondamentale. Detto questo, il lavoro che personalmente trovo più stimolante è quello “a specchio”: riuscire a piazzare un brano italiano all’estero. Non è semplice, per evidenti barriere linguistiche e culturali, ma ci siamo tolti delle belle soddisfazioni. L’anno scorso, ad esempio, un importante brand inglese ha sincronizzato il brano “L’estate sta finendo” in una campagna pubblicitaria. A ben vedere, non è così strano: è vero, è una canzone profondamente italiana, ma è anche un piccolo capolavoro pop, con un’identità musicale così forte da superare i confini linguistici. 
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Che rapporto avete con i music supervisor di piattaforme come Netflix?

Siamo in ottimi rapporti con i music supervisor delle piattaforme, sono il tramite essenziale per entrare in contatto con le produzioni. E, in questo senso, stiamo andando oltre. Per esempio, abbiamo in essere rapporti di consulenza diretti con le produzioni stesse, che ci permettono di essere parte attiva ai progetti fin dalle primissime fasi di lavorazione. Abbiamo poi siglato una partnership con uno sceneggiatore di spicco del mercato cinematografico, che pone la musica in una posizione fondamentale già dall’elaborazione dello script, prima ancora di andare sul set. 
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In questo senso il presidio nella Capitale è stato fondamentale?

Sì, assolutamente. Cinema e musica sono spesso due mondi separati, che raramente dialogano in modo naturale. Avere un team presente sul territorio, capace di interagire quotidianamente e con sensibilità condivisa con i propri interlocutori, è stato determinante. La possibilità di costruire relazioni dirette, al di là degli schermi e delle call su Teams, ha fatto la differenza. Alla fine, sono sempre le persone – e il modo in cui sanno interpretare e coltivare i rapporti – a determinare la qualità delle connessioni professionali. 
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Le riunioni da remoto sono una delle tante cattive abitudini ereditate dal periodo del Covid che non siamo ancora riusciti a perdere…

Purtroppo è così. Stiamo parlando di progetti artistici, dove il confronto diretto, fisico, è fondamentale per comprendere le ragioni del proprio interlocutore, e per trasmettere l’essenza del proprio messaggio. Sono cose impossibili da fare, da remoto. E poi sfido chiunque a rimanere concentrato alla settima video-call della giornata. La vera differenza l’abbiamo percepita nel rapporto con i nostri artisti dopo l’apertura degli studi in house [nel quartier generale di Milano, in via Vespri Siciliani, ndr]. Niente Whatsapp, messaggi, chiamate, Zoom o altro. Ci vediamo in fondo al corridoio e ci beviamo un caffè… 
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Un dato comune a tutte le ultime earnings call delle multinazionali è stato il sorpasso del publishing sulla musica registrata nelle percentuali di crescita: ti sei fatta un’idea di quali siano le ragioni?

Non credo si tratti di una bolla o di un rimbalzo, anche se lo slancio del settore live, che sta effettivamente registrando numeri mai visti, effettivamente ci fa gioco. Credo che il publishing sia il segmento al quale restano margini di crescita più ampi: mi riferisco agli accordi di licenza con le piattaforme digitali, che stanno iniziando a pagare, ai contratti di rilievo chiusi con le aziende televisive, e anche al miglioramento del trattamento da parte dei DSP tradizionali. Come comparto abbiamo ancora molto da dimostrare… 
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Linee di ricavo nel segmento dell’intrattenimento digitale considerate per il momento accessorie - come, per esempio, il gaming - sono da tenere in considerazione?

Senz’altro. Come gruppo Sony abbiamo un collegamento diretto con la divisione dedicata all’elettronica di consumo, ma anche con Playstation; quindi, è nel DNA del gruppo immaginare di sfruttare i nostri asset al meglio collaborando tra consorelle a livello internazionale. In Italia lo sviluppo di videogame non è un segmento ancora molto sviluppato, ma non è affatto da escludere che in futuro lo sarà. E noi dovremo farci trovare pronti, soprattutto con il repertorio italiano… 
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In questo senso sono le richieste del mercato a orientare la produzione?

Certo. E’ l’autore, in casi come questi, a guadagnare non solo in termini finanziari, ma anche di visibilità. Mi riferisco sia agli autori “puri” che ai cantautori o compositori che vogliano ampliare il proprio raggio d’azione. Noi diamo un brief agli autori riguardo le richieste della committenza, proprio per indirizzarli a seconda dei vari utilizzi richiesti, che riguardino cinema, TV, pubblicità, videogiochi o altro. Può essere il brano, in sostanza, a seguire l’utilizzo. 
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A livello internazionale, Sony Music Publishing negli ultimi anni ha messo a segno acquisizioni importanti come quelle relative ai repertori di Bruce Springsteen e Queen: ci sono programmi analoghi, nel prossimo futuro, che riguardano anche il panorama italiano?

Assolutamente sì. In Italia ci sono cataloghi molto interessanti, che rientrano nei nostri obiettivi. Che si tratti di offerte provenienti direttamente dagli artisti, o da società di edizioni, se sono sul mercato per noi sono opportunità da valutare. Se penso al nostro catalogo attuale, che incorpora anche quello che fu di EMI, credo che una delle porzioni di repertorio meno presidiate sia quello relativo alle opere italiane anni Ottanta: quello, per esempio, potrebbe essere uno dei nostri obiettivi prioritari. Tuttavia, non abbiamo nessuna intenzione di porci alcun paletto dal punto di vista temporale: il nostro lavoro è continuare ad arricchire il catalogo. In questa prospettiva, quindi, più opere acquisiamo meglio è.

Sony Music Publishing Italy, così inizia un nuovo corso

Pop italiano, roster e acquisizioni: gli obiettivi raccontati dalla nuova MD Margherita Gnech

Nella classifica Top Album FIMI/ GfK Top of the Music sponsored by SCF relativa alla settimana dal 15 agosto 2025 al 21 agosto 2025, al primo posto si conferma stabile OLLY con l'album TUTTA VITA. Anche in seconda posizione ALFA si riconferma con il suo album NON SO CHI HA CREATO IL MONDO MA SO CHE ERA INNAMORATO (DELUXE). Da segnalare il balzo in terza posizione di GEOLIER con DIO LO SA - ATTO II, in risalita dalla quinta piazza.

Non si segnalano nuove entrate nelle prime dieci posizioni.

Nel corso della settimana dal 15 agosto 2025 al 21 agosto 2025, la classifica Top Singoli FIMI/ GfK Top of the Music sponsored by SCF vede confermarsi in prima posizione il brano "A ME MI PIACE" di ALFA &amp; MANU CHAO, che mantiene stabile la sua posizione. Anche la seconda piazza resta invariata&nbsp;con "DÉSOLÉE" di ANNA, che si riconferma sul gradino intermedio del podio. In terza posizione, invece, si registra un cambiamento con "SERENATA" di SERENA BRANCALE &amp; ALESSANDRA AMOROSO in risalita&nbsp;dalla quarta alla terza posizione.

Non si segnalano nuove entrate nelle prime dieci posizioni.

<a href="https://www.rockol.it/classifica-fimi-billboard-uk-radio-dischi-piu-venduti?preview=a608820c8b02f821fd24a9f57f9db081#Classifichee%20polemiche&amp;refresh_ce">Classifiche: speciale e aggiornamenti continui qui</a>.

Olly

Classifiche, novità 21 agosto: Olly e Alfa ancora primi

'Tutta la vita' e 'A me mi piace' restano rispettivamente l'album e il singolo più ascoltati

A una settimana dall'inizio della manifestazione, gli organizzatori del Letz Festival di Terni annunciano che la terza edizione è annullata e comunicano le modalità di rimborso dei biglietti. Si tratta di un piccolo ma già ben avviato festival di musica elettronica, che poteva vantare nella sua line-up nomi di grande richiamo internazionale: nelle scorse edizioni si erano già esibiti sul suo palco artisti del calibro di&nbsp;&nbsp;Apparat,&nbsp;HAAi, Elkka, Sofia&nbsp;Kourtesis,&nbsp;Populous, Whitemary,&nbsp;SXRRXWLAND ed Emmanuelle, mentre quest'anno era prevista la presenza di Mace, Ela Minus e Fenoaltea, oltre all'unica data italiana prevista per Modeselektor.

Le motivazioni, spiegano gli organizzatori in un comunicato stampa, sono da ricercarsi nei continui rincari che mettono a dura prova l'industria dei live indipendenti. "Con profondo dispiacere annunciamo che LETZ Festival 2025 non si farà. Non è stata una decisione semplice" recita il comunicato. "L’incremento inatteso dei costi di produzione unito alle recenti difficoltà emerse rispetto alla venue e al contesto locale, hanno reso impossibile portare avanti il festival nella forma che avevamo immaginato. Abbiamo messo in campo tutte le energie e le risorse possibili per non arrivare a questa scelta, ma purtroppo non è stato possibile giungere a un esito diverso. LETZ è una squadra che lavora quotidianamente sul territorio con passione e ostinazione. Crediamo sia un impegno che debba essere&nbsp;sostenuto e riconosciuto dalle istituzioni e dagli enti del territorio, non soltanto per il suo impatto artistico, ma anche per il ruolo sociale che ricopre e per la visione strategica di città che propone. Desideriamo ringraziare la Regione Umbria per il sostegno e l’attenzione dimostrata in questi mesi. Un ringraziamento speciale va agli sponsor che ci hanno accompagnato, agli artisti e alle artiste che ci hanno scelto, a tutte le persone che hanno lavorato con noi e, soprattutto, al nostro pubblico per la fiducia e la curiosità che hanno reso possibile questa esperienza straordinaria e condivisa. LETZ FESTIVAL per ora si ferma. Con la voglia di ritrovarci presto".

Terni, Letz Festival annullato per incremento costi produzione

La terza edizione si sarebbe dovuta svolgere il 29 e 30 agosto all'Anfiteatro Romano

Il CEO di FIMI Enzo Mazza è intervenuto riguardo alla <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753749/pippo-baudo-il-ricordo-di-gianni-barbieri-streamroller">ricostruzione del sostegno fornito alla case discografiche da parte di Pippo Baudo in occasione dei Festival della Canzone Italiana negli anni Duemila fornita da Gianni Barbieri</a>, dal 1996 AD di Halidon e (nel 2006) co-fondatore di Steamroller insieme all’ex Presidente di Universal Music Italia Piero La Falce.

"La vicenda risale a prima del 2004 [anno nel quale le case discografiche ‘boicottarono’ il Festival per disaccordi con l’allora organizzatore della manifestazione, Tony Renis, ndr]”, ha dichiarato Mazza a Rockol: “All’epoca l’intera industria discografica era rappresentata da FIMI, che aveva Alberto Pojaghi come Presidente, Mario Limongelli [poi Presidente di PMI, dopo la ‘scissione’ degli indipendenti da FIMI nel 2005, ndr] come Vice Presidente e me come direttore generale. In quel periodo il nostro settore ingaggiò un lungo braccio di ferro con la RAI sui costi sostenuti dalle etichette per partecipare al Festival”.

“Baudo, effettivamente, si interessò alla causa, che - tuttavia - non venne risolta, a causa di una serie di problemi che portarono il servizio pubblico a rifiutare gli incrementi nei rimborsi da erogare”, prosegue Mazza: “A quel punto FIMI, su mandato dei propri associati, si fece carico di prendere in esame eventuali soluzioni alternative al Festival di Sanremo, tra le quali - appunto - quella di Venezia, per la quale una delegazione composta dai vertici di FIMI (composta dal Presidente Pojaghi, dai due Vicepresidenti La Falce e Limongelli e da me in qualità di DG)&nbsp; incontrò il sindaco Costa. Nel frattempo, però, si consumò definitivamente la rottura tra discografia e RAI: l’allora DG del servizio pubblico Flavio Cattaneo ‘perse’ le case discografiche per l’edizione 2004 del Festival (alla quale, tuttavia, Universal Music Italia, all’epoca guidata da La Falce, partecipò, seppure con artisti non in cast ma distribuiti). Proprio grazie al lavoro di Cattaneo e di Baudo la RAI riuscì a individuare i rimborsi per l’edizione successiva del Festival, che nonostante tutto - a causa dell'allontanamento dello stesso Baudo dalla RAI - passò in gestione a Paolo Bonolis e Gianmarco Mazzi, che risolsero il tema dei rimborsi”.&nbsp;

“L’operazione - quindi - non fu condotta dal solo La Falce, ma dall’intera delegazione di FIMI”, ha concluso Mazza. 
 
Il tema dei rimborsi alle case discografiche chiamate a partecipare al Festival di Sanremo è di estrema attualità. In attesa che si concludano le trattative tra il Comune e la RAI per la definizione di un accordo in grado di garantire al servizio pubblico l’organizzazione delle prossime tre edizioni della manifestazione, al CEO di FIMI risulta - da “indiscrezioni di stampa” - il <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753532/sanremo-il-comune-apre-alle-richieste-di-rai-e-discografia">riconoscimento delle istanze presentate dalla discografia</a> in vista della chiusura del sodalizio tra TV di stato e Palazzo Bellevue: al momento, tuttavia, non sono stati resi noti - nemmeno ai diritti interessati - i dettagli relativi al nuovo sistema di rimborsi da riconoscere all’industria discografica in occasione dell’evento.

Pippo Baudo, Sanremo e i rimborsi alle case discografiche…

L’intervento di Enzo Mazza (FIMI) sul ricordo di Gianni Barbieri di Steamroller

Il dato è arrotondato leggermente per eccesso (per la precisione siamo a un +9,7% YoY) ma il trend positivo è più che confermato: rispetto al 2024, il mercato della musica registrata registra un grande balzo in avanti.

Nello specifico, lo streaming cresce in maniera costante sia globalmente (+9,9%) che nel segmento premium (+12,7%:&nbsp;attualmente si accaparra il 56% del totale del mercato, per 113 milioni di fatturato). Benissimo anche il comparto fisico, che registra la crescita migliore:&nbsp;+ 13%, e ben&nbsp;+ 17% per il vinile&nbsp;(mentre il CD si ferma a + 4,7%). I ricavi superano i 200 milioni di euro per il primo semestre dell'anno (per la precisione 208,1), una soglia che nel 2024 si era arrivati solo a lambire (189,7 milioni di euro). Le uniche voci in discesa sono quelle del comparto sync (-4,5% YoY), mobile &amp; other digital (-6,9%) e download (-5,1%). Clamorosa invece la crescita del segmento dei video musicali: +168,7%.

Ottime notizie anche per la musica italiana: il repertorio locale rappresenta infatti il 90% delle top ten dei primi sei mesi del 2025, sia in ambito singoli che in ambito album.

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FIMI: il mercato musicale registra un +10% nel I semestre 2025

La crescita è ottima in tutti i comparti della musica registrata, compreso il mercato del fisico

Spotify ha siglato un accordo di licenza pluriennale e multiterritoriale con AMRA, società di licensing affiliata a Kobalt - <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753593/spotify-anche-kobalt-sigla-un-accordo-di-licenza-per-gli-usa">con la quale il DSP svedese aveva annunciato un nuovo contratto lo scorso 13 agosto</a> - che gestisce la raccolta di royalties da diritti di riproduzione meccanica sui mercati extra-statunitensi: l’accordo - che copre sia il catalogo di Kobalt gestito a AMRA che quelli di clienti terzi - copre mercati strategici come quelli di India, Brasile e Giappone, oltre che a quelli del sud-est asiatico.

"Questo accordo con AMRA aumenta il nostro supporto agli editori e agli autori con nuovi diritti”, ha commentato Alex Norström, Co-President e Chief Business Officer di Spotify: "Amplia i vantaggi dello streaming per autori, artisti e titolari dei diritti, e crea ulteriore valore per i fan, poiché distribuiamo la nostra musica in tutto il mondo".

"La nostra priorità e missione, ad AMRA, è e sarà sempre quella di massimizzare il valore digitale per i nostri clienti autori e editori e di garantire che le loro opere siano protette e valutate equamente sul mercato”, ha aggiunto il CEO di AMRA Tomas Ericsson: "Questa partnership con Spotify, che abilita nuove innovazioni, riafferma questo impegno”.

Spotify, un accordo diretto anche con AMRA

Dopo l’intesa siglata con Kobalt

Per la decima edizione del Fortnite Festival, ovvero l'esperienza di gioco a tema musicale all'interno dell'universo Fortnite, sono stati scelti i Gorillaz: caso particolare, in un certo senso, in quanto si tratta di una band creata da personaggi fittizi, mentre di solito a essere scelti sono musicisti in carne e ossa poi trasformati in avatar (l'edizione precedente vedeva ad esempio protagonista Bruno Mars).&nbsp;

La nuova edizione del festival si è aperta ieri e i giocatori possono sbloccare gli outfit e gli accessori dei quattro membri dei Gorillaz, oltre ad alcune loro tracce musicali che si tradurranno in coreografie animate e altre sorprese, come un controller calibrato per chitarra. Il main stage rinnovato andrà incontro all'estetica della band, con graffiti e un'ambientazione urbana post-apocalittica.

I Gorillaz sono i nuovi headliner del Fortnite Festival

La band immaginaria di Damon Albarn raccoglie il testimone da Bruno Mars

La prima metà dell'anno è ormai alle nostre spalle ed è già tempo di bilanci. In ambito editoriale, gli USA hanno già incoronato la primatista assoluta: si tratta di Sony Music Publishing, che migliora ulteriormente le performance accaparrandosi una quota di mercato da record sia nella classifica degli airplay che in quella di vendita.

I dati riportati da Billboard parlano infatti chiaro: radiofonicamente parlando, nei primi sei mesi del 2025 le canzoni edite da casa Sony sono state&nbsp;il 30,9% del totale trasmesso negli Stati Uniti, mentre la quota relativa alle classifiche di vendita si attesta addirittura al 33,8%. Seguono a ruota Warner Chappell (21,66% in radio e 21,57% nelle vendite) e Universal Music Publishing (16,73% in radio e 18,56% nelle vendite). Chiudono la top 5 Kobalt (9,36% in radio e 9,03% nelle vendite) e BMG (5,36% in radio e 3,24% nelle vendite).

Editoria: nella prima metà del 2025 Sony domina il mercato USA

Ad oggi Sony Music Publishing vale circa un terzo del mercato sia in radio che in classifica

Gianni Barbieri (nella foto), dal 1996 AD di Halidon e nel 2006 co-fondatore - insieme a Piero La Falce, già CEO delle filiali italiane di CBS / Sony Music, MCA e Universal Music - della società di edizioni musicali e discografiche Steamroller, ha voluto ricordare il ruolo che Pippo Baudo - lo showman <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753626/morto-pippo-baudo-aveva-89-anni-aveva-condotto-13-sanremo">scomparso lo scorso 16 agosto</a> - ebbe nel sostenere l’industria musicale nazionale.

Baudo, ricorda Barbieri, “capì le esigenze dell’industria e decise di intraprendere insieme ad alcuni discografici una trattativa con il sindaco di Sanremo” in occasione delle edizioni del Festival della Canzone Italiana che l’artista e uomo di spettacolo ebbe l’opportunità di dirigere: “La lunga frequentazione di Piero La Falce con Pippo Baudo non ha riguardato solo il Festival - ha proseguito Barbieri - ma li vide anche protagonisti ed impegnati sull’annosa diatriba tra l’industria discografica e la Rai per aumentare il rimborso spese che la Rai poco contribuiva. Il loro legame professionale ed il comune intento di trovare una soluzione alla questione rimborsi sono pagine di storia”.

“Senza dimenticare lo scontro con lo stesso Comune di Sanremo che di fatto obbligava l'industria discografica a spese molto esose (ad esempio per alberghi e ristoranti). Baudo e l’Industria risolsero brillantemente la questione con gran beneficio per tutto il comparto della musica”, ha concluso Barbieri: “L’annosa questione che Rai si rifiutava di prendere in considerazione ebbe la decisiva svolta dopo che La Falce, attraverso gli organi di stampa, si attivò per spostare il festival a Venezia ed incontrò Costa, allora sindaco della città lagunare. Proprio in quegli anni veniva soppressa La Gondola D’oro, un evento musicale nazional popolare molto importante. Costa fu molto interessato e diffuse la notizia che venne ripresa da molti quotidiani. La clamorosa notizia smosse finalmente i vertici Rai che incaricarono proprio Baudo per risolvere il delicatissimo problema. Ed il resto è Storia”.

Pippo Baudo, il ricordo di Gianni Barbieri (Steamroller)

Il sostegno che lo scomparso showman offrì all’industria musicale (non solo major)

I concerti sbarcano su YouTube: la piattaforma di live discovery Bandsintown ha siglato un accordo con il DSP controllato da Google per la fornitura esclusiva di informazioni sugli appuntamenti dal vivo a YouTube e YouTube Music. L’integrazione tra i due servizi prevede che le date caricate tramite Bandsintown for Artists vengano visualizzate sui contenuti pubblicati sui canali ufficiali dei relativi artisti, con una funzione di notifica su richiesta dell’utente. Come testimonial del nuovo servizio è stata scelta Sabrina Carpenter, che il prossimo 29 agosto spedirà sui mercati il suo settimo album in studio, “Man's Best Friend”.

"In un momento in cui i musicisti continuano a lottare per generare reddito, questa integrazione esclusiva con YouTube dimostra ulteriormente l'impegno di Bandsintown nel creare valore e pari opportunità per gli artisti di tutto il mondo, di tutte le dimensioni e di tutti i generi, per farsi scoprire sulle piattaforme digitali e vendere più biglietti", ha dichiarato Fabrice Sergent , co-fondatore e Managing Partner di Bandsintown.

YouTube, un accordo con Bandsintown

Per la fornitura esclusiva delle informazioni sugli eventi di musica dal vivo

Paghereste il 50% in più per il vostro abbonamento mensile a un servizio di streaming musicale per assicurare una retribuzione più equa agli artisti? Questa è la domanda chiave che sta rendendo piuttosto controversa la presentazione del Living Wage for Musicians Act, disegno di legge che la democratica Rashida Tlaib presenterà alla Camera del Congresso degli Stati Uniti il prossimo 29 settembre.

Le dimostrazioni di solidarietà da parte dei fan, quando gli artisti si lamentano pubblicamente della retribuzione offerta dai servizi digitali, in genere abbondano: il nuovo testo chiama in causa direttamente la platea di appassionati, facendo diventare gli ascoltatori la parte attiva principale del nuovo modello economico.

Il Living Wage for Musicians Act prevede infatti l’istituzione dell’Artist Compensation Royalty Fund, un fondo destinato agli artisti alimentato da “un importo pari al 50% della quota di abbonamento applicata dal fornitore del servizio”, e da un’imposta del 10% sui ricavi non derivanti dagli abbonamenti: i proventi dal fondo verrebbero distribuiti direttamente agli artisti in proporzione agli stream generati mensilmente, con un tetto di un milione di stream a brano per evitare sproporzioni - specie tra big e unsigned o emergenti.

Obiettivo del nuovo disegno di legge è quello di aprire un canale di retribuzione diretto agli artisti, la cui relazione economica con i DSP è oggi mediata dalle case discografiche - le piattaforme pagano per il consumo di musica in digitale gli aventi diritto, ovvero le etichette, che, a loro volta, “girano” una quota dei guadagni agli artisti, in percentuali variabili a seconda degli accordi stabiliti con i singoli. In questo caso, tuttavia, l’onore dell’aumento per l’istituzione del fondo sarebbe assegnato direttamente al pubblico: “un importo pari al 50% della quota di abbonamento applicata dal fornitore del servizio”, in Italia, significherebbe pagare - stando alle nuove tariffe introdotte a partire dall’inizio di questo mese - quasi 18 euro al mese (invece di 11,99 euro) un abbonamento singolo a Spotify.

Tlaib era già stata protagonista di <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-731409/piu-soldi-agli-artisti-da-streaming-la-proposta-al-congresso-usa">un'iniziativa del genere nel 2022</a>, quando - insieme al sindacato&nbsp;Union of Musicians &amp; Allied Workers - aveva guidato la campagna di protesta sfociata nella presentazione di un primo modello di "cambiamento definitivo dell’industria musicale a beneficio degli artisti". Una prima bozza del&nbsp;Living Wage for Musicians Act era stata presentata al Congresso nel marzo dello scorso anno, senza però venire approvata prima delle elezioni presidenziali di novembre.

Uno streaming equo per gli artisti: la (controversa) proposta USA

Perché la proposta del Living Wage for Musicians Act può far discutere

Per vincere un Grammy Award è necessario innanzitutto un passaggio fondamentale: sottoporre disco o l'album in questione alla Recording Academy, affinché venga preso in considerazione per una nomination. La superstar del country Morgan Wallen - come già in passato avevano fatto anche artisti del calibro di Drake e The Weeknd, in aperta polemica con la Academy - ha deciso di non farlo: a quanto pare, infatti, nessuna delle canzoni tratte dal suo album dei record "I'm the Problem", che è rimasto per settimane in testa alle classifiche americane, verrà da lui&nbsp;presentata al vaglio delle apposite commissioni artistiche.&nbsp;

La scelta è dovuta a un antico dissapore con la Recording Academy: nonostante la sua carriera ormai decennale, infatti, Wallen a quanto si dice si sentirebbe sistematicamente sobbato dalla giuria dei Grammy Awards, che non lo ha mai premiato in precedenza. Non è mai stato neanche in nomination con nessuno dei suoi lavori solisti. Naturalmente il processo che porta a una nomination&nbsp;è molto complesso e non si tratta di un complotto: le nomination vengono determinate in base agli album precedentemente sottoposti e successivamente più votati dai membri della Recording Academy, ovvero dagli artisti stessi, in sostanza. Ma è un ragionamento che sembra non fare presa su alcuni artisti, che si sentono comunque messi da parte dal gotha dei colleghi. E senz'altro c'è un certo scetticismo nei confronti del personaggio, che anni fa era stato colto a utilizzare epiteti profondamente razzisti, guadagnandosi quindi l'antipatia di una larga fetta della scena musicale.

C'è comunque la possibilità che alcuni suoi brani finiscano comunque tra i papabili per una nomination: il regolamento del Grammy, infatti, permette a chiunque faccia parte della Recording Academy di candidare un brano o un album. Potrebbe quindi essere qualcun altro a candidare i suoi lavori, oppure potrebbe farlo qualche autore, ingegnere del suono o&nbsp;musicista che ha lavorato con lui&nbsp;(in caso di vittoria il premio è&nbsp;esteso&nbsp;anche ai collaboratori, ragion per cui hanno tutto il diritto di sottoporre le loro creazioni al vaglio della Academy, anche quando non sono gli artisti principali).&nbsp;