Se lo scrive il Wall Street Journal, qualcosa di vero dovrebbe esserci. Billboard, la ‘bibbia’ dell’informazione internazionale sull’industria musicale, più volte passata di mano nell’ultimo decennio, sarebbe vicina al lancio di una nuova divisione specializzata in servizi dedicati agli artisti emergenti e ‘unsigned’. Il piano – non meglio identificato in termini di contenuti, ma sostanzialmente imperniato sulla costruzione di un database professionale – prevedrebbe che artisti e band paghino un’iscrizione annuale al servizio di circa 100 dollari. Al di là dell’indiscrezione, interessante di per sè riguardando una testata come Billboard, ciò che suscita maggiore interesse da parte di analisti e addetti ai lavori è l’effettiva capacità di costruire una linea di ricavi da una scena che tradizionalmente non si è distinta per la capacità di spesa e di investimento e che online ha fruttato solo in termini di acquisizione di traffico. L’iniziativa, che si ipotizza possa prevedere la partecipazione di altri media partners e di MySpace Music e che avrebbe anche una declinazione nella sezione classifiche (“Dreamseekers” il nome ventilato per la nuova categoria), poggia comunque su una ragione strategica ed economica chiara, considerato il progressivo calo di diffusione dello strumento cartaceo: Billboard ha dichiarato un dato di 21.000 copie nel 2008, mentre erano 33.000 nel 2000.
