Tre settimane di permanenza in Top 10 ed ancora un numero uno per i Bon Jovi, i quali con “Crush” dominano nuovamente le charts tedesche. Al secondo posto degli album c’è ancora “Oops!…I did it again” di Britney Spears, al terzo “The Marshall Mathers LP” di Eminem, al quarto “Supernatural” di Santana ed in quinta l’unica new entry in Top 10 della settimana, “Riding with the King” di B.B. King ed Eric Clapton. Salto in avanti dei Reamonn, i quali portano “Tuesday” dalla decima alla sesta posizione, poi, in settima, “Brave new world” degli Iron Maiden. Per quanto riguarda i singoli, debutta subito al primo posto “Grosser Bruder” di Zlatko & Juergen, eroi del seguitissimo programma televisivo “Big brother”. Sul secondo gradino troviamo “Freestyler” dei Bomfunk MC’s, duo finlandese. “The riddle” del “nostro” Gigi D’Agostino regge bene ed è sesta dopo sette settimane. Stentano invece a prendere quota i temibili Vengaboys, la cui “Uncle John from Jamaica” langue in diciassettesima dopo tre settimane, e debutta male “Gemma Bier trinken” di Anton/DJ Otzi, più conosciuto come Anton aus Tirol. Il singolo esordisce infatti al numero 20, mentre il suo precedente successo, appunto “Anton aus Tirol”, dopo 17 settimane è ancora all’undicesimo posto.

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Nuove classifiche tedesche: ancora in alto i Bon Jovi, entra Clapton

Industria

L’unica controindicazione nell'avere una visione strategica a lungo termine, probabilmente, è quella di non riuscire a godersi pienamente il presente perché costantemente concentrati sulle incognite che il futuro è pronto a sottoporci. Nell’anno in cui la Società Italiana degli Autori ed Editori fa registrare alcuni dei suoi picchi storici positivi in termini numerici - con, nel 2024, oltre 118mila iscritti, poco meno di 29 milioni di opere gestite e un fatturato record pari a 932 milioni di euro, in crescita di 49 milioni rispetto al 2023 e uno dei tassi di crescita più alti nel settore delle collecting a livello mondiale - il suo Direttore Generale Matteo Fedeli pensa al Nokia 3310. Che, in termini digitali, è il corrispettivo del Tyrannosaurus: un sovrano incontrastato al vertice della piramide alimentare cancellato in pochi attimi dalla storia dall’impatto di una cometa. Le comete che la tecnologia sta mandando sulla terra, negli ultimi vent’anni, le abbiamo quasi sempre viste arrivare, ma non sempre ci siamo preparati nel modo giusto: ecco perché, a Viale della Letteratura, si preferisce lo sguardo oltre l’orizzonte alle celebrazioni. A Fedeli, che si augura di “scrivere nella storia di SIAE il turnaround della società in chiave innovativa”, stare al passo coi tempi non basta: l’obiettivo, dichiarato, è quello di anticiparli. Ma partiamo dal presente, e dai relativi numeri.

Il testa a testa tra online e broadcasting

Nel 2025, in Italia, SIAE si aspetta lo storico sorpasso, in termini di raccolta, dell’online sul broadcasting tradizionale. “Il nostro Paese sta ancora soffrendo il digital divide, in particolare dal punto di vista economico”, commenta Fedeli: “In Europa, l’Italia è uno dei mercati dove la penetrazione di Spotify free è maggiore”. Il dato, va da sé, implica che lo Stivale - sul fronte online - abbia ancora ampi margini di crescita. “Anche considerando il pre-Covid, il mondo del broadcasting è rimasto sostanzialmente stabile. A questo dato, tuttavia, dobbiamo aggiungere circa il 20% di inflazione, che porta il segmento in territorio negativo. Al contrario, negli ultimi sei anni il digitale ha sempre registrato crescite annuali a doppia cifra. Ecco perché ci aspettiamo che, entro fine anno, in termini di raccolta l’online supererà definitivamente il broadcasting”. Le prospettive di crescita sono rinforzate dal progressivo passaggio dalla fruizione supportata dalla pubblicità a quella in abbonamento. “Oggi in tanti utilizzano ancora YouTube o Spotify free per ascoltare musica”, conclude Fedeli: “Il fatto che pian piano questo tipo di utenza si converta a soluzioni in abbonamento lascia ampi margini di crescita in termini economici”.

Cosa dice la crescita della raccolta di SIAE all’estero

“Il dato è positivo innanzitutto perché segnala che il consumo del repertorio nazionale a livello globale sta aumentando”, racconta Fedeli: “In primis, quindi, è una vittoria dell’italianità, più che nostra”. Prima del Covid la raccolta riferita all’estero si aggirava intorno ai 20 milioni di euro: oggi lo sfruttamento dei cataloghi italiani oltre i confini nazionali, in termini di royalties generate, ha superato i 40 milioni. Molto interessante, in questo senso, è la classifica dei primi tre paesi per penetrazione sul mercato dei cataloghi nostrani. In testa c’è la Francia, seguita dagli Stati Uniti e dalla Svizzera.

La differenza tra fatturato e distribuito

“La domanda che ci facciamo non è quanti soldi incassiamo, ma quanti ne restituiamo all’ecosistema creativo”, sottolinea Fedeli: “Il margine per ridurre la differenza tra fatturato e distribuito - oggetto del nostro piano industriale 2023 - 2025 - c’è, ed è ampio. Attualmente, ridistribuiamo l’86% del nostro fatturato, un livello tra i più elevati per il nostro settore. Siamo riusciti a conseguire questo obiettivo razionalizzando le nostre operazioni e sfruttando in modo consapevole le nuove tecnologie”. In questo senso, l’impiego dell’AI, per SIAE, non è un mezzo per ridurre i costi, ma, soprattutto, per liberare energie da convogliare nello sviluppo e nel progresso dell’azienda. “Usiamo la tecnologia come leva di efficienza a servizio della creatività”, racconta Fedeli: “Ad esempio, Eva, la nostra assistente virtuale, che abbiamo messo a disposizione dell’utenza, ha permesso al nostro personale di dedicarsi per il 30-40% in più ad attività ad alto valore aggiunto”. Con quali benefici, da un punto di vista meramente economico? “Lo scorso anno siamo riusciti a ridurre di 3,5 milioni di euro le provvigioni a carico degli associati”, spiega Fedeli: “Nel frattempo, però, siamo anche riusciti ad abbattere i costi: più i costi e le provvigioni si riducono, più soldi possiamo distribuire ai nostri associati. Ed è anche questa la chiave di lettura che deve essere data al nostro bilancio: SIAE non punta a massimizzare l’utile, ma a massimizzare la distribuzione mantenendo un utile sostenibile per investire in tecnologia e resilienza. Tutto ciò che riusciamo a tagliare sui costi si riflette in una riduzione delle nostre provvigioni, aumentando i proventi distribuiti ad autori ed editori”. "Siamo attualmente al lavoro per definire il piano industriale 2026-2030, che, anticipa Fedeli, continuerà ad avere come obiettivo quello di “massimizzare il valore della creatività in Italia”.

L’intelligenza artificiale e le “teste pensanti” (sulle quali investire)

“Come funzionerà il mondo nel 2030?”, si chiede Fedeli: “La background music sarà ancora scritta e prodotta da esseri umani? E saranno ancora umani gli autori delle musiche di sottofondo dei programmi televisivi o delle clip sui social? Sia per ragioni di riposizionamento, sia per non farci trovare impreparati in quanto entità che rappresenta oltre 118mila associati, quella dell’intelligenza artificiale sarà una leva da gestire, anche a livello di operatività aziendale”. “Nei prossimi cinque anni è verosimile aspettarsi ulteriori evoluzioni del quadro normativo”, prosegue Fedeli: "Mi riferisco, ad esempio alle <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-745385/intelligenza-artificiale-maxi-cause-delle-major-a-suno-e-udio">vertenze tra rightsholders e Suno, Udio</a> e <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753946/anthropic-risolta-la-causa-con-gli-autori-con-s-1-5-miliardi">Anthropic</a>. Ma SIAE esiste da prima dell’invenzione del grammofono, e si può dire che sia abituata ai cambiamenti”. Con 143 anni di storia sulle spalle, quali scelte è necessario compiere per rimanere "giovani"? “Stiamo investendo su teste pensanti umane, perché crediamo che le reti neurali basate sul carbonio siano ancora meglio di quelle basate sul silicio", spiega il Direttore Generale della collecting: "Con il rinnovamento che abbiamo avuto nella dirigenza dal 2023, credo che la nostra squadra, oggi, abbia tutte le carte in regola per definire un piano industriale che non solo ci posizionerà ottimamente entro il 2030, ma ci permetterà di continuare ad essere un motore per la creatività e un faro per gli autori ed editori”.

AI, creatività e consapevolezza

Essere un faro per gli autori significa anche essere un punto di riferimento per quella parte della comunità creativa che, oggi, guarda terrorizzata ai modelli generativi. “Tra le nostre priorità c’è quella di rendere consapevoli gli autori, gli editori e l’industria creativa delle opportunità offerte dall’AI”, racconta Fedeli: “Mi riferisco soprattutto alle realtà più piccole e indipendenti. C’è un enorme lavoro di divulgazione da fare, perché l’ambiente entro il quale si stanno evolvendo i modelli cambia di giorno in giorno, e l’avvento di un nuovo modello con capacità diverse da quelle dei suoi predecessori cambia anche le condizioni del contorno”. Senza, tuttavia, cedere all’allarmismo sensazionalista. “Riguardo l’intelligenza artificiale stiamo vivendo una fase di adozione della tecnologia per la quale molti, oggi, vedono rivoluzioni dietro l’angolo che, tuttavia, non accadranno con le tempistiche si aspettano”, riflette Fedeli: “Ricordate quando Amazon, Apple, Google e Microsoft persero tra il 60 e il 70% di capitalizzazione in borsa tra il 2001 e il 2002? Fu la celebre ‘bolla di Internet’. Oggi tutte quelle aziende valgono molto di più e le promesse del 1999 sono state probabilmente più che superate. Con l’AI stiamo probabilmente vivendo una fase analoga: molte delle cose di cui si parla accadranno, ma prima che certe cose succedano davvero ci vorrà ancora un po’ di tempo”.

Good enough gets cheap

“Non credo che entro i prossimi 5 anni la top 100 di Spotify sarà monopolizzata dall’AI. Il problema, al contrario, l’avrà la cheap music”, spiega Fedeli facendo riferimento alle composizioni pensate per un utilizzo funzionale: “Ho letto una frase, qualche giorno fa, che sintetizza bene il problema più urgente che avremo con l’AI generativa: ‘good enough gets cheap’. Ad avere un problema gigantesco con l’intelligenza artificiale oggi non è Vasco Rossi, ma chi fa musica good enough. Ecco perché il tema dell’aggiornamento continuo è fondamentale. Un artista di 55 anni con la musica good enough, oggi, potenzialmente potrebbe arrivare alla pensione. Ma se un ragazzo di 25 anni mi chiedesse se, oggi, quella del good enough sia ancora una strada percorribile, non avrei nessun dubbio a consigliargli di dedicarsi ad altro”. Quello creativo, rispetto agli altri comparti industriali, ha tuttavia un asso nella manica. “Il nostro settore, oggi, è considerato il più esposto ai rischi connessi all’AI”, prosegue Fedeli: “In verità l’industria creativa ha uno strumento di difesa enorme: il framework legale rappresentato dal copyright, che tutela gli esseri umani e quello che hanno prodotto. Quindi per quanto riguarda il breve termine, ci sarà da trovare un equilibrio riguardo le compensazioni per l’addestramento massivo dei modelli generativi. Tuttavia, a medio- lungo termine ci saranno comparti industriali che dovranno affrontare crisi decisamente più profonde. Quando la Tesla inizierà a produrre automobili a guida autonoma, i tassisti perderanno il lavoro. E sì, in questo caso l’intelligenza artificiale diventerà un problema sociale”.

Aggiornarsi per sopravvivere

“Il mio lavoro, qui dentro, è evitare di fare la fine di Nokia”, chiarisce Fedeli riferendosi alla parabola dell’azienda finlandese un tempo leader della telefonia mobile sopraffatta, con l’avvento degli smartphone di nuova generazione, dall’evoluzione del mercato. “Come? Con le competenze e con il loro trasferimento all’interno del proprio ecosistema, soprattutto in una realtà come la nostra che conta oltre 118 mila associati. C’è poi il tema del rapporto con le istituzioni: la <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753427/codice-di-condotta-ai-act-l-insoddisfazione-dei-rightsholders">nota congiunta diffusa a livello globale dalle industrie creative alle fine dello scorso luglio</a> ha lanciato l’allarme sul confronto con le big tech, che può realmente segnare il futuro del settore. “Ogni Paese scopre il valore del copyright quando i suoi interessi lo richiedono. Cina o Emirati, dal punto di vista del copyright, non hanno niente da difendere. Gli Stati Uniti, che fino a prima del ‘900 erano importatori di creatività, nel momento in cui hanno iniziato a esportare si sono accorti dell’importanza di tutelare la proprietà intellettuale. L’Europa, che storicamente è esportatrice di creatività, ha sicuramente più interessi di chiunque altro nella tutela del copyright”. Ma c’è un problema. “Sullo scenario mondiale, l’Europa, sfortunatamente, sta cominciando a contare sempre meno”, prosegue Fedeli: “Quindi occorre fare un bagno di realtà per cercare di ottenere un risultato soddisfacente evitando di restare indietro. La strategia inevitabile per evitare di restare schiacciati dalle grandi potenze - emergenti e non - resta quindi una: fare sistema. “Le trattative sui dazi commerciali con gli Stati Uniti ci hanno ribadito, casomai ce ne fosse bisogno, che la mancanza di compattezza si traduce in debolezza”, osserva Fedeli.

Licenze e tracciabilità per l’AI generativa

Perché lo scenario, oggi, non potrebbe essere più chiaro. “E’ come se le grandi aziende tecnologiche avessero individuato un giacimento petrolifero e avessero iniziato a sfruttarlo, rivendicandone la proprietà: questo, in sostanza, è quanto avvenuto con il training massivo dei modelli generativi su materiale coperto da diritto d’autore”, spiega Fedeli: “Quando le compagnie petrolifere occidentali hanno iniziato a sfruttare le riserve in Medio Oriente, le nazioni che ospitavano gli impianti di estrazione si sono consorziate e hanno dato vita all’OPEC. Noi dovremmo costruire una coalizione che definisca licenze ex-ante e standard di remunerazione trasparenti”. Trovare un equilibrio, in questo senso, ammette Fedeli, non è semplice, perché l’addestramento su larga scala è già avvenuto: con le operazioni di scraping su larga scala i modelli generativi hanno già ‘ingerito’, gratuitamente, tutto il materiale coperto da copyright esistente. Il nostro obiettivo, quindi, deve essere quello di recuperare il recuperabile e di provare in generale a costruire un modello più sostenibile: non attraverso l’opt-out da parte degli aventi diritto, di fatto inapplicabile, ma piuttosto con un meccanismo di opt-in consapevole. Difficile, ma possibile”.

‘Come una startup con un sacco di esperienza alle spalle’

SIAE, nel 2023, è stata la prima collecting al mondo in termini di crescita, con una percentuale di incremento sensibilmente superiore a quelle europee e mondiali: a oggi, secondo i più recenti dati disponibili, in termini economici la Società Italiana degli Autori ed Editori è la sesta collecting a livello mondiale. “Ammetto di essere di parte”, dice Fedeli, “Ma il merito di questo risultato è del nostro atteggiamento, della nostra visione del futuro e della nostra gestione della macchina operativa. Per quello che è l’andamento attuale, penso che, in una chart globale delle collecting, potremmo giocarcela per il podio”. L’atteggiamento della “nuova” SIAE ha permesso alla società di avviare un percorso di miglioramento per il suo “brand super-hated” facendo invece leva sul fatto di essere sempre e comunque “hyper trusted”, venendo percepita non più come un moloch burocratico ma come un’entità molto affidabile, soprattutto in tema di certificazione di autenticità e tutela dei diritti. “E’ quello che cerco di trasmettere tutti i giorni a chi lavora qui: noi siamo una startup con un’esperienza ultracentenaria”, prosegue Fedeli: “Al di là della percezione che si può avere di noi, il grande pubblico, gli autori, gli editori e gli addetti ai lavori apprezzano il fatto di poter gestire le interazioni con noi via app, o l’eliminazione dell’obbligo del bollino sui formati fisici. La mentalità da startup non solo dà valore al nostro brand, ma valorizza anche la nostra esperienza”. Perché, per Fedeli, il meglio deve ancora venire. “Quello che vorrei scrivere nella storia di SIAE è il turnaround della società in chiave digital, che sono convinto possa diventare un vero e proprio caso di scuola”, conclude il Direttore Generale: “Oggi siamo diventati attrattivi per i talenti, e questo, solo cinque anni fa, era impensabile. Nell’ultima Top 500 delle aziende stilata da Forbes, solo il 5% esiste da più di cento anni: ecco perché insisto nel guardare al futuro e precorrere i tempi. Non importa quanto un’azienda sia grande o quanta storia alle spalle abbia, perché i tempi cambiano. E se non segui i tempi muori”.

SIAE: una start up con una storia di 143 anni

Il Direttore Generale Matteo Fedeli sulla tecnologia: “I tempi cambiano, e chi non cambia muore”

Secondo quanto riferito da Wall Street Journal e Reuters il gruppo Amazon si starebbe preparando ad effettuare - secondo la CNBC - la “più grande operazione di ristrutturazione del personale” della sua storia aziendale: secondo fonti qualificate consultate dalle agenzie i tagli - quantificati in circa 30mila unità, una piccola parte del totale, che ammonta a poco più di 1,5 milioni di dipendenti, 1,1 milioni dei quali concentrati negli Stati Uniti - dovrebbero interessare tutte le divisioni dell’azienda, comprese quelle relativi ai servizi (alle quali fanno riferimento Amazon Music e Prime Video) e quella dedicata al cloud computing, Amazon Web Services.

La ristrutturazione, secondo osservatori americani, asseconderebbe la visione del CEO del gigante dell’e-commerce, Andrew Jassy, che in una <a href="https://www.aboutamazon.com/news/company-news/amazon-ceo-andy-jassy-on-generative-ai">nota ufficiale diffusa all’inizio della scorsa estate</a> aveva ammesso che l’adozione dell’intelligenza artificiale su larga scala nell’operatività delle diverse divisioni del gruppo avrebbe comportato “una riduzione della forza lavoro aziendale complessiva”. Nonostante i tagli annunciati - che sempre secondo WSJ e Reuters potrebbero iniziare già oggi, martedì 28 ottobre - Amazon prevede di offrire 250mila posizioni stagionali nel settore della logistica per assorbire il carico di lavoro extra atteso per le prossime festività natalizie.

Amazon, al via maxi-tagli al personale

WSJ e Reuters parlano di 30mila licenziamenti in tutte le divisioni, (anche) per 'colpa' dell'AI

Sono stati presentati oggi lunedì 27 ottobre a Lucca, alla presenza del Sindaco della città toscana, Mario Pardini, degli assessori Paola Granucci, Mia Pisano e Remo Santini, oltre che del co-fondatore dell’agenzia D’Alessandro e Galli Mimmo D’Alessandro, i risultati dello studio condotto dal professor Nicola Salvati dell’Università di Pisa sull’impatto economico e sociale dell’edizione 2025 del Lucca Summer Festival.

L’indagine, in parte già presentata dallo stesso Prof. Salvati lo scorso 7 ottobre in occasione del <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-754532/musica-dal-vivo-italia-dati-2024-assoconcerti-canzone-popolare-live">convegno organizzato a Roma da AssoConcerti “La Canzone Popolare Live. Dati e Prospettive”</a>, ha evidenziato come “il festival rappresenti uno dei principali motori economici per la città e il territorio”, con oltre 44 milioni di euro di indotto complessivo generato dai 19 concerti dell’ultima edizione.

La spesa media per spettatore è stata di 403 euro, con una forte incidenza di pernottamenti (in media 2,5 notti per gli italiani e 4,7 per i visitatori stranieri).

L’età media del pubblico rilevata è di 46,5 anni, con una distribuzione di genere equilibrata (50% donne – 50% uomini), e una provenienza che sottolinea la vocazione turistica del festival: 17% dall’estero, 36% dal resto d’Italia e 29% dal resto della Toscana.

“Significativo” è stato definito il dato sulla fidelizzazione: quasi un quinto del pubblico (19%) ha partecipato a più di un concerto dell’edizione 2025, mentre il 47% dei visitatori dichiara di conoscere già Lucca per precedenti soggiorni, “a conferma della capacità del festival di rafforzare il legame con la città”.

Tra gli eventi che hanno maggiormente contribuito all’impatto economico complessivo spiccano i concerti di Jennifer Lopez (nella foto)&nbsp;e dei Pet Shop Boys. Il concerto di Jennifer Lopez, alle Mura Storiche, ha generato un indotto di 7,3 milioni di euro, con oltre il 40% di pubblico alla prima visita a Lucca e una spesa media di 480 euro per gli italiani e 793 per gli spettatori stranieri, confermandosi come uno degli spettacoli più rilevanti in termini di ricaduta diretta sulla città. Il live dei Pet Shop Boys, in Piazza Napoleone, ha invece prodotto 4,4 milioni di euro di indotto, con una quota di pubblico estero pari al 36% e una spesa media che per i visitatori stranieri supera i 1.300 euro, “a testimonianza della forte capacità di attrazione internazionale dell’evento”.

“Questi numeri confermano quanto il Lucca Summer Festival sia ormai un elemento strutturale della vita culturale ed economica di Lucca”, ha dichiarato D’Alessandro: “Da quasi trent’anni portiamo qui la grande musica internazionale, generando valore per il territorio ma anche per la comunità che lo vive. E’ motivo di orgoglio vedere come ogni estate migliaia di persone da tutto il mondo scelgano Lucca, rendendola a pieno titolo parte della mappa dei più importanti festival europei”.

Lucca Summer Festival, €44 mln di indotto dall’edizione 2025

I risultati presentati oggi dal Prof. Salvati dell’Università di Pisa

69 candidature, ben distribuite all'interno della geografia italiana (59% dal nord, 35% dal centro, 6% da sud e isole), provenienti da tutti i settori dell'industria: live show e rassegne, tecnologie innovative, discografia, editoria, promozione, produzione, distribuzione, ticketing, educazione e formazione. Un lungo percorso che ha visto protagoniste le start-up più interessanti del panorama musicale italiano, e che è culminato&nbsp;oggi con la premiazione (sotto forma di 200.000 e 100.000 euro erogati)&nbsp;di due delle realtà più interessanti tra le proposte ricevute. Stiamo parlando di Get It 4 Music - Percorso di Valore, un progetto dedicato ad aiutare&nbsp;le start-up più interessanti in via di sviluppo a emergere sul mercato, nonché il primo verticale sulle realtà musicali. A promuoverlo Music Innovation Hub in collaborazione con Fondazione Cariplo e Fondazione Social Venture Giordano Dell'Amore.

"Abbiamo iniziato fin da subito a supportare iniziative in quest'ambito dando sostegno a Music Innovation Hub, per noi è un comparto fondamentale da supportare" spiega&nbsp;Maria Chiara Baretta, Programme Officere area Arte e Cultura di&nbsp;Fondazione Cariplo. Un concetto sottolineato anche da&nbsp;Marco Noseda, Chief Impact &amp; Strategy Capital di Fondazione&nbsp;Cariplo:&nbsp;"Siamo estremamente felici di aver potuto sviluppare questa iniziativa. L'eterogeneità dell'offerta&nbsp;è molto ampia, il che vuol dire che il settore si sta strutturando e crescendo: c'è un ampio spettro di servizi e prodotti" commenta. Il che rende particolarmente interessante il comparto anche per gli investitori esterni, come ribadisce Rinaldo Canzi, Investment Manager, fondazione Social Venture Giordano Dell'Amore: "Un terzo del nostro portafoglio è investito in arte e cultura. Speriamo di poter continuare a crescere e portare nuovi investimenti nel settore, che non è un figlio minore del venture capital:&nbsp;bisogna scardinare dall'esterno e dall'interno questo pregiudizio". Un'idea fortemente supportata da sempre da Music Innovation Hub, come spiega Anna Zò, responsabile area innovazione di Music Innovation Hub: "Gestiamo da quattro anni un acceleratore europeo di start-up, ma con Get It 4 Music&nbsp;per la prima volta oggi in Italia c'è un momento verticale sulla musica dedicato a innovazione e imprenditorialità. E' la dimostrazione del fatto che si può fare anche da noi. E' importante cominciare a creare la convinzione che si può investire in questo settore, con un percorso di accompagnamento, supporto e validazione".&nbsp;

E che il supporto e la validazione possano portare a grandi risultati lo dimostra anche il keynote speech di Andrea Malenchini, CEO e founder di Ampligo e ForeSound, che ha iniziato la sua carriera&nbsp;10 anni fa (dato notevole, considerando che ora ho 25 anni). "Avevo aperto quella che chiamavo un'etichetta discografica, anche se all'epoca&nbsp;non avevo la più pallida idea di cosa stavo facendo: lavoravamo con la musica elettronica e aiutavamo gli artisti a caricare i loro brani online. E' stato uno step fondamentale che mi ha fatto scontrare con problemi reali dell'industria" racconta. Da lì è nata Ampligo, una società che si occupa di promozione musicale, ottimizzando e amplificando il consumo di streaming su tutte le piattaforme digitali e oggi lavora con artisti di tutto il mondo. "La mia esperienza imprenditoriale è cresciuta quando sono stato contattato da investitori che mi hanno permesso di sviluppare la parte tecnologica e&nbsp;fatto capire come guardare a una scalabilità e come differenziarci dal resto del mercato" dice. "Oggi lavoriamo con major, indipendenti, fondi, cataloghi, portando un'expertise che guarda non solo alla promozione, ma anche alla risoluzione di altri problemi. E da poco è nata anche ForeSound, una joint venture con una società di Torino che si specializza sul segmento di trend forecasting, prevedendo i nuovi generi emergenti".&nbsp;

La pitch session delle start-up presentate è particolarmente interessante: partecipano realtà come Armonie Inclusive - Musica senza Barriere (che mira alla valorizzazione di percorsi di artisti con disabilità), Emergentissimi (progetto creato e gestito da under 22, per il supporto e la valorizzazione degli artisti emergenti con spazi di ascolto attivi), Milano Songwriting Academy, (una scuola di musica pensata per gli autori), Progetto Caravaggio (per la riduzione della dispersione scolastica attraverso la musica), Songbox Music Heart (che crea esperienze sonore e prodotti relativi alla musicoterapia), SoundBerry (sviluppa modelli di intelligenza artificiale per la generazione controllabile di musica e di suoni). E ancora:&nbsp;Attitude Recordz (label a vocazione sociale che si dedica a categorie svantaggiate e marginalità), Hat Music (piattaforma per connettere artisti emergenti a professionisti dell'industria musicale), Rippotai&nbsp;(ha brevettato Soundpotai, un pouf che trasmette la musica anche attraverso le vibrazioni), Ticketoo (marketplace fan-to-fan per la vendita etica dei biglietti di concerti e festival), Timeless School Contest (associazione sociale nata per lanciare un contest nazionale tra le scuole superiori italiane in ambito musicale).

Le Best Start-up 4 Impact premiate, che hanno ricevuto rispettivamente 200.000 e 100.000 euro dalla Fondazione Social Venture Giordano Dell'Amore, sono state scelte con criteri precisi: "La sostenibilità economica e l'impatto generato. Non diamo contributi a fondo perduto, ma per accompagnare i progetti nel loro percorso" spiega Marco Gerevini, consigliere delegato della Fondazione. "Non a caso la giornata di oggi si chiama Demo Day, perché alcune di queste iniziative hanno bisogno di ancora un po' di tempo per crescere e strutturarsi. Preghiamo però tutti di rimanere in contatto, perché siamo degli investitori molto pazienti". A ricevere il primo premio è Ticketoo, mentre ad aggiudicarsi il secondo premio è Milano Songwriting Academy.&nbsp;

Get It 4 Music: premiato il meglio delle start-up musicali

Un'idea di Music Innovation Hub, Fondazione Cariplo e Fondazione Social Venture Giordano Dell'Amore

SIAE ha comunicato oggi, lunedì 27 ottobre, l’avvio delle ripartizioni trimestrali delle royalties online per la musica degli autori ed editori associati alla collecting. E’ - ha sottolineato la Società Italiana degli Autori ed Editori in una nota - “il primo punto di arrivo di un percorso costante di crescita”.

“Sono oltre 13 milioni di euro le royalties online distribuite oggi, provenienti da piattaforme come YouTube, Spotify, Apple Music, Amazon Music, TikTok, Instagram, Facebook, Deezer e Tidal e relative agli stream/ascolti nel primo trimestre 2025”, ha fatto sapere SIAE, che ha registrato una crescita su base annua dei diritti in ambito digitale relativi al proprio repertorio del 15,6%, con un +12% riguardo Spotify e un +10% riguardo Apple Music.

“Grazie a innovazione, efficienza e negoziazioni strategiche, stiamo costruendo un sistema di ripartizione sempre più in ascolto delle esigenze di chi crea”, ha concluso la collecting.

SIAE, al via le ripartizioni trimestrali delle royalties

La collecting: ‘E’ iniziata una nuova era’

Chaotic Good, Floodify, Hundred Days: sono nomi di agenzie che non ci sono particolarmente familiari, ma che negli Stati Uniti cominciano a diventare note agli addetti ai lavori dell'industria discografica. Sono infatti specializzate in viral marketing, e in particolare nella promozione della musica su TikTok. Con una strategia che si differenzia da quella adottata in Italia. Da noi molto si basa&nbsp;sulla collaborazione con creator popolari per l'utilizzo di una canzone all'interno dei loro reel; in America, invece, sempre più spesso si lavora&nbsp;sulla base di&nbsp;cosiddetti "burner account".&nbsp;Il nome ricorda quello dei burner cell, i cellulari usa e getta. Ma cosa sono?

In sostanza si tratta di account che non fanno capo a persone reali, ma postano come se fossero persone reali: meme, reel, brevi sequenze video, tutti molto banali e ripetitivi. Con in sottofondo una specifica canzone, che quindi comincia a girare nell'algoritmo di TikTok in maniera molto più organica. I burner account, che spuntano e spariscono come funghi e spesso sono automatizzati attraverso l'uso dell'AI, di solito non hanno molto seguito: giocano più sulla quantità, però, perché se ne possono creare in grandi quantità (ed è più difficile rilevarli come effettivi bot). C'è addirittura chi recluta squadre di giovani utenti&nbsp;per gestire e coordinare questi account in massa, eliminando così&nbsp;il rischio di essere identificati come fake.

L'operazione così gestita è relativamente economica: una campagna può partire da circa 5.000 dollari a canzone. Agenzie come Floodify si pubblicizzano affermando di avere oltre 20.000 utenze TikTok a disposizione per le loro campagne, ma naturalmente il rischio è dietro l'angolo, sia per chi governa l'offerta che per chi sta dal lato della domanda: di recente, in effetti, la stessa Floodify si è vista chiudere 7.000 burner account dall'oggi al domani. Come spesso accade, anche le strategie in apparenza migliori possono rivelarsi un boomerang.

Burner account: cosa sono e perché tutti ne parlano

Anziché pagare i creator di TikTok, molte label e artisti stanno adottando una strategia diversa

Il DSP svedese ha confermato un ulteriore ritocco al rialzo dei prezzi degli abbonamento nel Regno Unito: come riferito da diverse testate inglesi, Spotify ha iniziato a informare - via email - i propri abbonati oltremanica di un aumento delle tariffe di abbonamento che sarà reso effettivo a partire dal mese prossimo.

La sottoscrizione individuale passerà da 11,99 a 12,99 sterline: gli aumenti hanno interessato anche le formule Duo (ora a 17,99 sterline) e Family (ora a 21,99 sterline), mentre invariato - a 5,99 sterline al mese - è rimasto il piano riservato agli studenti.

"Mentre continuiamo a innovare e ad aumentare il valore che offriamo, aggiorniamo periodicamente i nostri prezzi per riflettere le condizioni del mercato locale e i fattori economici, garantendo che il nostro servizio rimanga ineguagliabile", ha commentato un portavoce del servizio a Sky News.

Spotify, nuovo aumento dei prezzi nel Regno Unito

L’abbonamento individuale sale a 12,99 sterline al mese

Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un “accordo definitivo” sul passaggio di proprietà dell’operatività di TikTok negli USA: a dichiararlo è stato il Segretario al Tesoro americano Scott Bessent. L’intesa - i cui dettagli sono stati “definiti” ma, per il momento, non divulgati - sarà ratificata ufficialmente il prossimo giovedì, 30 ottobre, in occasione dell’incontro - previsto a Seul, in Corea del Sud - tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping.

L’accordo, ha spiegato Bessent, è da inquadrare in un contesto più ampio di intese commerciali riguardanti - tra le altre cose - terre rare, soia, lotta al traffico di fentanyl ed esportazione di tecnologia che i leader dei due paesi discuteranno entro la fine di questa settimana.

Secondo quanto fatto trapelare nelle ultime settimane, la versione “americana” di TikTok sarà controllata per il 65% da investitori occidentali - tra cui dovrebbero figurare Oracle, Silver Lake e MGX, oltre che gli attuali azionisti General Atlantic, Susquehanna e Sequoia - e per meno del 20% del capitale da investitori cinesi.

TikTok, raggiunto ‘l’accordo definitivo’ tra USA e Cina

La ratifica ufficiale prevista giovedì 30 ottobre a Seul

Secondo la testata statunitense The Information, il fatturato di Suno sarebbe attualmente già assestato su circa&nbsp;150 milioni di dollari di ricavi ricorrenti annuali. Se si volesse interpretarlo come una tendenza, si prenda nota che&nbsp;dagli abbonamenti alla sua app sta generando un valore quasi quadruplicato rispetto a un anno fa. Manca il paragone con la crescita dei margini rispetto ai livelli di un anno prima, ma ciò che filtra resta impressionante: il profitto lordo&nbsp;dell’azienda supererebbe il 60%.

Sotto il profilo del modello, la startup - che rende possibile creare musica tramite&nbsp;prompt conversazionali - offre piani sia gratuiti che a pagamento, con abbonamenti mensili da 10 o 30 dollari,&nbsp;che consentono di generare più brani. Di qui la stima - derivata dal presunto&nbsp;ammontare&nbsp;del fatturato - sul possibile numero di abbonati paganti, che sarebbe di almeno cinque milioni di individui; ovviamente, sommandovi gli utilizzatori in modalità ‘free’, il numero totale di utenti sarebbe probabilmente molto più alto.

Tutto ciò contribuisce a spiegare perché, sulla base di alcune&nbsp;offerte di investimento&nbsp;più recentemente ricevute,&nbsp;la valutazione di Suno (guidata dall’amministratore delegato Mikey Shulman)&nbsp;supera attualmente&nbsp;i&nbsp;2 miliardi di dollari. Con queste premesse, Suno si candida a diventare un fenomeno di massa.

<h3>Meno hype e più SLM</h3>

Chi segue in maniera continuativa le vicende riguardanti il fenomeno della Gen AI ha chiari due elementi: è il comparto di gran lunga a maggiore attrazione di capitale e il capex&nbsp;è talmente elevato che ci sono dubbi sulla sostenibilità dei modelli di molte startup attive nel settore - non solo nel lungo termine, anche nel medio periodo. Quindi, sulla base di quanto divulgato da The Information, Suno avrebbe già fatto la differenza in più di un modo. In particolare tirandosi fuori dall’hype che caratterizza la rapida ascesa e l’altrettanto rapido precipizio del 99% delle giovani aziende che affrontano il mercato con idee e strumenti immediatamente assorbiti e resi economicamente inutili dai modelli dei giganti del comparto. In secondo luogo macinando una percentuale di margine lordo che non è quella tipica dell’industria musicale, bensì quella del mondo del software. Il che suggerisce un’ulteriore domanda, se si&nbsp;considera - come accennato sopra - che la Gen AI è un’idrovora di risorse sul termine della cui bulimia nessuno ha una visione precisa. La domanda è: ma Suno, quindi, come fa? Suno è una bestia diversa da Open AI, Anthropic e compagnia perché non opera sul più fenomenico territorio dei LLM - il cui addestramento origina chatbot che conversano su qualsiasi tema con gli utenti finali - ma appartiene al segmento delle aziende impegnate con gli SML. Significa che Suno non utilizza un grande modello linguistico generalista (LLM, Large Language Model) che richiede enormi quantità di dati, potenza di calcolo e memoria, con costi di addestramento e funzionamento costosissimi; usa, invece, un modello più piccolo e specializzato, ottimizzato per la generazione musicale. In pratica, un&nbsp;SLM (Small Language Model) adattato all’audio, in grado di creare brani coerenti con costi e tempi molto inferiori rispetto ai modelli “giganti” dell’intelligenza artificiale testuale. A differenza dei grandi modelli linguistici generalisti, il suo approccio punta su efficienza e verticalità, con architetture di minori dimensioni ma ad alta specializzazione musicale. Usa meno parametri e meno energia. Insomma, dietro le canzoni di Suno non c’è un’intelligenza “grande” ma una “precisa”: un modello di linguaggio ridotto, ottimizzato per riconoscere pattern sonori e tradurli in musica.

<h3>Il futuro</h3>

Però anche Suno ha bisogno di dati per addestrare il suo modello e le numerose <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-745385/intelligenza-artificiale-maxi-cause-delle-major-a-suno-e-udio">cause legali&nbsp;intentatele contro dalle majors musicali</a> saranno un fattore sulla sua sostenibilità e, poi, sulla sua marginalità. Se <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-754476/il-ft-umg-e-wmg-vicine-a-un-accordo-con-le-aziende-ai">le prime si "sistemassero"</a>, alla possibile marginalità inferiore sopperirebbe senza problemi la crescita&nbsp;dell’utenza. L’incognita legale non è acqua di rose, ma è noto che i dialoghi sono in corso. Chissà.

Resta un ulteriore punto di domanda sul futuro di Suno, perché nel frattempo la frontiera si sta spostando e colossi come OpenAI, Google, Meta&nbsp;e Anthropic&nbsp;stanno sviluppando modelli LLM multimodali, capaci di operare su testo, immagine, video e suono. In questo ecosistema, la musica non è più un prodotto a sé, ma un’estensione naturale del linguaggio: un elemento da generare o adattare in tempo reale a un contesto narrativo, visivo o pubblicitario. È la logica della convergenza — e i giganti del settore hanno risorse, dati e potenza di calcolo per perseguirla.

Tuttavia, la specializzazione rimane un vantaggio competitivo. Gli LLM possono “fare musica”, ma Suno vive di musica: la qualità sonora, la coerenza stilistica e la curatela dei risultati lo collocano ancora su un piano differente. Mentre gli operatori generalisti integrano la musica nelle loro esperienze di intelligenza artificiale globale, Suno costruisce un’identità fondata sull’ascolto — e su un principio semplice ma potente: l’AI non deve solo capire la musica, deve sentirla. Sotto questo profilo, quasi vent’anni dopo, Suno sta a Spotify come Apple Music sta ad Apple.

I conti di Suno

Le rivelazioni di The Information sulla più discussa startup musicale dell'anno

<h2>Presentazioni, incontri</h2>

Lunedì 27 ottobre 
Molto attesa la presentazione di "Orbit Orbit", il nuovo album di Caparezza, accompagnato da un fumetto da lui firmato in collaborazione con Sergio Bonelli Editore. Per l'occasione, non a caso, l'incontro&nbsp;avverrà nell'ambito di Lucca Comics.

Presentazioni&nbsp;in settimana a Lucca

<h2>Eventi, convegni</h2>

Da martedì 28&nbsp;ottobre a&nbsp;lunedì 3 novembre 
RomaEuropa Festival, giunto alle soglie della&nbsp;sua 40esima edizione, propone il meglio della scena contemporanea in oltre 20 spazi della Capitale. La rassegna si avvia a conclusione (terminerà il 16 novembre) con alcuni degli appuntamenti musicali più attesi: quelli con&nbsp;Laurie Anderson, Asian Dub Foundation, Paolocà e Marsicano, Moritz Ostruschnjak, REF KIDS e molto altro ancora.

Roma, festival diffuso

<h2>In&nbsp;tour, in uscita</h2>

Venerdì 31&nbsp;ottobre 
Oltre a Caparezza, già menzionato prima,&nbsp;l'unica altra grande uscita di Halloween è internazionale:&nbsp;si tratta infatti di Florence + the Machine, con l'atteso "Everybody scream".

Da mercoledì 29&nbsp;ottobre a domenica 1 novembre 
Debutta il tour nei palazzetti di Elodie, con la data zero di Jesolo il 29 ottobre e una doppia data all'Unipol Forum di Assago dal 31 ottobre all'1 novembre (proseguirà poi con le tappe di Torino, Eboli, Padova, Roma, Firenze e Messina). Tra gli stranieri si segnala la data italiana di Yungblud, sempre il 31 ottobre, in una location inconsueta: la Chorusline Arena di Bergamo.

Per segnalazioni di eventi e presentazioni - che devono essere legati al mondo dell'industria musicale - si può scrivere a<a href="mailto:agenda.musicbiz@rockol.it,%20?subject=Segnalazione%20per%20Agenda%20Music%20Biz">&nbsp;agenda.musicbiz@rockol.it</a>

MusicBiz 7 Giorni: l'agenda dell’industria musicale

Presentazioni, release, inaugurazioni, eventi: gli appuntamenti della settimana

I pionieri del tema Gen Ai ricorderanno che, ben prima del rilascio di ChatGPT, OpenAI aveva sviluppato due modelli di generazione musicale: si chiamavano MuseNet (2019)&nbsp;e <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-719214/l-intelligenza-artificiale-ricrea-musica-dei-beatles-e-elvis-e-mina">Jukebox</a> (2020). Da tempo immemore non sono disponibili pubblicamente per gli utenti tramite il chatbot, ma la tregua potrebbe essere agli sgoccioli.

Secondo quanto filtrato nella notte su più media americani, OpenAI&nbsp;starebbe infatti lavorando a un sistema di intelligenza artificiale capace di creare musica, collaborando con studenti della Juilliard School&nbsp;per annotare spartiti e costruire i dataset necessari all’addestramento dei modelli. L’azienda starebbe introducendo nuovi prodotti con rapidità, espandendosi oltre i servizi principali di chatbot. Un modello musicale di AI che permetta agli utenti di OpenAI di generare musica, come tracce vocali o strumentazioni, andrebbe oltre ciò che ChatGPT e i modelli esistenti di OpenAI possono fare. Se chi usa&nbsp;ChatGPT può chiedere al chatbot di scrivere testi, progressioni di accordi o schemi di rime nello stile di un artista specifico, non può creare una canzone completa come fanno altri generatori di musica come quelli sviluppati da Suno&nbsp;e Udio.

A marzo&nbsp;OpenAI ha inoltre lanciato altri modelli di AI che generano audio, ai quali questa nuova tecnologia probabilmente si sovrapporrà nella generazione musicale, come le voci: i&nbsp;modelli audio aggiornati di riconoscimento vocale (speech-to-text) e sintesi vocale (text-to-speech) rilasciati dall’azienda di Altman sono stati concepiti per generare agenti vocali in settori come il servizio clienti.

Lo sviluppo intorno alla musica suona coerente con altre due novità per Open AI: la creazione di un feed sociale in stile X all’interno di ChatGPT, dove gli utenti possono condividere come usano il chatbot e funzionalità sociali utili per condividere qualsiasi contenuto, inclusi eventuali brani musicali creati dagli utenti tramite OpenAI; ed il lancio della sua app video Sora, capace di generare video brevi simili a quelli di TikTok interamente con l’intelligenza artificiale (la app &nbsp;ha raggiunto un milione di download&nbsp;in meno di cinque giorni).

L’interesse non è solo tecnologico ma strategico. Un motore musicale integrato in ChatGPT&nbsp;o in Sora&nbsp;aprirebbe a nuovi modelli di business, anche pubblicitari: agenzie e creatori potrebbero usarlo per ideare jingle, sonorizzare video o comporre colonne sonore personalizzate. OpenAI potrebbe così unire creatività e monetizzazione, mantenendo gli utenti più a lungo all’interno del suo ecosistema — che oggi conta oltre 800 milioni di persone&nbsp;nel mondo.

La mossa arriva mentre la società, valutata 500 miliardi di dollari, cerca di recuperare terreno rispetto a Google, che a maggio ha presentato la seconda generazione del suo modello musicale Lyria, disponibile tramite Google Cloud&nbsp;e già impiegato nella creazione di sound design per campagne pubblicitarie.

Con l’espansione verso l’audio, OpenAI punta a un modello sempre più integrato in cui il nuovo progetto musicale sarebbe il segnale di una maturazione definitiva: dal testo al suono, e dal chatbot al creatore multimediale. OpenAI diventerebbe un luogo in cui si scrive, si compone e si produce, tutto senza uscire dall’ambiente ChatGPT. &nbsp;Una suggestione non troppo dissimile da <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-754560/chatgpt-spotify-e-la-nascita-della-everything-app">quanto abbiamo raccontato a proposito della “everything app”</a>.

Circa il tema delle strategie di sviluppo ed espansione dei modelli di AI generativa musicale, MusicBiz ha pubblicato - <a href="https://www.rockol.it/news-754916/suno-intelligenza-artificiale-musicale-analisi-conti-prospettive">a questo indirizzo</a> -&nbsp;un approfondimento riguardo le ultime novità e le prospettive di crescita di Suno, considerata dai principali osservatori internazionale la start-up dell'anno nel segmento dell'intelligenza artificiale musicale.

OpenAI e generazione di musica: ci siamo?

Sam Altman lavora ormai all’ecosistema: video, social e... musica

Nella classifica Top Album FIMI/NIQ Top of the Music sponsored by SCF relativa alla settimana dal 17 ottobre 2025 al 23 ottobre 2025 Irama vede il suo nuovo album “Antologia della vita e della morte” debuttare in prima posizione: alle sue spalle si confermano, stabili, “Tutta la vita (Sempre)” di Olly al secondo posto e “Per soldi e per amore” di Ernia al terzo.

Oltre a quella già citata, tra le nuove entrate nella top ten si segnalano:

<ul>
	<li>“The Luck and Strange Concerts” di David Gilmour in quarta posizione</li>
	<li>“Caramé” di Angelina Mango in settima posizione</li>
</ul>

Resta immutata rispetto a sette giorni fa la classifica Top Singoli FIMI/NIQ Top of the Music sponsored by SCF relativa alla settimana dal 17 ottobre 2025 al 23 ottobre 2025, con “Questa domenica” di Olly &amp; Juli in prima posizione, “Fellini” di Ernia &amp; Kid Yugi in seconda e “Per te” di Ernia in terza.

Non si segnalano nuove entrate nella top ten.

<a href="https://www.rockol.it/classifica-fimi-billboard-uk-radio-dischi-piu-venduti?preview=a608820c8b02f821fd24a9f57f9db081#Classifichee%20polemiche&amp;refresh_ce">Classifiche: speciale e aggiornamenti continui qui</a>.

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Irama

Classifiche, novità 16 ottobre: Irama debutta in testa

‘Antologia della vita e della morte’ è l’album più ascoltato della settimana

BMG ha voluto rendere ufficialmente omaggio a Dave Ball, insieme a Marc Almond fondatore dei Soft Cell, <a href="https://www.rockol.it/news-754901/soft-cell-morto-dave-ball-tributo-marc-almond-tainted-love-storia">scomparso lo scorso 22 ottobre a Londra all’età di 66 anni</a>.

Definito dall’etichetta e società di edizioni tedesca come “una delle figure più distintive e influenti della musica elettronica britannica”, Ball - ricorda BMG - “ha contribuito a plasmare l'evoluzione del synth-pop, dell'elettronica e della musica dance, fondendo sperimentazione d'avanguardia con melodia, atmosfera e profondità emotiva”, e definendo “l'estetica synth-pop dei primi anni '80”.

Oltre ad aver pubblicato “Happiness Not Included” del 2022, BMG aveva curato anche la pubblicazione di due uscite di uno dei progetti collaterali di Ball, i Grid (in particolare, l’album “Doppelgänger” del 2008 e l’EP “Floatation (The Remixes)”, in collaborazione con Skint), oltre che di “Ecco Homo”, disco del 2024 di Gavin Friday alla realizzazione del quale Ball aveva contribuito come produttore.

"Silenziosamente geniali e infinitamente innovativi, pochi artisti hanno plasmato la musica elettronica come Dave Ball”, ha commentato Alistair Norbury, President UK, Europe &amp; APAC di BMG: “Il suo lavoro con i Soft Cell ha dimostrato che i sintetizzatori possono essere audaci e profondamente umani. Vero pioniere, ha dimostrato che emozione e sperimentazione possono coesistere e il suo sound continuerà a vivere, ispirando le generazioni a venire".

BMG, l’omaggio a Dave Ball (Soft Cell)

La società ricorda l’artista scomparso: ‘Una delle figure più influenti del panorama elettronico UK’

Una crescita costante - ma in progressivo rallentamento - per i prossimi cinque anni, fino ad arrivare, nel 2030, a un volume d’affari di oltre 14 miliardi di dollari a livello globale: questo, in estrema sintesi, è lo scenario dipinto da uno studio di Omdia - società di analisi commerciali legata a Informa TechTarget - relativo al mercato dell’editoria musicale.

Secondo l’indagine, nel 2025, il settore publishing può aspettarsi una crescita su base annua del 9,6%, destinata a scendere al 7,3% nel 2026, al 6,4% nel 2027, al 5,2% nel 2028, al 4,3% nel 2029 e al 3,7% nel 2030. Alla fine del decennio il segmento dello streaming dovrebbe fruttare agli editori circa 8 miliardi di dollari, due in più di quanto - sempre secondo lo studio - i publisher dovrebbero aspettarsi dai DSP.

“Come accade già da diversi anni, il settore dell’editoria musicale è in forte espansione”, ha commentato Simon Dyson, analista senior di Omdia: “L'inevitabile rallentamento della crescita dello streaming musicale limiterà i futuri guadagni degli editori, ma il settore raggiungerà nuovi traguardi in termini di fatturato nei prossimi anni e le prospettive di crescita a lungo termine non sono mai state così positive".

La previsione del giro d’affari del mercato editoriale fatta da Omdia per il 2025 si aggira intorno agli 11 miliardi di dollari a livello globale, dato abbastanza coerente a quello riferito dall’ultimo <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-752241/publishing-il-mercato-mondiale-vale-oltre-11-miliardi-di-dollari">studio pubblicato da ICMP</a> diffuso alla fine dello scorso maggio relativo al 2024, che stimava in 11,1 miliardi di dollari i ricavi a livello globale del settore.

Publishing, le previsioni: crescita media del 5,4% fino al 2030

L’outlook di Omdia (Informa TechTarget) sulle prospettive del settore

L’associazione di etichette indipendenti europee Impala è tornata a evidenziare possibili criticità dell’<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-748886/virgin-music-group-umg-acquisira-downtown-music">acquisizione di Downtown Music da parte di Virgin Music Group</a>, la divisione dedicata ai servizi per etichette e artisti di Universal Music Group. Dopo il lancio, all’inizio del mese, della campagna <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-754501/umg-downtown-win-lancia-la-campagna-block-the-deal">Block the Deal</a>, Impala - nella giornata di oggi, venerdì 24 ottobre - ha diffuso uno studio compilato dalla professoressa Amelia Fletcher, artista (con trascorsi nelle fila di band come Talulah Gosh, Heavenly, Marine Research e Tender Trap) ed economista - nominata nel 2014 Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico - nota per i propri lavori sui temi come concorrenza e tutela dei consumatori.

Nell’articolo Fletcher dimostra - si legge in una nota diffusa da Impala - “l'esistenza di una correlazione diretta tra riduzione dei ricavi delle etichette indipendenti e diversità e cultura”.

“Sulla base delle ipotesi formulate, i risultati indicano che anche una piccola riduzione dei ricavi può ridurre il numero totale di uscite discografiche e i guadagni degli artisti”, spiega lo studio: “Inoltre, le uscite discografiche perse tenderebbero a essere quelle meno vendibili, ovvero quelle caratterizzate da generi o comunità più piccole o da musica in lingua non inglese”.

"L'impatto dell'acquisizione di Downtown da parte di UMG sulla diversità culturale è una parte essenziale della valutazione della concorrenza”, ha commentato Impala. “Le case discografiche indipendenti sono sempre state promotrici della diversità culturale e paladine della nuova musica. Il modello della professoressa Fletcher è chiaro, e il mercato musicale stesso è ancora più vulnerabile alla concentrazione rispetto al passato. Nel caso Universal Music dovesse effettivamente acquisire Downtown, ci sarà un impatto negativo significativo sulla diversità culturale artistica all'interno dello spazio economico europeo, perché le etichette indipendenti genereranno meno entrate e avranno meno denaro da spendere per la nuova musica".

Il documento elaborato da Fletcher è stato consegnato alla Commissione Europea, che sta conducendo un’indagine antitrust sulla proposta di acquisizione - <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753880/umg-downtown-la-commissione-ue-sospende-pro-tempore-l-indagine">temporaneamente sospesa</a>.

"E’ una questione di equilibrio”, ha commentato la Chair di Impala Helen Smith: “Le grandi aziende sono importanti, così come la collaborazione, come dimostra il progetto congiunto di licenze AI con Spotify. Allo stesso tempo, sono state sollevate preoccupazioni sulla salute del mercato digitale e dell'ecosistema se si permette al leader di diventare troppo grande. Le conclusioni evidenziano il rischio che il settore indipendente perda fatturato di conseguenza, con conseguenti minori uscite e una minore diversificazione”.

“I risultati della ricerca fanno chiaramente vedere quale sia la posta in gioco”, ha aggiunto Francesca Trainini, Vicepresidente di PMI - Produttori Musicali Indipendenti: “Tutti gli occhi del settore indipendente sono puntati sulla Commissione Europea per garantire che il mercato musicale rimanga equo e competitivo, un mercato in cui possano prosperare vera concorrenza e diversità. La diversità culturale è una delle risorse uniche dell'Europa ed è giusto che sia sancita a livello di trattato”.

Downtown / UMG, per Impala ‘diversità culturale a rischio’

L’associazione indipendente cita uno studio della professoressa Amelia Fletcher

Nel terzo trimestre 2025 Deezer ha registrato ricavi per 131,4 milioni di euro, in calo dell’1,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: la performance, che l’azienda in una nota ha definito “in linea con le aspettative”, è stata bilanciata da una netta crescita nel numero degli abbonati (+11,7%, a quota 3,7 milioni, 1,8 dei quali fuori dalla Francia). Per l’anno fiscale 2025 il DSP conferma di aspettarsi un altro semestre di EBITDA in crescita e flusso di cassa positivo.

Prima dell’inizio del nuovo anno la piattaforma con quartier generale a Parigi ha confermato il lancio “di una funzionalità di condivisione universale aggiornata, che consente lo sharing multipiattaforma di playlist, da Deezer ad altri servizi di streaming”: il servizio, inoltre, proseguirà “nella lotta contro le frodi basate sull'intelligenza artificiale, rilevando e taggando i contenuti interamente generati dall'intelligenza artificiale”.

"La crescita degli abbonati in Francia ha accelerato per il terzo trimestre consecutivo, confermando l'impatto positivo delle nostre iniziative di differenziazione nel nostro mercato interno”, ha commentato il CEO di Deezer Alexis Lanternier: “Nel resto del mondo, anche il numero di abbonati nel segmento Direct sta accelerando, a dimostrazione della qualità del nostro servizio e dell'appeal del nostro brand, che promuove trasparenza e correttezza nello streaming musicale. Il nostro sistema di rilevamento basato sull'intelligenza artificiale e le nuove funzionalità di personalizzazione stanno attirando l'attenzione globale, aprendo opportunità che vanno oltre i nostri mercati principali. Deezer è all'avanguardia nella protezione di artisti e detentori di diritti, offrendo al contempo esperienze musicali innovative e indimenticabili per i fan. Guardando al futuro, ci concentriamo sul lancio di nuovi prodotti orientati ai fan e su entusiasmanti innovazioni per gli artisti, progettate per accrescere il coinvolgimento, ampliare il controllo creativo e differenziare ulteriormente l'esperienza di ascolto su Deezer”.

Deezer, nel Q3 2025 ricavi a 131,4 milioni di euro

Entrate in calo (-1,9% su base annua) ma performance ‘in linea con le aspettative’

Sebastiano Gaggiano - fondatore nel 2023 di Ed3sign, nella foto&nbsp;- dal 2016 è Frontend Developer di Clockbeats, società multisettoriale guidata da Paolo Mantini: dal 2019 Gaggiano ricopre il ruolo di CTO a Matchfy, realtà legata a Planet X - società fondata dallo stesso Mantini dopo il distacco della nuova start-up da Clockbeats - dedicata ad artisti e curatori musicali. Nata come “<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-747272/matchfy-startup-promozione-streaming-intervista-paolo-mantini">piattaforma di matching tra curatori di playlist e creatori musicali</a>”, Matchfy ha conosciuto nel 2025 una rapida crescita non solo in termini di utenza, ma anche di partnership a livello internazionale e di profilo aziendale - con la recente finalizzazione di un round di finanziamento da 2 milioni di euro: logica, quindi, l’evoluzione del servizio da un ambito ristretto - quello, appunto, dello streaming - a un ampio spettro di aree, che spaziano dal live al monitoring e all’analisi dei dati. Un repentino e radicale ampliamento del raggio d’azione che ha posto a Gaggiano una sfida non da poco, ovvero quella di assicurare scalabilità alle infrastrutture esistenti per garantire successo all’integrazione dei nuovi tool che stanno rendendo possibile la crescita di Matchfy. Grazie a un approccio più da psicologo che da informatico. “Come dico sempre, ‘Fammi vedere il codice e ti dirò chi sei’”, ci racconta, per spiegare una delle fasi più importanti del suo lavoro - ovvero quella di tradurre una visione in un progetto concreto: “Il codice è uno specchio della mente dell'individuo, si intuisce il modo di ragionare e la sensibilità di chi lo produce”.

Come descriveresti, da un punto di vista tecnico, l’evoluzione di Matchfy dalla sua fondazione a oggi? Qual è stato il punto di svolta, dalla tua prospettiva di CTO?

L'evoluzione di Matchfy è stata sorprendentemente rapida. Il progetto nasce in realtà nel 2019 ma per diverse ragioni resta bloccato da un punto di vista dello sviluppo fino al 2023. Nessuno si stava occupando di gestire la piattaforma a livello tecnico, eppure gli utenti continuavano ad interagire e tenere viva la community.

Nel marzo del 2023 intuisco che c'è ancora del potenziale nel progetto, al punto che decido di prendermi un mese per riscrivere completamente il software. Ad essere sinceri all'epoca per me si trattava più di un esercizio di stile, non avevo la minima idea della scala che un progetto simile potesse raggiungere. Pochi mesi più avanti avevamo riscontrato un grande interesse sia da parte di qualche migliaia di utenti, oltre che da potenziali investitori. Entro la fine del 2023 avevamo chiuso il primo round di finanziamento segnando a tutti gli effetti la nascita di una nuova azienda, nel Gennaio 2024. Quasi due anni dopo ce la giochiamo con i top 5 a livello mondiale nel nostro settore, dunque direi che abbiamo fatto bene a dare una seconda vita a Matchfy.

Non c'è stato un punto di svolta preciso, i problemi da risolvere sono infiniti: bisogna scegliere con cura quali affrontare ed ognuno di questi può rappresentare a modo suo una svolta. È importante nella tempesta saper mantenere la rotta e portare avanti la propria visione di prodotto. La filosofia alla base di Matchfy è rimasta invariata, nonostante sia cambiata tutta l'infrastruttura tecnologica nel mentre.

Nel 2025 Matchfy ha siglato diverse partnership - con <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751922/matchfy-una-partnership-con-songstats">Songstats</a> e <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750345/matchfy-due-nuove-partnership-con-songstats-e-roex">RoEx</a>, tra le altre: quanto incidono integrazioni del genere sull’architettura software di una servizio come il vostro? Quali sono le sfide? E quali gli obiettivi?

Queste partnership sono innanzitutto occasioni preziose per imparare: ci offrono nuovi punti di vista e stimoli per fare meglio. L'obiettivo principale è sempre quello di dare un valore aggiunto alla nostra community. In genere valutiamo tutti quei servizi che possono essere complementari alla nostra offerta e utili per un artista che si promuove su Matchfy. Per ogni accordo che chiudiamo ce ne sono altrettanti che rifiutiamo. In generale avere come interlocutori dei "veterani" del settore mi rende orgoglioso e valida in qualche modo tutto il lavoro che stiamo portando avanti.

Da un punto di vista progettuale il problema è a mio avviso creativo prima che tecnico. Per fare un esempio pratico, l'interscambio dei dati è uno standard, quindi relativamente semplice da implementare, mentre decidere in che modo questo nuovo flusso di dati si integra con l'ecosistema esistente è un altro paio di maniche. La sfida è proporre qualcosa di non banale, che sia ragionevole per il partner e di valore per l'utilizzatore finale. Bisogna trovare il giusto equilibrio e non è così facile come aggiungere un logo ad una griglia. Non crediamo molto negli "scambi di visibilità", le collaborazioni che funzionano davvero sono quelle dove entrambe le parti comunicano tra loro, promuovono i rispettivi punti di forza e trovano la giusta quadra. Il rapporto umano cambia completamente il modo di approcciare le fasi tecniche successive, e fa la differenza.

Sempre nel 2025 <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750598/musica-dal-vivo-matchfy-lancia-wantedlive">Matchfy ha lanciato Wanted.live</a>, piattaforma che si è posta l’ambizioso proposito di “cambiare radicalmente il modo di organizzare concerti”: quanto è importante, in fase di elaborazione del progetto, la prospettiva del CTO? In queste fasi, quando avviene l’incontro tra la visione e il codice?

Wanted.live è un progetto satellite dedicato agli eventi dal vivo, si inserisce perfettamente all'interno del "coltellino svizzero" di Matchfy fatto di tool per artisti e label indipendenti. La prospettiva del CTO penso che faccia la differenza tra un prodotto che riesce e uno che fallisce. Nel nostro caso il software coincide col prodotto, quindi se non è di qualità elevata partiamo da una condizione di enorme svantaggio.

Il digitale si è imposto praticamente in ogni aspetto della nostra vita, tuttavia le persone tendono a dare più valore a qualcosa che possono toccare con mano. Tra un account Matchfy ed una scheda audio un artista dirà probabilmente che tiene di più a quest'ultima, perché è un oggetto fisico nel suo mondo. Il software maggiormente riuscito di fatto è invisibile, lo usiamo senza pensarci. Quando invece litighiamo con l'app della banca — per fare un esempio abbastanza realistico — allora diventa d'intralcio ed è sintomo che qualcosa non va. Il nostro focus in ogni progetto parte dall'esperienza utente e dall'interfaccia grafica. All'interno del team sono abbastanza noto per essere "preciso", o "fastidioso", o altri termini più coloriti che possiamo immaginarci... L'attenzione al dettaglio è importante e francamente ci eleva da tutta una serie di cloni che esistono sul mercato. La persona non-tecnica non noterà mai quella differenza di allineamento di 4 pixel, o la fluidità di un’animazione, eppure a livello più o meno inconscio percepisce la qualità complessiva di ciò che ha davanti.

Per rispondere alla tua domanda, il codice (quando funziona) coincide con la visione, non lascia spazio a fraintendimenti. "Fammi vedere il codice e ti dirò chi sei", è una frase che ripeto ai miei collaboratori. Il codice è uno specchio della mente dell'individuo, si intuisce il modo di ragionare e la sensibilità di chi lo produce. Non è un caso che l'AI si stia diffondendo tramite gli LLM (Large Language Models). Parlando di AI credo che il codice tra qualche anno diventerà una commodity — il cosiddetto "vibe coding", che consente tramite AI anche a figure non tecniche di creare il proprio sito o la propria app — a quel punto il vero valore aggiunto si sposterà sempre di più sulla capacità di identificare le necessità del mercato e creare i prodotti che le soddisfano.

“Stiamo dimostrando che modelli basati su trasparenza, dati e community funzionano davvero nel mondo musicale", ha dichiarato il fondatore e CEO di Matchfy Paolo Mantini, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-754685/matchfy-chiuso-un-secondo-round-di-finanziamento">annunciando la chiusura del secondo round di finanziamento</a>: quali sono, da un punto di vista tecnico, le peculiarità dei modelli basati su questi tre pilastri? E perché, secondo te, funzionano? 

Uno dei punti di forza di Matchfy dall'inizio è stato quello di approcciarsi alla promozione musicale costruendo una community, condividendo i dati sulle playlist e sui contatti dei curatori, a differenza dei nostri competitor che si avvalgono di sistemi più chiusi. Nel momento in cui tanti artisti utilizzano ogni giorno Matchfy e creano milioni di interazioni mensili, senti la responsabilità di dover dar loro il miglior servizio possibile. Ciò che penso sia determinante è proprio lo stretto contatto con la community. Ad esempio alcune delle feature che sviluppiamo partono proprio dalle richieste di supporto dei nostri utenti: i feedback ci offrono continui spunti per ottimizzare l'esperienza utente. Da una lamentela, se gestita correttamente, può arrivare un’idea che migliora il servizio per tutti.

I dati sono senz'altro fondamentali, non avremmo Matchfy senza le playlist ed i brani degli utenti, tuttavia anche qui il nostro approccio è anticonformista: non facciamo una distinzione tra artisti e curatori, li mettiamo in contatto come se fossero sullo stesso piano. Diversi artisti entrano per promuoversi ma si scoprono curatori, perché tutti hanno in comune la passione per la musica che li unisce. Alcune delle playlist più interessanti provengono proprio dagli artisti. Per noi non ha mai avuto molto senso forzare una delle due modalità. Con la nuova funzionalità Pro, attualmente online in fase beta, ogni utente sarà ad un click di distanza dai migliori professionisti del settore in diversi ambiti: dal legal ai produttori, al press. Il valore non sta solo quindi nel volume dei dati, ma nella qualità dei singoli utenti.

La recente chiusura del secondo round di finanziamento di Matchfy è stata descritta come “un passo del cammino”: in che direzione, da un punto di vista progettuale, sta andando il lavoro che stai conducendo con il tuo team? Cosa vi ha guidato nello stabilire l’impiego delle nuove risorse raccolte?

Il team degli sviluppatori si muove parallelamente su tre aree: ottimizzazione della codebase esistente, nuove features e ricerca / sviluppo. La prima è necessaria a dare stabilità al software, i bug sono all'ordine del giorno ed effettuiamo continui rilasci settimanali per migliorare il sistema. Le nuove features emergono da confronti interni del team e dal contatto con la community. A volte si tratta di rifinire i processi esistenti, altre di qualcosa di completamente nuovo.

La terza da un punto di vista professionale è ciò che vorrei fare a tempo pieno, ma come è lecito aspettarsi bisogna dare priorità alle prime due. Penso che con le risorse impiegate finora siamo riusciti ad ottenere risultati importanti. Chi ha modo di conoscerci resta spesso sorpreso dalla dimensione del team, decisamente ridotta rispetto alla media dei nostri competitor. Le nuove risorse servono proprio ad avere più spazio per sperimentare, anche concedendoci qualche errore: apre nuove porte su ognuna delle tre aree sopracitate.

Da qui a un anno, quali saranno le tue priorità? Come crescerà Matchfy a breve - medio termine?

Le nostre priorità principali nei prossimi mesi saranno tre: espandere il Push Pro al mercato estero, un’app mobile dedicata per Android / iOS ed una terza della quale non posso rivelare maggiori dettagli, se non che sarà qualcosa di incentrato su AI.

Quali sono le sfide che pongono a un CTO le esigenze degli artisti e delle etichette che si rivolgono a Matchfy? Come si stanno evolvendo, dal tuo punto di vista, le esigenze da parte del pubblico? Dal tuo punto di vista, qual è il prossimo livello nell’evoluzione tecnologica dei servizi che offrite?

Le sfide sono innumerevoli ma possiamo ridurle a due aree principali: scalabilità e innovazione. Da una parte vorremmo introdurre novità ogni mese, dall'altra bisogna garantire che il sistema funzioni anche con carichi importanti di utenti. Ogni modifica richiede opportuni test e procedure prima della messa online, quindi dilata i cicli di rilascio in maniera considerevole. Quando si hanno migliaia di utenti attivi ovviamente la posta in gioco si fa più alta.

Da un punto di vista tecnico la scalabilità rappresenta una sfida cruciale: l'architettura software impatta non solo sull'utente finale ma sui margini operativi. Pur essendo una startup, già dal primo anno abbiamo praticamente raggiunto breakeven, un risultato che è stato possibile gestendo attentamente le risorse ed investendone una buona parte sulla tecnologia. Ad esempio, realizzare un clone di Instagram (o di Matchfy, dato che iniziamo a vederne) è alla portata di molti sviluppatori. La complessità sta nel garantire le medesime performance quando si passa dalle centinaia, alle migliaia a milioni di utenti attivi contemporaneamente. Quando clicchiamo un pulsante su un'app, ciò che accade dietro le quinte è tutt'altro che banale.

Adesso si parla di "bolla AI" — e da un punto di vista puramente economico è probabile che lo sia — tuttavia sono convinto che questa tecnologia sia qui per restare e rivoluzionerà completamente ogni settore produttivo. Lo sta già facendo solo che in pochi se ne stanno rendendo conto. In Europa ed ancor più in Italia purtroppo siamo perennemente in ritardo, è sufficiente osservare il livello del dibattito interno, oltre che degli investimenti su intelligenza artificiale. A dispetto delle condizioni di partenza sono ottimista sul futuro e sulle potenzialità di Matchfy, progetto che nasce già globale e che stiamo espandendo oltre il mercato italiano. Da un punto di vista delle competenze sono certo che non abbiamo nulla da invidiare ai nostri colleghi oltreoceano. Le qualità nel vecchio continente ci sono, bisogna "solo" pensare più in grande e rimboccarsi le maniche.

Nel backstage di Matchfy

A colloquio con l''architetto informatico' della piattaforma, il CTO Sebastiano Gaggiano

Nell'ottobre del 2026 Grammy House (una sorta di music conference di più giorni con performance dal vivo, scambi culturali e seminari) sbarcherà alle piramidi di Giza, a migliaia di chilometri dalla sede della Recording Academy a Los Angeles. L'iniziativa è al momento una sorta di unicum, perché si tratta del primo tentativo di espansione internazionale degli eventi dell'organizzazione: finora si erano tenuti solo negli Stati Uniti, e la stessa Grammy House aveva avuto luogo precedentemente a New York e Los Angeles.

"E' emozionante esportare a livello globale l'esperienza di Grammy House, e in uno dei luoghi più iconici del pianeta" ha dichiarato Harvey Mason Jr., CEO della Recording Academy. "Grammy House Giza rappresenta la nostra intenzione di fare da megafono alla comunità musicale di tutto il mondo, creando occasioni di incontro significative per tutti". L'iniziativa è da leggersi anche nell'ottica delle nuove mission della Recording Academy, annunciate nel 2024, che si prefiggono tra le altre cose di esportare in Africa e in Medio Oriente l'organizzazione, dove (a differenza di altre aree geografiche&nbsp;come estremo oriente,&nbsp;Europa e Oceania) è tradizionalmente meno presente.

Recording Academy, una music conference alle piramidi di Giza

Per la prima volta l'ente organizzatore dei Grammy indice un evento al di fuori degli Stati Uniti

Aste Bolaffi ha annunciato la propria prima asta dedicata ai memorabilia musicali: il prossimo mercoledì, 30 ottobre, presso la Sala Bolaffi di Torino, via Cavour 17, e - contemporaneamente - sul sito ufficiale dell’azienda, www.astebolaffi.it, sarà messo all’incanto un catalogo di 263 lotti che include oggetti legati a figure di spicco del panorama discografico italiano e internazionale.

Oltre a serigrafie firmate da Storm Thorgerson dedicate ai Pink Floyd (“Liquid Dark Side of The Moon” - lotti 58 e 66, basi d’asta 2.500 euro ciascuno) saranno battuti anche la demo originale di “Hey ragazzo” di Lucio Battisti (lotto 199, base 4 mila euro, accompagnato da spartiti e testi autografi), la matrice originale di “Tintarella di Luna” di Mina, datata 1959 (lotto 228, base 200 euro), una giacca autografata dai membri dei Ramones (lotto 153, base 2.500 euro), e una selezione di CD autografati dai Nirvana (lotti 241 e 240, basi d’asta 2 mila e 1.200 euro) e dai Queen (lotto 231, base 150 euro).

“Con la prima asta di Memorabilia musicali, Aste Bolaffi amplia ulteriormente il proprio orizzonte nel collezionismo, accendendo i riflettori su un nuovo dipartimento, già ampiamente seguito all’estero, ma che in Italia è ancora agli albori”, ha commentato, in una nota, l’azienda: “Un patrimonio emotivo e culturale che vive tra le righe dei testi, le grafiche di copertina e i suoni di un’epoca, che dalle piazze amatoriali, i mercatini o al massimo le fiere di settore, oggi grazie all’asta si propone a una platea più ampia, e di respiro mondiale”.

Aste Bolaffi al debutto nel mondo della musica

Il 30 ottobre all’incanto cimeli di Pink Floyd, Ramones, Battisti e Mina

La Lovegang, celebre crew romana che include artisti ben noti nel panorama mainstream e underground (tra cui Franco126), avrà una sua capsule collection in vendita negli store italiani di Uniqlo. Il brand giapponese esporrà nei propri store italiani le&nbsp;t-shirt e le tote bag targate Lovegang x Uniqlo con quattro illustrazioni originali, create da artisti e illustratori romani e curate da Stupido Studio.&nbsp;

La collezione verrà presentata in anteprima nel negozio romano di via del Corso 197, dove sarà in vendita dalle 16.00 di venerdì 24 ottobre. Ad accompagnare la campagna anche&nbsp;una serie di mini-documentari dal titolo “Le Colonne di Roma”,&nbsp;un viaggio nella città, tra artigiani, bottegai e mestieri della tradizione.