Della cosiddetta “legge sulla musica”, destinata a disciplinare in tutti i suoi aspetti le attività musicali in Italia, si erano perse da tempo le tracce, tanto che molti consideravano il progetto di legge irrimediabilmente perso nei meandri di Montecitorio e Palazzo Madama. Poi, inattesa,la svolta: il testo, presentato per la prima volta in Parlamento nel lontano luglio 1997 da Walter Veltroni (ai tempi ministro della Cultura del governo Prodi), ha avuto il via libera definitivo dal Senato, con il corredo di alcuni emendamenti, nella giornata di mercoledì 20 settembre. Positive, naturalmente, le reazioni dell’ambiente musicale: Enzo Mazza, direttore generale della Fimi, si dichiara soddisfatto dell’approvazione di “alcuni emendamenti da noi proposti, che introducono importanti principi in tema di promozione della musica italiana all’estero e di apertura di spazi radiotelevisivi destinati ad opere prime e artisti emergenti”. Mentre con un comunicato stampa diffuso in giornata Assomusica (organizzazione che riunisce oltre 100 produttori di musica dal vivo in Italia) dichiara per bocca del suo presidente Massimo Gramigni che “il Senato ha approvato una legge che dà dignità a tutta la musica e che supera gli steccati. La Camera dei Deputati entro la fine della legislatura ha il dovere di farla diventare legge dello Stato”. Speranza, quest’ultima, condivisa da tutti ma che potrebbe urtare contro lo scoglio delle prossime scadenze elettorali.