Tra le voci fuori dal coro, a proposito della delibera del Consiglio dei Ministri UE che allunga da 50 a 70 anni la protezione dei diritti di artisti interpreti e case discografiche sulle registrazioni musicali, spicca quella di Sandie Shaw, la "cantante scalza" e icona pop degli anni Sessanta molto nota all'epoca anche in Italia che oggi figura tra i leader della Featured Artists Coalition a fianco di Nick Mason dei Pink Floyd e di Ed O' Brien dei Radiohead. "Questa", ha commentato l'artista inglese tornata recentemente ad esibirsi dal vivo, "è un'ottima notizia per le case discografiche e per le società di collecting, ma una notizia cattiva per gli artisti in quanto questi ultimi avranno da scontare vent'anni in più di schiavitù a contratti che non sono più appropriati alle esigenze dell'era digitale". La FAC, ha aggiunto la Shaw, premeva per un'estensione massima a 35 anni, ritenendo immorale l'assegnamento perpetuo della proprietà dei master alle etichette. Di parere simile i delegati di alcuni stati membri dell'Unione Europea, ad esempio quelli del Belgio secondo cui i nuovi termini "sembrano beneficiare i produttori fonografici piuttosto che gli artisti interpreti, sui cui la disposizione avrà effetto limitato", oltre ad avere "un impatto negativo sull'accessibilità ai materiali culturali" da parte dei consumatori.