Il Financial Times fa i conti in tasca alla EMI e rivela che lo stipendio di Alain Levy, nuovo responsabile della divisione discografica mondiale del gruppo (vedi news), sarà circa un terzo di quello percepito dal suo predecessore Ken Berry. Secondo l’autorevole quotidiano finanziario, Levy si sarebbe “accontentato” di una retribuzione annua equivalente ad un milione di dollari (circa 2 miliardi e 140 milioni di lire, al cambio attuale), corredata però da un pacchetto di incentivi considerato tra i più allettanti mai offerti a un dirigente discografico. L’intenzione, evidente, è quella di spronare Levy a ribaltare una situazione che ha visto la major britannica crollare del 20 %, in termini di profitti, nell’ultimo esercizio finanziario, come rivelato da un “profit warning” emesso dalla stessa società nelle scorse settimane (vedi news). Stando a quanto riporta il Financial Times, il presidente esecutivo del gruppo EMI Eric Nicoli ha preso contatti con Levy non più di una decina di giorni fa, promettendogli uno stipendio-base relativamente basso ma bonus estremamente consistenti legati alla quotazione di Borsa del titolo e ai profitti realizzati in proporzione ai fatturati. <br> Lo stipendio-base di Berry era più che triplo rispetto a quello concordato con Levy (6 miliardi di lire), e lo scorso anno il manager britannico sarebbe riuscito ad intascare complessivamente oltre 9 miliardi. Ci si attende ora che la sua liquidazione costerà alla EMI più di 5 milioni di dollari, circa 10 miliardi e 700 milioni di lire.