Prossimo a completare il “tour” europeo di presentazione e presa di contatto con le filiali locali del gruppo (che ha fatto tappa in Italia mercoledì scorso, 14 novembre), il nuovo numero uno di EMI Alain Levy si prepara alla prima prova del fuoco: affrontare il giudizio degli ambienti finanziari londinesi con la pubblicazione, lunedì 19 novembre, del conto economico relativo al primo semestre dell’anno. <br> E, a dispetto della fiducia che gli investitori della City sono propensi a concedere a Levy sulla base delle sue riconosciute qualità manageriali, pochi sono disposti a credere in una ripresa in tempi rapidi della major discografica, le cui azioni sono crollate in Borsa del 50 % nel corso dell’anno. “Vogliamo sapere quanto è realmente grave la situazione dell’industria discografica, conoscere le prime impressioni che Levy si è fatto sullo stato di salute della EMI e quali azioni intende intraprendere per migliorarne le prestazioni”, ha anticipato all’agenzia Reuters Helen Snell, analista musicale a Londra per l’istituto ABN Amro. La stessa Snell si è dichiarata dubbiosa sulle possibilità della EMI di tener fede alla promessa, formulata di recente, di non ritoccare i dividendi distribuiti quest’anno agli azionisti: obiettivo difficile da mantenere, sottolinea l’analista, sulla base delle più recenti stime di mercato diffuse da Merrill Lynch (vedi news), che prevedono un crollo del 10 % del fatturato discografico nell’anno che sta per chiudersi delineando uno scenario negativo al quale la EMI potrà difficilmente sottrarsi. Altri osservatori pronosticano la pubblicazione di un nuovo “profit warning” a gennaio (dopo quello emesso in settembre, vedi news) se il pacchetto di nuove uscite discografiche piazzate sul mercato natalizio – e capitanate da “Echoes”, la doppia antologia dei Pink Floyd – non raddrizzerà la situazione in extremis. E gli umori della City non propendono certo all’ottimismo: “I segnali positivi sono ben pochi”, sintetizza Simon Baker, analista per SG Securities: “al momento, la EMI è una società debole che opera in un mercato debole”.