Le divergenze di opinioni a proposito della fusione tra EMI e Universal attualmente al vaglio delle autorità Antitrust rischiano di spaccare il fronte delle etichette indipendenti: Patrick Zelnik della Naive, che per primo ha smosso le acque dichiarandosi a favore del merger e interessato all'eventuale acquisto della Virgin in cordata con Richard Branson, ha anticipato al Financial Times che potrebbe rassegnare le dimissioni da Impala, sostenendo che l'organizzazione internazionale delle indies di cui è co-presidente non ha tenuto fede alla sua missione. E mentre altri enti indipendenti come Merlin e discografici come Martin Mills del Beggars Group reiterano il loro no incondizionato alla fusione, c'è chi sembra voler valutare con attenzione le proposte di Lucian Grainge, amministratore delegato di Universal, che agli associati Impala ha offerto l'acquisto di un pacchetto di etichette capaci di generare un fatturato globale di 250 milioni di euro all'anno, prevedendo anche un adeguato programma di finanziamento a favore degli eventuali compratori. Kenny Gates della PIAS si è subito dichiarato interessato alla proposta mentre Daniel Miller, che nel 2010 aveva riacquistato su licenza EMI il diritto di riattivare e usare il marchio Mute , potrebbe tentare di riacquistare il 100 per cento delle azioni della sua vecchia etichetta rilevandone la quota di minoranza dalla major inglese. In una lettera consegnata a Impala il 13 luglio, Grainge avrebbe spiegato di essere pronto a ceder i cataloghi di Chrysalis (con l'eccezione delle registrazioni di Robbie Williams), Ensign, Virgin Classics, Jazzland, Sanctuary e Mute (la parte rimasta alla EMI); il documento non farebbe invece menzione del catalogo pop della Virgin.