L'etichetta hip hop Tanta Roba (<a href="http://www.rockol.it/artista/Salmo">Salmo</a>, <a href="http://www.rockol.it/artista/Gemitaiz">Gemitaiz</a>, Madman, <a href="http://www.rockol.it/artista/Ensi">Ensi</a>) ha firmato un contratto di licenza con Universal Music. "Universal ha creduto in tempi non sospetti nel rap", ha spiegato il presidente della major Alessandro Massara, "sviluppando artisti che oggi rappresentano una vera realtà nel panorama musicale italiano". "Sono felice di accogliere Tanta Roba nella famiglia Universal", ha aggiunto, "e sono sicuro che potremo col loro fondamentale aiuto, fiuto e talento portare tanti nuovi artisti al successo". 
	 
	"In poco più di due anni", ha replicato il co-fondatore della label Daniele "Harsh" Negri, "Tanta Roba ha raggiunto, da etichetta indipendente, risultati importanti nel mercato discografico italiano. L'accordo con Universal Music apre una nuova fase, gli artisti del nostro roster potranno usufruire degli strumenti messi a disposizione dalla major leader nel settore hip hop in Italia e nel mondo" (Universal ingloba etichette internazionali come Def Jam, Interscope, Roc-A-Fella e Roc Nation e in Italia pubblica artisti come Fabri Fibra, Guè Pequeno, Club Dogo, Jake La Furia e Clementino). La pubblicazione che inaugura il nuovo contratto è il nuovo album di Gemitaiz &amp; Madman, atteso sul mercato a maggio.

Interscope

Roc-a-Fella

Harsh

Alessandro Massara

licenza

Roc Nation

Def Jam

Tanta roba

Daniele Negri

MadMan

Club Dogo

Fabri Fibra

Clementino

Ensi

Jake la Furia

Salmo

Gemitaiz

Gué

Gemitaiz & Madman

Rockol.it Logo

Rockol.com S.R.L.

Hip hop italiano, l'etichetta Tanta Roba firma una licenza con Universal 

Industria

Tanta Roba contratto di licenza Universal hip hop italiano

La società specializzata in intelligenza artificiale ElevenLabs ha annunciato il lancio di Eleven Music, modello di AI generativa musicale che permette la creazione di tracce ad alta qualità grazie a semplici prompt vocali. A differenza di competitor come Suno e Udio, Eleven Music opera sulla base di accordi di licenza stipulati con due player di primissimo piano sul panorama indipendente internazionale, Kobalt e Merlin.

"Eleven Music è stata creata in collaborazione con artisti, etichette discografiche ed editori, e include misure di protezione per proteggere i titolari dei diritti", ha precisato la nota stampa del progetto.

“I nostri autori e clienti si affidano a noi per garantire che la rivoluzione dell'intelligenza artificiale includa sia solide tutele per i loro diritti di proprietà intellettuale per la formazione sull'intelligenza artificiale, sia opportunità lungimiranti e ponderate per partecipare ai flussi di entrate dell'intelligenza artificiale, nel rispetto di criteri chiari ed equi”, ha precisato il CEO di Kobalt Laurent Hubert: “ElevenLabs è stato un partner collaborativo, impegnato a reperire i dati direttamente dai titolari dei diritti e a proteggerli".

"Siamo entusiasti di collaborare con ElevenLabs”, gli ha fatto eco il CEO di Merlin Jeremy Sirota: “La nostra partnership con loro dimostra che i titolari dei diritti musicali possono negoziare accordi ponderati e lungimiranti con le aziende di intelligenza artificiale”.

"Insieme abbiamo creato delle linee guida responsabili che mostrano come le aziende di intelligenza artificiale e i titolari dei diritti musicali possono collaborare".

"Come azienda audio che si occupa di intelligenza artificiale, espanderci nel settore musicale è stata una progressione naturale e siamo entusiasti di presentare oggi Eleven Music", ha aggiunto il CEO di ElevanLabs Mati Staniszewski: "Abbiamo ricevuto un'enorme richiesta da parte dei nostri partner aziendali e degli utenti per un modello musicale come questo e ci siamo presi il tempo necessario per distribuirne uno che siamo certi piacerà loro. Siamo orgogliosi di farlo in collaborazione con partner dell'industria musicale che riconoscono gli enormi vantaggi e le possibilità dell'innovazione dell'AI nella musica”.

Per tutelare i titolari dei diritti, Elevan Music vieta espressamente l’utilizzo, nei prompt, dei nomi di artisti esistenti - viventi e non - e i titoli di album e canzoni, oltre che ai nomi di case discografiche e società di edizioni, di elementi testuali che facciano riferimento a brani specifici, e di richieste che portino il modello a effettuare voice cloning di qualsiasi artista musicale.

Secondo quanto riferito da MBW tra gli aspetti rivoluzionari dell'accordo - che potrebbe servire da modello a un'intesa su vasta scala tra industria creativa e settore tecnologico - c'è anche una sostanziale parità tra musica registrata ed editoria nelle royalties generate dall'utilizzo del servizio.

ElevenLabs lancia Eleven Music

Per il nuovo modello di AI generativa musicale la società ha siglato accordi con Kobalt e Merlin

Margherita Gnech (nella foto), <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-752763/sony-music-publishing-italia-margherita-gnech-e-la-nuova-md">dall’inizio dello scorso giugno alla guida di Sony Music Publishing Italy</a>, ha un profilo professionale piuttosto atipico per l’industria musicale italiana. Laureata in Giurisprudenza, Avvocato, con Master in Tech Law &amp; Digital Transformation, la nuova Managing Director della branca editoriale della major nel nostro Paese è, in tutto e per tutto una tecnica, con il plus indispensabile della passione per la musica, presente da generazioni nella sua famiglia. Tra i suoi trascorsi lavorativi non ci sono periodi di apprendistato in etichette o società di edizioni indipendenti, ma esperienze in grandi studi legali internazionali come Osborne Clarke e Simmons &amp; Simmons. Una carriera già solida e promettente, alla quale però mancava qualcosa. “In Osborne Clarke tra i nostri clienti c’era una delle major, che ho avuto modo di seguire per una serie di consulenze e contenziosi”, racconta Gnech a MusicBiz: “Data la mia forte passione per la musica, quel mondo mi ha molto affascinata. La vita negli studi legali è dura: non ci sono orari, non c’è weekend. Quando ho visto che presso Sony Music Publishing Italia c’era una posizione aperta mi sono buttata…” 
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Ma era il periodo del Covid…

Già. Avevo già fatto le selezioni, poi - poco dopo - è scoppiata la pandemia. Credevo che tutto fosse andato a monte. A marzo 2020, come tutti, lavoravo da casa, sette giorni su sette, fino a tarda notte. Un giorno mi chiama Roberto Curti [General Manager di SMP Italy, ndr] per chiedermi se fossi ancora interessata al posto. Ovviamente gli ho risposto che sì, ero ancora interessata. Molto interessata. 
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Il tuo retroterra professionale è prettamente tecnico. Qual è il tuo background musicale?

Vengo da una famiglia di appassionati di musica, di ogni genere, dal rock alla classica. Ma, essendo una millennial, sono cresciuta col pop, il genere che ancora seguo più di tutti, specialmente dal vivo. Mai avrei pensato che sarebbe diventato il mio lavoro… 
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E invece sei finita nel publishing, uno dei comparti più sfaccettati e complessi dell’industria musicale…

Se ti piace la musica, il tuo lavoro non può che essere quello dell’editore. L’editore crea le canzoni, da zero. Ricordo ancora l’emozione provata quando durante la mia prima settimana in SMP, con le colleghe A&amp;R, abbiamo aperto e ascoltato una cartella dropbox di provini di brani dei nostri autori, scritti per artisti interpreti terzi. In base alle atmosfere, alle topline, al testo e alle melodie immaginavamo a chi avremmo affidato queste canzoni. E’ davvero il lavoro migliore che avrei potuto immaginare. Peccato che sia ancora pressoché sconosciuto, sia presso il pubblico che presso gli stessi addetti ai lavori. E’ incredibile quanti artisti, ancora, non riescano a cogliere i vantaggi di lavorare con un editore… 
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Qual è stata la prima cosa alla quale hai pensato quando ti è stata confermata la nomina a Managing Director?

Assumere un direttore artistico. Le selezioni sono già state avviate, non dovrebbe mancare molto… 
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Perché un direttore artistico?

I risultati più recenti – come, ad esempio, l’assenza dall'edizione 2025 del Festival di Sanremo – evidenziano la necessità di rafforzare la presenza di una figura creativa che possa rappresentare in modo chiaro e autorevole l’azienda verso l’esterno. È un tema che riguarda la percezione e la credibilità nel mercato, soprattutto in un settore dove le relazioni e la visibilità sono fondamentali. Attualmente, il mio ruolo comporta responsabilità operative e strategiche, che non consentono di seguire in modo continuativo anche la direzione creativa di un’area così centrale per l’identità dell’azienda. Proprio per questo ritengo importante che le due funzioni restino distinte e possano contare su un presidio dedicato e competente. 
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Cosa hai notato, dell’azienda Sony Music Publishing, dalla tua nuova prospettiva di Managing Director?

Dal momento in cui mi è stata ufficializzata la nomina, ho subito ricevuto tantissimo supporto, sia a livello locale che a livello internazionale. Dai vertici global alle dirigenze locali, ho sentito tutti davvero molto vicini nell’aiutarmi a elaborare piani e strategie. Ho avuto la sensazione di trovarmi in un ambiente familiare, nonostante la dimensione da multinazionale. Lavoriamo tutti come una squadra: sembra strano, ma è una cosa da non dare affatto per scontata, nel nostro settore… 
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Come vedi posizionata Sony Music Publishing Italy sul mercato nazionale?

Il nostro obiettivo è tornare a essere un punto di riferimento per il pop mainstream, segmento dove - per via di determinate scelte strategiche - negli ultimi anni abbiamo perso un po’ di terreno: quindi ci rimboccheremo le maniche per tornare ad avere un ruolo da protagonisti. Sul fronte indie - che oggi può essere considerato parte effettiva del mainstream - siamo sempre stati forti, grazie anche al lavoro di Roberto Trinci - già nostro direttore artistico ai tempi di EMI - e del team. Siamo riusciti negli anni a farci un nome nel segmento urban, genere su cui puntiamo moltissimo anche a livello internazionale, grazie anche a una figura appositamente dedicata. 
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Per quanto riguarda il catalogo, invece, quali sono i vostri obiettivi per crescere nello sfruttamento dei repertori nazionali?

Sul fronte sync siamo sempre stati un team molto forte: su Milano abbiamo in essere diversi accordi sul versante pubblicitario, con partnership molto interessanti con diverse case di moda e operazioni di alto profilo con <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-748687/francesco-de-gregori-principe-sync-pubblicita-enel-canzoni">grandi aziende come Enel</a>. Siamo, insomma, un punto di riferimento per tante realtà molto importanti. Riguardo invece cinema e TV, il nostro ufficio a Roma è un presidio importantissimo: abbiamo tanti autori di livello impegnati nella scrittura di colonne sonore coi quali continuiamo a lavorare, e sui quali continuiamo a investire, oltre che una serie di accordi di consulenza volti a rafforzare sempre più i nostri rapporti con le società di produzione e i music supervisor. 
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E per quanto invece riguarda le brand partnership?

Benché non sia considerato un ambito operativo proprio del publishing - perché il ritorno in termini di immagine che può avere una label non è mai stato recepito dagli editori come una fonte di potenziali introiti immediati - credo che in futuro si debba lavorare anche in quella direzione, soprattutto a beneficio degli autori emergenti. E’ sicuramente un segmento sul quale ci concentreremo. 
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Quali altri progetti vi impegneranno, a breve termine?

Stiamo organizzando un camp internazionale dedicato alle sync in concomitanza con la prossima edizione della Milano Music Week, proprio per sfruttare la presenza in città degli operatori generata dalla manifestazione. E continuiamo a lavorare moltissimo sul roster dei nostri autori, che vogliamo nutrito ma non troppo affollato: non ha senso mettere sotto contratto artisti e poi lasciarli parcheggiati perché manca il tempo di seguirli. Sarebbe controproducente per noi, in termini di reputazione, ma - soprattutto - ingiusto nei loro confronti. 
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Oggi quali sono le aree di ricerca migliori per fare scouting di autori?

Ci sono varie fonti. Tra di esse spicca il mondo social: abbiamo un team internazionale dedicato allo scouting in questo ambito, che sfrutta vari software in grado di individuare le prossime rising star, e - più in generale – fornisce report di data analysis sui diversi mercati a livello globale. Io resto convinta che, in tema di A&amp;R, siano i rapporti umani a fare la differenza: lo vedo dai legami che i miei colleghi hanno instaurato con gli autori più giovani, con le etichette indipendenti, con i manager e con tutti i nostri interlocutori. Si inizia sempre da un primo contatto, e poi si cresce: da un rapporto umano il più delle volte nasce una relazione professionale, destinata col tempo ad ampliarsi. 
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Ribaltando la prospettiva, come si lavora - in Italia - un catalogo gigantesco come quello (globale) di Sony Music Publishing?

Possiamo dire di essere i più grandi publisher al mondo, con milioni di canzoni presenti nei repertori che controlliamo. E noi, per sfruttarli al meglio, dobbiamo conoscerli alla perfezione. Non è una cosa da poco: c’entra la passione, senza dubbio, ma serve anche tanto studio. Far utilizzare in Italia il nostro catalogo internazionale è relativamente semplice, soprattutto quando si tratta di artisti iconici come i Beatles o i Queen: la forza di quei nomi parla da sé. La vera sfida, però, è far percepire alla committenza quanto un brano senza tempo possa realmente arricchire un progetto creativo — che si tratti di una campagna pubblicitaria o di una scena cinematografica. In un contesto economico complesso come quello attuale, è ancora più importante saper raccontare e valorizzare il potenziale emotivo e narrativo della musica. Non possiamo però affidarci soltanto alla determinazione di chi si rivolge a noi: abbiamo obiettivi internazionali ben precisi da rispettare, anche in termini di budget. In aziende come la nostra, il ritorno sugli investimenti — soprattutto quando si parla di cataloghi — è fondamentale. Detto questo, il lavoro che personalmente trovo più stimolante è quello “a specchio”: riuscire a piazzare un brano italiano all’estero. Non è semplice, per evidenti barriere linguistiche e culturali, ma ci siamo tolti delle belle soddisfazioni. L’anno scorso, ad esempio, un importante brand inglese ha sincronizzato il brano “L’estate sta finendo” in una campagna pubblicitaria. A ben vedere, non è così strano: è vero, è una canzone profondamente italiana, ma è anche un piccolo capolavoro pop, con un’identità musicale così forte da superare i confini linguistici. 
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Che rapporto avete con i music supervisor di piattaforme come Netflix?

Siamo in ottimi rapporti con i music supervisor delle piattaforme, sono il tramite essenziale per entrare in contatto con le produzioni. E, in questo senso, stiamo andando oltre. Per esempio, abbiamo in essere rapporti di consulenza diretti con le produzioni stesse, che ci permettono di essere parte attiva ai progetti fin dalle primissime fasi di lavorazione. Abbiamo poi siglato una partnership con uno sceneggiatore di spicco del mercato cinematografico, che pone la musica in una posizione fondamentale già dall’elaborazione dello script, prima ancora di andare sul set. 
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In questo senso il presidio nella Capitale è stato fondamentale?

Sì, assolutamente. Cinema e musica sono spesso due mondi separati, che raramente dialogano in modo naturale. Avere un team presente sul territorio, capace di interagire quotidianamente e con sensibilità condivisa con i propri interlocutori, è stato determinante. La possibilità di costruire relazioni dirette, al di là degli schermi e delle call su Teams, ha fatto la differenza. Alla fine, sono sempre le persone – e il modo in cui sanno interpretare e coltivare i rapporti – a determinare la qualità delle connessioni professionali. 
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Le riunioni da remoto sono una delle tante cattive abitudini ereditate dal periodo del Covid che non siamo ancora riusciti a perdere…

Purtroppo è così. Stiamo parlando di progetti artistici, dove il confronto diretto, fisico, è fondamentale per comprendere le ragioni del proprio interlocutore, e per trasmettere l’essenza del proprio messaggio. Sono cose impossibili da fare, da remoto. E poi sfido chiunque a rimanere concentrato alla settima video-call della giornata. La vera differenza l’abbiamo percepita nel rapporto con i nostri artisti dopo l’apertura degli studi in house [nel quartier generale di Milano, in via Vespri Siciliani, ndr]. Niente Whatsapp, messaggi, chiamate, Zoom o altro. Ci vediamo in fondo al corridoio e ci beviamo un caffè… 
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Un dato comune a tutte le ultime earnings call delle multinazionali è stato il sorpasso del publishing sulla musica registrata nelle percentuali di crescita: ti sei fatta un’idea di quali siano le ragioni?

Non credo si tratti di una bolla o di un rimbalzo, anche se lo slancio del settore live, che sta effettivamente registrando numeri mai visti, effettivamente ci fa gioco. Credo che il publishing sia il segmento al quale restano margini di crescita più ampi: mi riferisco agli accordi di licenza con le piattaforme digitali, che stanno iniziando a pagare, ai contratti di rilievo chiusi con le aziende televisive, e anche al miglioramento del trattamento da parte dei DSP tradizionali. Come comparto abbiamo ancora molto da dimostrare… 
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Linee di ricavo nel segmento dell’intrattenimento digitale considerate per il momento accessorie - come, per esempio, il gaming - sono da tenere in considerazione?

Senz’altro. Come gruppo Sony abbiamo un collegamento diretto con la divisione dedicata all’elettronica di consumo, ma anche con Playstation; quindi, è nel DNA del gruppo immaginare di sfruttare i nostri asset al meglio collaborando tra consorelle a livello internazionale. In Italia lo sviluppo di videogame non è un segmento ancora molto sviluppato, ma non è affatto da escludere che in futuro lo sarà. E noi dovremo farci trovare pronti, soprattutto con il repertorio italiano… 
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In questo senso sono le richieste del mercato a orientare la produzione?

Certo. E’ l’autore, in casi come questi, a guadagnare non solo in termini finanziari, ma anche di visibilità. Mi riferisco sia agli autori “puri” che ai cantautori o compositori che vogliano ampliare il proprio raggio d’azione. Noi diamo un brief agli autori riguardo le richieste della committenza, proprio per indirizzarli a seconda dei vari utilizzi richiesti, che riguardino cinema, TV, pubblicità, videogiochi o altro. Può essere il brano, in sostanza, a seguire l’utilizzo. 
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A livello internazionale, Sony Music Publishing negli ultimi anni ha messo a segno acquisizioni importanti come quelle relative ai repertori di Bruce Springsteen e Queen: ci sono programmi analoghi, nel prossimo futuro, che riguardano anche il panorama italiano?

Assolutamente sì. In Italia ci sono cataloghi molto interessanti, che rientrano nei nostri obiettivi. Che si tratti di offerte provenienti direttamente dagli artisti, o da società di edizioni, se sono sul mercato per noi sono opportunità da valutare. Se penso al nostro catalogo attuale, che incorpora anche quello che fu di EMI, credo che una delle porzioni di repertorio meno presidiate sia quello relativo alle opere italiane anni Ottanta: quello, per esempio, potrebbe essere uno dei nostri obiettivi prioritari. Tuttavia, non abbiamo nessuna intenzione di porci alcun paletto dal punto di vista temporale: il nostro lavoro è continuare ad arricchire il catalogo. In questa prospettiva, quindi, più opere acquisiamo meglio è.

Sony Music Publishing Italy, così inizia un nuovo corso

Pop italiano, roster e acquisizioni: gli obiettivi raccontati dalla nuova MD Margherita Gnech

Spotify ha annunciato un nuovo aumento al prezzo degli abbonamenti a livello globale. “Spotify si impegna a offrire un'esperienza personalizzata e di livello mondiale a ogni utente”, si legge nella nota con la quale i gestori del DSP hanno confermato ufficialmente il ritocco al rialzo: “Per continuare a innovare la nostra offerta di prodotti e funzionalità, e offrire agli utenti la migliore esperienza possibile, aggiorniamo periodicamente i nostri prezzi. Nel corso del prossimo mese, gli abbonati Premium in diversi mercati dell'Asia meridionale, del Medio Oriente, dell'Africa, dell'Europa, dell'America Latina e della regione Asia-Pacifico riceveranno un'e-mail che spiegherà le implicazioni di questo aggiornamento per i loro abbonamenti”.

In Italia il costo dell’abbonamento individuale è stato alzato a 11,99 euro al mese: la sottoscrizione riservata agli studenti è stata fissata a 6,49 euro al mese, quella per coppie - Duo - a 16,99 euro al mese e quella dedicata alle famiglie (che prevede l’abilitazione di 6 account Premium per il singolo abbonamento) a 20,99 euro al mese.

L’innalzamento dei prezzi ha rilanciato il titolo di Spotify a Wall Street, che dopo la <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753417/spotify-perche-e-crollata-in-borsa-dopo-seconda-trimestrale-2025">clamorosa flessione</a> seguita all’annuncio della <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753413/spotify-risultati-finanziari-secondo-trimestre-2025">seconda trimestrale del 2025</a> nella giornata di oggi, lunedì 4 agosto, ha recuperato terreno con un rialzo del 6%, che ha portato le azioni della servizio a essere scambiate a 667 dollari l’una.

Spotify, un nuovo aumento al prezzo degli abbonamenti

Il costo della sottoscrizione singola, in Italia, è salito a 11,99 euro

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha comminato una multa pari a 675mila euro a un bagarino: come riferisce l’agenzia ANSA, quella approvata dall’AGCom nel corso della riunione di Consiglio dello scorso 30 luglio è la prima diretta a una persona fisica per la rivendita illegale di biglietti per spettacoli, ai sensi dell'articolo 1, comma 545, legge 11 dicembre 2016, n. 232.

L’importo stabilito per sanzionare la violazione - che riguarda 90 eventi - è stato stabilito tenendo conto dell’illecito arricchimento conseguito dal rivenditore per mezzo dell’attività illegale.

“Grazie al supporto del Nucleo speciale per la radiodiffusione e l'editoria della Guardia di Finanza è emerso un sofisticato sistema fraudolento grazie al quale i soggetti coinvolti sono riusciti ad assicurarsi, tramite costanti e frazionate operazioni di acquisto l'accaparramento massivo di biglietti relativi ad eventi di spettacolo e sportivi dal mercato primario con il solo e unico scopo di rivenderli nel mercato secondario e a prezzi maggiorati", ha precisato AGCom in una nota, ricordando come le sanzioni amministrative pecuniarie per questo genere di violazioni possano andare “dai 5000 ai 180mila euro per ogni condotta”.

AGCom, una multa da 675mila euro a un bagarino

E’ il primo caso in Italia di sanzione a una persona fisica per la rivendita illegale di biglietti

La musica dal vivo non smette di crescere e macinare numeri, a sud come a nord delle Alpi. A dimostrarlo è un rapporto, diffuso in questi giorni, del Centre National de la Musique, ente istituito dal governo francese per monitorare l’andamento del mercato live nel paese. Secondo il report, nel 2024, il comparto locale ha generato ricavi per 1,6 miliardi di euro, in crescita su base annua del 13%. L’incremento inferiore a quello rilevato l’anno precedente (+21%) sarebbe imputabile, secondo il CNM, all’aumento dei prezzi dei biglietti, cresciuto del 10% in un anno a un media di 45 euro.

Se, generalmente, lo stato di salute del settore live francese può essere considerato tutto sommato soddisfacente, a preoccupare gli analisti sono i festival: gli incassi generati al botteghino dai grandi raduni live, in Francia, nel 2024 ha conosciuto una flessione dello 0,4%, con un calo del 5% nel numero degli eventi. In territorio negativo sono andate anche le presenze (-5% su base annua, a 8,6 milioni), nonostante un calo del prezzo medio dei biglietti del 5% (a 40 euro) rispetto al 2023, nonostante un aumento medio delle capienza delle venue del 2%. Il quadro è completato dai dati riguardo la situazione finanziaria dei festival: lo scorso anno, in Francia, il 68% dei festival con un tasso di vendita dei biglietti superiore al 90% di quelli resi complessivamente disponibili sul mercato hanno registrato una perdita media nel proprio bilancio di oltre 115mila euro (a fronte di un budget pari a 1,6 milioni di euro).

A incidere sulla sostenibilità è l’allargamento della forbice tra spese sostenute dagli organizzatori (cresciute del 6% nel 2024) e ricavi (il cui incremento si è fermato al 4%): tra i costi a carico dei promoter cresciuti maggiormente ci sono le assicurazioni (+14% su base annua), i cachet da corrispondere agli artisti (+9%) e le spese tecniche (+6%).

"Questi dati confermano, ancora una volta, la fragilità strutturale del modello economico dei festival, e ne mettono in discussione la sostenibilità a lungo termine", spiega il rapporto: "Soprattutto perché, nonostante l'aumento della capienza media, la partecipazione media rimane stabile, determinando così un tasso di occupazione medio leggermente inferiore".

"Mentre la vendita dei biglietti è aumentata in media del +4% e i ricavi da bar e ristoranti dell'1% rispetto al 2023, questo trend positivo maschera situazioni diverse tra i festival a seconda delle loro categorie di budget", prosegue il CNM: "Così, per i festival con budget tra 500.000 e 1 milione di euro, e quelli con budget superiori a 3 milioni di euro, la vendita dei biglietti e i ricavi da bar e ristoranti sono in aumento, rispetto alla stabilità della vendita dei biglietti e al calo dei ricavi da bar e ristoranti per i festival con budget tra 1 e 3 milioni di euro e quelli con budget inferiori a 250.000 euro. In termini di partnership, nel 2024 un numero crescente di festival utilizzerà le sponsorizzazioni. Le risorse provenienti da partnership e sponsorizzazioni sono aumentate in media del 4%, mentre quelle provenienti dalle sponsorizzazioni sono aumentate del 14%”.

Francia, il CNM lancia l’allarme sui festival

I grandi raduni caratterizzati da una ‘fragilità strutturale del modello economico’

E’ venuta a mancare Monica Malavasi, figura storica nel panorama degli uffici stampa musicali italiani. Con oltre trent’anni di esperienza nel campo della comunicazione, Malavasi ha lavorato non solo come ufficio stampa ma anche come organizzatrice di eventi, collaborando artisti di primo piano della scena italiana come - tra gli altri - Pooh, Ligabue e Claudio Baglioni.

Dal 2000 titolare di un’attività autonoma, Malavasi aveva lavorato per diversi anni a Goigest, uno dei principali uffici stampa italiani del quale Dalia Gaberscik è Fondatrice e Amministratrice&nbsp;Unica.

“La sua scomparsa, per me, è un dolore grosso: sono molto scossa”, ha dichiarato Gaberscik, visibilmente commossa, a Rockol: “Di lei ricordo l’integrità, l’onestà, l’accoglienza e la comprensione: era molto più interessata ai rapporti umani che a quelli professionali, cosa che le ha permesso di costruire una rete di conoscenze destinata a diventare amicizie, e quindi più durature e solide rispetto ai legami che caratterizzano il nostro ambiente. C’è stato un periodo, negli anni ‘90, nel quale io avevo iniziato a lavorare a Mediaset: in quel lasso di tempo, si può dire che Goigest fosse lei. Non abbiamo vissuto, da colleghe, l’avvento del Web e dei social: professionalmente, con civiltà e molto affetto ci siamo separate, perdendoci di vista. Ma è una persona alla quale ho voluto bene, e posso dire che con lei se ne sia andato anche un pezzo di me. Ciao, Monica”.

Gaberscik ha voluto ricordare Malavasi con un post sulla propria pagina personale di Instagram, raggiungibile a <a href="https://www.instagram.com/dalia_gaberscik/p/DM5O_r-MJHE/">questo indirizzo</a>.

Addio a Monica Malavasi

E’ stata una figura storica della comunicazione musicale italiana: il ricordo di Dalia Gaberscik

Nella classifica Top Album FIMI/ GfK Top of the Music sponsored by SCF relativa alla settimana dal 25 luglio 2025 al 31 luglio 2025, al primo posto si attesta l'album NO REGULAR MUSIC 2 di SADTURS &amp; KIID, che debutta direttamente in vetta. In seconda posizione rimane stabile l'album TUTTA VITA di OLLY, mentre sul gradino più basso del podio scende, dalla prima posizione,&nbsp;ULTIMO,&nbsp;con ULTIMO LIVE STADI 2024.

Oltre a quella già citata, non si segnalano&nbsp;nuove entrate nelle prime dieci posizioni della classifica.

Nel corso della settimana dal 25 luglio 2025 al 31 luglio 2025, la classifica Top Singoli FIMI/ GfK Top of the Music sponsored by SCF ha registrato una stabilità nelle prime tre posizioni. In prima posizione si conferma il brano "DÉSOLÉE" di ANNA, che mantiene saldo il suo primato. In seconda posizione rimane stabile "A ME MI PIACE" di ALFA &amp; MANU CHAO, mentre in terza posizione si conferma la collaborazione tra SERENA BRANCALE &amp; ALESSANDRA AMOROSO con il brano "SERENATA".

Tra le novità che hanno fatto il loro ingresso nelle prime dieci posizioni della chart&nbsp;si segnala:

<ul>
	<li>"MANESKIN" di SADTURS &amp; KIID FEAT. GHALI &amp; SHIVA, che entra in settima posizione</li>
</ul>

<a href="https://www.rockol.it/classifica-fimi-billboard-uk-radio-dischi-piu-venduti?preview=a608820c8b02f821fd24a9f57f9db081#Classifichee%20polemiche&amp;refresh_ce">Classifiche: speciale e aggiornamenti continui qui</a>.&nbsp;

Sadturs & KIID

Classifiche, novità 31 luglio: Sadturs & KIID subito primi

'No Regular Music 2' è l'album più ascoltato della settimana

Per conoscere le ultime novità musicali della settimana, questo articolo ti fornirà l'elenco completo e sempre aggiornato delle nuove canzoni uscite venerdì. Ogni settimana, artisti e band pubblicano nuovi brani, album o EP su tutte le piattaforme digitali. Se vuoi rimanere al passo con le ultime uscite, non perderti <a href="https://www.rockol.it/singoli">l'elenco sempre aggiornato con tutte le novità musicali</a>. Questa settimana parliamo di Chappell Roan, Demi Lovato, Nicole, Essenza e Ilaria.

<h2>The Subway - Chappell Roan</h2>

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Esce oggi su tutte le piattaforme digitali “The Subway”, il nuovo&nbsp;singolo di&nbsp;Chappell Roan. Il brano, disponibile anche in radio, sarà accompagnato dal videoclip ufficiale a partire dalle ore 16.00 di venerdì 1 agosto. Il prossimo 31 ottobre uscirà un LP 45 giri, color rame metallizzato, in preorder sullo Shop ufficiale Universal, contenente “The Subway” e “I Hate It Here (Demo)”. "The Subway" è stata&nbsp;prodotta&nbsp;e scritta insieme a Daniel Nigro.

<a href="https://testicanzoni.rockol.it/testi/the-subway-chappell-roan-ctid-217052507">Leggi il testo di "The Subway" </a>

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 <a href="https://www.rockol.it/singoli">Scopri qui</a> tutti i singoli in uscita!
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<h2>Fast - Demi Lovato</h2>

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 <img src="https://images.rockol.it/65l0_hz2GNXZEV5nodalFMgVFXs=/200x200/smart/rockol-img/release-single/fast-demi-lovato-cover-single-ts1754031680.jpg" alt="">
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Esce oggi su tutte le piattaforme digitali,&nbsp;accompagnato dal videoclip ufficiale, “Fast”, il nuovo singolo di Demi&nbsp;Lovato prodotto da Zhone. Il brano&nbsp;segna l’inizio della sua nuova era dance-pop, dopo tre anni di silenzio come artista solista e a due anni dall’ultimo album. Il singolo è&nbsp;il primo assaggio del suo nono album la cui uscita è prevista verso la fine dell’anno.

Parlando del lavoro con Demi Lovato, il produttore&nbsp;Zhone ha dichiarato: "È stato davvero stimolante lavorare con Demi e vivere il suo percorso di continua crescita. È una vera maestra in studio. Questo album parla di liberarsi dalle inibizioni e ci siamo divertiti tantissimo a creare questa musica! È un'esperienza che traspare davvero da ogni brano".

<a href="https://testicanzoni.rockol.it/testi/fast-demi-lovato-ctid-217049327">Leggi il testo di "Fast" </a>

Demi Lovato nasce a Dallas, in Texas, il 20 agosto 1992. Negli Usa è una vera e propria star, pur essendo giovanissima. Fin da piccola si esibisce sui palcoscenici della sua città, partecipando a concorsi ed audizioni. Dopo alcune comparse, nel 2007 sbarca sul canale satellitare Disney Channel dove diventa tra le protagoniste della serie “Quelli dell'intervallo” e del film Tv “Camp rock” con i Jonas Brothers. Proprio in collaborazione con la giovane band produce nel 2008 l'album d'esordio... 
<a href="https://www.rockol.it/artista/demi-lovato/biografia">Leggi la biografia completa </a>

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<h2>Parlami - Nicole - Autoprodotto</h2>

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E' disponibile su tutte le piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica il singolo "Parlami" di Nicole. Questo brano rappresenta il primo singolo dell'artista.&nbsp;Nicole ha&nbsp;scritto&nbsp;il testo&nbsp;avvalendosi della collaborazione di Rosario Canale. La produzione del brano è stata curata da Rosario Canale e Aldo Campanaro.

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<h2>Ora e ancora - Essenza - Autoprodotto</h2>

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E' uscito il nuovo singolo di EssENZA intitolato “Ora e ancora”. Il brano è stato&nbsp;scritto nel 2020.

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<h2>Artemide - Ilaria - Autoprodotto</h2>

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Fuori il singolo di esordio di Ilaria, intitolato "Artemide".&nbsp;

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Nuova musica uscita in Italia settimana del 2022-02-06

Questa settimana nuovi singoli per Chappell Roan, Demi Lovato, Nicole, Essenza e Ilaria

Nuovi singoli, le uscite dell'1 agosto

Live Nation prosegue nella sua strategia di acquisizioni internazionali: dopo l’aumento della partecipazione nella messicana Ocesa, il gruppo guidato da Michael Rapino ha annunciato di essere entrato in controllo di Team Event, una delle principali società di live promoting sul mercato neozelandese. La società, con sede a Christchurch, è nota soprattutto per l’Electric Avenue, festival dedicato alla musica elettronica che ha visto sfilare sui propri palchi - tra gli altri - Lorde, Chemical Brothers, Flume e Prodigy.

"Electric Avenue è la dimostrazione di ciò che la grinta e la visione locale possono creare: un'esperienza di musica dal vivo di livello mondiale”, ha commentato Mark Kneebone, CEO di Live Nation New Zealand: “Siamo entusiasti di collaborare con Team Event per portare Electric Avenue e i suoi altri festival a un livello superiore, offrendo ai fan un accesso ancora maggiore ai talenti locali e internazionali e supportando al contempo la crescita e il successo futuri di questo iconico festival neozelandese".

"Questa partnership con Live Nation rappresenta un'incredibile opportunità per garantire il futuro a lungo termine della nostra attività”, ha aggiunto il direttore di Team Event Callam Mitchell: “L'accesso al talento e alle competenze di un'organizzazione globale di queste dimensioni non potrà che portarci a nuovi traguardi. Gli ultimi 15 anni dedicati alla costruzione di questa attività sono stati un viaggio di sangue, sudore e lacrime, ma un viaggio di cui siamo incredibilmente orgogliosi e questa acquisizione ne è il riconoscimento".

Live Nation, acquisita Team Event

La società americana entra in controllo di un’agenzia di spicco sul mercato neozelandese

Nel secondo trimestre 2025 Universal Music Group ha accumulato entrate per 2,980 miliardi di euro, in aumento dell’1,6% su base annua. La divisione dedicata alla musica registrata della major è cresciuta dell’1,1% su base annua, mentre quelli della divisione editoriale dell’11,5 % su base annua. Calano, al contrario, le entrate ascrivibili alla divisione merchandise e ad altre linee di ricavo minori, in flessione del 15,4% su base annua.

Il margine operativo lordo è aumentato del 4,2% su base annua a quota 676 milioni di euro.

Su base semestrale, UMG ha visto i propri ricavi toccare quota 5,88 miliardi di euro (+6,4% su base annua), con la divisione discografica in crescita del 6,5% su base annua e quella editoriale su dell’11,6% su base annua. I ricavi da merchandise registrano cali anche nell’H1 2025, con una flessione del 10,6% su base annua. L’EBITDA è cresciuto del 7,7% a quota 1,336 miliardi di euro.

Per il Presidente e CEO di Universal Music i “solidi risultati” appena annunciati sono frutto della “potente combinazione tra l'eccellenza creativa dei nostri artisti e autori e la nostra visione strategica e abilità operativa”, mentre il COO Boyd Muir ha visto nelle “dimensioni e nella diversificazione” del business della major le cause della “solida crescita del fatturato e dell’EDITDA”. “Restiamo fiduciosi nel nostro percorso di crescita, continuando a investire con l'obiettivo di massimizzare il valore a lungo termine e generare rendimenti interessanti nei prossimi anni", ha concluso Muir.

Durante la call con gli azionisti Muir ha specificato come la crescita dell’azienda sia trainata “principalmente dall'aumento del numero di abbonati dei DSP e, in misura molto minore, da alcuni aumenti di prezzo degli abbonamenti delle piattaforme”, con “la crescita degli abbonamenti” nel secondo trimestre “sostenuta da una solida crescita nei mercati consolidati con un ARPU elevato, tra cui Stati Uniti e Giappone”.

Nonostante l’istruttoria avviata dall’antitrust UE, Grainge ha ribadito la volontà di chiudere l’acquisizione di Downtown Music entro fine 2025. Il CEO della major ha anche confermato come UMG abbia trattative in essere, con “molti, se non tutti, i principali player nel settore dell’intelligenza artificiale”.

Sempre in tema di AI, rilevante è stato l’intervento del Chief Digital Officer di UMG Michael Nash. “Continuiamo a garantire importantissime protezioni in materia di intelligenza artificiale nei nostri accordi con i servizi musicali", ha dichiarato il capo del digitale della major: "Queste misure variano a seconda della natura delle diverse partnership, ma includono anche l'impegno a garantire che i modelli di intelligenza artificiale non vengano addestrati sul lavoro dei nostri artisti senza il loro consenso. Le opere generate dall’AI addestrate sui nostri contenuti saranno rimosse. La musica generata dall'intelligenza artificiale non diluirà le royalties dei nostri artisti”.

UMG, nel Q2 2025 ricavi su dell’1,6% a €2,9 mld

Con EBITDA in crescita del 4,2% a 676 milioni di euro

Si trasferirà in Egitto l’Exit Festival, la grande manifestazione storicamente ospitata dalla Fortezza di Petrovaradin a Novi Sad, in Serbia, che a metà dello scorso giugno <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-752584/exit-festival-via-dalla-serbia-per-pressioni-antidemocratiche">aveva annunciato ufficialmente la chiusura dei battenti nel paese balcanico</a> in seguito alle frizioni con il governo locale seguite al sostegno della protesta - da parte degli organizzatori dell’evento - scoppiata dopo il crollo di una pensilina della stazione di Novi Sad, nel quale - il primo novembre 2024 - rimasero uccise sedici persone: ad annunciato, a IQ Mag, è stato il fondatore e CEO di Exit, Dušan Kovačević.

Il “nuovo” festival - sempre distribuito su più giorni - sarà dedicato essenzialmente alla musica elettronica e debutterà nell’ottobre del 2026 presso l’area delle Piramidi di Giza, nell’area metropolitana del Cairo, dove già hanno avuto luogo importanti eventi di musica dal vivo, a cominciare da quello che - nel 2019 - <a href="https://www.rockol.it/news-701968/red-hot-chili-peppers-il-live-streaming-del-concerto-alle-piramidi">ha avuto come protagonisti i Red Hot Chili Peppers</a>.

"Riteniamo che le piramidi siano fortemente simboliche, in grado di racchiudere tutto ciò che Exit rappresenta", ha dichiarato Kovačević per motivare la scelta della nuova location: "C'è molta oscurità ovunque nel mondo, ma molte persone vedono le piramidi come pilastri di luce, quindi da questo lanceremo un messaggio forte".

“Da quando ci siamo schierati pubblicamente al fianco degli studenti serbi nella loro lotta per una società più libera e giusta, siamo stati sottoposti a immense pressioni finanziarie e politiche volte a privarci dei nostri diritti fondamentali alla libertà di pensiero e di espressione”, avevano fatto sapere gli organizzatori di Exit Festival alla vigilia dell’edizione 2025, l’ultima in Serbia, conclusasi lo scorso 13 luglio: “Nonostante siamo completamente tagliati fuori dai finanziamenti pubblici a tutti i livelli di governo, e con alcuni sponsor costretti a ritirarsi sotto la pressione dello Stato, ci rifiutiamo di essere messi a tacere. Di conseguenza, l'edizione di quest'anno sarà l'ultima a svolgersi in una Serbia in cui la libertà di parola è sistematicamente repressa”.

La nuova “casa” di Exit, occorre ricordarlo, non è esattamente un esempio di democrazia liberale compiuta. L’attuale presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che ha preso il potere nel 2013 grazie a un colpo di stato militare, è stato più volte condannato dal parlamento europeo per il carattere autoritario del suo regime, che sarebbe responsabile di diverse violazioni dei diritti umani ai danni di accademici, attivisti, oppositori politici e comunità LGBTQIA+.

L’Exit Festival si sposta in Egitto

Il fondatore Dušan Kovačević annuncia il ritorno per l’autunno del prossimo anno

La piattaforma italiana dedicata agli artisti indipendenti J00INX andrà online entro la fine dell’anno: ad annunciarlo, per mezzo di una nota ufficiale, sono stati i responsabili del servizio.

Il team della società include, oltre l’artista Zibba, anche professionisti come Matteo Petix, Massimiliano Zanoni, Abderrahmen Amri, Lorenzo Olcese, Pietro Maggio, Edoardo Cartoni e Camille Jeanine Folino. La piattaforma si è presentata non come come antagonista di “discografia e streaming”, ma come realtà concepita con l’obiettivo di trovare “un nuovo equilibrio tra creatività, indipendenza economica e relazione con il pubblico. Un modello sostenibile, umano, concreto. Dove l’artista torna protagonista. Dove chi ascolta può partecipare davvero”.

“Nel tempo l’industria musicale ha perso il suo centro, l’artista. Il sistema attuale frammenta, disconnette, limita. I creatori sono costretti a rincorrere visibilità e algoritmi, mentre i ricavi restano scarsi e la libertà espressiva si comprime”, hanno fatto sapere i fondatori del servizio: “J00INX nasce per ribaltare questa logica. Una piattaforma musicale all-in-one, costruita da chi vive la musica ogni giorno, per restituire agli artisti la proprietà del proprio percorso. Un luogo dove pubblicare, vendere, raccontarsi, costruire una fanbase reale. Senza pubblicità. Senza algoritmi invasivi. Senza intermediari. Un pianeta personale per ogni artista o professionista, una galassia di collaborazioni, una rete viva e sostenibile”.

“Ho visto i miei amici tristi, i miei colleghi che volevano smettere”, ha dichiarato Zibba: “Così ho cominciato a cercare. Ho messo insieme un gruppo di persone visionarie e ostinate, e dopo cinque anni di lavoro silenzioso, eccoci con un sogno concreto, che può cambiare le cose”.

J00INX, il debutto online entro fino anno

Il servizio presenta il proprio team, proponendo un ‘modello sostenibile’

Aggiornamento, ore 15 - Secondo quanto riferito dall’agenzia LaPresse, il CdA si sarebbe spaccato riguardo la partecipazione al bando indetto dal Comune - su disposizione del TAR della Liguria - per l’affidamento delle prossime edizioni del Festival della Canzone Italiana. Parte dell’assemblea avrebbe giudicato un autogol - date le condizioni imposte dal Comune, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751957/sanremo-i-dubbi-di-warner-bros-discovery-sulla-gara">giudicate sbilanciate da altri competitor che, per questa ragione, hanno rinunciato alla presentazione di un’offerta</a> - la partecipazione alla gara, che ha visto la RAI unica concorrente. Secondo parte del CdA se viale Mazzini avesse deciso di rinunciare al bando, l’eventuale trattative con palazzo Bellevue si sarebbe rivelata meno complicata. Nel frattempo, sempre secondo LaPresse, resta percorribile l’ipotesi di organizzare una manifestazione canora “sostitutiva” presso un’altra città: in pole position, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751334/il-festival-dopo-sanremo-le-citta-che-si-stanno-candidando">come già emerso da tempo</a>, sarebbe Torino, già teatro dell’edizione 2022 dell’Eurovision Song Contest.

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Nonostante le indiscrezioni di stampa che volevano <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753334/sanremo-tra-rai-e-comune-obiettivo-accordo-entro-fine-luglio">la fine di luglio come termine ultimo per la conclusione delle trattative tra Comune di Sanremo e Rai per l’organizzazione della prossima edizione del Festival della Canzone Italiana</a>, il negoziato continua: a rivelarlo è una nota di viale Mazzini diffusa all’indomani dell’ultimo Consiglio di Amministrazione prima della pausa estiva, tenutosi ieri, mercoledì 30 luglio.

“L’Amministratore Delegato ha informato il Consiglio sulle trattative in corso tra Rai e il Comune di Sanremo, finalizzate all’organizzazione dell’edizione 2026 del Festival della Canzone Italiana, evento di grande rilievo culturale e mediatico”, ha fatto sapere il servizio pubblico, senza specificare alcuna scadenza per la chiusura delle trattative.

Eppure una deadline, seppure informalmente, la Rai l’avrebbe fissata. Secondo Affari Italiani viale Mazzini avrebbe indicato nella fine del prossimo agosto il termine ultimo per ricevere risposte certe dal Municipio ligure: la scadenza sarebbe dettata dai tempi tecnici necessari per mettere in moto la macchina organizzativa funzionale all’organizzazione dell’evento.

Nel caso da Palazzo Bellevue non dovessero arrivare le risposte attese - come, tra le altre, la stipula di convenzioni alberghiere che permettano alla stessa Rai e alle case discografiche di contenere i costi della trasferta - è verosimile che la Rai possa valutare l’idea di far saltare il banco e - per la prima volta dal 1955 - rinunciare al Festival della Canzone Italiana, forte anche del <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753405/sanremo-fimi-si-schiera-con-la-rai">sostegno ricevuto da FIMI</a> che permetterebbe al servizio pubblico di <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-752818/festival-di-sanremo-via-da-sanremo-la-rai-pronta-a-fare-da-sola">organizzare una manifestazione canora dal format sostanzialmente identico ma non a Sanremo</a>.

Sanremo, proseguono le trattative tra Rai e Comune

La (stringata) nota del servizio pubblico dopo il CdA di ieri, mercoledì 30 luglio

Nel primo semestre del 2025 Deezer ha registrato ricavi per 267,1 milioni di euro, in crescita dell’1,3% su base annua: la performance è stata trainata da un crescita degli abbonati - particolarmente vivace in Francia - che ha portato la base degli abbonati al servizio a 3,6 milioni.

Gli analisti del DSP hanno confermato le previsioni per il raggiungimento della redditività entro la fine del 2025, grazie anche a un margine operativo lordo pari a 2 milioni di euro nel primo semestre - e costi operativi ridotti di 6 milioni di euro su base annua.

La “nuova strategia” adottata dal servizio francese mostra - secondo quanto riferito dall’azienda - “promettenti segnali di successo” grazie al “lancio di funzionalità innovative che migliorano la personalizzazione, il controllo e la condivisione da parte dell'utente, favorendo un maggiore coinvolgimento, soprattutto tra il pubblico più giovane” come il Deezer Club, che offre accesso esclusivo a prevendite, esperienze VIP e concorsi legati ad artisti. La società ha annunciato anche il “rafforzamento delle partnership di distribuzione a lungo termine (Orange, Bouygues), l’ampliamento dei modelli white label (Sonos) e il lancio di Deezer Business (Converse, Dunkin')”.

“Abbiamo lanciato con successo il nostro nuovo piano strategico, introducendo una prima ondata di funzionalità innovative volte a potenziare i nostri utenti, connettendoli in modo più personalizzato con la loro musica e i loro artisti preferiti”, ha dichiarato il CEO di Deezer Alexis Lanternier: “Il successo di questa nuova strategia ha portato a un forte slancio in Francia, con una crescita costante degli abbonati. Abbiamo inoltre continuato a guidare l'innovazione responsabile nell'industria musicale, promuovendo equità e trasparenza, con il lancio del primo sistema di tagging al mondo per la musica in streaming generata al 100% da intelligenza artificiale. Abbiamo registrato il nostro secondo semestre consecutivo di EBITDA positivo, un importante traguardo finanziario che riflette la disciplina nell'esecuzione della nostra strategia e conferma la nostra inversione di tendenza. Deezer è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi finanziari annunciati per l'intero anno”.

Deezer, nell’H1 2025 ricavi su dell’1,3% a €267,1 mln

Il DSP francese vede crescere la propria base di abbonati e annuncia nuove partnership

22simba ha firmato un accordo discografico con Island Records Italy, uno dei brand frontline del gruppo Universal Music: l’etichetta spedirà sui mercati il prossimo venerdì primo agosto il nuovo singolo del rapper varesino classe 2022.

Andrea Meazza - questo il nome dell’artista all’anagrafe - aveva pubblicato appena lo scorso 9 maggio “V per Ventidue”, la sua prima prova sulla lunga distanza, per Warner Music Italy, alla realizzazione del quale avevano preso parte - tra gli altri - Massimo Pericolo, Diss Gacha, Niky Savage e Medy: sempre Warner Music Italy aveva pubblicato - nel giugno del 2024 - l’EP “Isolamento di gruppo”, nel quale erano presenti i featuring di Disme, Silent Bob e Néza.

Island Records, 22simba entra nel roster

Il rapper pubblicherà il primo agosto il nuovo singolo ‘Fammi un sorriso’

Una rappresentanza di un'ampia coalizione di autori, artisti, editori, produttori e altre organizzazioni di titolari di diritti europei e globali ha espresso “insoddisfazione” per il Codice di Condotta relativo all’AI Act, la legge europea approvato per regolare lo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa.

“Nonostante l'impegno esteso, dettagliato e in buona fede delle comunità dei titolari dei diritti durante questo processo, i risultati finali non riescono a rispondere alle preoccupazioni fondamentali che i nostri settori – e i milioni di creatori e di aziende attive in Europa che rappresentiamo – hanno costantemente sollevato”, si legge nella nota sottoscritta da - tra gli altri - Cisac, Gesac, ICMP, IFPI, Impala e IMPF: “Il risultato non è un compromesso equilibrato; è un'occasione persa per garantire una protezione significativa dei diritti di proprietà intellettuale nel contesto dell'IA generativa e non mantiene le promesse dello stesso AI Act”.

“Ricordiamo alla Commissione Europea - prosegue il comunicato - che l'articolo 53(1)(c) e (d) dell’AI Act e delle disposizioni ad esso correlate erano stati specificamente concepiti per ‘agevolare i titolari di diritti d'autore e diritti connessi nell'esercizio e nella tutela dei propri diritti ai sensi del diritto dell'Unione (Europea)’ in risposta all'uso continuo, massiccio e senza licenza delle loro opere e di altri contenuti protetti da parte dei fornitori di modelli di GenAI in violazione delle norme dell'UE. Tuttavia, il feedback dei principali beneficiari che queste disposizioni avrebbero dovuto proteggere è stato ampiamente ignorato, in violazione degli obiettivi dell’AI Act messi a punto dai colegislatori, e a esclusivo vantaggio dei fornitori di modelli GenAI che per costruire i loro modelli violano costantemente il diritto d'autore e i diritti connessi”.

“Nel 2024, i settori culturali e creativi di tutta Europa hanno accolto con favore i principi di un’IA responsabile e affidabile sanciti dall’AI Act, volti a garantire una crescita reciprocamente vantaggiosa dell'innovazione e della creatività in Europa”, spiegano il titolari dei diritti: “Oggi, con il pacchetto attuativo dell’AI Act nella sua forma attuale, i fiorenti settori culturali, creativi e correlati al copyright europei, che contribuiscono a quasi il 7% del PIL dell'UE, dando lavoro a quasi 17 milioni di professionisti e fornendo un contributo economico superiore a quello dell'industria farmaceutica, automobilistica o high-tech europea, vengono svenduti a favore di quei fornitori di modelli di GenAI. L'implementazione di modelli di GenAI e i sistemi di produzione di contenuti che fanno ampio uso anche dello scraping è già in corso. I danni e la concorrenza sleale nei confronti dei settori culturali e creativi sono visibili ogni giorno. I settori culturali e creativi devono essere salvaguardati, poiché costituiscono il fondamento delle nostre culture e del Mercato Unico”.

“Desideriamo chiarire che l'esito di questi processi non garantisce un'attuazione significativa degli obblighi GPAI previsti dall’AI Act”, prosegue la nota: “Respingiamo fermamente qualsiasi affermazione secondo cui il Codice di condotta raggiunga un equilibrio equo e praticabile o che il Template garantisca una trasparenza ‘sufficiente’ sulla maggior parte delle opere protette da copyright o di altri materiali utilizzati per addestrare i modelli GenAI. Ciò è semplicemente falso e rappresenta un tradimento degli obiettivi dell’AI Act”.

“Invitiamo la Commissione europea a riesaminare il pacchetto di attuazione e ad applicare l'articolo 53 in modo significativo, garantendo che l’AI Act mantenga la promessa di salvaguardare i diritti di proprietà intellettuale europei nell'era dell'intelligenza artificiale generativa”, concludono i firmatari: “Invitiamo inoltre il Parlamento europeo e gli Stati membri, in qualità di colegislatori, a contestare l'insoddisfacente svolgimento di questo esercizio, che indebolirà ulteriormente la situazione dei settori creativi e culturali in tutta Europa e non farà nulla per contrastare le continue violazioni delle leggi dell'UE”.

Codice di Condotta AI Act, l’insoddisfazione dei rightsholders

Per i titolari dei diritti quello raggiunto ‘non è un compromesso equilibrato’

La Federal Trade Commission minaccia azioni legali contro i siti specializzati in secondary ticketing, non tanto per il resell di biglietti in sé, quanto per il sospetto utilizzo di bot, che sarebbero stati usati per acquistare in massa i biglietti nelle piattaforme primarie di rivendita. Ma a loro volta il mercato del secondary ticketing non ci sta, e risponde con un'azione simbolica: una causa legale preventiva contro la FTC stessa, intentata da Key Investment Group.

KIG, che è uno dei principali operatori del mercato del secondary ticketing nel territorio americano, obbietta nei documenti legali che non avrebbe fatto uso di bot, ma semplicemente di account multipli, accusando quindi la Federal Trade Commission di aver utilizzato informazioni inaccurate. "Key Investment Group è dalla parte dei consumatori, ed è un marketplace equo e libero" recita il comunicato diffuso dall'azienda.

Non solo: dalla causa in questione emergerebbero anche considerazioni molto interessanti sull'annosa questione dei sold-out.&nbsp;"Per ogni artista con biglietti sold-out e molto richiesti, ci sono centinaia di artisti che hanno difficoltà a vendere" prosegue il comunicato. "I dati in nostro possesso dimostrano che circa il 40% dei biglietti dei concerti vengono rivenduti per cifre inferiori ai 50 dollari, e che il 55% di tutti i biglietti in compravendita sui nostri canali sono rivenduti al di sotto del loro valore. Questa causa contro FTC vuole chiarire che un mercato del secondary ticketing ben regolato dà più potere ai fan, aumenta l'accessibilità ai concerti, incoraggia la concorrenza e&nbsp;il libero mercato e più in generale rafforza le economie&nbsp;del circuito live".

Ticketing, la Federal Trade Commission dichiara guerra ai BOT

E le società di secondary ticketing rispondono all'attacco, sottolineando le storture del mercato

Live Nation ha annunciato di aver acquisito un ulteriore 24% delle quote di Ocesa, la principale agenzia di live promoting messicana della quale la multinazionale con quartier generale in California <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-726844/live-nation-finalizzata-acquisizione-quota-maggioranza-ocesa">detiene la quota di maggioranza dal 2021</a>. L’opzione per l’acquisizione definitiva dell’azienda - con l’acquisto del restante 25% delle quote - è stata rimandata al 2032, quando scadrà il mandato da CEO della Corporación Interamericana de Entretenimiento - gruppo titolare della partecipazione di minoranza in Ocesa - di Alejandro Soberón, CEO anche di Ocesa.

“Questo investimento altamente accrescitivo da parte di Live Nation ridurrà i requisiti di liquidità dei dividendi dei partner, chiarendo al contempo i requisiti di capitale per i prossimi anni e consolidando la partnership con la Corporación Interamericana de Entretenimiento nella continua crescita delle attività di OCESA”, ha fatto sapere, in una nota, Live Nation.

L’operazione da 646 milioni di dollari servirà a CIE per rafforzare la propria liquidità, destinando il nuovo capitale - “parzialmente o totalmente” - “all'ammortamento del debito bancario e azionario, nonché alle esigenze presenti o future di capitale e di investimento”. Secondo Live Nation la transazione di compirà entro la fine del prossimo agosto, una volta ricevuto il semaforo verde dagli azionisti di CIE.

"Il nostro investimento in OCESA ha avuto un successo incredibile e Alejandro e il suo team hanno fatto un lavoro straordinario sfruttando l'infrastruttura globale di Live Nation per guidare la crescita in Messico”, ha dichiarato il Presidente e CEO di Live Nation Michael Rapino: “Insieme abbiamo più che triplicato il numero di fan che hanno assistito ai nostri concerti in Messico dal 2019, rendendo il Messico il terzo mercato musicale più grande al mondo e mi aspetto che ci aspettano molti anni di forte crescita".

Messico, Live Nation aumenta la partecipazione in Ocesa

Alla multinazionale americana il 75% del capitale del principale promoter del paese

In Italia è meno conosciuta, ma negli Stati Uniti Kelly Clarkson è una vera star: vincitrice della prima edizione di American Idol, con il suo misto di country e pop ha scalato più volte le classifiche e&nbsp;vinto tre Grammy Awards, oltre a detenere il record per il maggior numero di nomination nella categoria Migliore album di pop vocale. Dal 2019 conduce inoltre il suo "Kelly Clarkson Show", un programma quotidiano in onda sulla popolarissima rete tv NBC.&nbsp;

Il suo catalogo, insomma, è tutt'altro che trascurabile, ed è notizia di ieri che HarbourView ha acquisito una parte del suo catalogo, che comprende svariate hit tra cui“Since U Been Gone”, “Because of You”, “Stronger (What Doesn’t Kill You)”, “Behind These Hazel Eyes” e “Underneath the Tree.” Clarkson esprime grande soddisfazione: "Sapere che queste canzoni continueranno ad essere ascoltate e scoperte da nuove generazioni per me significa molto. Sono grata ad HarbourView per valutare e supportare il mio catalogo in maniera così importante" ha dichiarato.

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HarbourView acquisisce parte del catalogo di Kelly Clarkson

La cantante country-pop è una vera star negli Stati Uniti

Dopo <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753413/spotify-risultati-finanziari-secondo-trimestre-2025">i conti sul semestre esposti ieri</a>, il titolo di Spotify è crollato in borsa in poche ore perdendo il 12%. Un andamento che potrebbe apparire incoerente, o contro-intuitivo. Eppure, quando si esprime, il mercato la fa su basi precise, a prescindere che le si possa ritenere ragionevoli o meno. Ieri la ragione per cui le azioni del DSP svedese sono precipitate è&nbsp;inequivocabile: la raccolta pubblicitaria. Che, incidentalmente, coincide con la sola nota stonata espressa nella call con gli analisti di ieri, se si esaminano le dichiarazioni sia del CEO Daniel Ek che del co-presidente di Spotify, Alex Norström: entrambi hanno dichiarato che il business pubblicitario non era progredito abbastanza.

La bottom line ha evidenziato che i ricavi e l’utile operativo sono stati inferiori rispetto alle previsioni precedenti fornite da Spotify. Il calo dei ricavi è principalmente riconducibile all’indebolimento del dollaro statunitense rispetto all’euro durante il trimestre, mentre quello dell’utile è stato causato da un aumento dei costi del personale e di altre spese (la sforbiciata del 2024 ha cessato di produrre effetti positivi sull’EBITDA). In questo contesto, la crescita dei ricavi pubblicitari di Spotify - escludendo l’impatto del cambio - è stata del 5%. Sul suo valore assoluto si può speculare: è poco o tanto? Su quello relativo, invece, meno: il 5% diventa poca cosa se si paragona alla crescita del 10% degli utenti della versione gratuita del servizio. E la relazione tra questi ultimi e le inserzioni è alla base di una parte cruciale del modello di business di Spotify.

Infatti, se Spotify cerca costantemente di spingere gli ascoltatori frequenti del suo tier gratuito ad abbonarsi al livello a pagamento (senza pubblicità), di fatto cannibalizza <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753089/spotify-nuovi-investimenti-per-gli-inserzionisti">il proprio business pubblicitario</a> per spingere gli abbonamenti. Operativamente, poi, la forte pressione pubblicitaria vorrebbe sia funzionare come incentivo alla conversione, sia come spinta alla raccolta in una fase di costante diminuzione dei CPM (i prezzi unitari degli annunci). Quindi due forze che teoricamente sono coerenti tra loro nel grande schema delle cose risultano, in effetti, operativamente contrapposte. Ciò si traduce in un problema soprattutto nella misura in cui, da anni, Spotify sostiene che il suo business pubblicitario crescerà. Quando questo non accade, i mercati la puniscono.&nbsp;

Allora c’è da chiedersi anche a cosa sia ancorata, e se sia realistica, questa aspettativa di Ek, questa sua visione sul potenziale di Spotify nella pubblicità. Nel breve termine una risposta - come quella di ieri - non potrà che giungere, entro un paio di trimestri, dalla performance dei nuovi vertici di divisione (l’ex capo dell’advertising, Lee Brown, fu infatti accompagnato alla porta mesi fa e oggi lavora a Doordash). Per il lungo periodo non ci sono risposte rapide, anzi: abbondano le domande e la curiosità. Un paio di considerazioni, però, possono aiutare a ragionare sul tema.&nbsp;

Innanzitutto occorre ricordare che la raccolta pubblicitaria cresce lungo tre parametri: i prezzi delle singole inserzioni, il numero dei clienti non paganti e il tempo che trascorrono sul servizio. Se la prima metrica si esprime nel contesto più ampio del mercato pubblicitario (quindi Spotify la controlla relativamente) e la seconda esprime il “new business” dell’azienda (pertanto dipende dalle sue strategie di comunicazione, da quelle di differenziazione e diversificazione del servizio e dallo sbarco in geografie meno mature), in questo ruggente 2025 è&nbsp;la terza a candidarsi come osservata speciale. Perchè il tempo speso a bordo dell’app dipende dal tasso di coinvolgimento (‘engagement’) ed esprime la prestazione dell’algoritmo proprietario del DSP. Come funziona? Boh. Conta solo notare che, come qualsiasi altra ricetta ad hoc, la sua vera quota di segretezza riguarda meno le formule dei prompt&nbsp;(le istruzioni che si impartiscono all’algoritmo); e che i prompt possono essere aggiornati in pochi minuti.&nbsp;

La seconda considerazione riguarda il vero mestiere di Spotify, e qui mi viene in mente McDonald’s. Il marchio&nbsp;che agli occhi di tutto il mondo è sinonimo del fast food non prolifera per la ristorazione ma grazie al real estate. I mattoni contano e rendono più degli hamburger. Come? Per modello&nbsp;McDonald’s è proprietario dell’immobile, mentre il franchisee gestisce il ristorante e paga al franchiser dalla M arcuata un&nbsp;affitto mensile, una&nbsp;royalty sul fatturato e quote delle spese pubblicitarie più altri costi operativi. Perciò, anche se un ristorante non ha performance eccellenti, McDonald’s continua a guadagnare da quell'esercizio grazie ai canoni immobiliari e accessori: qualcosa che rende il suo modello più stabile e resiliente rispetto a un tipico operatore della ristorazione. Per Spotify gli hamburger sono gli stream e i mattoni sono i dati. Agli occhi di tutto il mondo è il fornitore leader di un servizio musicale in streaming ma, strutturalmente, è un potente operatore dell’economia dei dati. Ne ha miliardi di tonnellate disponibili, e li usa. Tra l’altro, con raffinate tecniche di personalizzazione del servizio e delle inserzioni, orientando nel tempo gli utenti verso quelle parti di prodotto (musicale e non, umano o artificiale) che più assecondano engagement e inserzionisti.