Calano gli ascolti del Festivalbar (1 milione 965 mila e 2 milioni 492 mila spettatori per le due serate finali su Italia 1, il 21 e 22 settembre; 8,31 % e 10,57 %, rispettivamente, di share): e per la prima volta sul megashow itinerante, porto sicuro dell’industria discografica durante la bonaccia estiva, cala anche qualche critica da parte degli addetti ai lavori. <br> Al telefono con Rockol, il patron Andrea Salvetti non si fa trovare impreparato e passa subito al contrattacco, sciorinando cifre a raffica. “Ascolti in calo? E’ vero, ma bisogna distinguere e analizzare. Dal debutto a fine luglio abbiamo tenuto una media soddisfacente: share del 17,80 %, un punto in meno dell’anno scorso. E questo nonostante la concorrenza, cinque puntate su otto, degli europei di calcio che anche con la Under 21 hanno fatto ascolti da 8 milioni alla volta. Il concerto di Vasco Rossi, nella stessa fascia oraria, ha fatto meno di noi, l’8 %. E non dimentichiamo che i nostri obiettivi, anche questa volta, sono stati abbondantemente superati: Italia 1, che fa in media il 9,5 %, ci chiede di fare un punto, un punto e mezzo in più. E noi, finali incluse, abbiamo chiuso oltre il 14 %”. <br> Le finali, appunto: è lì che gli ascolti hanno fatto decisamente acqua. “Ed è lì che dobbiamo intervenire”, ammette Salvetti, “perché è il secondo anno di fila che perdiamo pubblico proprio all’ultimo appuntamento”. Il promoter veronese ha una spiegazione anche per questo: “Il Festivalbar rimane una manifestazione musicale tipicamente estiva, celebra i successi musicali dell’estate. Finché mandavamo in onda le finali a inizio settembre, nessun problema. Poi, due anni fa, la rete ci ha chiesto di slittare di due settimane, per farci rientrare nel periodo di garanzia (quello in cui le emittenti assicurano agli investitori pubblicitari il raggiungimento degli obiettivi, a rischio di forti penali). Il risultato è che abbiamo cominciato a scontrarci con le megaproduzioni invernali delle reti ammiraglie: la fiction con la Loren e la Ferilli, per esempio, trainata dalle finali di ‘Veline’ che facevano picchi da 8 milioni di spettatori e che anziché finire alle 21.05, in fascia preserale, si prolungavano dopo le 21.30, sovrapponendosi con l’inizio della nostra trasmissione”. “C’è anche un altro problema”, aggiunge Salvetti. “A fine settembre la musica in radio è già cambiata completamente, e molti artisti cominciano a promuovere i singoli invernali. Al 3 settembre avevamo in scaletta 16 brani dei 20 in testa alle classifiche dell’airplay. Due settimane dopo ne avevamo solo 6, magari pur avendo in cartellone gli stessi artisti di prima”. La soluzione? “Tornare a trasmettere la finale non appena la gente rientra dalle vacanze, e molto prima della riapertura delle scuole. Chiederò a Tiraboschi, direttore di Italia 1, di ridarci la collocazione d’origine, a inizio settembre. Non ha senso sforare in autunno, siamo fuori contesto”. <br> Altre critiche hanno preso di mira i presentatori, Irene Grandi soprattutto. “Irene ha fatto quel che ci aspettavamo da lei. Qualcuno ha apprezzato molto il suo stile, altri hanno espresso delle perplessità. E’ vero, in alcuni momenti alla conduzione del programma è mancato forse un po’ di ritmo. Ma volevamo cambiare, uscire dalla rosa delle classiche proposte televisive. Difendo la nostra scelta, ma col senno di poi ammetto che anche su questo fronte, per il futuro, si impone una riflessione seria”. Terzo imputato, il contenuto musicale del programma: c’è chi sostiene che la svolta “rock” e le scelte stilisticamente più raffinate, in luogo del nazionalpopolare, non abbiano pagato. “Non credo”, replica Salvetti. “Anzi, un cambio di rotta ogni tanto è necessario. Abbiamo avuto artisti rock come Anastacia e Avril Lavigne, i R.E.M. e Bryan Adams: grandi nomi, comunque, al di là del genere che propongono. La novità è stato il jazz: e ne sono orgoglioso, Michael Bublé a Lignano e Jamie Cullum nella finale di Verona ci hanno regalato due delle migliori performance dell’intera serie. Certo, con una JoJo al posto di Mark Knopfler, qualche pezzo più ritmato e qualche ragazza più scosciata ci avrei forse guadagnato qualche punto di share, non certo in qualità. Vogliamo proseguire in questa direzione; cercando magari, la prossima volta, di essere meno integralisti nelle scelte. Io sono convinto che il lavoro che abbiamo iniziato in questa edizione porterà i suoi frutti l’anno prossimo: proprio per questo, per la prima volta, con Mediaset ho fatto un accordo per due anni”.