Sono il primo anello di quella filiera che oggi in tanti citano ma che in pochi conoscono bene come loro, perché senza di loro non avremmo streaming, grandi live, videoclip, serate speciali alla TV e tutto ciò che corrobora quella che oggi definiamo musica popolare contemporanea.

Gli autori sono artisti sfuggenti, che costituzionalmente non amano le definizioni: possono essere i classici cantautori con la chitarra acustica al collo, o i frontman che non disdegnano lo stage diving, o ancora volti non noti al grande pubblico che lavorano dietro le quinte, ma che muovono milioni di copie grazie alle canzoni uscite dalle loro penne. Di certo, dietro alle hit che sanciscono il successo di una carriera o - più semplicemente - caratterizzano la colonna sonora di un'estate ci sono loro.

Quello dell'autore è un ruolo obliquo, difficile da inquadrare per la platea generalista: troppo poco "esposta" per i fasti popular – è pratica comune, anche se non corretta, identificare un brano con la voce che lo interpreta - e troppo "artistica" per essere considerato ascrivibile all'ambito discografico tout-court, la firma del brano è una figura che nel corso degli ultimi anni è stata quasi rimossa dalla rappresentazione dell'ecosistema musicale, ma che - oggi esattamente come ieri - è fondamentale e riesce a fare la differenza. A spiegarcelo sono tre grandi autori italiani, rappresentativi di tre generazioni di artisti e di tre modi di intendere il proprio mestiere, ma accomunati dall'amore per la scrittura di canzoni: Maurizio Fabrizio, Enrico Ruggeri e Fortunato Zampaglione.

"Ho attraversato varie epoche: la mia prima composizione da professionista l'ho firmata a diciassette anni. Erano gli anni Settanta, l'età dell'oro del pop italiano: il mio lavoro - che io nemmeno considero un lavoro, tanto mi piace - era bello e divertente, come bello e divertente è ancora oggi", racconta Fabrizio, che nel corso della sua carriera ha scritto per - tra gli altri - per Mia Martini, Mina, Antonello Venditti, Renato Zero e Angelo Branduardi: "Non provo nessuna forma di nostalgia, perché l'autore continua a cambiare il proprio modo di scrivere, subendo l'influenza di ciò che lo circonda. E' questa la ragione per cui adoro questo mestiere: non si finisce mai di evolvere. Per esempio: mio figlio ha sedici anni e ascolta tutt'altra musica rispetto a quella che ascolto io. Ma la ascolto con curiosità, perché per me è una scuola".

Certo, la percezione del ruolo - e dell'importanza dell'autore, presso il pubblico - negli anni è molto cambiata. "E' l'evolversi della storia", riflette al proposito Enrico Ruggeri, già leader di Decibel e Champagne Molotov poi apprezzato artista solista: "Negli anni Cinquanta e Sessanta le canzoni venivano proposte al Festival di Sanremo e solo dopo venivano scelti gli interpreti. Poi le personalità canore hanno preso il sopravvento: oggi è chi va a cantare che gode di tutta l'esposizione. Al proposito avrei anche delle storie piuttosto buffe, da raccontare: mi è successo più di una volta, mentre in concerto eseguo 'Il mare d'inverno', di leggere i labiali del pubblico che dice 'questa è quella della Berté'".

Benché, strutturalmente, nell'ecosistema dell'industria musicale l'importanza dell'autore non sia mai venuta meno, la situazione attuale ha costretto chi si dedica a questa professione a far fronte a nuove sfide. E non stiamo parlando della pandemia da Covid-19: "Questa emergenza sanitaria per certi versi è stata un acceleratore delle criticità che, in assenza della pandemia, avremmo comunque patito tra due o tre anni", spiega Fortunato Zampaglione, cantautore e produttore le cui opere sono state interpretate da, tra gli altri, Gianna Nannini, Andrea Bocelli, Eros Ramazzotti e Francesco Renga, "Il problema è che in Italia la musica è monotona: se va di moda il reggaetton, tutti si mettono a scrivere brani reggaetton. La musica, tuttavia, è molto di più, e in Italia - non che all'estero vada meglio, sia chiaro - manca una visione. Nel momento in cui la musica è costretta a vivere solo di fruizione momentanea cessa di essere per tutti".

"L'industria di oggi ha delle dinamiche di estrema attenzione al mercato e alle mode del momento, che coltiva e sfrutta", concorda Fabrizio: "Ogni epoca del resto ha il suo modo di scrivere. Me ne accorgo anch'io, che ho molte composizioni che per questi tempi andrebbero benissimo ma che probabilmente oggi non canterebbe nessuno". "Questi tempi sono caratterizzati da un'omologazione paurosa", conferma Ruggeri: "C'è il terrore di non piacere, di non essere passati alla radio, perché la non esposizione in radio rischia di far morire una canzone ancora prima di nascere. Perché tutto, ormai, viene focalizzato sul singolo: l'album è rimasta una specie di soddisfazione personale, una scusa per andare a fare dei tour dove il pubblico - tra l'altro - ti chiede le canzoni vecchie. Ovvio che questo costringa l'autore a scrivere al ribasso, se l'airplay si riduce a essere l'unica preoccupazione. Oggi brani come 'La donna cannone' non verrebbero mai messi in onda".

"Molti autori, in Italia, scrivono al di sotto del loro talento per pure esigenze di mercato. Così come i discografici: spesso non producono la musica che amano - alla quale potrebbero dare un valore aggiunto - ma quella che richiede il mercato", aggiunge Zampaglione, che chiama in causa anche discografici e interpreti: "C'è un problema con i grandi artisti, che ormai non riescono più a registrare album all'altezza di quelli pubblicati in passato: data la crescita esponenziale del live, ormai i dischi sono diventati un pretesto per fare concerti, e i grandi nomi tendono ad allontanare gli autori che potrebbero supplire al deficit di ispirazione accumulato negli anni. Gli autori italiani si ritrovano schiacciati da cantanti che fanno sempre più pressioni per ottenere il credito sui brani interpretati e degli editori che non hanno sufficiente potere contrattuale per contrastare questo fenomeno". "Gli interpreti, oggi, hanno un loro circolo chiuso, un cerchio magico nel quale è molto difficile entrare", spiega Fabrizio: "E di interpreti puri, oggi, ce ne sono davvero pochi".

Una delle tendenze che si stanno affermando nel pop contemporaneo è quella dei team di autori: basti pensare alla canzone vincitrice del titolo "Song of the Year" ai Grammy Awards 2018, "That's What I Like" di Bruno Mars, che fu firmata da ben otto co-autori. "Il discorso dei team di autori mi fa sorridere, francamente. Io non ci credo", spiega Ruggeri: "Penso che, al netto degli arrangiamenti, si possa scrivere in due, tre al massimo, perché le canzoni sono sempre frutto di individualità. La modalità 'collettiva' che oggi va per la maggiore nel mondo del pop immagino sia più una forma di compensazione: la torta diventa sempre più piccola anno dopo anno, e i crediti possono diventare modalità di pagamento. Una volta, invece, si creavano validissime scuderie intorno a grandi maestri: penso a Beppe Dati, cresciuto nel laboratorio di Giancarlo Bigazzi. Non succedeva niente per caso: Beppe è diventato un autore bravissimo, e immagino che - data la vicinanza a Giancarlo - sia stato bravo a rubare i trucchi del mestiere".

"Si sente che adesso, dietro una canzone, non c'è più una mano sola ma un team di autori", osserva Fabrizio, più possibilista rispetto al collega riguardo le collaborazioni: "Non credo che nessuno scriva più sedendosi al pianoforte o imbracciando una chitarra, e nelle canzoni si sente. Immagino sia un fenomeno legato alle nuove tecnologie: non è né un bene né un male, è semplicemente scrivere in modo diverso".

Come tutte le altre categorie del mondo dello spettacolo, anche gli autori patiranno le conseguenze della crisi causata dall'emergenza Covid: sia Zampaglione che Ruggeri concordano che sarà il calo delle entrate dai diritti di pubblica esecuzione - di fatto azzerati a causa del lockdown - a colpire più duro. Non tutto il male, però, viene per nuocere: "Suona strano dirlo, ma questo periodo lo sto passando bene", spiega Fabrizio, "Sto rimanendo in casa e sto lavorando moltissimo. Questa emergenza sanitaria passerà, come tante altre brutte situazioni che ho vissuto in settant'anni: non voglio fare il profeta di sventura, ma cose come queste in futuro potrebbero ricapitare. Eppure la musica non morirà mai. Magari lavoreremo in modo diverso, usando molto di più il Web, ma sapremo farci i conti. Certo, a livello economico gli autori avevano problemi già prima, perché - di fatto - gli unici diritti sui quali potevamo contare, data l'estrema contrazione delle vendite discografiche, erano quelli di esecuzione, che sono stati di fatto azzerati dal lockdown. Ma sapremo adattarci, troveremo nuove forme per esprimerci: in questi ultimi mesi gli italiani, cantando dai balconi, ci hanno ricordato che la musica non morirà mai. E quindi mai avere paura".

"Secondo me è stata una follia rinunciare a vivere per paura di morire: lo ripeterei senza problemi anche se mi trovassi sul letto di morte a causa del Coronavirus", racconta Ruggeri a proposito del “suo” lockdown: "La libertà non è uno scherzo: i primi a cantare 'Bella ciao' il 25 aprile erano andati sulle montagne a combattere, a costo della propria vita, per difendere la libertà. L'uomo non è un animale, che ha tra le proprie uniche preoccupazioni ha il nutrirsi e il cercare di restare vivo. Detto ciò, per i diritti di pubblica esecuzione il Covid sarà una bella botta, sì. Riguardo l'ispirazione, credo che questo periodo si sia riverberato su ciascuno a seconda della personalità dei singoli. Io, personalmente, ho approfittato del blocco totale per lavorare. Le strade erano vuote, silenziose. I miei figli erano a casa a seguire le lezioni online. Io sono stato nel mio studio: avevo iniziato un romanzo che pensavo di ultimare in due o tre anni che adesso, invece, ho praticamente finito".

Sia Fabrizio che Ruggeri e Zampaglione hanno affidato la gestione del diritto d'autore collegato alle proprie opere a Soundreef, la società di collecting indipendente fondata nel 2011 a Londra da Davide D'Atri e Francesco Danieli che rappresenta e gestisce i diritti di oltre 39.000 autori ed editori di cui 22.000 italiani. "Soundreef è stata una ventata di novità importante per la gestione del diritto d'autore", spiega Zampaglione: "Dispone di una piattaforma di rendicontazione digitale che, in tempo reale, ti permette di controllare l'andamento del tuo repertorio a livello mondiale. E' una società nativa digitale, con la quale è più facile interagire. E' importante che il mercato dell'intermediazione del diritto d'autore sia libero, e che lo diventi sempre di più. Soundreef è quello che oggi serve a un autore: il presidente [Davide D'Atri] è una persona dinamica, che ama la musica. Non è il classico grand'uomo che sta trincerato dietro una scrivania: è più della 'generazione Steve Jobs'".

Benché meno esposta rispetto ad altri ruoli propri del mondo della musica, quella dell'autore resta una professione imprescindibile, che conserva un fascino capace di superare le mode e le contingenze, sempre diverso - come ci hanno spiegato Fabrizio, Ruggeri e Zampaglione - eppure immutabile nella propria essenza. "Ho detto a mio figlio, che vuole fare l'autore anche lui, che questo è un lavoro bellissimo, ma che è anche duro, e che per farlo bene bisogna farlo col cuore", conclude Fabrizio: "La tecnica viene dopo. Bisogna essere determinati, non ci si deve abbattere per un rifiuto, perché la vita è fatta anche di sconfitte. Bisogna essere attenti a quello che ci gira intorno ma non cedere mai alle mode del momento. Resta la purezza del cuore la cosa più importante: la composizione è una cosa che ci avvicina al divino".

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 <h3>Costruire canzoni: cosa significa essere un autore</h3>
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Soundreef

Enrico Ruggeri

Fortunato Zampaglione

Maurizio Fabrizio

Sono il primo anello di quella filiera che oggi in tanti citano ma che in pochi conoscono bene come loro, perché senza di loro non avremmo streaming, grandi live, videoclip, serate speciali alla TV e tutto ciò che corrobora quella che oggi definiamo musica popolare contemporanea.

Gli autori sono artisti sfuggenti, che costituzionalmente non amano le definizioni: possono essere i classici cantautori con la chitarra acustica al collo, o i frontman che non disdegnano lo stage diving, o ancora volti non noti al grande pubblico che lavorano dietro le quinte, ma che muovono milioni di copie grazie alle canzoni uscite dalle loro penne. Di certo, dietro alle hit che sanciscono il successo di una carriera o - più semplicemente - caratterizzano la colonna sonora di un'estate ci sono loro.

Quello dell'autore è un ruolo obliquo, difficile da inquadrare per la platea generalista: troppo poco "esposta" per i fasti popular – è pratica comune, anche se non corretta, identificare un brano con la voce che lo interpreta - e troppo "artistica" per essere considerato ascrivibile all'ambito discografico tout-court, la firma del brano è una figura che nel corso degli ultimi anni è stata quasi rimossa dalla rappresentazione dell'ecosistema musicale, ma che - oggi esattamente come ieri - è fondamentale e riesce a fare la differenza. A spiegarcelo sono tre grandi autori italiani, rappresentativi di tre generazioni di artisti e di tre modi di intendere il proprio mestiere, ma accomunati dall'amore per la scrittura di canzoni: Maurizio Fabrizio, Enrico Ruggeri e Fortunato Zampaglione.

"Ho attraversato varie epoche: la mia prima composizione da professionista l'ho firmata a diciassette anni. Erano gli anni Settanta, l'età dell'oro del pop italiano: il mio lavoro - che io nemmeno considero un lavoro, tanto mi piace - era bello e divertente, come bello e divertente è ancora oggi", racconta Fabrizio, che nel corso della sua carriera ha scritto per - tra gli altri - per Mia Martini, Mina, Antonello Venditti, Renato Zero e Angelo Branduardi: "Non provo nessuna forma di nostalgia, perché l'autore continua a cambiare il proprio modo di scrivere, subendo l'influenza di ciò che lo circonda. E' questa la ragione per cui adoro questo mestiere: non si finisce mai di evolvere. Per esempio: mio figlio ha sedici anni e ascolta tutt'altra musica rispetto a quella che ascolto io. Ma la ascolto con curiosità, perché per me è una scuola".

Certo, la percezione del ruolo - e dell'importanza dell'autore, presso il pubblico - negli anni è molto cambiata. "E' l'evolversi della storia", riflette al proposito Enrico Ruggeri, già leader di Decibel e Champagne Molotov poi apprezzato artista solista: "Negli anni Cinquanta e Sessanta le canzoni venivano proposte al Festival di Sanremo e solo dopo venivano scelti gli interpreti. Poi le personalità canore hanno preso il sopravvento: oggi è chi va a cantare che gode di tutta l'esposizione. Al proposito avrei anche delle storie piuttosto buffe, da raccontare: mi è successo più di una volta, mentre in concerto eseguo 'Il mare d'inverno', di leggere i labiali del pubblico che dice 'questa è quella della Berté'".

Benché, strutturalmente, nell'ecosistema dell'industria musicale l'importanza dell'autore non sia mai venuta meno, la situazione attuale ha costretto chi si dedica a questa professione a far fronte a nuove sfide. E non stiamo parlando della pandemia da Covid-19: "Questa emergenza sanitaria per certi versi è stata un acceleratore delle criticità che, in assenza della pandemia, avremmo comunque patito tra due o tre anni", spiega Fortunato Zampaglione, cantautore e produttore le cui opere sono state interpretate da, tra gli altri, Gianna Nannini, Andrea Bocelli, Eros Ramazzotti e Francesco Renga, "Il problema è che in Italia la musica è monotona: se va di moda il reggaetton, tutti si mettono a scrivere brani reggaetton. La musica, tuttavia, è molto di più, e in Italia - non che all'estero vada meglio, sia chiaro - manca una visione. Nel momento in cui la musica è costretta a vivere solo di fruizione momentanea cessa di essere per tutti".

"L'industria di oggi ha delle dinamiche di estrema attenzione al mercato e alle mode del momento, che coltiva e sfrutta", concorda Fabrizio: "Ogni epoca del resto ha il suo modo di scrivere. Me ne accorgo anch'io, che ho molte composizioni che per questi tempi andrebbero benissimo ma che probabilmente oggi non canterebbe nessuno". "Questi tempi sono caratterizzati da un'omologazione paurosa", conferma Ruggeri: "C'è il terrore di non piacere, di non essere passati alla radio, perché la non esposizione in radio rischia di far morire una canzone ancora prima di nascere. Perché tutto, ormai, viene focalizzato sul singolo: l'album è rimasta una specie di soddisfazione personale, una scusa per andare a fare dei tour dove il pubblico - tra l'altro - ti chiede le canzoni vecchie. Ovvio che questo costringa l'autore a scrivere al ribasso, se l'airplay si riduce a essere l'unica preoccupazione. Oggi brani come 'La donna cannone' non verrebbero mai messi in onda".

"Molti autori, in Italia, scrivono al di sotto del loro talento per pure esigenze di mercato. Così come i discografici: spesso non producono la musica che amano - alla quale potrebbero dare un valore aggiunto - ma quella che richiede il mercato", aggiunge Zampaglione, che chiama in causa anche discografici e interpreti: "C'è un problema con i grandi artisti, che ormai non riescono più a registrare album all'altezza di quelli pubblicati in passato: data la crescita esponenziale del live, ormai i dischi sono diventati un pretesto per fare concerti, e i grandi nomi tendono ad allontanare gli autori che potrebbero supplire al deficit di ispirazione accumulato negli anni. Gli autori italiani si ritrovano schiacciati da cantanti che fanno sempre più pressioni per ottenere il credito sui brani interpretati e degli editori che non hanno sufficiente potere contrattuale per contrastare questo fenomeno". "Gli interpreti, oggi, hanno un loro circolo chiuso, un cerchio magico nel quale è molto difficile entrare", spiega Fabrizio: "E di interpreti puri, oggi, ce ne sono davvero pochi".

Una delle tendenze che si stanno affermando nel pop contemporaneo è quella dei team di autori: basti pensare alla canzone vincitrice del titolo "Song of the Year" ai Grammy Awards 2018, "That's What I Like" di Bruno Mars, che fu firmata da ben otto co-autori. "Il discorso dei team di autori mi fa sorridere, francamente. Io non ci credo", spiega Ruggeri: "Penso che, al netto degli arrangiamenti, si possa scrivere in due, tre al massimo, perché le canzoni sono sempre frutto di individualità. La modalità 'collettiva' che oggi va per la maggiore nel mondo del pop immagino sia più una forma di compensazione: la torta diventa sempre più piccola anno dopo anno, e i crediti possono diventare modalità di pagamento. Una volta, invece, si creavano validissime scuderie intorno a grandi maestri: penso a Beppe Dati, cresciuto nel laboratorio di Giancarlo Bigazzi. Non succedeva niente per caso: Beppe è diventato un autore bravissimo, e immagino che - data la vicinanza a Giancarlo - sia stato bravo a rubare i trucchi del mestiere".

"Si sente che adesso, dietro una canzone, non c'è più una mano sola ma un team di autori", osserva Fabrizio, più possibilista rispetto al collega riguardo le collaborazioni: "Non credo che nessuno scriva più sedendosi al pianoforte o imbracciando una chitarra, e nelle canzoni si sente. Immagino sia un fenomeno legato alle nuove tecnologie: non è né un bene né un male, è semplicemente scrivere in modo diverso".

Come tutte le altre categorie del mondo dello spettacolo, anche gli autori patiranno le conseguenze della crisi causata dall'emergenza Covid: sia Zampaglione che Ruggeri concordano che sarà il calo delle entrate dai diritti di pubblica esecuzione - di fatto azzerati a causa del lockdown - a colpire più duro. Non tutto il male, però, viene per nuocere: "Suona strano dirlo, ma questo periodo lo sto passando bene", spiega Fabrizio, "Sto rimanendo in casa e sto lavorando moltissimo. Questa emergenza sanitaria passerà, come tante altre brutte situazioni che ho vissuto in settant'anni: non voglio fare il profeta di sventura, ma cose come queste in futuro potrebbero ricapitare. Eppure la musica non morirà mai. Magari lavoreremo in modo diverso, usando molto di più il Web, ma sapremo farci i conti. Certo, a livello economico gli autori avevano problemi già prima, perché - di fatto - gli unici diritti sui quali potevamo contare, data l'estrema contrazione delle vendite discografiche, erano quelli di esecuzione, che sono stati di fatto azzerati dal lockdown. Ma sapremo adattarci, troveremo nuove forme per esprimerci: in questi ultimi mesi gli italiani, cantando dai balconi, ci hanno ricordato che la musica non morirà mai. E quindi mai avere paura".

"Secondo me è stata una follia rinunciare a vivere per paura di morire: lo ripeterei senza problemi anche se mi trovassi sul letto di morte a causa del Coronavirus", racconta Ruggeri a proposito del “suo” lockdown: "La libertà non è uno scherzo: i primi a cantare 'Bella ciao' il 25 aprile erano andati sulle montagne a combattere, a costo della propria vita, per difendere la libertà. L'uomo non è un animale, che ha tra le proprie uniche preoccupazioni ha il nutrirsi e il cercare di restare vivo. Detto ciò, per i diritti di pubblica esecuzione il Covid sarà una bella botta, sì. Riguardo l'ispirazione, credo che questo periodo si sia riverberato su ciascuno a seconda della personalità dei singoli. Io, personalmente, ho approfittato del blocco totale per lavorare. Le strade erano vuote, silenziose. I miei figli erano a casa a seguire le lezioni online. Io sono stato nel mio studio: avevo iniziato un romanzo che pensavo di ultimare in due o tre anni che adesso, invece, ho praticamente finito".

Sia Fabrizio che Ruggeri e Zampaglione hanno affidato la gestione del diritto d'autore collegato alle proprie opere a Soundreef, la società di collecting indipendente fondata nel 2011 a Londra da Davide D'Atri e Francesco Danieli che rappresenta e gestisce i diritti di oltre 39.000 autori ed editori di cui 22.000 italiani. "Soundreef è stata una ventata di novità importante per la gestione del diritto d'autore", spiega Zampaglione: "Dispone di una piattaforma di rendicontazione digitale che, in tempo reale, ti permette di controllare l'andamento del tuo repertorio a livello mondiale. E' una società nativa digitale, con la quale è più facile interagire. E' importante che il mercato dell'intermediazione del diritto d'autore sia libero, e che lo diventi sempre di più. Soundreef è quello che oggi serve a un autore: il presidente [Davide D'Atri] è una persona dinamica, che ama la musica. Non è il classico grand'uomo che sta trincerato dietro una scrivania: è più della 'generazione Steve Jobs'".

Benché meno esposta rispetto ad altri ruoli propri del mondo della musica, quella dell'autore resta una professione imprescindibile, che conserva un fascino capace di superare le mode e le contingenze, sempre diverso - come ci hanno spiegato Fabrizio, Ruggeri e Zampaglione - eppure immutabile nella propria essenza. "Ho detto a mio figlio, che vuole fare l'autore anche lui, che questo è un lavoro bellissimo, ma che è anche duro, e che per farlo bene bisogna farlo col cuore", conclude Fabrizio: "La tecnica viene dopo. Bisogna essere determinati, non ci si deve abbattere per un rifiuto, perché la vita è fatta anche di sconfitte. Bisogna essere attenti a quello che ci gira intorno ma non cedere mai alle mode del momento. Resta la purezza del cuore la cosa più importante: la composizione è una cosa che ci avvicina al divino".

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Costruire canzoni: cosa significa essere un autore

Industria

Tre grandi firme che hanno affidato a Soundreef il proprio repertorio ci raccontano il lavoro

Nella Classifica UK album relativa alla settimana dal 25 aprile 2025 al 1 maggio 2025 THE TORTURED POETS DEPARTMENT di TAYLOR SWIFT risale dalla ventiquattresima posizione al primo posto. In seconda posizione rimane stabile SHORT N' SWEET di SABRINA CARPENTER, mentre in terza posizione si posiziona + - = DIVIDE X - TOUR COLLECTION di ED SHEERAN, che sale dalla quinta posizione.

Tra le new entries nelle prime dieci posizioni della classifica si segnalano:

<ul>
	<li>5IVE di DAVIDO che fa il suo ingresso in classifica in settima posizione</li>
</ul>

Nella Classifica UK singoli per la settimana dal 25 aprile 2025 al 1 maggio 2025, si registra una conferma nelle prime tre posizioni: in prima posizione rimane stabile il brano ORDINARY di ALEX WARREN. Anche in seconda posizione si mantiene invariato il singolo PINK PONY CLUB di CHAPPELL ROAN, mentre in terza posizione si conferma AZIZAM di ED SHEERAN.

Non si segnalano&nbsp;nuove entrate nelle prime dieci posizioni della classifica.

<ul>
</ul>

Taylor Swift

Classifiche UK, novità 1 maggio: Taylor Swift torna in testa

'The Tortured Poets Department' è l'album più ascoltato della settimana

Aggiornamento, ore 15.00: La Commissione Europea ha confermato di aver accolto la richiesta di Paesi Passi e Austria in merito a una valutazione del processo di acquisizione di Downtown Music da parte di Virgin Music Group, divisione dedicata ai servizio per artisti ed etichette di Universal Music Group. Secondo quanto riferito in una nota ufficiale diffusa oggi, venerdì 25 aprile, da Commissione, la major non può “attuare l’acquisizione prima di averla notificata e aver ottenuto l’autorizzazione” dalla Commissione stessa. “L’operazione rischia di incidere in modo significativo sulla concorrenza in alcuni mercati della filiera musicale, in cui entrambe le società sono attive, in Austria e nei Paesi Bassi, nonché in molti altri Stati membri. La Commissione ha pertanto concluso di essere nella posizione migliore per esaminare l'operazione. La Commissione ha chiesto a UMG di notificare l'operazione”. In una dichiarazione resa al Financial Times, testata che per prima aveva riferito dell’istruttoria, Universal Music ha fatto sapere di essere più che disponibile a collaborare con la Commissione e di essere fiduciosa nel “concludere questa acquisizione nella seconda metà dell'anno, nei tempi previsti".

Soddisfazione per l’avvio del procedimento è stata espressa dall’associazione di etichette indipendenti europee Impala. "Accogliamo con favore questa notizia e siamo pronti a collaborare pienamente con la Commissione Europea durante la sua valutazione della fusione”, ha dichiarato la Presidente Esecutiva di Impala Helen Smith: “L'entità dei disagi in tutta Europa rende opportuno che l'UE effettui la valutazione. Ciò fa seguito alle preoccupazioni sollevate da entrambe le autorità di regolamentazione, che sono state informate da UMG e Downtown a livello nazionale. Come ogni settore, il mercato musicale ha bisogno di grandi aziende, ovviamente, come abbiamo già sottolineato, c'è semplicemente un punto in cui ‘grande è troppo grande’. In questo caso, UMG ha chiaramente superato il limite massimo anche prima di aggiungere Downtown. Questo accordo deve essere bloccato definitivamente".

"Questo accordo ha implicazioni di vasta portata non solo per le etichette discografiche, ma anche per editori musicali, distributori e altri settori”, ha aggiunto Francesca Trainini, Presidente di Impala e Vicepresidente di PMI - Produttori Musicali Indipendenti: “E’ il tipo di comportamento di acquisizione che solleva immediatamente segnali d'allarme per qualsiasi autorità di regolamentazione. Esortiamo la Commissione Europea a condurre un'indagine approfondita e ad adottare misure decisive per impedire ulteriori concentrazioni che potrebbero danneggiare i consumatori, nonché la concorrenza, la diversità e l'innovazione nell'intero ecosistema musicale".

-

La Commissione Europea sarebbe pronta ad aprire un’indagine antitrust sull’acquisizione di Downtown da parte di&nbsp;Virgin Music Group, la divisione dedicata ai servizi di artisti ed etichette di Universal Music Group: a riferirlo è il Financial Times, secondo il quale l’istruttoria dovrebbe essere ufficializzata già entro la giornata di oggi, venerdì 25 aprile.

L’operazione da 775 milioni di dollari era già stata contestata con veemenza da Impala, l’associazione che rappresenta le etichette indipendenti europee, che <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750388/umg-e-l-acquisizione-di-downtown-l-appello-di-impala-alla-ue">aveva invitato proprio la commissione UE</a> a verificare che l’acquisizione non violasse le norme antitrust europee. Successivamente, anche <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751087/umg-downtown-dall-olanda-richiesta-di-esame-dell-antitrust-ue">i Paesi Bassi avevano chiesto alla Commissione</a> di esaminare la mossa di Universal Music, che - proprio in Olanda - poco prima <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750538/universal-music-l-acquisizione-discreta-di-8ball-music">aveva acquisito (in modo molto discreto, e senza annunci ufficiali) l’etichetta indipendente 8Ball Music</a>.

Al momento, la Commissione Europea non ha voluto commentare l’indiscrezione.

L’UE valuterà l’acquisizione di Downtown da parte di UMG

Confermata l’indiscrezione del Financial Times

Nella Classifica Radio Airplay della settimana dal 18 aprile 2025 al 24 aprile 2025 al primo posto si attesta il brano "Bottiglie vuote" dei Pinguini Tattici Nucleari feat. Max Pezzali, in risalita dalla seconda posizione,&nbsp;seguito da&nbsp;"Azizam" di Ed Sheeran&nbsp;(in risalita dal sesto posto)&nbsp;e dall'ex testa di serie&nbsp;"Nonostante tutto" di Cesare Cremonini e Elisa.

Di seguito le altre novità che entrano direttamente nelle prime dieci posizioni:

<ul>
	<li>"Amor" di Achille Lauro debutta in settima posizione</li>
</ul>

Nella Classifica Radio Airplay Absolute Beginners relativa alla settimana dal 18 aprile 2025 al 24 aprile 2025, in prima posizione si trova il brano "Jaded" di Dario Di Bona. Subito dietro, in seconda posizione, si colloca "Ma che vuò" di Florinda, mentre in terza posizione si posiziona "Whip" di Doctum.

Tra le new entries nelle prime dieci posizioni si segnalano:

<ul>
	<li>"Solo Tu" di Il Solito Dandy debutta in quarta posizione</li>
	<li>"DCP" di Disco Club Paradiso debutta in quinta posizione</li>
	<li>"Nel bene e nel male" di Matteo Faustini debutta in ottava posizione</li>
</ul>

<a href="https://www.rockol.it/classifica-fimi-billboard-uk-radio-dischi-piu-venduti?preview=a608820c8b02f821fd24a9f57f9db081#Classifichee%20polemiche&amp;refresh_ce">Classifiche: speciale e aggiornamenti continui qui.</a>

Pinguini Tattici Nucleari

Classifiche Airplay, novità 24 aprile: Pinguini e Pezzali primi

'Bottiglie vuote' è il brano più trasmesso dalle radio

Nel 2024 la collecting spagnola SGAE ha ripartito ai propri associati 349 milioni di euro, grazie a un totale complessivo di entrate pari a 390 milioni di euro (cresciuto dell’11,7% rispetto all’anno precedente): come riconosciuto dalla stessa Sociedad General de Autores y Editores, quella registrata alla fine dello scorso mese di dicembre risulta essere la miglior performance in termini finanziari mai registrata in 125 anni di attività.

A trainare la crescita sono stati principalmente i ricavi da digitale (+25% su base annua, a quota 60,4 milioni di euro), con lo streaming a occupare il 55,6% del totale e i servizi VOD un restante 43,2%, e quelli dal segmento broadcasting, cresciuto su base annua del 18,9% per un totale di 110 milioni di euro: buone le prestazioni anche di pubblica esecuzione (+7,4%, a quota 48,7 milioni di euro) ed entrate dall’estero (+15,4% su base annua, a quota 35,2 milioni di euro). "Il contributo principale alla raccolta internazionale proviene dal mercato europeo nel suo complesso (16,4 milioni, con Francia e Italia in testa), seguito dall'America Latina e dai Caraibi (10 milioni) e dagli Stati Uniti e dal Canada (8 milioni)", ha precisato SGAE.

SGAE, nel 2024 entrate su dell’11,7%

Ripartizioni a quota 349 milioni di euro: il miglior risultato di sempre per la collecting spagnola

Empire ha una nuova alleanza strategica: quella con Baramey Productions, etichetta cambogiana di primo piano. L'obbiettivo è quello di produrre e distribuire la musica degli artisti khmer (il principale gruppo etnico del paese)&nbsp;in tutto il mondo, con il supporto dei loro A&amp;R e delle infrastrutture internazionali del gruppo.

Già da tempo Empire sta cercando di espandersi nel mercato del sud-est asiatico e Baramey Productions, fondata nel 2016, è una realtà già molto solida nel mercato locale, tra cui il&nbsp;rapper&nbsp;VannDa,&nbsp;la semifinalista di The Voice of Cambodia&nbsp;Suzana il rapper/&nbsp;producer&nbsp;YuuHai e la giovane emergente (ma già con 28 milioni di stream all'attivo) Norith. Questi ultimi si esibiranno presto anche a Los Angeles, a sottolineare le mire espansionistiche del progetto.

La Cambogia è la nuova frontiera della musica asiatica?

E' ciò che suggerisce la nuova mossa strategica di Empire: una joint venture con Baramey Productions

E’ ricorso ieri, mercoledì 23 aprile, <a href="https://www.rockol.it/news-751424/youtube-compie-20-anni-ecco-la-top-ten-storica-dei-video-musicali">il ventesimo anniversario del debutto online di YouTube</a>: la piattaforma oggi controllata da Google, per celebrare la ricorrenza, ha comunicato alcune statistiche relative alle proprie attività.

In media, oggi, quotidianamente vengono resi disponibili dal servizio oltre 20 milioni di video: nel 2024 le clip hanno totalizzato in media oltre 100 milioni di commenti al giorno, con una media - sempre quotidiana - di circa 10 milioni di spettatori. Sempre lo scorso anno i video hanno ricevuto una media di oltre 3,5 miliardi di like al giorno.

Riguardo le attività degli artisti musicali sulla piattaforma, in testa alla top ten dei canali più seguiti dal pubblico c’è quello della girl band coreana delle Blackpink, con 96,4 milioni di iscritti, seguito da quelli dei BTS (80,1 milioni), Justin Bieber (75,2 milioni), Eminem (64,6 milioni) e Taylor Swift (60,9 milioni), che precedono - nell’ordine - quelli di Marshmello, Ed Sheeran, Ariana Grande, Billie Eilish e Bad Bunny.

Nella graduatoria dei video che hanno raggiunto il miliardo di visualizzazioni più velocemente, in testa svetta quello di “Hello” di Adele, capace di raggiungere il traguardo in appena 88 giorni, seguito - ex aequo - da quelli di “Shape of You” di Ed Sheeran e “Despacito” di Luis Fonsi - quest’ultimo anche video più visto di sempre sulla piattaforma, con 8,7 miliardi di visualizzazioni (in 97 giorni), “Mi gente” di J Balvin e Willy William (103 giorni) e “Apt” di Rosé e Bruno Mars (105 giorni). Seguono, nel resto della top ten, e nell’ordine, quelli di “Échame La Culpa” di Luis Fonsi e Demi Lovato, di “Taki Taki” di DJ Snake, di “Te Bote (Remix)” di Casper, Nio García, Darell, Nicky Jam, Bad Bunny e Ozuna, di “X (EQUIS)” di Nicky Jam e J. Balvin, e di “Girls Like You” dei Maroon 5 con Cardi B.

20 anni di YouTube, in numeri

La piattaforma celebra i due decenni di attività comunicando qualche statistica

La parabola artistica di d4vd è particolarmente interessante, dal punto di vista dell'industria: ex gamer, ha iniziato a fare musica perché i video delle sue partite videoludiche&nbsp;erano costantemente oggetto di takedown dalle varie piattaforme in quanto utilizzava musica edita, e per ovviare il problema ha cominciato a registrare canzoni sue. Che sono piaciute talmente tanto da valergli un contratto discografico con una major (in Italia è lavorato da EMI).

La community su cui è emerso per la prima volta come musicista, però, è la piattaforma di music-making BandLab: è il primo utente della community ad avere raggiunto un miliardo di streaming con una traccia creata al suo interno. Per festeggiarlo, quindi, BandLab gli dedica un pop-up store a New York, dove per tre giorni i fan potranno immergersi in experience a lui dedicate. Non solo: l'album (dal titolo "Withered") uscirà anche in una cosiddetta BandLab Extended Edition, con due tracce extra. Non a caso, perché a quanto pare buona parte dell'album è stata comunque realizzata utilizzando la app.

BandLab festeggia il successo di d4vd

Il primo artista BandLab a raggiungere 1 miliardo di streaming: per lui un pop up store a New York

Nata da una costola di Warp Records (storica etichetta indipendente attiva soprattutto nell'ambito della musica elettronica e di ricerca), Warp Publishing vanta un catalogo di artisti di grande rilievo, tra cui&nbsp;Boards Of Canada, Slowdive,&nbsp;Khruangbin, Danny Brown, Autechre, Yves Tumor, Death Grips e molti altri. Il nuovo accordo con IMPEL rappresenta quindi una mossa strategica particolarmente fruttuosa sia per l'editore che per l'agenzia di licensing, specializzata in diritti digitali.

IMPEL a sua volta è specializzata nel rappresentare realtà indipendenti, come Psychotic Reaction Music,&nbsp;Inni Music and Infine Music. La convergenza di obbiettivi è evidente, come sottolina anche Maria Navarro, a capo di Warp Publishing: "Siamo davvero contenti di entrare a far parte di una community che condivide con noi in maniera netta i valori dell'indipendenza, della trasparenza e dell'innovazione" ha dichiarato.

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Warp Publishing: un accordo con IMPEL

L'editore, costola della storica etichetta indipendente, si unisce all'agenzia di licensing

La Classifica USA album per la settimana dal 21 aprile 2025 al 27 aprile 2025 vede al primo posto Ken Carson con il suo album More Chaos, che debutta direttamente in vetta alla graduatoria. In seconda posizione si registra un avanzamento significativo per Kendrick Lamar con l'album GNX, che risale dalla quinta posizione fino al secondo gradino del podio. In terza posizione, invece, l'album SOS di SZA guadagna una posizione, passando dalla quarta alla terza.

Da notare che il più alto nuovo ingresso nella classifica Billboard Hot 200 degli album è rappresentato proprio da More Chaos di Ken Carson, che si posiziona al primo posto.

Nella&nbsp;Classifica USA singoli&nbsp;relativa alla settimana dal 21 aprile 2025 al 27 aprile 2025, il brano&nbsp;"Luther"&nbsp;di&nbsp;Kendrick Lamar &amp; SZA&nbsp;mantiene la sua posizione in prima posizione. In seconda posizione si registra un cambio rispetto alla settimana precedente:&nbsp;"Die With A Smile"&nbsp;di&nbsp;Lady Gaga &amp; Bruno Mars&nbsp;sale dalla terza posizione, scalzando così&nbsp;"Nokia"&nbsp;di&nbsp;Drake, che scende dalla seconda alla terza posizione. Non si segnalano nuove entrate nella Top Ten.

<a href="https://www.rockol.it/classifica-fimi-billboard-uk-radio-dischi-piu-venduti?preview=a608820c8b02f821fd24a9f57f9db081#Classifichee%20polemiche&amp;refresh_ce">Classifiche: speciale e aggiornamenti continui qui</a>.

Ken Carson

Classifiche USA, novità 27 aprile: Ken Carson debutta in vetta

Negli album avanzano Kendrick Lamar e SZA. Nei singoli podio (quasi) invariato...

Warner Music Group ha depositato presso il tribunale dello Utah una causa legale contro la catena di pasticcerie Crumbl: secondo la parte querelante il franchise un tempo noto come Crumbl Cookies - che può contare su oltre mille punti vendita tra Stati Uniti e Canada - avrebbe utilizzato senza autorizzazione più di 150 brani presenti nel catalogo della major per sonorizzare le proprie campagne pubblicitarie su Instagram e TikTok.

"Gli imputati si sono appropriati indebitamente di almeno 159 tra le registrazioni sonore e le composizioni musicali più popolari e preziose sul mercato, utilizzando tali opere creative per costruire il profilo del proprio marchio e generare vendite massicce per sé stessi senza alcun compenso [per WMG, ndr]": si legge nell’istanza depositata dai legali della major, che mette sotto accusa anche la condotta commerciale di Crumbl nei confronti degli influencer ingaggiati per le proprie campagne social: "Crumbl attira i follower di ciascuno di questi influencer sulle pagine social di Crumbl e sui video di Crumbl. Crumbl recluta queste persone – comprese, sulla base di informazioni e deduzioni, quelle presenti nei video di Crumbl – per 'collaborare' con Crumbl, e i partecipanti vengono ricompensati per la promozione dei prodotti Crumbl".

Warner Music Group ha richiesto al tribunale un risarcimento danni fino a 150mila dollari per ogni brano oggetto di violazione, per un potenziale ammontare complessivo che potrebbe raggiungere quota 23,85 milioni di dollari, oltre che un'ingiunzione permanente che vieti a Crumbl ulteriori violazioni.

Warner Music, maxi-causa a Crumbl

Per utilizzo non autorizzato di musica in campagne promozionali social

A partire dal prossimo mese di giugno Metal Hammer, popolare magazine dedicato all’hard rock e all’heavy metal fondato nel 1983 in Gran Bretagna da Wilfried F. Rimensberger e attualmente edito da Future Media, tornerà ad avere un’edizione italiana cartacea: a riportare nelle edicole del nostro Paese la testata è Sprea Editori, già “casa” di Buscadero, Classic Rock, Prog e Ciao 2001.

La redazione sarà composta da Maurizio Becker come direttore editoriale, affiancato da Luca Fassina alla supervisione dei contenuti e da Barbara Caserta per le relazioni con le etichette discografiche e le attività di marketing.

Il primo numero (che includerà 100 pagine stampate su carta patinata ad alta qualità, con in copertina gli Iron Maiden, attesi a Padova il prossimo 13 luglio) sarà tirato in 25mila copie, e sarà distribuito con “particolare attenzione a punti di vendita strategici” come aeroporti, stazioni ferroviarie e snodi metropolitani.

Il debutto della testata nel nostro Paese, tuttavia, risale al 1989, quando nelle edicole arrivò il primo numero dell'edizione italiana con&nbsp;Luca Signorelli come redattore capo: il magazine rimase nelle edicole per qualche anno, per poi cessare di essere edito in versione cartacea e proseguire nelle attività solo online, all'indirizzo&nbsp;www.metalhammer.it.

In una nota pubblicata sul proprio canale Facebook ufficiale, i gestori del sito hanno tenuto a precisare:

<blockquote>
Apprendiamo con sconcerto – ma non senza un certo déjà vu – che sarebbe in procinto di tornare in edicola una pubblicazione sotto il nome Metal Hammer. È doveroso, in quanto redazione storica di Metal Hammer Italia, fare immediatamente chiarezza e mettere in guardia lettori, addetti ai lavori e appassionati.

Questa iniziativa editoriale non ha nulla a che vedere con noi. Non rappresenta la nostra redazione, non prosegue alcuna nostra attività e soprattutto non ha alcun diritto di avvalersi del nome Metal Hammer in Italia.

Noi, la redazione di Metal Hammer Italia, continuiamo il nostro lavoro con serietà, coerenza e passione dal 2015, prima in edicola e poi sul web con il sito www.metalhammer.it, forti di un marchio regolarmente registrato il 26 gennaio 2015, di proprietà dell’editore che – per oltre trent’anni, fino al 2014 – ha portato Metal Hammer a essere la rivista musicale più venduta in Italia.

Chi oggi tenta di riesumare il nome Metal Hammer per speculare su un passato glorioso che non gli appartiene, lo fa con intenti alquanto discutibili.

Ovviamente ci tuteleremo in tutte le sedi competenti. Lo dobbiamo alla nostra storia, al nostro lavoro e soprattutto ai lettori che da decenni ci seguono con rispetto e fiducia.

Restiamo quelli di sempre. Gli altri no.
</blockquote>

<div class='embed'><div class="fb-post" data-lazy="true" data-href="https://www.facebook.com/mhitaly/posts/pfbid031HiDhG6Yv1CCxHAAQMBjX6caEDP7BheveZeTiQesvmiW31bstZ6TCbQbXVMjtUjzl" ></div></div>

Il sito&nbsp;www.metalhammer.it risulta intestato alla Black Sun Media Srl di Milano.

Metal Hammer torna in edicola in Italia (ma è polemica)

Il primo numero della nuova edizione sarà distribuito a partire dal 3 giugno. Anche se...

Warner Chappell Music, la divisione editoriale di Warner Music Group, ha annunciato di aver siglato un accordo di amministrazione a livello globale con Diplo, Dj e produttore americano vincitore di tre Grammy Awards e titolare di collaborazioni con, tra gli altri, Skrillex, Justin Bieber, Morgan Wallen, MIA e Beyoncé.

"Il team Warner Chappell è strutturato in modo unico per affrontare i miei numerosi progetti e impegni, che si tratti di produrre per altri artisti, pubblicare la mia musica o collaborare a dischi”, ha dichiarato l’artista, all’anagrafe Thomas Wesley Pentz, classe 1978: “Hanno uno staff immensamente competente e lungimirante che ritengo possa aiutarmi a integrare il mio approccio alla creazione e al posizionamento della musica. Inoltre, sono entusiasta di chiudere il cerchio con Carianne Marshall [co-CEO di Warner Chappell, ndr], che ha avuto un ruolo così fondamentale per il successo nella prima fase della mia carriera".

"Diplo è un creativo visionario il cui successo poliedrico include la capacità di superare i limiti con i propri progetti, la creazione di successi cross-genere per altri e la scoperta di talenti attraverso la collaborazione”, ha aggiunto Gabz Landman, Senior Vice President, A&amp;R, di Warner Chappell Music: “Ci vuole un talento raro per poter costruire e mantenere una carriera di successo che abbraccia diversi decenni – qualcosa che Diplo ha fatto quasi senza sforzo, e siamo davvero onorati di contribuire ad amplificare ulteriormente la sua eredità".

"Diplo si è già affermato come uno degli artisti e pionieri della musica più affermati al mondo”, ha concluso David Goldsen, Vicepresidente Senior, A&amp;R Nord America, di Warner Chappell Music: “Il suo approccio audace all'arte, alla cultura e alla musica è ciò con cui vogliamo allinearci alla Warner Chappell. C'è ancora molto da aspettarci e siamo entusiasti di lavorare con lui e con il suo team manageriale, Andrew McInnes e Renee Brodeur".

Diplo

Publishing, Diplo firma con Warner Chappell Music

Un contratto di amministrazione a livello globale per il Dj e produttore americano

L’innovazione musicale da tempo non nasce più (solo) nei laboratori delle major, ma si sviluppa nei team agili delle startup. A ogni angolo del globo, imprenditori e sviluppatori stanno immaginando nuove modalità per creare, distribuire, monetizzare e vivere la musica. Le startup musicali stanno diventando un laboratorio permanente per il futuro dell’industria: anticipano tendenze, testano soluzioni, rompono schemi. Guardare a ciò che succede in questo ecosistema significa cogliere in anticipo dove sta andando la musica. Ecco una rassegna delle principali tendenze, delle nuove società che le hanno determinate nell’ultimo triennio e un riepilogo di dove stanno puntando: tutti – artisti, label, investitori – sono chiamati a porre attenzione.

Dove si investe 
 
Il mondo della finanza - dagli angel investor al venture capital, dai family office al private equity - ha riconosciuto da tempo alla musica una capacità di creare valore e di rappresentare una asset class a sé stante. Ma i capitali di rischio, ove possibile, oggi continuano ad essere attratti soprattutto dal punto di incontro tra la tecnologia e l’industria musicale. Spesso fungono da cuscinetti e da interpreti necessari per incentivare il dialogo tra due culture che parlano linguaggi diversi e perseguono obiettivi antitetici: innovazione e mantenimento dello status quo. In particolare, ecco cinque macro-tendenze: 
 
AI Music Creation 
L’intelligenza artificiale è il motore più potente del cambiamento. Startup come Suno, Udio, Boomy o Riffusion permettono a chiunque di generare brani originali da un semplice prompt. L’intelligenza artificiale compone, canta, produce, e sta ridefinendo i confini dell’autorialità. Problemi da risolvere? Molti, e seri. 
 
Web3 e proprietà condivisa 
Le piattaforme JKBX, AnotherBlock o Arpeggi aprono alla possibilità di acquistare quote di diritti musicali, frazionare royalties, rendere la musica un asset da possedere, collezionare o scambiare. L’approccio decentralizzato trasforma i fan in micro-investitori. Chiamiamolo MusicTech. 
 
Dati, insight, infrastruttura 
Startup come Audioshake, Beatchain e MusicInfra lavorano dietro le quinte per migliorare gestione, distribuzione, trasparenza e tracciamento dei contenuti musicali. L’analisi dei dati diventa leva strategica per artisti e label. Un lavoro potenzialmente più prezioso di quanto potrebbe apparire, considerando la progressiva frammentazione e segmentazione nell’offerta globale dello streaming. 
 
Creator tools e fan engagement 
Tool come Splice, Pibox, BeatConnect, ma anche piattaforme come Gamma o Character.AI, offrono spazi di creazione e interazione pensati per creator digitali, producer indipendenti e community globali. 
 
Live, sync, esperienze immersive 
La dimensione esperienziale non è trascurata: startup come Playback, Bronze o Human Native esplorano nuovi formati per l’ascolto immersivo e la performance digitale. Il confine tra gioco, arte, musica e realtà virtuale si fa sempre più sfumato.

I protagonisti 
 
La scena delle music startups è cangiante per sua natura: solo una minoranza di esse, statisticamente, riesce a trasformarsi in scale up per poi assestarsi.&nbsp; 
Le startup musicali internazionali stanno lavorando in modo trasversale su tutta la catena del valore: dalla produzione alla fanbase, dai metadati all’esperienza. In questo scenario fluido e sperimentale, la loro forza è l’agilità, la loro risorsa il rischio, la loro missione l’innovazione. Alcune falliranno, altre saranno acquisite, molte verranno imitate. Ma tutte, oggi, rappresentano uno specchio lucidissimo del futuro possibile della musica. 
In rigoroso ordine alfabetico segnaliamo:

AIMI 
Fondata: 2022 
Generatore musicale AI per performance dal vivo, meditazione o ambient music personalizzata. 
 
AnotherBlock 
Fondata: 2022 
Permette di acquistare frazioni di diritti musicali (royalties) tramite NFT con licenze reali. 
 
Arpeggi 
Fondata: 2023 
Piattaforma di creazione e distribuzione musicale su Web3, con tracciabilità creativa sulla blockchain. 
<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/arpeggi-labs-488940">Ecco dove ne abbiamo parlato</a> 
 
Audioshake 
Fondata: 2022 
Scomposizione di brani in stems utilizzando AI per sincronizzazione, remix e karaoke. 
<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/audioshake-484657">Ecco dove ne abbiamo parlato</a> 
 
Beatchain 
Fondata: 2023 
Dashboard di analisi e promozione automatizzata per artisti emergenti e manager. 
 
BeatConnect 
Fondata: 2023 
DAW collaborativo che consente produzione musicale remota in tempo reale. 
 
Bonsai 
Fondata: 2023 
AI assistant per creativi, incluso chi lavora nella musica, per generare testi e idee. 
 
Boomy 
Fondata: 2022 
Consente a chiunque di creare canzoni originali in pochi secondi usando l'intelligenza artificiale. 
<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/boomy-482695">Ecco dove ne abbiamo parlato</a> 
 
Breakr 
Fondata: 2025 
Piattaforma per promuovere la musica emergente con campagne basate su dati. 
 
Bronze 
Fondata: 2022 
Motore audio generativo che crea versioni infinite e dinamiche di una traccia musicale. 
 
Character.AI 
Fondata: 2023 
Non nata per la musica, ma usata da creator per simulare dialoghi con artisti o icone musicali. 
 
Clouty 
Fondata: 2023 
Analisi dati e insight per artisti e creator per monetizzare engagement e visibilità. 
 
DrumRole Co 
Fondata: 2025 
Strumenti musicali digitali che fondono tecnologia e artigianato musicale giapponese. 
 
Duetti 
Fondata: 2023 
Marketplace che consente agli artisti di monetizzare cataloghi musicali vendendone una quota a investitori. 
<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/duetti-startup-496525">Ecco dove ne abbiamo parlato</a> 
 
Gamma 
Fondata: 2023 
Nuova media company fondata da Larry Jackson, unisce label, marketing e creazione contenuti in chiave digitale. 
 
Gigmor 
Fondata: 2022 
Piattaforma che connette musicisti e band a venue e promoter per booking live. 
 
Highnote 
Fondata: 2024 
Collaborazione in tempo reale per artisti, con strumenti di feedback e condivisione creativa. 
 
Hook 
Fondata: 2025 
Connette artisti emergenti con produttori e manager musicali per creare collaborazioni mirate. 
<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/hook-170395">Ecco dove ne abbiamo parlato</a> 
 
Human Native 
Fondata: 2024 
Startup che esplora l’interazione tra musica e identità digitale in ambienti immersivi. 
 
Jukebox (ex JKBX) 
Fondata: 2023 
Marketplace che consente di investire in royalty musicali come fossero azioni. 
<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/jkbx-490213">Ecco dove ne abbiamo parlato</a> 
 
Session 
Fondata: 2022 
Fondata da Björn Ulvaeus (ABBA), semplifica la gestione dei metadata e diritti per collaborazioni musicali. 
<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/session-187326">Ecco dove ne abbiamo parlato</a> 
 
MelodAI 
Fondata: 2025 
Strumenti AI per la composizione assistita, progettati per produttori e compositori. 
 
Moises 
Fondata: 2022 
App che usa AI per separare tracce audio (voce, strumenti) e fornire strumenti didattici ai musicisti. 
<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/moisesai-491479">Ecco dove ne abbiamo parlato</a> 
 
Musical AI 
Fondata: 2025 
Generazione automatica di brani e arrangiamenti tramite intelligenza artificiale. 
<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/musical-ai-498763">Ecco dove ne abbiamo parlato</a> 
 
MusicInfra 
Fondata: 2025 
Infrastruttura per distribuzione e analisi di dati musicali al servizio di artisti e label. 
 
Notes.fm 
Fondata: 2025 
Piattaforma che consente agli artisti di condividere e monetizzare la musica con una community interattiva. 
 
Pibox 
Fondata: 2023 
Sistema collaborativo per team musicali che include workspace, revisioni e commenti su progetti audio. 
 
Playback 
Fondata: 2025 
Offre esperienze musicali immersive che permettono interazione creativa con i contenuti. 
 
Riffusion 
Fondata: 2024 
Utilizza AI per generare musica da immagini sonore (spectrogrammi), creando nuove modalità di composizione. 
 
RSDL.io 
Fondata: 2024 
Protocollo Web3 per la gestione e licenza trasparente dei contenuti audio in ambienti decentralizzati. 
 
Splice 
Fondata: 2013 – pivot: 2022 
Ormai una scale-up, tuttavia nel 2022 ha evoluto la sua identità da piattaforma di sample sharing a ecosistema completo per la creazione musicale professionale, preparandosi ad affrontare una nuova generazione di concorrenti (soprattutto AI-native). 
 
Suno 
Fondata: 2023 
Generatore musicale AI che crea brani completi da semplici prompt testuali, includendo testo, melodia e voce. La parte di addestramento dei suoi dati è al centro delle controversie con l’industria musicale. 
<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/suno-ai-499125">Ecco dove ne abbiamo parlato</a> 
 
ThatTrack 
Fondata: 2024 
Permette di vendere beat, loop e campioni musicali in modalità on-demand, con licenze integrate. 
 
Tune.FM 
Fondata: 2024 
Streaming musicale su blockchain che paga in tempo reale gli artisti per ogni stream. 
 
Udio 
Fondata: 2024 
Startup rivale di Suno focalizzata sulla generazione di brani vocali e musicali tramite AI, con output di alta qualità. 
<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/udio-ai-497194">Ecco dove ne abbiamo parlato</a>

Startup musicali: l’innovazione incontra il futuro della musica

AI, blockchain, fan economy, nuovi modelli di monetizzazione: un’industria ridefinita dal basso

Warner Music Group ha annunciato il lancio di una nuova label in joint venture con l’imprenditrice Anjula Acharia per diffondere sul mercato americano la musica prodotta da artisti originari del sud-est asiatico: l’etichetta, battezzata 5 Junction, lavorerà a stretto contatto con la filiale losangelina di WMG, guidata da Tom Corson e Aaron Bay-Schuck.

"Portare il talento dell'Asia meridionale al pubblico occidentale e oltre non è una questione di tendenze, ma di verità”, ha dichiarato al proposito Acharia: “Crescendo tra culture diverse, ho sempre saputo che le nostre storie avevano un potere globale. La mia missione è stata quella di tradurre questo concetto e mostrare al mondo che la rappresentazione non è un favore, ma una forza. Che si tratti di musica, identità, o marketing, muoversi fluidamente tra l'intersezione tra cultura e commercio è dove avviene la magia".

"WMG ha colto presto il potenziale globale della musica sud-asiatica e siamo ben posizionati per accelerare il nostro successo sulla trafficata rotta commerciale tra l'Asia meridionale e il Nord America”, ha aggiunto il CEO di Warner Music Robert Kyncl: “Ho avuto la fortuna di conoscere Anjula da anni: è una dinamo creativa e imprenditoriale che porta con sé una rete di contatti vibranti e un'immensa competenza al nostro team di livello mondiale".

"Abbiamo assistito a grandi collaborazioni culturali tra King e Nick Jonas, Diljit e Sia, così come Karan Aujla e One Republic, e per la prima volta in assoluto abbiamo visto Diljit esibirsi al Coachella e registrare il tutto esaurito nei palazzetti del Nord America”, ha concluso il CEO di WMG India Jay Mehta: “Ma siamo solo all'inizio di quello che ci aspetta, mentre raddoppiamo il potenziale della musica sud-asiatica nel più grande mercato musicale del mondo".

Acharia, residente a Los Angeles, è fondatrice di Desi Hits!, società che ha contribuito a lanciare sui mercati del sud-est asiatico star occidentali come Lady Gaga, Britney Spears e 50 Cent.

Warner Music, arriva la nuova label 5 Junction

In joint venture con Anjula Acharia, lancerà negli USA gli artisti del sud-est asiatico

Oggi, 23 aprile, SIAE festeggia 143 anni dalla sua fondazione: in occasione di questa importante ricorrenza - e in concomitanza con la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore - la collecting ha lanciato la campagna #CopyOrRight per sensibilizzare il pubblico e i legislatori sui pericoli ai quali l’abuso dei modelli di AI generativa espone la proprietà intellettuale.

“L’intelligenza artificiale sta cambiando pian piano le nostre vite, in molti casi supportando la nostra produttività”, ha spiegato, in una nota, la collecting: “Quando si parla di creatività, però, le cose sono ben diverse, perché le IA generative si stanno addestrando su opere protette, senza chiedere il permesso. Di recente è esploso sui social il trend della ghiblizzazione, cioè la trasformazione di immagini reali in stile Studio Ghibli tramite prompt testuali per l'IA. Questo ‘gioco’, apparentemente innocuo, ha sollevato però molte paure e preoccupazioni su quale sia il confine tra l’ispirazione e la copia da parte delle IA, e sul rischio che corre il diritto d’autore se non adeguatamente tutelato”.

“Ad oggi, rispetto all’IA, gli autori non hanno strumenti per difendere il proprio lavoro”, prosegue SIAE: “Non c’è effettiva trasparenza sull’impiego delle opere, e di fatto non ci sono ancora regole che riconoscono e tutelano il valore dell’ingegno umano nei confronti di queste novità tecnologiche, che oltretutto sono in rapida evoluzione. Proprio in queste settimane il Parlamento italiano sta affrontando un decisivo Disegno di Legge per disciplinare l’attività dei grandi player tecnologici che hanno in mano i motori della IA. Come SIAE abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere di inserire nella futura Legge la chiara possibilità per i nostri autori di impedire, preventivamente, a terzi di sfruttare i propri contenuti creativi per addestrare le macchine di intelligenza artificiale, e maggiore trasparenza sui meccanismi attraverso cui l’IA viene allenata. Il rischio è che la legge passi nella sua formulazione attuale, che assegna all’IA gli stessi diritti di cui godono gli autori e gli editori umani, equiparando il prodotto delle macchine a quello della vostra creatività”.

SIAE ha quindi invitato ad aderire alla campagna #CopyOrRight in questa modalità:

<blockquote>
1. Copia il prompt qui sotto e vai su ChatGPT (anche la versione gratuita va bene)

"Trasforma la mia foto in un'illustrazione in stile animazione giapponese classica, caratterizzata da colori tenui, linee morbide e un'atmosfera sognante. Aggiungi una sovrapposizione con una grande etichetta rossa che recita '#CopyOrRight', posizionata in modo da coprire parzialmente il volto, per simboleggiare il concetto di copia non originale. L'immagine deve risultare immediata, semplice e d'impatto, comunicando chiaramente il messaggio che il risultato è una copia, non un'opera autentica."

2. Carica una tua foto con il viso in primo piano, incolla il prompt e genera la tua immagine

3. Pubblica sui tuoi social l’immagine che sarà generata, usando nel testo del post l’hashtag #CopyOrRight e taggando SIAE.
</blockquote>

“Non possiamo accettare che la creatività umana venga messa all’angolo da tecnologie che, senza regole, si nutrono del lavoro dei nostri autori", ha dichiarato il Presidente di SIAE Salvatore Nastasi:&nbsp;"Dietro ogni canzone, ogni film, ogni opera c’è una persona, un’emozione e un’intelligenza umana. La creatività non è un algoritmo, è un atto unico e irripetibile che va tutelato con decisione. L’Intelligenza Artificiale non può e non deve cancellare tutto questo. Gli autori hanno diritto a essere rispettati, ascoltati e protetti. La SIAE, da sempre, è al loro fianco, e chiede con forza che il legislatore intervenga prima che sia troppo tardi: è in ballo il futuro della cultura italiana”.

SIAE, arriva la campagna sull'AI #CopyOrRight

‘Se bastano un prompt e un click, cosa resta dell'autore?’

A quattro anni esatti dall’<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-721052/paolo-maiorino-esce-da-sony-dopo-26-anni-per-amore-del-vinile">uscita dall’organico di Sony Music Italy</a>, Paolo Maiorino prosegue nel suo percorso da professionista indipendente. Accanto all’attività da manager, l’ex responsabile del catalogo della major guidata in Italia da Andrea Rosi negli ultimi mesi è stato impegnato nel lancio di <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-732196/saifam-group-lancia-music-now">Music Now!</a>, operazione di rivalutazione dei supporti fisici messa in atto da Saifam Group che ha l’obiettivo di “preservare un patrimonio culturale prima ancora che musicale” attraverso la ristampa su licenza di album storici della tradizione musicale italiana.

“Sono dischi di artisti che hanno fatto la storia, anche se non protagonisti al 100% della loro epoca. Parlo di nomi importanti, come quelli di Enzo Carella, Piero Ciampi, Gianni Togni, Roberto Soffici o Angela Baraldi”, ha spiegato Maiorino a proposito del progetto: “Le major non ristamperebbero mai i loro album: per motivi economici e di distribuzione, per loro si tratterebbe di operazioni ad alto rischio. Così siamo intervenuti con MusicNow!, con l’obiettivo di dare spazio a opere che, altrimenti, sarebbero cadute nel dimenticatoio”.

Non solo, quindi, grandi classici universalmente conosciuti, ma gemme nascoste rimaste spesso appannaggio dei soli grandi appassionati. “Perché spedire sul mercato i classici di De André, Battisti, De Gregori, Venditti o Baglioni è relativamente facile”, prosegue Maiorino: “Lavorare su uscite di - per esempio - Roberto Soffici o Angela Baraldi è una scommessa”. Una scommessa, quella su Baraldi nello specifico, vinta. “L’abbiamo contattata, e si è detta subito entusiasta dell’iniziativa. Si è impegnata come parte attiva del progetto, addirittura accettando di firmare tutte le ristampe in tiratura limitata di un suo disco”. “Questo - prosegue il discografico e manager - dimostra che il mercato dei vinili, ma più in generale della musica, in Italia è ancora estremamente ricettivo”. Lo stesso discorso che può essere fatto per “<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750364/sony-music-publishing-saifam-music-now-original-soundtracks-series">The Original Soundtracks Series</a>”, sezione di Music Now! dedicata alle colonne sonore avviata insieme a Sony Music Publishing: “Alle uscite dedicate a Trovajoli e Ortolani ne seguiranno molte altre nel 2025 e nel 2026, e oltre, con opere di Morricone e di altri grandissimi artisti. Puntare sui vinili a 180 grammi, caratteristica molto popolare sul mercato contemporaneo del segmento, ci sta premiando, sia in Italia sia nel resto del mondo. Tutto questo, da parte nostra, non fa che accrescere la convinzione di aver intrapreso una strada giusta. ‘The Original Soundtracks Series’ non fa che aggiungere benzina al motore di una macchina, quella di Music Now!, che sta andando benissimo, e che ci sta dando grandi soddisfazioni”.

Lo spirito, che intreccia le istanze artistiche a quelle commerciali, ha molto a che fare con segmenti di mercato molto ben definiti. Che, in certi casi, sono ancora tutti da esplorare. “Per noi le nicchie non sono mai solo nicchie, ma opportunità”, racconta Maiorino: “Siamo partiti dal prog italiano degli anni Settanta, ma credo ne esistano molte altre ancora da esplorare. Penso, per esempio, al punk italiano, ma anche a tanti altri ambiti ai quali potremmo guardare in futuro”. Operazioni, racconta Maiorino, che potrebbero “allargarsi” dal vinile al CD. “In tempi non sospetti abbiamo avuto l’intuizione di investire nel CD, la cui stampa costa molto meno rispetto al vinile, consentendo margini di ricavo molto più vantaggiosi. E’ un'altra freccia al nostro arco per dimostrare che il mercato del fisico ha un suo peso specifico, e può continuare ad averlo tranquillamente in un mercato che fisiologicamente è orientato alla musica liquida e allo streaming”.

Per quanto amorevole e competente possa essere, uno sguardo al passato come quello necessario a condurre operazioni di riscoperta come quelle messe in atto con Music Now! può far correre il rischio di indulgere in un atteggiamento discograficamente “retromaniaco”? “Non credo”, dice Maiorino: “Nel setacciare i cataloghi - immensi - delle major che hanno aderito alla nostra iniziativa, Sony Music e Warner Music, è stato necessario fare dei distinguo tra gli artisti ristampati regolarmente e quelli potenzialmente oggetto di accordi di licenza. E qui subentra lo spirito dell’esploratore: stiamo parlando di centinaia di migliaia di titoli, dischi che sostanzialmente sono spariti dalla circolazione. Scandagliare i cataloghi per selezionarli ci ha permesso di scoprire cose incredibili”.

L’attività di consulente discografico non ha distolto Maiorino dal suo impegno nella gestione delle carriere degli artisti. Oltre a restare il manager di Ron - “un percorso molto interessante, che ci sta vedendo lavorare su due fronti: quello delle ristampe e l’attività dal vivo” - Maiorino sta continuando a curare le attività di Giulio Wilson, che dopo aver collaborato con gli Inti Illimani è tornato sulle scene con un album realizzato insieme a Tonino Carotone. “Una collaborazione bizzarra e interessante”, la definisce il discografico: “‘Mondo Divino’ è un concept album sul vino, che sarà portato in tour - a partire dal 5 aprile - non solo in tutta Italia ma anche all’estero, con date a Barcellona, Madrid, Valencia, Digione e in altre città. Giulio, parallelamente alla sua attività artistica, è anche un produttore di vino: l’album l’ha registrato montando uno studio nella sua azienda agricola, in Toscana, durante la passata vendemmia. Le fasi di lavorazione del disco sono andate di pari passo con quelle delle uve, e documentate da videoclip: è un progetto unico nel suo genere, sicuramente interessante”.

Oltre a un ampio progetto su Edoardo Bennato, con un’importante fetta del catalogo del grande cantautore partenopeo pronto a trovare discograficamente una casa nel giro di qualche mese, Maiorino sta continuando a lavorare anche con gli Inti Illimani, dei quali nel 2027 ricorrerà il settantesimo anniversario della fondazione. “Stiamo già lavorando su un progetto speciale”, conclude Maiorino: “I due fondatori, Jorge e Marcelo Coulon, saranno protagonisti sul palco con Giulio Wilson per raccontare, insieme a un giornalista, la loro storia, tra musica e storytelling: sarà un percorso narrativo attraverso la storia di una band che, a partire dagli anni Sessanta, ha letteralmente fatto epoca”.

'Le nicchie? Sono sempre opportunità': parla Paolo Maiorino

Il discografico racconta l'operazione Music Now, il rapporto tra major e indie, e...

A dimostrazione di quanto il merchandising stia diventando sempre più importante per aumentare la marginalità di operazioni legate a eventi e pubblicazioni musicali, in queste ore le cronache riferiscono di due casi - opposti - che riguardano altrettanti nomi storici del rock britannico e mondiale.

Global Merchandising Services, azienda specializzata nella realizzazione di gadget a tema musicale, ha annunciato di aver siglato una corposa serie di accordi di licenza con società di tutto il mondo per promuovere il “brand” Ozzy Osbourne in vista di “Back To The Beginning”, l’attesissimo concerto di addio alle scene dei Black Sabbath che andrà in scena il prossimo 5 luglio a Birmingham: tra gli oltre 40 partner coinvolti nella campagna figurano Funko (per le popolari action figure stilizzate del frontman della band), il popolare marchio di accendini Zippo, e i brand di abbigliamento Chaser, Philcos e Other UK. Per la distribuzione dei prodotti Global Merchandising Services ha siglato accordi ad hoc con catene molto ben radicate sul territorio come Old Navy (per gli Stati Uniti) e Primark (per l’Europa).

"Sarà uno show molto emozionante per me”, ha commentato Osbourne riguardo la sua ultima serata sotto i riflettori: “Poter condividere il palco un'ultima volta con molti degli amici che ho conosciuto e con cui ho suonato in tour nel corso della mia carriera, e a farlo nella città dove tutto è iniziato: quando sono fortunato, a poterlo fare? E soprattutto, poter dire addio e ringraziare i miei fan, che mi hanno regalato questa vita incredibile, significa più di ogni altra cosa per me. Questo è il mio modo di regalare loro un'ultima, epica notte di follia. Abbiamo anche del fantastico nuovo merchandising di Global Merchandising che so che adorerete, inclusi alcuni articoli in edizione limitata. Preparatevi, Birmingham: sarà leggendario”.

Il già chitarrista dei Pink Floyd David Gilmour, al contrario, ha intentato causa a un sito Web americano accusandolo di aver venduto merchandise contraffatto della band di “The Dark Side of the Moon”. La società che fa capo all’artista, la David Gilmour Music Ltd., ha depositato il procedimento legale presso il Illinois contro la proprietà di Otherbrick.com, con l’accusa di aver messo in vendita materiale contraffatto “ispirato” sia ai Pink Floyd che allo stesso Gilmour, “violando i diritti di proprietà intellettuale e danneggiando irreparabilmente la David Gilmour Music Ltd”: secondo i documenti presentati alla corte dalla parte querelante Otherbrick starebbe utilizzando “un falso marketplace online progettato per far sembrare che venda prodotti originali [di Gilmour], ma vendendo invece imitazioni di qualità inferiore dei prodotti”, con l’aggravante di “aver nascosto la [propria] identità e l'intera portata delle sue operazioni di contraffazione nel tentativo di impedire [a Gilmour] di scoprire la vera identità [del proprietario]".

La richiesta al tribunale della società controllata dall’artista è un'ingiunzione permanente per fermare le attività del sito, il trasferimento del dominio alla società di Gilmour e un sostanzioso risarcimento, l’ammontare del quale non è stato specificato.

Merchandising: Osbourne celebra, Gilmour va alla guerra (legale)

I casi opposti delle due leggendarie star britanniche

Samsung non è nuova a incursioni nel mondo dell’audio, ma inizia a muoversi con maggiore convinzione anche nel segmento specificamente dedicato alla musica. Come molti grandi marchi del settore tech non&nbsp;insegue&nbsp;l’audiofilia: in questo caso&nbsp;Samsung vuole &nbsp;portare in questo ambito la stessa esperienza sonora già sperimentata nel campo delle TV, dove è una delle leader di mercato.  L’idea di fondo è quella di una tecnologia “casalinga”, fatta di oggetti che si integrano con l’arredamento e ne diventano parte, offrendo un ascolto semplice, integrato e, se possibile, anche gradevole da vedere. È un’estensione della filosofia che ha reso popolare la TV The Frame, &nbsp;un oggetto a metà tra elettronica di consumo e complemento d’arredo: una Smart TV QLED, ma con un’estetica pensata per fondersi con l’ambiente, come se fosse il pannello di un quadro e con un “Art Mode”, che consente di mostrare opere o foto personali quando la TV è spenta.

<h2>Un quadro che suona</h2>

Al centro di questo approccio all’audio specificatamente musicale c’è Music Frame, un altoparlante Wi-Fi/Bluetooth camuffato da quadro, che prende esplicitamente ispirazione dalla TV The Frame.&nbsp;Attualmente è l'unico prodotto dedicato al segmento assieme alle Sound Tower, speaker "da festa", che hanno target e uso molti&nbsp;diversi. 
Music frame ha&nbsp;invece un design minimale squadrato, con frontale intercambiabile che consente di sostituire l’immagine o acquistare una cornice colorata (venduta separatamente). Le dimensioni sono simili a quelle di un vinile a 33 giri; all’interno della cornice trova spazio una stampa grande più o meno come una copertina di un 45 giri. È pensato per stare in salotto senza attirare l’attenzione, appoggiato sul suo stand o appeso a parete, integrandosi facilmente in diversi ambienti domestici.

Come accade per i prodotti audio di Apple, Amazon o&nbsp;Google, anche Music Frame non si rivolge esclusivamente a un pubblico di esperti appassionati audio - il&nbsp;target è piuttosto chi cerca una buona qualità, ma all’interno di un’esperienza fluida e senza complicazioni. L’audio è a 2 canali, è ompatibile con audio spaziale/Dolby Atmos e con la tecnologia proprietaria Wide Sweet Spot, che amplia il campo d’ascolto mantenendo una qualità uniforme.

<h2>Un sistema audio-video</h2>

Music Frame può funzionare come altoparlante autonomo, ma si può ovviamente integrare nell’ecosistema Samsung. Il collegamento con una TV avviene tramite Wi-Fi o Bluetooth, e con modelli compatibili (come The Frame 2024) è possibile attivare la funzione Q-Symphony, che permette a speaker e TV di suonare insieme in modo sincrono. 
Il collegamento con Music Frame estende questa esperienza anche all’audio, creando un’installazione coerente e priva di elementi visivamente invasivi. 
A gestire tutto c’è SmartThings, l’app che Samsung ha introdotto nel 2014 e che oggi è un hub completo per la gestione della casa connessa. Attraverso SmartThings si controllano il volume, l’equalizzazione, la riproduzione, ma anche altri dispositivi in casa. Con l’aggiunta di un dongle USB (venduto a parte), Music Frame può diventare un piccolo hub per lampade, prese o sensori. La funzione Group Play permette di collegare fino a quattro dispositivi audio Samsung su rete Wi-Fi, per un ascolto multiroom semplice da configurare.

<h2>Come suona Music Frame</h2>

La risposta breve: bene. La risposta più articolata è che suona meglio di quanto ci si aspetti da un oggetto che sembra avere più attenzione&nbsp;per l’arredamento. I bassi ci sono, ma non sono dominanti, le voci risultano definite e i dettagli ben distinguibili. Parte del merito va anche al software: Adaptive Sound calibra l’audio in base al contenuto, SpaceFit Sound adatta l’equalizzazione all’ambiente, e l’Active Voice Amplifier alza i dialoghi quando il rumore circostante è elevato — anche se questa funzione richiede che il microfono integrato sia attivo. 
Il controllo può avvenire sia tramite app che con i tasti a sfioramento posti sul lato della cornice. Non è una soundbar da home theater e non ha l’ambizione di esserlo, il&nbsp;riferimento è piuttosto il mondo Sonos: ricorda, non a caso, una versione aggiornata della linea Symfonisk nata dalla collaborazione tra Ikea e Sonos.

Music Frame è in vendita a 299 euro, una cifra coerente con la categoria in cui si inserisce. Al momento del lancio, il prezzo era più alto (499 euro), ma la riduzione attuale sembra indicare una volontà di Samsung di essere competitiva. Recentemente è stata presentata anche una versione brandizzata “Wicked”, legata all’omonimo musical Disney con Ariana Grande.

<h2>Conclusioni</h2>

Music Frame è un prodotto solido, ben pensato, che ha senso soprattutto per chi ha già un ambiente domestico legato all’ecosistema Samsung, o per chi cerca una soluzione audio che non alteri l’equilibrio estetico della casa. Non è rivoluzionario, ma rappresenta una proposta interessante per un tipo di utenza che cerca integrazione, coerenza visiva e funzionalità affidabili. E mostra che il settore audio musicale ha un nome potente che rivaleggia con quelli più specifici del settore

La musica secondo Samsung

Il marchio coreano rilancia nel settore dell’audio con Music Frame, spin-off del successo nelle TV

Luminate, che è senz'altro la realtà dell'industria musicale&nbsp;più conosciuta in ambito di analisi e ricerca dati, ha appena siglato una nuova partnership con la sudcoreana KreatorsNetwork: si tratta di una società di servizi per artisti, oltre che di analisi di big data,&nbsp;distribuisce e promuove band&nbsp;k-pop, con l'ambizione di lanciarle in mercati extra-asiatici.

KreatorsNetwork ha ora l'esclusiva sui big data mondiali in possesso di Luminate, che potrà utilizzare per creare nuove strategie per i propri artisti, facilitandone così la penetrazione nel mercato occidentale, tendenzialmente guidato da logiche molto diverse rispetto a quello coreano. "Siamo fiduciosi che l'esperienza di Luminate ci aiuterà a spianare la strada all'industria musicale coreana, in modo che possa procedere spedita verso la prossima fase di espansione globale" ha commentato&nbsp;Steve Shin, CEO di&nbsp;KreatorsNetwork.

K-pop: una partnership tra Luminate e KreatorsNetwork

La società di servizi per artisti è specializzata nel "globalizzare" il pop sudcoreano

E' stato diffuso stanotte dalla Recording Academy&nbsp;l'Impact Report dei Grammy 2024, ovvero quel documento che dà la misura di quanto gli awards&nbsp;abbiano effettivamente influenzato la visibilità e le carriere degli artisti, degli autori e degli altri professionisti della musica coinvolti nella cerimonia durante l'anno successivo alla nomination/premiazione. Ecco quindi un po' di cifre interessanti.

Nel 2024 più di 500 artisti si sono esibiti sui palchi della Recording Academy, sia durante la cerimonia di premiazione che nel corso degli eventi collaterali organizzati durante la Grammy Week e le altre manifestazioni, mentre più di 900 sono stati gli artisti, gli autori e i sound engineer nominati a un Grammy. Per quanto riguarda l'impatto sugli streaming, la nomination o la vittoria di un Grammy porta a vere e proprie impennate: tra le più clamorose, +98% per "The Collective" di Kim Gordon, +456% per "The Other Side" di T-Bone Burnett, +409% per " Wildflowers, Vol. 1" di&nbsp;Kurt Elling &amp; Sullivan Fortner, +103% per&nbsp;“Asteroids” Rapsody and Hit-Boy 103%.

Diffuse infine le cifre relative alla giuria votante della Recording Academy rispetto al dipartimento DEI (che a quanto pare, a differenza di molte altre istituzioni, qui è ancora attivo): sono state&nbsp;oltre 3.000 le musiciste, A&amp;R e sound engineer donne a votare per i Grammy 2024, mentre il 38% dei votanti è costituito da membri non bianchi. Il 66% dei votanti, inoltre, è un nuovo acquisto, trattandosi di membri entrati nella Recording Academy dopo il 2019.

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