Cosa sono le AirPods Max? Un paio di cuffie della Apple, chiaro. Ma anche un oggetto ibrido&nbsp;e per certi versi inedito.&nbsp; 
Sono state presentate lo scorso dicembre - quasi a sorpresa, anche se erano informalmente attese da tempo, da almeno da quando la Apple ha acquisito Beats nel 2015. Ma attenzione: hanno ben poco a che vedere con&nbsp;le “concorrenti” di categoria, le classiche cuffione blueetoth già presenti sul mercato: Beats, Sony, Bose, Jabra&nbsp;&amp; co.&nbsp; 
La AirPods Max non sono né cuffie senza fili classiche, né cuffie per audiofili, come il prezzo (elevato) potrebbe portare a pensare. Sono un prodotto che mira a creare un nuovo spazio di mercato, come capita spesso con le cose di Apple. Le AirPods Max sono quello che è l’iPhone è per la fotografia: grazie all'integrazione di hardware e software sono in grado di migliorare il risultato fino a renderlo paragonabile ad un prodotto di fascia quasi&nbsp;professionale. L’iPhone grazie allo fotografia computazionale fa in automatico scatti che pongono l’utente normale a poco distanza da uno che usa fotocamere dedicate. Allo stesso modo le AirPods Max hanno un suono migliorato dall’audio computazionale, con un chip dedicato per ogni padiglione: il risultato, nella nostra, prova è impressionante, e non è lontano da ben più blasonati marchi storici dell’audiofilia. Un suono che diventa spaziale - metaforicamente e letteralmente - quando si usano con la funzione “spatial audio”, che orienta le fonti sonore in 3 dimensioni, a seconda di come si orienta la testa&nbsp;(ma&nbsp;purtroppo non è ancora sfruttato del tutto). &nbsp;Ecco il risultato del test, pregi e difetti, diviso per categorie.

<h2>Design e materiali e uso</h2>

Il design è&nbsp;il primo livello su cui si vede la diversità dal resto delle cuffie.&nbsp;In generale, come per le AirPods auricolari, all’inizio la sensazione è parecchio diversa, per via delle scelte in questo campo.&nbsp;Superata questa fase,&nbsp;diventano molto comode.

Molte cuffione sono plasticose, mentre le AirPods Max sono imponenti e metalliche: il&nbsp;padiglione è grosso, in alluminio anodizzato - molto Apple, come tutto l'insieme.&nbsp;I padiglioni sono magnetici e in memory foam: ci si ritrova a staccarli e attaccarli per sentire il clic-clac.&nbsp;Sul padiglione si i notano i fori (i microfoni per la riduzione del rumore e la voce), la presa (lightning, non usb-c) e soprattutto i due tasti, simili a quelli di altri device: la digital crown è quella dell’Apple Watch, ma più grossa, l'altro ricorda quello di accensione di iPhone e iPad.&nbsp;&nbsp;L’archetto è di acciaio, ma ricoperto di gomma colorata, con snodi iperprecisi e fluidi che permettono di trovare la giusta posizione e regolare la pressione sull’orecchio. 
Il peso: 328g, ben oltre i 250g standard delle altre cuffie sul mercato. La scelta dei materiali ha questo contraltare, che però è ben bilanciato dall’appoggio sulla testa, costituito da&nbsp;una tela nell'archetto: è decisamente più comoda dei cuscinetti solitamente usati. &nbsp;Sono disponibili in 5 colori, dal bianco/silver al nero, rosso, blu, verde. Sono ancora difficili da recuperare: alcuni modelli sono disponibili in meno di un mese, per altri ce ne vogliono quasi 3.

<h2>La (tanto criticata) custodia</h2>

La AirPods Max si appiattiscono ma non sono collassabili. Vengono fornite con una custodia di cui si è detto parecchio (male). Si&nbsp;riassumono&nbsp;così le critiche: “Ma come, con un prezzo così alto, manco una custodia rigida?”.  Si tratta più di un astuccio dentro cui rientrano i padiglioni, che si ripiega e si chiude con una chiusura metallica, mentre l’archetto rimane fuori, come una maniglia di una borsa.&nbsp;La custodia&nbsp;attiva una modalità di ultra-risparmio batteria: nella nostra prova questa modalità però non ha risultati significativamente diversi dal risparmio in stand by senza custodia. 
Uno dei motivi di questa scelta è probabilmente nel risparmio di peso: le Sony WH-1000XM4, collassate nella loro custodia rigida pesano circa 450g: la custodia da sola pesa quasi quanto le cuffie. Le AirPods Max nella cuffia pesano attorno ai&nbsp;520 grammi, con la custodia che pesa poco più di 100g. Insomma, in fase di trasporto i pesi si equivalgono. Poi, certo: la protezione (soprattutto sulla tela dell'archetto)&nbsp;e l’estetica sono discutibili.

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<h2>I controlli</h2>

Pressoché perfetti, e diversi.&nbsp;Innanzitutto, niente on/off: si indossano e funzionano. È come per un iPhone o un iPad o un iPod: non si spengono mai, non ce n’è bisogno. L’impatto sulla batteria &nbsp;è minimo sia dentro che fuori dalla custodia: qualche punto percentuale nel giro di un giorno. 
Altra scelta vincente è l’uso dei tasti fisici: alla lunga, con i tasti a sfioramento usati da alcune cuffie&nbsp;si fatica a gestire le funzioni e ci si trova controllarle da&nbsp;telefono e computer.&nbsp;La digital crown permette invece di regolare il volume al millimetro, mentre premendola si controlla la riproduzione o la risposta ad una chiamata. L’altro tasto attiva la riduzione di rumore o la trasparenza 
Ho letto qualche recensione in cui ci si lamentava della mancanza di un’app dedicata, con EQ e controlli vari. Il fatto è che, nel sistema Apple, non ce n’è bisogno:&nbsp;vengono gestite &nbsp;dal Control Center come le AirPods. Se si vuole ritoccare l’equalizzazione si va nelle impostazioni di sistema, ma le AirPods fanno tutto da sole, con il software, con una funzione chiamata Adaptive EQ.

<h2>Il suono</h2>

Ho testato le AirPods Max contro le mie cuffie di riferimento bluetooth, le Sony WH-1000XM4, e contro un paio di Grado a filo - le più aperte e classiche. Suonano meglio di entrambe, con un soundstage - la capacità di creare un ambiente sonoro aperto - che non ho mai trovato su cuffie senza fili,&nbsp;paragonabile a quello delle Grado.&nbsp;&nbsp;Le AirPods Max sono bilanciate, con una capacità notevole di separare gli strumenti pressoché in ogni genere, dal rock all’elettronica al jazz, con un notevole equilibrio&nbsp;tra alti, medi e bassi - che spesso nelle bluetooth vengono “pompati” per coprire altre mancanze. 
Il merito è dell’audio computazionale: i chip decodificano il suono in entrata e lo ricostruiscono, ri-equalizzandolo in base a vari fattori, tra cui il modo in cui le cuffie aderiscono all’orecchio. Si chiama Adaptive EQ, e permette di far suonare bene anche registrazioni molto datate (purché ci sia una buona dinamica nella registrazione originale: gli album e le canzoni compresse secondo i dettami delle&nbsp;loudness wars sono comunque irrecuperabili). 
Le AirPods Max, inoltre, suonano forte, molto forte, ma senza mai andare in distorsione. La tentazione è di tenerle ad alti livelli, ma è meglio evitare, ovviamente. &nbsp;In breve: sono le cuffie senza fili con il miglior audio che abbia mai usato.

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<h2>Il suono “spaziale”</h2>

Non è solo un&nbsp;aggettivo: le AirPods Max hanno una funzione Spatial Audio.&nbsp;Tramite un giroscopio nelle cuffie, se la testa si muove, il suono si comporta di conseguenza e cambia il posizionamento della fonte - dando la sensazione di trovarsi in uno spazio reale. Per esempio, la voce di un cantante o di un attore si sposta a seconda di come ci muoviamo noi. È stata&nbsp;introdotta tramite software&nbsp;nelle più piccole AirPods&nbsp;Pro con l’ultimo aggiornamento. Ma&nbsp;qua siamo siamo ad un altro livello. 
Purtroppo allo stato attuale funziona solo su iPhone e iPad, e solo con alcune app (Apple TV+ e Disney+), ma il risultato è davvero favoloso, soprattutto con titoli recenti come “The Mandalorian”, con un suono già pensato in questa ottica. I titoli musicali che sfruttano questa opzione sono pochi: lo l'ho testato con il visual album dei Pearl Jam di “Gigaton” su Apple TV+ (buona resa, ma è un po’ compresso in origine) e soprattutto con il recente film “Letter to you” di Springsteen: la sensazione, in questo caso, è di essere nello studio con il Boss, e si sente nettamente meglio dell’album originale. Non è un’idea nuovissima (Sony ha un suo sistema proprietario, il 360 Reality Audio, che ha un catalogo ristretto e richiede abbonamenti specifici). Ma se Apple Music lanciasse un abbonamento Hi-Fi che sfrutta questo sistema, mi iscriverei al volo.

<h2>Annullamento del rumore, trasparenza e voce</h2>

Anche qua siamo ai massimi livelli: sono dotate di 10 microfoni che filtrano il suono esterno e lo annullano. La riduzione del rumore è paragonabile a quella&nbsp;delle Sony. Ma dove svettano le AirPods max è nella funzione “trasparenza” e nella voce. Lasciano passare&nbsp;i rumori esterni&nbsp;quando serve, per consapevolezza dell'ambiente, come se non si avesse le cuffie in testa&nbsp;. Idem per la voce: pulita e chiara nelle telefonate. Le ho usate diverse volte e in una sola occasione&nbsp;mi è stato detto&nbsp;“Ti sento lontano”: in questo comparto sono pure meglio delle Jabra. Ottima la resa in videoconferenza, in entrata e in uscita.

<h2>La connettività e la batteria</h2>

Le AirPods Max sono solo wireless: un cavo fisico è venduto solo a parte. &nbsp;Credo sia una scelta voluta non tanto per questioni economiche, ma filosofica: sono pensate per essere usate sempre senza fili, come degli auricolari. Richiedono l’ultimo aggiornamento di software Apple (11.1 su Mac, 14.3 su iOS) e si integrano alla perfezione in questo ecosistema: si avvicinano e si agganciano. Passano automaticamente da un device all’altro in maniera fluida - come le AirPods: è una caratteristica introdotta qualche mese fa.&nbsp;La portata è notevole (anche con i muri spessi della mia casa, che spesso fanno saltare wi-fi e simili). Un po’ di queste caratteristiche si perdono fuori dall’ambiente Apple: si collegano con un blueetooth 5.0 normale, ma non ci sono lo il pairing e lo switch automatico 
La batteria dichiarata è di 20 ore: sensibilmente meno di altre cuffie sul mercato, che dichiarano 30-35 ore. Nella mia esperienza, sono sufficienti per due giorni di uso intenso&nbsp;. Comoda la percentuale dettagliata sui&nbsp;contatori su iPhone, iPad e Mac. Con 5 minuti di ricarica si ha un’ora e mezza di ascolto.

<h2>Il verdetto: ne vale la pena?</h2>

Le impressioni d’uso sono ottime: comode - forse solo una pressione sulle orecchie leggermente maggiore da altre più leggere, ma dipende da persona a persona. Pesanti, sì, ma molto bilanciate e con l’archetto in rete che non si sente - a differenza di quello imbottito di altre cuffie. Non le ho - comprensibilmente - provate molto in giro e fuori casa, dove il peso rischia di farsi sentire un po’ di più, camminando. 
Poi, il suono: che suono. 
Ciò che impatta di più sulla risposta a questa domanda è il prezzo: 629€. Tanti: le Sony WH-1000XM4 si sentono molto bene e si trovano alla metà del prezzo.&nbsp;Le AirPods Max si sentono meglio, ma non così tanto da giustificare un prezzo quasi doppio. La differenza è giustificata, semmai, dall’insieme: i materiali, il design, l’estrema semplicità d’uso, l’integrazione perfetta con i prodotti Apple. Diverso, ovviamente, il discorso se si ha un device di altre marche.

Il dato di fatto è che le AirPods Max si collocano in una fascia in cui non hanno concorrenti diretti:&nbsp;sono impossibili da paragonare ad altre cuffie. Richiedono un investimento importante, hanno il miglior suono wireless in circolazione, e non sono difficili da usare come cuffie da audiofili che richiedono cavi (a cui non siamo più abituati) e/o amplificatori, DAC e fonti sonore di alto livello. Qua l’esperienza è estremamente semplice: un iPhone, e via. Quando - e se - Apple lancerà una versione Hi-Fi del suo servizio streaming ottimizzata per l’audio spaziale, sarà tutta un’altra musica, ma già così non si scherza.

VOTO: 4.5/5

PRO:&nbsp; Suono di altissimo livello, design e materiali di qualità, integrazione perfetta nel sistema apple

CONTRO: Prezzo elevato. L'audio spaziale putroppo è sotto utilizzato. Custodia decisamente rivedibile. Meno comode per chi è su Android, dove perdono funzionalità.

PROVATE ASCOLTANDO:&nbsp;&nbsp;"Letter to you" e "Gigaton Visual Experience"&nbsp;(film su Apple TV+), "The Mandalorian" (Disney Plus), "Parallel" (Four Tet), "Kind of Blue" (Miles Davis),&nbsp;

Apple

cuffie

AirPods Pro

AirPods Max

Tech Test

Cosa sono le AirPods Max? Un paio di cuffie della Apple, chiaro. Ma anche un oggetto ibrido&nbsp;e per certi versi inedito.&nbsp; 
Sono state presentate lo scorso dicembre - quasi a sorpresa, anche se erano informalmente attese da tempo, da almeno da quando la Apple ha acquisito Beats nel 2015. Ma attenzione: hanno ben poco a che vedere con&nbsp;le “concorrenti” di categoria, le classiche cuffione blueetoth già presenti sul mercato: Beats, Sony, Bose, Jabra&nbsp;&amp; co.&nbsp; 
La AirPods Max non sono né cuffie senza fili classiche, né cuffie per audiofili, come il prezzo (elevato) potrebbe portare a pensare. Sono un prodotto che mira a creare un nuovo spazio di mercato, come capita spesso con le cose di Apple. Le AirPods Max sono quello che è l’iPhone è per la fotografia: grazie all'integrazione di hardware e software sono in grado di migliorare il risultato fino a renderlo paragonabile ad un prodotto di fascia quasi&nbsp;professionale. L’iPhone grazie allo fotografia computazionale fa in automatico scatti che pongono l’utente normale a poco distanza da uno che usa fotocamere dedicate. Allo stesso modo le AirPods Max hanno un suono migliorato dall’audio computazionale, con un chip dedicato per ogni padiglione: il risultato, nella nostra, prova è impressionante, e non è lontano da ben più blasonati marchi storici dell’audiofilia. Un suono che diventa spaziale - metaforicamente e letteralmente - quando si usano con la funzione “spatial audio”, che orienta le fonti sonore in 3 dimensioni, a seconda di come si orienta la testa&nbsp;(ma&nbsp;purtroppo non è ancora sfruttato del tutto). &nbsp;Ecco il risultato del test, pregi e difetti, diviso per categorie.

<h2>Design e materiali e uso</h2>

Il design è&nbsp;il primo livello su cui si vede la diversità dal resto delle cuffie.&nbsp;In generale, come per le AirPods auricolari, all’inizio la sensazione è parecchio diversa, per via delle scelte in questo campo.&nbsp;Superata questa fase,&nbsp;diventano molto comode.

Molte cuffione sono plasticose, mentre le AirPods Max sono imponenti e metalliche: il&nbsp;padiglione è grosso, in alluminio anodizzato - molto Apple, come tutto l'insieme.&nbsp;I padiglioni sono magnetici e in memory foam: ci si ritrova a staccarli e attaccarli per sentire il clic-clac.&nbsp;Sul padiglione si i notano i fori (i microfoni per la riduzione del rumore e la voce), la presa (lightning, non usb-c) e soprattutto i due tasti, simili a quelli di altri device: la digital crown è quella dell’Apple Watch, ma più grossa, l'altro ricorda quello di accensione di iPhone e iPad.&nbsp;&nbsp;L’archetto è di acciaio, ma ricoperto di gomma colorata, con snodi iperprecisi e fluidi che permettono di trovare la giusta posizione e regolare la pressione sull’orecchio. 
Il peso: 328g, ben oltre i 250g standard delle altre cuffie sul mercato. La scelta dei materiali ha questo contraltare, che però è ben bilanciato dall’appoggio sulla testa, costituito da&nbsp;una tela nell'archetto: è decisamente più comoda dei cuscinetti solitamente usati. &nbsp;Sono disponibili in 5 colori, dal bianco/silver al nero, rosso, blu, verde. Sono ancora difficili da recuperare: alcuni modelli sono disponibili in meno di un mese, per altri ce ne vogliono quasi 3.

<h2>La (tanto criticata) custodia</h2>

La AirPods Max si appiattiscono ma non sono collassabili. Vengono fornite con una custodia di cui si è detto parecchio (male). Si&nbsp;riassumono&nbsp;così le critiche: “Ma come, con un prezzo così alto, manco una custodia rigida?”.  Si tratta più di un astuccio dentro cui rientrano i padiglioni, che si ripiega e si chiude con una chiusura metallica, mentre l’archetto rimane fuori, come una maniglia di una borsa.&nbsp;La custodia&nbsp;attiva una modalità di ultra-risparmio batteria: nella nostra prova questa modalità però non ha risultati significativamente diversi dal risparmio in stand by senza custodia. 
Uno dei motivi di questa scelta è probabilmente nel risparmio di peso: le Sony WH-1000XM4, collassate nella loro custodia rigida pesano circa 450g: la custodia da sola pesa quasi quanto le cuffie. Le AirPods Max nella cuffia pesano attorno ai&nbsp;520 grammi, con la custodia che pesa poco più di 100g. Insomma, in fase di trasporto i pesi si equivalgono. Poi, certo: la protezione (soprattutto sulla tela dell'archetto)&nbsp;e l’estetica sono discutibili.



<h2>I controlli</h2>

Pressoché perfetti, e diversi.&nbsp;Innanzitutto, niente on/off: si indossano e funzionano. È come per un iPhone o un iPad o un iPod: non si spengono mai, non ce n’è bisogno. L’impatto sulla batteria &nbsp;è minimo sia dentro che fuori dalla custodia: qualche punto percentuale nel giro di un giorno. 
Altra scelta vincente è l’uso dei tasti fisici: alla lunga, con i tasti a sfioramento usati da alcune cuffie&nbsp;si fatica a gestire le funzioni e ci si trova controllarle da&nbsp;telefono e computer.&nbsp;La digital crown permette invece di regolare il volume al millimetro, mentre premendola si controlla la riproduzione o la risposta ad una chiamata. L’altro tasto attiva la riduzione di rumore o la trasparenza 
Ho letto qualche recensione in cui ci si lamentava della mancanza di un’app dedicata, con EQ e controlli vari. Il fatto è che, nel sistema Apple, non ce n’è bisogno:&nbsp;vengono gestite &nbsp;dal Control Center come le AirPods. Se si vuole ritoccare l’equalizzazione si va nelle impostazioni di sistema, ma le AirPods fanno tutto da sole, con il software, con una funzione chiamata Adaptive EQ.

<h2>Il suono</h2>

Ho testato le AirPods Max contro le mie cuffie di riferimento bluetooth, le Sony WH-1000XM4, e contro un paio di Grado a filo - le più aperte e classiche. Suonano meglio di entrambe, con un soundstage - la capacità di creare un ambiente sonoro aperto - che non ho mai trovato su cuffie senza fili,&nbsp;paragonabile a quello delle Grado.&nbsp;&nbsp;Le AirPods Max sono bilanciate, con una capacità notevole di separare gli strumenti pressoché in ogni genere, dal rock all’elettronica al jazz, con un notevole equilibrio&nbsp;tra alti, medi e bassi - che spesso nelle bluetooth vengono “pompati” per coprire altre mancanze. 
Il merito è dell’audio computazionale: i chip decodificano il suono in entrata e lo ricostruiscono, ri-equalizzandolo in base a vari fattori, tra cui il modo in cui le cuffie aderiscono all’orecchio. Si chiama Adaptive EQ, e permette di far suonare bene anche registrazioni molto datate (purché ci sia una buona dinamica nella registrazione originale: gli album e le canzoni compresse secondo i dettami delle&nbsp;loudness wars sono comunque irrecuperabili). 
Le AirPods Max, inoltre, suonano forte, molto forte, ma senza mai andare in distorsione. La tentazione è di tenerle ad alti livelli, ma è meglio evitare, ovviamente. &nbsp;In breve: sono le cuffie senza fili con il miglior audio che abbia mai usato.



<h2>Il suono “spaziale”</h2>

Non è solo un&nbsp;aggettivo: le AirPods Max hanno una funzione Spatial Audio.&nbsp;Tramite un giroscopio nelle cuffie, se la testa si muove, il suono si comporta di conseguenza e cambia il posizionamento della fonte - dando la sensazione di trovarsi in uno spazio reale. Per esempio, la voce di un cantante o di un attore si sposta a seconda di come ci muoviamo noi. È stata&nbsp;introdotta tramite software&nbsp;nelle più piccole AirPods&nbsp;Pro con l’ultimo aggiornamento. Ma&nbsp;qua siamo siamo ad un altro livello. 
Purtroppo allo stato attuale funziona solo su iPhone e iPad, e solo con alcune app (Apple TV+ e Disney+), ma il risultato è davvero favoloso, soprattutto con titoli recenti come “The Mandalorian”, con un suono già pensato in questa ottica. I titoli musicali che sfruttano questa opzione sono pochi: lo l'ho testato con il visual album dei Pearl Jam di “Gigaton” su Apple TV+ (buona resa, ma è un po’ compresso in origine) e soprattutto con il recente film “Letter to you” di Springsteen: la sensazione, in questo caso, è di essere nello studio con il Boss, e si sente nettamente meglio dell’album originale. Non è un’idea nuovissima (Sony ha un suo sistema proprietario, il 360 Reality Audio, che ha un catalogo ristretto e richiede abbonamenti specifici). Ma se Apple Music lanciasse un abbonamento Hi-Fi che sfrutta questo sistema, mi iscriverei al volo.

<h2>Annullamento del rumore, trasparenza e voce</h2>

Anche qua siamo ai massimi livelli: sono dotate di 10 microfoni che filtrano il suono esterno e lo annullano. La riduzione del rumore è paragonabile a quella&nbsp;delle Sony. Ma dove svettano le AirPods max è nella funzione “trasparenza” e nella voce. Lasciano passare&nbsp;i rumori esterni&nbsp;quando serve, per consapevolezza dell'ambiente, come se non si avesse le cuffie in testa&nbsp;. Idem per la voce: pulita e chiara nelle telefonate. Le ho usate diverse volte e in una sola occasione&nbsp;mi è stato detto&nbsp;“Ti sento lontano”: in questo comparto sono pure meglio delle Jabra. Ottima la resa in videoconferenza, in entrata e in uscita.

<h2>La connettività e la batteria</h2>

Le AirPods Max sono solo wireless: un cavo fisico è venduto solo a parte. &nbsp;Credo sia una scelta voluta non tanto per questioni economiche, ma filosofica: sono pensate per essere usate sempre senza fili, come degli auricolari. Richiedono l’ultimo aggiornamento di software Apple (11.1 su Mac, 14.3 su iOS) e si integrano alla perfezione in questo ecosistema: si avvicinano e si agganciano. Passano automaticamente da un device all’altro in maniera fluida - come le AirPods: è una caratteristica introdotta qualche mese fa.&nbsp;La portata è notevole (anche con i muri spessi della mia casa, che spesso fanno saltare wi-fi e simili). Un po’ di queste caratteristiche si perdono fuori dall’ambiente Apple: si collegano con un blueetooth 5.0 normale, ma non ci sono lo il pairing e lo switch automatico 
La batteria dichiarata è di 20 ore: sensibilmente meno di altre cuffie sul mercato, che dichiarano 30-35 ore. Nella mia esperienza, sono sufficienti per due giorni di uso intenso&nbsp;. Comoda la percentuale dettagliata sui&nbsp;contatori su iPhone, iPad e Mac. Con 5 minuti di ricarica si ha un’ora e mezza di ascolto.

<h2>Il verdetto: ne vale la pena?</h2>

Le impressioni d’uso sono ottime: comode - forse solo una pressione sulle orecchie leggermente maggiore da altre più leggere, ma dipende da persona a persona. Pesanti, sì, ma molto bilanciate e con l’archetto in rete che non si sente - a differenza di quello imbottito di altre cuffie. Non le ho - comprensibilmente - provate molto in giro e fuori casa, dove il peso rischia di farsi sentire un po’ di più, camminando. 
Poi, il suono: che suono. 
Ciò che impatta di più sulla risposta a questa domanda è il prezzo: 629€. Tanti: le Sony WH-1000XM4 si sentono molto bene e si trovano alla metà del prezzo.&nbsp;Le AirPods Max si sentono meglio, ma non così tanto da giustificare un prezzo quasi doppio. La differenza è giustificata, semmai, dall’insieme: i materiali, il design, l’estrema semplicità d’uso, l’integrazione perfetta con i prodotti Apple. Diverso, ovviamente, il discorso se si ha un device di altre marche.

Il dato di fatto è che le AirPods Max si collocano in una fascia in cui non hanno concorrenti diretti:&nbsp;sono impossibili da paragonare ad altre cuffie. Richiedono un investimento importante, hanno il miglior suono wireless in circolazione, e non sono difficili da usare come cuffie da audiofili che richiedono cavi (a cui non siamo più abituati) e/o amplificatori, DAC e fonti sonore di alto livello. Qua l’esperienza è estremamente semplice: un iPhone, e via. Quando - e se - Apple lancerà una versione Hi-Fi del suo servizio streaming ottimizzata per l’audio spaziale, sarà tutta un’altra musica, ma già così non si scherza.

VOTO: 4.5/5

PRO:&nbsp; Suono di altissimo livello, design e materiali di qualità, integrazione perfetta nel sistema apple

CONTRO: Prezzo elevato. L'audio spaziale putroppo è sotto utilizzato. Custodia decisamente rivedibile. Meno comode per chi è su Android, dove perdono funzionalità.

PROVATE ASCOLTANDO:&nbsp;&nbsp;"Letter to you" e "Gigaton Visual Experience"&nbsp;(film su Apple TV+), "The Mandalorian" (Disney Plus), "Parallel" (Four Tet), "Kind of Blue" (Miles Davis),&nbsp;

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AirPods Max, un suono spaziale: la prova

Industria

 Apple fa con l'audio quello che l'iPhone ha fatto per la fotografia, integrando hardware e software in maniera elevata. Le abbiamo provate: non sono paragonabili ad altre cuffie sul mercato (neanche per il prezzo).

Lettori attenti e addetti ai lavori di tutto il mondo hanno cominciato a recepire le voci sulla possibile vendita del catalogo di The Weeknd circa un anno e mezzo fa. Le antenne si sono sintonizzate su due aspetti peculiari: la valutazione vociferata e le caratteristiche dell’artista in questione. La prima: <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753736/the-weeknd-mistero-miliardo-di-dollari-finanziamenti">un miliardo di dollari</a>. Il secondo: il dominatore delle classifiche in streaming. Un mucchio di soldi per una serie di successi contemporanei, laddove invece il marketing dei cataloghi guarda a canzonieri di tipo “legacy”, composti da brani che hanno resistito al passare del tempo mostrando una capacità di generare ricavi duratura e consolidata. Un confronto che suggerisce di approfondire la relazione tra “decadimento” e hit. 
&nbsp;

Perché monetizzare?

Poco si è speculato sui media, ad oggi, sul motivo per cui una superstar&nbsp;che resta tuttora in forte ascesa&nbsp;dovrebbe volere monetizzare il suo patrimonio artistico, pur ancora così giovane. In effetti, ai fini delle nuove dinamiche economico-strategiche del nostro settore, è un tema meno interessante, quasi al confine con il gossip. Anche perché di The Weeknd sono ben note le stigmate da artpreneur: questo è uno che ha investito sette milioni dei suoi dollari personali per assicurarsi che il suo Half Time Show fosse indimenticabile.

A proposito:&nbsp;The Weeknd non è solo in questa vicenda. Firmò con Republic Records (Universal Music Group) nel 2012, ma l’artista e il suo manager Slaiby, CEO di XO, possiedono i&nbsp;master. Quanto alle edizioni, The Weeknd ha firmato anche un accordo di co-publishing con SONGS (diritti successivamente venduti a Kobalt&nbsp;e poi a Chord Music Partners) che include tutta la sua musica fino all’album "Dawn FM”: ma si può arguire che, tra quota dell’autore e percentuale sulla pubblicazione, detenga la netta maggioranza sui diritti delle sue canzoni. 
&nbsp;

Come monetizzare

Da testate come Bloomberg e&nbsp;FT abbiamo appreso sia dei vari "stop and go” che si sono succeduti in queste prolungate trattative, sia di come potrebbero avere preso direzioni diverse da quelle originali. In particolare, si mormora che Abel Tesfaye - vero nome di The Weeknd - potrebbe ora essere incline a cercare una fonte alternativa di finanziamento per evitare di cedere&nbsp;il controllo dei suoi asset. Lo farebbe raccogliendo capitali garantiti dal suo catalogo con l’aiuto di Lyric Capital Partners e con il ricorso alla formula dell’ABS - “Asset Backed Securities” (’titoli garantiti da attività’). Gli asset potrebbero, cioè, essere usati per raccogliere debito, come in una cartolarizzazione basata su beni patrimoniali. E&nbsp;l’artista potrebbe anche vendere una partecipazione minoritaria per mantenere il grosso della proprietà e il controllo dei suoi diritti musicali, magari utilizzando entrambi i meccanismi. 
&nbsp;

Assed Backed Security

Una ABS (Assed Backed Security) è uno strumento finanziario&nbsp;in cui un insieme di asset che producono flussi di cassa futuri&nbsp;(derivanti da prestiti, crediti, royalties, canoni…) viene consolidato&nbsp;e poi convertito in titoli negoziabili. L’investitore che acquista questi titoli riceve pagamenti periodici derivanti dai flussi di cassa&nbsp;generati dagli asset sottostanti che, tuttavia, restano&nbsp;di proprietà del cedente; sono il rischio e il rendimento ad essere trasferiti agli investitori che comprano i titoli. E&nbsp;il valore del titolo dipende dalla qualità e prevedibilità dei flussi di cassa&nbsp;degli asset. Per certi versi l’ABS è uno strumento alternativo al&nbsp;prestito bancario tradizionale:&nbsp;un insieme di crediti futuri (o ricavi futuri da royalties)&nbsp;può essere impacchettato (“consolidato”) e venduto agli investitori in forma di obbligazioni. 
&nbsp;

I casi di Queen, Michael Jackson e David Bowie

Pagare un miliardo di dollari equivarrebbe ad applicare al catalogo di The Weeknd un multiplo di circa 18 volte sul flusso annuale di royalties attese. E’ molto, eccome, eppure non sarebbe un inedito.

Altri cataloghi di superstar — vengono in mente quelli di Michael Jackson e Queen su tutti — sarebbero stati venduti a più di 20 volte il multiplo. La differenza con quei casi? E’ sostanziale, perché mentre i redditi futuri attesi di entrambi quei cataloghi riguardano brani abbondantemente ammortizzati e completamente maturati molto tempo fa, il catalogo di The Weeknd è composto da molte canzoni che godono ancora dello status di hit.

Poi ci sarebbe un caso alternativo che ha fatto scuola: molti anni fa David Bowie ricorse all’ABS e fece rumore con i suoi <a href="https://www.rockol.it/news-718583/david-bowie-cinque-mosse-di-carriera-geniali">Bowie Bonds</a>, cartolarizzando i flussi di royalties future attese generate dal suo catalogo.&nbsp;Nel caso dei Bowie Bonds, la quasi totalità dei brani era già “legacy”: i ricavi erano diventati relativamente stabili. Da un lato, pertanto,&nbsp;senza grandi potenziali di crescita; dall’altro, però, capaci di rendere l’investimento più prevedibile, sebbene meno dinamico. 
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Tra hit e “decay”

Ci sono alcune caratteristiche che rendono il catalogo di The Weeknd diverso dai classici cataloghi legacy. Molte sue tracce continuano a generare flussi simili a hit contemporanee, e si&nbsp;tratta dunque di flussi non lineari: la popolarità dei brani di The Weeknd può crescere o risalire grazie a TikTok, sincronizzazioni, collaborazioni o trend virali. A&nbsp;differenza dei Bowie Bonds, dove l’intero flusso era fisso e definito, qui il catalogo è legato a un artista ancora in attività, con nuovi album, tour e merchandising che possono essere integrati nel pacchetto per garantire ulteriore cash flow. Si consideri che 25 delle canzoni di The Weeknd hanno generato oltre 400.000 unità equivalenti ciascuna nel 2024, (tra cui sei oltre 1 milione di unità - fonte Luminate). Insomma, splendide notizie e business in boom, però la musica di The Weeknd è ancora distante dallo status di catalogo.

Ma da&nbsp;quando&nbsp;le hit sono un problema? Qui subentra la questione del “decadimento”… 
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Cataloghi: il decadimento logora chi non ce l'ha

Nei casi classici di ABS su cataloghi musicali, uno degli elementi centrali nella valutazione è proprio il “decay”, il decadimento, ossia la diminuzione dei ricavi generati dai brani nel tempo. Il concetto, che potrebbe suonare contro-intuitivo in un’industria che nelle hit vede uno dei suoi principali KPI, in effetti è abbastanza semplice. Ogni canzone genera flussi di cassa derivanti da streaming, download, sincronizzazioni (film, pubblicità, videogiochi) e performance live; col tempo “invecchia” (ossia: perde popolarità, flussi di streaming e opportunità di passaggio). Ebbene: di quella vecchia canzone gli investitori vogliono prevedere come e quanto continuerà a generare reddito negli anni successivi, perché questo fattore determina il moltiplicatore&nbsp;applicato per la valutazione del catalogo.&nbsp;

Il decadimento, applicato a un catalogo effettivamente ‘legacy’, funziona come una specie di assicurazione sul rischio. La dipendenza dall’attività futura dell’artista è rischiosa: un calo di popolarità, scandali o cambiamenti di trend possono ridurre i ricavi futuri. Flussi ancora attivi possono attirare più investitori, ma anche rendere la valutazione sensibile a piccoli cambiamenti di performance.

In conclusione, l’happy problem di The Weeknd oggi è che i&nbsp;guadagni delle sue canzoni non sono completamente decaduti e, di conseguenza, il livello del reddito annuo del suo catalogo diventa meno prevedibile. E i finanziatori, è noto, cercano ritorni quanto più possibile certi per i loro investimenti.&nbsp;Il decadimento è un fattore chiave nella valutazione di un catalogo, perché indica che i suoi ricavi continueranno a fluire nonostante la musica non appartenga più alle hit attuali.&nbsp;

The Weeknd

La nuova regola di The Weeknd: fondere frontline e catalogo

'Decadimento' e hit a confronto: il suo canzoniere vale già quelli di Bowie, Queen e Jackson?

Sono oltre 30mila le tracce interamente generate dall’intelligenza artificiale che vengono caricate quotidianamente su Deezer: a renderlo noto è lo stesso DSP francese, precisando come - oggi - quasi un terzo della nuova musica inserita quotidianamente nel proprio catalogo sia frutto di creatività non umana.

“Lo strumento di rilevamento dell'intelligenza artificiale di Deezer è attivo dall'inizio dell'anno, consentendo all'azienda di monitorare un aumento costante di contenuti completamente sintetici sulla piattaforma”, hanno precisato, in una nota ufficiale, i gestori del DSP: “A giugno, Deezer è diventata la prima (e finora unica) piattaforma di streaming musicale a taggare esplicitamente la musica generata dall'intelligenza artificiale”.

"Dopo un enorme aumento nel corso dell'anno, la musica generata dall'intelligenza artificiale rappresenta ora una parte significativa della distribuzione giornaliera di brani in streaming e vogliamo essere all'avanguardia nel ridurre al minimo qualsiasi impatto negativo per artisti e fan", ha dichiarato Alexis Lanternier, CEO di Deezer. "Il nostro approccio è semplice: rimuoviamo i contenuti generati interamente dall'intelligenza artificiale dalle raccomandazioni algoritmiche e non li includiamo nelle playlist editoriali. In questo modo garantiamo che l'impatto sul pool di royalty rimanga minimo, offrendo al contempo un'esperienza utente trasparente. E, soprattutto, continuiamo a combattere le attività fraudolente, che sono il principale motore del caricamento di contenuti generati interamente dall'intelligenza artificiale".

A gennaio, Deezer ha riferito che <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749577/cosi-deezer-vuole-arginare-l-invasione-dei-brani-generati-dall-ai">circa il 10% di tutti i contenuti pubblicati sulla piattaforma</a> era generato dall'intelligenza artificiale. Questa percentuale <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751359/deezer-il-18-dei-nuovi-brani-in-streaming-e-generato-dall-ai">è salita al 18% ad aprile</a> e ha ora raggiunto il record del 28%.

Deezer, si intensifica la lotta ai brani generati dall'AI

Quasi un terzo degli upload giornalieri è generato interamente dall'intelligenza artificiale

TicketOne ha annunciato una partnership con Blue Note Milano, storico jazz club del capoluogo lombardo. “Grazie a questa collaborazione, la tecnologia avanzata di TicketOne sarà messa a disposizione del Blue Note Milano, non solo per la vendita dei biglietti degli eventi live, ma anche per la vendita online dei servizi di food &amp; beverage e merchandising”, ha fatto sapere la società italiana parte del gruppo CTS Eventim, in una nota: “Questa integrazione offrirà agli spettatori un’esperienza digitale completa, semplice e immediata, a partire dall’acquisto del biglietto fino all’accesso a prodotti esclusivi e ristorazione dedicata”.

Nell’ambito dell’accordo “TicketOne metterà a disposizione la propria piattaforma digitale evoluta, che garantirà un sistema di vendita rapido, sicuro e multicanale, includendo il sito ticketone.it, l’APP dedicata e il portale bluenote.it, con una gestione coordinata e innovativa di tutte le offerte commerciali legate agli eventi”.

“Siamo entusiasti di avviare questa partnership con Blue Note Milano, realtà di riferimento per la musica Jazz dal vivo in Italia”, ha dichiarato Andrea Grancini, CEO di TicketOne: “L’integrazione delle nostre piattaforme nei servizi digitali di Blue Note, dal ticketing al food &amp; beverage fino al merchandising, rappresenta un passo avanti significativo per offrire un’esperienza utente completa, fluida e coinvolgente. Puntiamo a rendere più semplici e dinamici tutti i touchpoint con il pubblico, consolidando la nostra leadership tecnologica nel settore”.

“L’accordo con TicketOne è un altro importante risultato nel percorso del nostro Jazz Club, il più importante d’Italia e tra i più noti in Europa; ed è solo l’inizio di una collaborazione con il leader di mercato che ci aspettiamo porterà vantaggi reciproci e un'evidente semplificazione e miglioramento del servizio per i nostri clienti”, ha aggiunto Daniele Genovese, CEO di Blue Note Milano: “Siamo entusiasti di questa partnership che ci proietta verso un futuro sempre più aperto al dialogo e all’interazione con i clienti, i partner e con gli altri interlocutori del nostro locale. Non vediamo l’ora di registrare le sinergie di questa collaborazione”.

TicketOne, una partnership con Blue Note Milano

Un accordo strategico che non riguarderà solo le operazioni di ticketing

Il Gruppo Sugar ha annunciato di aver arricchito la struttura del proprio organico “attraverso l’ingresso di due nuove figure chiave e la promozione di risorse interne, con l’obiettivo di consolidare il proprio impegno al fianco degli artisti e far fronte in modo sempre più efficace alle trasformazioni di un mercato in continua evoluzione”.

Gianluigi Peccerillo è stato nominato Head of A&amp;R dell’etichetta discografica Sugar Music. “Peccerillo porta con sé con un solido background in ambito A&amp;R e - grazie alla pluriennale esperienza in peermusic Italy - una profonda conoscenza sia del mondo editoriale che discografico”, ha precisato, in una nota l’azienda. Peccerillo risponderà direttamente a Filippo Sugar, CEO e Presidente del Gruppo Sugar.

Lorena Lombardi assume il ruolo di Head of Music Licensing, “con l’incarico di sviluppare ulteriormente il business nell’ambito delle licenze di sfruttamento di tutti i repertori del Gruppo”. “Con il suo rientro in Italia - dopo un quindicennio di esperienza all’estero - contribuirà a rafforzare la strategia di sviluppo internazionale di Sugar Music Publishing, con un focus particolare sul mercato francese”, ha commentato la società con quartier generale a Milano. Lombardi risponderà direttamente a Elisabetta Biganzoli, Managing Director di Sugar Music Publishing.

Il Gruppo Sugar ha inoltre comunicato le promozioni interne di Alessandro Cecconato (Head of Marketing &amp; Communication per Sugar Music e CAM Sugar), di Alessia Porcari (Head of International Development &amp; Label Operations per Sugar Music) e di Samantha Nocera (Head of Promotion per Sugar Music).

“La nostra squadra si allarga, ma soprattutto si arricchisce di professionisti di assoluto valore”, ha comunicato il CEO e Presidente del Gruppo Sugar Filippo Sugar: “Siamo orgogliosi tanto di questi inserimenti quanto della crescita delle risorse interne: testimoniano la portata dei nostri obiettivi, così come la rinnovata attrattiva che il Gruppo Sugar esercita sulle migliori figure professionali del settore. Vogliamo rendere tangibile la volontà, che da sempre ci ha caratterizzato, di mettere la musica al centro”.

Il Gruppo Sugar “desidera ringraziare Fabio Rinaldi - originariamente entrato in organico come Publishing Manager nel 2018, poi nominato A&amp;R Manager l’anno successivo, Manager di Sangiovanni nel 2020, Head of A&amp;R nel 2021 e infine Music &amp; A&amp;R Consultant lo scorso mese di luglio, ndr - per il prezioso contributo e il lavoro svolto con passione durante gli anni condivisi insieme”.

Laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, Peccerillo ha maturato la sua esperienza come A&amp;R Manager presso Peermusic Italy, occupandosi sia dell’aspetto editoriale che di quello discografico. Ha contribuito al lancio e allo sviluppo di artisti come La Niña, Golden Years, BLUEM, Ginevra e ceneri, oltre ad aver curato gli accordi con autori di rilievo tra cui Pierfrancesco Pasini e Francesco Fugazza. Parallelamente, ha seguito i primi passi di progetti eterogenei come Massimo Pericolo e Giorgio Pesenti, contribuendo inoltre alla valorizzazione del catalogo Heritage di peermusic italy. Da sempre attento alle nuove sonorità, porta avanti un lavoro di scouting e sviluppo che coniuga memoria e innovazione, con l’obiettivo di dare spazio e prospettiva alle nuove generazioni di autori e artisti.

Lombardi ha costruito la sua carriera accademica e professionale a Parigi per quasi vent’anni. Laureata in Concezione e Direzione di progetti culturali all’Università Paris 3 Sorbonne Nouvelle, ha in seguito costruito un’esperienza professionale nell’industria musicale approfondita e versatile, spaziando dall’ambito discografico a quello editoriale. Si è occupata di promozione (prima per l’etichetta indipendente Atmosphériques, poi per Barclay/Universal), coordinamento artistico e sincronizzazione presso Universal Music Publishing France. Il suo profilo trilingue l’ha fatta naturalmente evolvere verso le relazioni internazionali: dal 2017 ha contribuito alla valorizzazione del catalogo editoriale di Universal Music Publishing France nella ricerca proattiva di opportunità di sincronizzazione all’estero.

Sugar, nuovi ingressi e promozioni nell’organico del gruppo

Entrano Peccerillo (come Head of A&R di Sugar Music) e Lombardi (Head of Music Licensing)

FIMI - Federazione Industria Musicale Italiana, nell’ambito della prosecuzione della collaborazione con i TIM Music Awards, ha reso noto - “in continuità con lo spirito solidale delle ultime edizioni” - di destinare “l’intero compenso (per la partecipazione alla prossima edizione dell'evento, il programma il 12 e 13 settembre all'Arena di Verona) – pari a 10.000 € – a Equaly, la prima realtà italiana che si occupa di parità di genere all’interno del settore musicale, mirando a decostruire gli stereotipi di genere, creare consapevolezza, fornire modelli positivi, offrire formazione, fare rete e dare risalto alle donne e alle persone che si identificano in generi sottorappresentati”.

“Siamo molto felici che FIMI abbia deciso di sostenere il lavoro che Equaly sta portando avanti da più di 4 anni; è un primo importante segnale istituzionale del fatto che lavorare sulla parità e sull’equità può solo portare nuova linfa all’industria e alla società in generale”, ha fatto sapere il team di Equaly: “Visto il difficilissimo momento storico, stiamo lavorando attivamente per individuare progetti in favore delle donne palestinesi a cui destinare parte di questa donazione. Comunicheremo quanto prima sui nostri canali gli sviluppi e le realtà con cui collaboreremo”.

FIMI mette a disposizione dei TIM Music Awards le certificazioni elaborate da NIQ relative al periodo settembre 2024 - settembre 2025: le soglie per gli album vanno dalle 25mila copie per la certificazione Oro alle 500mila per la certificazione Platino, mentre quelle dei singoli sono comprese tra le 100mila per la certificazione Oro ai 2 milioni per la certificazione Platino.

TIM Music Awards 2025: FIMI devolve il proprio compenso a Equaly

A sostegno della parità di genere all’interno del settore musicale

Lo avevano già fatto gli eredi del compianto rapper MF Doom, ora tocca a una band: i Twenty One Pilots hanno fatto causa a Temu, colosso delle vendite online che nel solo secondo trimestre 2025&nbsp;ha dichiarato oltre un miliardo e mezzo di dollari di incassi. L'accusa è quella di avere messo in vendita&nbsp;merchandising contraffatto: "una lunga serie di prodotti che violano il copyright o presentano altri profili di illegalità", recita la causa, tra cui "copie palesi" del merch.&nbsp;

E' interessante sottolineare, inoltre, che la compravendita di materiale tarocco online non è illegale solo per il venditore, ma anche per l'acquirente. E' di ieri, ad esempio, la notizia della multa record da 618 euro che la Dogana italiana ha comminato a un padre di Roma, colto in flagrante per aver acquistato per sua figlia proprio su Temu&nbsp;una maglietta falsa del film "Monsters &amp; Co" e una confezione di fermagli contraffatti di "Inside Out", entrambi marchi&nbsp;di proprietà Disney. Un ordine da appena 42,13 euro che ora gli costerà 14 volte tanto.

“Temu ribadisce il massimo rispetto per i diritti di proprietà intellettuale e valuta&nbsp; con attenzione ogni segnalazione di presunta violazione", ha precisato l'azienda in una nota ufficiale fatta pervenire alla stampa internazionale e italiana:&nbsp;"Confermando il proprio impegno in tal senso, l’azienda respingerà con decisione accuse prive di fondamento".

I Twenty One Pilots fanno causa a Temu per contraffazione

La piattaforma cinese venderebbe merchandising non ufficiale della band. La replica dell'azienda

Con voto non unanime la Corte d’Appello degli Stati Uniti ha reintegrato Shira Perlmutter alla guida dell’US Copyright Office, annullando la decisione del Presidente degli Stati Uniti <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751816/usa-trump-licenzia-shira-perlmutter-copyright-office">Donald Trump, che lo scorso maggio aveva licenziato l’avvocato e docente specializzata in diritto d’autore</a>. Secondo il tribunale la rimozione di Perlmutter dal suo ruolo è stata illegittima perché non tra le prerogative dell’amministrazione.

"La presunta, palese interferenza dell'Esecutivo nel lavoro di un funzionario del ramo legislativo, mentre svolge compiti autorizzati dalla legge per consigliare il Congresso, ci sembra una violazione della separazione dei poteri che è significativamente diversa per tipo e grado dai casi precedenti", si legge nella sentenza: "La presunta rimozione da parte del Presidente del consigliere capo del ramo legislativo in materia di copyright, basata sul consiglio da lei fornito al Congresso, è simile al tentativo del Presidente di licenziare l'assistente legale di un giudice federale".

Poco prima del licenziamento di Perlmutter il Copyright Office aveva pubblicato un rapporto che esprimeva un parere contrario all’uso di materiale protetto da copyright per l'addestramento di modelli di intelligenza artificiale generativa.

US Copyright Office, reintegrata Shira Perlmutter

La Corte d’Appello annulla la decisione di Donald Trump dello scorso maggio

William Alsup, il giudice federale al quale è stata affidata la vertenza tra Anthropic e una rappresentanza di autori, ha “congelato” <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753946/anthropic-risolta-la-causa-con-gli-autori-con-s-1-5-miliardi">l’accordo extragiudiziale raggiunto tra le parti che vedrebbe la società sviluppatrice del LLM Claude versare ai querelanti 1,5 miliardi di dollari a titolo di indennizzo</a> per le opere utilizzate senza autorizzazione nel corso dei processi di training del proprio modello di AI. Come riferiscono le agenzie americane Associated Press e Bloomberg, in un’ordinanza successiva all’udienza organizzata per validare l’accordo Alsup ha espresso forti perplessità nei confronti dell’intesa tra le parti, dichiarando di sentirsi "ingannato" e di aver bisogno di maggiori informazioni sulla procedura di richiesta di risarcimento per i membri della class action.

"Ho un presentimento inquietante riguardo ai parassiti che continuano a proliferare con tutti questi soldi sul tavolo", ha fatto sapere il giudice, spiegando come l’accordo non sia “affatto vicino alla conclusione”: "Vedremo se riuscirò a tapparmi il naso e ad approvarlo", ha concluso Alsup, rinviando l’udienza al prossimo 25 settembre.

Critiche, ovviamente, sono state espresse da diversi rappresentanti dell’industria creativa. Se per Maria Pallante, CEO dell'Association of American Publishers, Alsup "ha dimostrato di non comprendere il funzionamento dell'industria editoriale", Mary Rasenberger, CEO dell’Authors Guild, si è detta confusa dalla decisione del giudice, temendo che il rinvio non rappresenti che un tentativo di indebolire alcuni autori rappresentati nella vertenza.

Pur non riguardando direttamente l’industria musicale, la risoluzione della causa intentata dagli autori americani ad Anthropic potrebbe rappresentare un precedente importante per un altro contenzioso in corso, quello tra la società con quartier generale a San Francisco e tre big dell’editoria musicale internazionale - Universal Music Publishing Group, Concord e ABKCO, che - sostanzialmente - hanno portato in tribunale l’azienda fondata nel 2021 da Dario Amodei, Daniela Amodei, Jared Kaplan, Jack Clark e Ben Mann muovendo le medesime accuse mosse dalla class action avviata dagli autori: una decisione di Alsup a favore di Anthropic renderebbe molto difficile - se non impossibile - far valere le proprie ragioni ai tre big del music publishing che hanno avviato la causa legale.

Anthropic, la giustizia USA ‘congela’ l’accordo con gli autori

La decisione è rinviata al prossimo 25 settembre

Negli ultimi giorni, numerosi utenti di tutto il mondo stanno segnalando disservizi sulle Spotify Charts, che sarebbero rimaste parzialmente ferme allo scorso 4&nbsp;settembre. Lo segnalano su <a href="https://www.reddit.com/r/musicmarketing/comments/1nayrpq/anyone_else_have_no_spotify_for_artists_updates/">Reddit</a>, su <a href="https://x.com/chartdata/status/1964478837338886213">X</a>, ma anche sul <a href="https://community.spotify.com/t5/Ongoing-Issues/Spotify-charts-not-updating/idi-p/7123556">forum ufficiale</a> del DSP. Le anomalie non si riscontrerebbero solo sulle classifiche, ma anche sull'interfaccia Spotify for Artists, e la preoccupazione generale&nbsp;è che possa in qualche modo impattare anche sulle classifiche nazionali: in molti si chiedono se i dati che al momento non sono disponibili siano andati persi oppure se semplicemente non compaiano per via di un problema tecnico, ma continuino a essere raccolti e conteggiati come sempre.&nbsp;

In rete c'è chi pensa che si tratti di un aggiornamento dell'algoritmo di Spotify mirato all'eliminazione massiccia dei bot e degli ascolti delle streaming farm, un problema di difficile risoluzione che da tempo affligge tutto il comparto dello streaming. Non sembra però trattarsi di questo. Lo conferma anche l'azienda, che abbiamo interpellato:&nbsp;"Al momento stiamo riscontrando un problema tecnico che influisce sulla visualizzazione di alcuni dei nostri dati, ma i nostri team stanno lavorando attivamente per risolvere il problema", fa sapere Spotify.&nbsp;Al momento in cui vi scriviamo (mercoledì 10 settembre alle ore 17.00 circa) sembrerebbe che alcuni utenti e artisti visualizzino le classifiche&nbsp;di nuovo regolarmente aggiornate, mentre altri riferiscono che&nbsp;continuano a sperimentare un blocco.

Si registrano disservizi sull'aggiornamento delle Spotify Charts

Li segnalano da giorni utenti da tutto il mondo: ecco cosa sta succedendo

Come già preannunciato, l'edizione 2025 della Milano Music Week si svolgerà dal 17 al 23 novembre: anche questa edizione sarà diffusa in tutto il territorio cittadino, grazie alla progettualità di&nbsp;Comune di Milano - Assessorato alla Cultura e ai promotori AssoConcerti, Assomusica, FIMI Federazione Industria Musicale Italiana, NUOVO IMAIE Nuovo Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori e SIAE - Società Italiana degli Autori ed Editori e all'organizzazione di Butik s.r.l. Impresa Sociale. La Direzione Artistica è affidata anche quest'anno&nbsp;a&nbsp;Nur Al Habash. Molti anche i partner (ANEM, EMusa, Evolution, FEM Federazione Editori Musicali, PMI Produttori Musicali Indipendenti, SCF) e, come sempre,&nbsp;Linecheck Music Meeting and Festival è Main Content Partner della MMW.

Diversi gli headquarter svelati: Palazzina Appiani (edificio storico all’interno di Parco Sempione, che&nbsp;ospiterà principalmente i panel sul music business e gli aperitivi serali),&nbsp;Triennale Milano (nel nuovo spazio Voce e nell’Agorà, per showcase, dj set, ascolti condivisi),&nbsp;Casa degli Artisti&nbsp;(centro di residenza artistica internazionale in zona Moscova),&nbsp;i&nbsp;Dazi dell’Arco della Pace (ospiteranno talk, incontri ed eventi serali), il&nbsp;Museo degli strumenti musicali&nbsp;all'interno del Castello Sforzesco (qui&nbsp;si terranno incontri e format unici, oltre a visite nella sezione dedicata allo&nbsp;Studio di Fonologia della Rai di Milano, in occasione del centenario dalla nascita di Luciano Berio).

Anche 21 House of Stories&nbsp;ospiterà per il secondo anno degli appuntamenti legati alla settimana della musica, mentre il&nbsp;nuovo&nbsp;format “The Stereo Line”,&nbsp;concepito per valorizzare l’esperienza d’ascolto e il rapporto con la comunità locale, verrà accolto da sette bar in tutta la città:&nbsp;Bene Bene, FEAT.Barona, MOGO, NODO Bar, Onda, Palinuro&nbsp;e&nbsp;Section80Bar. A questo si affianca il progetto itinerante&nbsp;"Diggin' With..."&nbsp;all’interno dei&nbsp;negozi di dischi.&nbsp;Il quartiere NoLo&nbsp;e il&nbsp;Municipio 2, infine,&nbsp;saranno&nbsp;valorizzati&nbsp;dal progetto speciale Periphonic, realizzato con il contributo di Fondazione Cariplo, che porta la musica nei quartieri più periferici di Milano.

Quanto a uno degli eventi più attesi, la cerimonia dei SIAE Music Awards: il 22 novembre si terrà al Superstudio Più la terza edizione dei premi che celebrano gli autori e gli editori italiani di maggior successo nel nostro Paese e all’estero.

Ricordiamo infine che sono aperte le call pubbliche per candidare i propri progetti nel programma della Milano Music Week.&nbsp;Entro il 30 settembre&nbsp;è possibile<a href="http:// https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSe6WfiAq4SBx---ed3fDex7fKeH6pM4edxVFjSdPtWtlXEuTw/viewform"> candidare il proprio spazio</a>, che se selezionato entrerà&nbsp;a far parte della&nbsp;<a href="https://milanomusicweek.it/?_gl=1*cpi3pc*_up*MQ..*_ga*Njc1NjUzODI1LjE3NTY3MzMyOTg.*_ga_992VHL0HXM*czE3NTY3MzMyOTUkbzEkZzAkdDE3NTY3MzMyOTUkajYwJGwwJGgw#mappa" target="_blank">Mappa degli spazi disponibili</a>&nbsp;presente sul sito ufficiale di Milano Music Week.&nbsp;Entro il 10 ottobre è invece possibile <a href="https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeEjykeT8JyDITc1pdML1w50uJeAVtzlGKZEx7Ckro65aXr-A/viewform">proporre il proprio&nbsp;evento</a>.

Milano Music Week 2025: annunciate date ufficiali e location

Come ogni anno concerti, dj set, incontri, workshop, panel, showcase e appuntamenti speciali diffusi

“At last, lossless”: questa le parole utilizzate in apertura della nota con la quale oggi, mercoledì 10 settembre, Spotify ha ufficialmente annunciato l’integrazione dell’audio ad alta qualità nel proprio servizio. La funzione, ovviamente, sarà riservata agli abbonati Premium, sarà resa disponibile progressivamente su oltre 50 mercati a livello mondiale entro la fine di ottobre: per il momento l’audio lossless è disponibile per i clienti a pagamento del DSP svedese in Australia, Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Giappone, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo, Svezia, Stati Uniti e Regno Unito. Gli utenti degli altri paesi saranno avvisati via mail man mano che il servizio verrà attivato presso l’area geografica di residenza.

"L'attesa è finalmente finita; siamo davvero entusiasti che l'audio lossless sia disponibile per gli abbonati Premium", ha dichiarato Gustav Gyllenhammar, VP Subscriptions di Spotify: "Ci siamo presi del tempo per sviluppare questa funzionalità in modo da dare priorità a qualità, facilità d'uso e chiarezza in ogni fase, in modo che ognuno sappia sempre cosa succede ‘sotto il cofano’. Con Lossless, i nostri utenti premium avranno ora un'esperienza di ascolto ancora migliore".

La nuova opzione permetterà di riprodurre in streaming brani in formato FLAC fino a 24 bit/44,1 kHz, “per un livello di definizione superiore in quasi tutti i brani disponibili su Spotify” - hanno precisato i gestori del servizio. Il servizio lossless è disponibile su dispositivi mobili, desktop e tablet, e su diversi dispositivi che supportano Spotify Connect, tra i quali quelli prodotti da Sony, Bose, Samsung e Sennheiser. Il supporto per altri dispositivi, tra cui quelli prodotti da Sonos e Amazon, sarà disponibile a partire da ottobre.

Per abilitare l’audio lossless occorre, una volta entrati nell’app Spotify, toccare l’icona del profilo in alto a sinistra, selezionare “Qualità multimediale” dalla voce del menù “Impostazioni e privacy” e selezionare dove abilitare la funzione (Wi-Fi, rete cellulare, download). “Per un'esperienza di ascolto ottimale e fluida, consigliamo di riprodurre musica in streaming lossless tramite Wi-Fi utilizzando cuffie o altoparlanti cablati su una connessione non Bluetooth, come Spotify Connect”, ha precisato Spotify: “Attualmente, il Bluetooth non fornisce una larghezza di banda sufficiente per trasmettere audio lossless, quindi il segnale deve essere compresso prima di essere inviato”.

Con la mossa annunciata oggi Spotify entra finalmente nel segmento dell’audio ad alta qualità, porzione di mercato <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-728359/audio-spaziale-dolby-atmos-su-apple-music-spotify-hi-fi">già ampiamente presidiata dal concorrente diretto del DSP guidato da Daniel Ek, Apple Music</a>. Non è chiaro, al momento, che ruolo avrà la nuova funzione lossless quando la piattaforma renderà disponibile il <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750655/spotify-abbonamento-super-premium-come-potrebbe-funzionare-e-perche">nuovo tier Super Premium</a>, livello di abbonamento dedicato ai superfans che - oltre che all’audio in alta definizione - potrebbe offrire anche anteprime di uscite, funzioni di editing dei brani e un accesso privilegiato a canali di ticketing selezionati.

L’audio ad alta qualità è (finalmente) arrivato su Spotify

Ma (almeno per il momento) non farà parte di un nuovo livello ‘super premium’

FLG, etichetta del Frontiers Label Group dedicata all’alternative rock, ha annunciato l’ingresso degli As It Is nel proprio roster: il quartetto - tornato alla propria formazione classica per la prima volta dal 2018 - pubblicherà questa settimana un nuovo brano, in vista di ulteriori uscite nel corso del 2026.

“Firmare un accordo con una nuova etichetta non è stata una scelta che abbiamo preso alla leggera”, ha commentato il chitarrista e frontman Ben Biss: “Per molto tempo, abbiamo pensato che l'unica scelta giusta fosse rimanere indipendenti per la prima volta nella nostra carriera, ma siamo una band che ama e apprezza un team dedicato attorno a sé. Quindi, quando FLG ci ha contattato, il loro entusiasmo per le nuove canzoni è stato contagioso e stimolante. Tim Bailey è stato il nostro promoter a Bristol per quasi 10 anni, quindi avere nel team persone che hanno visto e compreso tutto il nostro percorso è molto emozionante. Sanno di cosa si tratta questa band ora, oggi, e credono nella nuova missione. Il team è stato incredibile finora e siamo entusiasti di ciò che il futuro riserva per questo nuovo capitolo di As It Is con FLG".

“Mettere sotto contratto gli As It Is per FLG è per me un momento surreale e di svolta”, ha aggiunto Leo Nicholas, Head of A&amp;R di FLG: “Collaborare al prossimo capitolo di una band con il calibro, la grinta e la visione creativa di As It Is è sia un onore che un privilegio, e sono entusiasta di ciò che potremo realizzare insieme".

“Sono passati 10 anni da quando ho promosso il primo dei miei numerosi concerti per gli As It Is, quindi per me questo è un momento di chiusura del cerchio”, ha concluso Tim Bailey, Head of Label – International di Frontiers Label Group: “E’ incredibilmente emozionante essere di nuovo tutti insieme. La band ha creato un disco pieno di cuore e ambizione, e non vedo l'ora di vederlo prendere il volo".

As It Is

Gli As It Is firmano con FLG

Un nuovo ingresso nel roster dell’etichetta alternative del Frontiers Label Group

Una piattaforma di streaming che bandisca le canzoni dai testi troppo espliciti è il sogno di ogni genitore preoccupato, e in effetti già esiste dal 2022: si tratta di Gabb Music, un DSP di proprietà della società Gabb Wireless, che produce smartphone sicuri e semplificati destinati al mercato dell'infanzia. E in effetti, finora l'applicazione&nbsp;di Gabb Music girava solo sui telefoni della casa madre, dove era installata di default.

A quanto pare, però, l'operazione ha avuto un tale successo che verrà ora lanciata su scala più ampia: la app di Gabb Music è infatti ora disponibile per qualsiasi dispositivo supportato da Android o IOS. Due i piani di abbonamento disponibili: uno che funziona più o meno come una radio (4.99 dollari al mese) e uno che ha tutte le caratteristiche dello streaming on demand (10.99 dollari al mese). Il catalogo non contiene solo musica per bambini, ma qualsiasi canzone che sia considerata adatta alle orecchie dei più piccoli: tra gli artisti più ascoltati sulla piattaforma, ad esempio, figura Benson Boone.

Kids, il DSP per bambini Gabb Music sarà disponibile ovunque

L'app era finora disponibile solo su alcuni telefoni destinati al mercato dell'infanzia

E’ cresciuto - ma non troppo - il mercato discografico francese nel primo semestre del 2025: secondo i dati comunicati in queste ore dal Syndicat National de l'Édition Phonographique, rappresentanza dell’industria discografica d’oltralpe, tra i passati mesi di gennaio e giugno il comparto della musica registrata ha fatto segnare, nel paese, un aumento nel proprio giro d’affari del 3,4% su base annua, per un fatturato complessivo pari a 432 milioni di euro.

L’incremento - precisa SNEP - è trainato “sia dall'andamento delle vendite fisiche (+4,4%), sostenute dalla crescita sostenuta del vinile tra il pubblico, sia dalla crescita del mercato digitale (+3,1%), che rimane il motore trainante del settore, anche con un tasso di crescita meno marcato rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso”.

Il mercato del vinile ha confermato la sua traiettoria ascendente con una crescita del 9,4% e ha mantenuto un vantaggio in termini di valore rispetto ai CD, in leggero calo (-1,5%). “Tuttavia - osserva SNEO - quest'ultimo rimane il mezzo leader in termini di volume di acquisto. Significativamente, le vendite fisiche sono aumentate del 4,4%, un ritmo più rapido rispetto alle vendite digitali nello stesso periodo. Questa ripresa deve essere messa in prospettiva, perché la prima metà dell'anno registra tradizionalmente un volume d'affari inferiore rispetto alla seconda. Questo sviluppo costituisce quindi un segnale molto positivo per la diversità delle modalità di fruizione della musica”.

I ricavi da streaming in abbonamento sono aumentati del 4,9%. “Sebbene questa performance rimanga al di sotto delle aspettative, il digitale pesa ormai per quasi il 63% dei ricavi semestrali (+1%)”, osserva SNEP: “Questa base contribuisce a mantenere lo slancio di un mercato musicale più resiliente rispetto ad altri settori dell'intrattenimento, in un contesto di consumi stagnanti. Ciononostante, il mercato dello streaming a pagamento in Francia continua a rimanere indietro rispetto ai leader mondiali del settore”.

Lo streaming supportato da pubblicità rappresenta il 16,3% del mercato, con ricavi in evoluzione in modo contrastante: +2% per l'audio, che continua a registrare una crescita modesta ma costante, e -6,8% per il video, “segmento segnato dalla trasformazione delle fruizioni con il declino delle clip tradizionali a favore di formati brevi o ‘visualizzatori’, diffusi principalmente sui social network” come TikTok.

“I risultati del primo semestre del 2025 confermano la solidità del mercato francese della musica registrata”, ha commentato il CEO di SNEP Alexandre Lasch: “Con un incremento del 3,4%, continua a mostrare una crescita costante, in un momento in cui altri settori dell'intrattenimento segnano il passo. Questa resilienza si basa sulla diversità delle pratiche di ascolto e sulla complementarietà tra vendite fisiche e utilizzi digitali. Il vinile continua la sua traiettoria ascendente, mentre i CD mantengono il loro ruolo in termini di volume”.

“Quando si parla di streaming, la sfida non è più solo quella di reclutare nuovi abbonati, ma di ampliarne l'utilizzo”, prosegue Lasch: “Dobbiamo sia fidelizzare le generazioni più giovani, che prediligono formati brevi e frammentati, sia attrarre un pubblico più anziano, ancora sottorappresentato sulle piattaforme. Diversificando le esperienze e rafforzando il valore percepito degli abbonamenti, possiamo consolidare il ruolo dello streaming nella vita quotidiana di tutti”.

“Infine, l'intelligenza artificiale rimane una questione strutturale per l'intero settore”, conclude il CEO di SNEP: “La graduale attuazione, dal 2 agosto, del regolamento europeo sull'IA (AI Act) per i LLM segna un passo importante. Si tratta di un quadro normativo recente, i cui effetti dovranno essere attentamente monitorati. La nostra vigilanza si concentrerà in particolare sul rispetto degli obblighi di copyright e di trasparenza delle fonti, i cui testi attuativi sono stati appena pubblicati dalla Commissione Europea dopo oltre un anno di accanite battaglie da parte dei settori culturali per difendere i propri diritti. Nel nostro obiettivo: la costruzione di un mercato delle licenze volontario, etico e competitivo, l'unico modello virtuoso in grado di guidare la crescita sia dell'innovazione che della creazione umana”.

Francia, nell’H1 2025 discografia in crescita del 3,4%

Ma ‘ma performance resta al di sotto delle aspettative’

Crescita piatta, o quasi, per il settore della musica registrata negli Stati Uniti: il rapporto riguardante il primo semestre del 2025 che la Recording Industry Association of America, ente che rappresenta l’industria di settore, ha appena pubblicato fotografa un mercato sostanzialmente fermo, che - per la prima volta da diversi anni - manca l’obiettivo della crescita a una cifra.

Il giro d’affari generato dalle case discografiche oltreoceano, pur avendo toccato il suo massimo storico a 5,59 miliardi di dollari nella prima metà di quest’anno, è cresciuto di appena 0,9 punti percentuali rispetto alla stesso periodo del 2024.

Lo streaming, complessivamente, ha contribuito al bilancio per 4,6 miliardi di dollari, il crescita del 2,3% su base annua: tuttavia, nel segmento, a crescere sono state solo le sottoscrizioni premium a pagamento (+6,4%), con le sottoscrizioni a pagamento sostanzialmente piatte (-0,4%), quelle freemium in calo del 2,9%, e quelle legate ad alte forme di fruizione estranee ai DSP (come, per esempio, le Web radio) in flessione del 5,3%.

Mentre il download registra un calo del 2,2%, tutto sommato in linea con i trend osservati sui mercati avanzati negli ultimi anni, sorprende la performance del fisico, complessivamente in contrazione del 5,9%: il dato registrato dal segmento dei CD (-22% su base annua), nel primo semestre del 2025 non è stato mitigato da quello relativo ai vinili, che negli USA, tra i passati mesi di gennaio e giugno, hanno visto il proprio giro d’affari contrarsi dell’1%.

Anche le sincronizzazioni, negli ultimi sei mesi, non hanno dato soddisfazioni&nbsp;ai discografici americani: il segmento si è fermato a quota 196 milioni di dollari, in flessione del 7,9% rispetto ai 212,8 milioni generati nello stesso periodo dello scorso anno.

I vertici della Recording Industry Association of America, tuttavia, si sono dimostrati ottimisti. "Il numero di abbonamenti a pagamento ha raggiunto un traguardo storico, superando i 100 milioni di unità, mentre i ricavi da tutti i formati hanno raggiunto i 5,6 miliardi di dollari nella prima metà del 2025", ha affermato il Presidente e CEO della RIAA Mitch Glazier: "Si tratta di indicatori importanti che sottolineano il valore duraturo della musica e la domanda di arte umana supportata da etichette discografiche e partnership collaborative".

Per il Vice Presidente della RIAA Matt Bass i numeri riferiti dal rapporto “mostrano una base stabile e sostenibile, continuando la musica a essere una delle esportazioni più forti degli Stati Uniti, con artisti statunitensi che rappresentano uno streaming globale su tre, più dei successivi sei paesi in classifica messi insieme".

Sempre nel primo semestre del 2025 <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753743/fimi-mercato-musicale-registra-10-primo-semestre-2025">il mercato discografico italiano ha fatto segnare una performance tutt’altro che piatta</a>, con una crescita complessiva di poco meno del 10% spinta tanto dal segmento streaming (a +9,9%, che sale al 12,7% per la fruizione Premium) quando dal comparto fisico (+13%), dove oltre al vinile (+17%) in territorio positivo si è spinto persino il CD, il cui giro d’affari è aumentato su base annua del 4,7%.

Discografia USA: crescita sotto l’1% nel primo semestre 2025

Luci e ombre nell’ultimo rapporto della Recording Industry Association of America

Reservoir Media ha acquisito i diritti sul catalogo di Miles Davis: l’accordo, anticipato dal New York Times, è stato confermato dalla società fondata e guidata dall’imprenditrice Golnar Khosrowshahi. Il passaggio di mano ha riguardato il 90% delle edizioni e i diritti sulle registrazioni effettuate dalla leggenda del jazz nel corso della sua carriera: l’importo della transazione, pur non essendo stato comunicato in via ufficiale dalle parti in causa, secondo una stima del NYT potrebbe essere compreso tra i 40 e i 60 milioni di dollari.

“In vista del centenario della nascita di Miles Davis, che ricorrerà nel 2026, Reservoir si unirà alla famiglia, sotto la supervisione della figlia Cheryl Davis, del figlio Erin Davis e del nipote e collaboratore musicale Vincent Wilburn Jr., insieme al direttore generale Darryl Porter e all'avvocato Jeff Biederman, per portare avanti e collaborare alle celebrazioni per l’anniversario”, ha precisato la società di edizioni: “Il centenario prevede una varietà di eventi, programmi speciali, tributi e concerti di alto profilo, collaborazioni di marketing e altre celebrazioni curate da Reservoir, dalla famiglia Miles Davis e da vari altri partner”.

“Siamo davvero lieti di iniziare questo nuovo capitolo dell'eredità di Miles: non vediamo l'ora di lavorare con Golnar, David e l'intero team di Reservoir", ha commentato Erin Davis, al quale ha fatto eco Vince Willburn Jr.: "Con Reservoir, c'è un profondo rispetto per Miles: la sua musica, il suo stile e il suo impatto culturale. Questo significa molto per noi. Questa partnership ci offre l'opportunità di valorizzare la sua eredità in modi nuovi e di garantire che la sua influenza continui a ispirarci".

"Miles Davis è uno dei musicisti più influenti di tutti i tempi ed è un onore incredibile che il suo catalogo abbia trovato casa presso Reservoir. Siamo profondamente grati a tutta la Miles Davis Estate – Cheryl, Erin, Vince, Darryl e Jeff – per averci affidato questa responsabilità", ha aggiunto Khosrowshahi: "Questo momento è anche un riconoscimento del comprovato impegno e della capacità di Reservoir di preservare l'eredità e riaccendere la scoperta di artisti leggendari sulle piattaforme moderne, come lo streaming e i social media. Mentre ci avviciniamo al suo centenario, non vediamo l'ora di mostrare la genialità di Miles a un nuovo pubblico, garantendo che la sua musica continui a essere ascoltata e celebrata in tutto il mondo".

Miles Davis

Reservoir Media ha acquisito il catalogo di Miles Davis

L’accordo riguarda il 90% dei diritti editoriali e i diritti sui master

Spotify ha annunciato il rinnovamento di Radar Global, playlist lanciata nel 2020 per supportare i giovani talenti che - dal proprio debutto a oggi - ha coinvolto oltre mille realtà da tutto il mondo: come fatto sapere dal DSP per mezzo di una nota ufficiale “da oggi, e per un periodo di tempo limitato”, la playlist ospiterà i 100 brani più ascoltati degli artisti inclusi nel programma Radar a livello mondiale.

In cinque anni Radar ha generato oltre 338 miliardi di stream, 6,5 dei quali hanno portato alla scoperta degli artisti da parte del pubblico. Le tracce incluse nel programma sono state aggiunte a più di 1,5 milioni di playlist curate da Spotify e a oltre 1,1 miliardi di playlist create dagli utenti. In Italia Radar ha contribuito al lancio di - tra gli altri - BigMama, Mara Sattei, Ariete e bnkr44. Tony Boy, Blanco, Rondodasosa e Rhove, sempre coinvolti nel programma Radar, sono presenti con le proprie canzoni nella playlist dei 100 brani più ascoltati di sempre.

“Raggiungere questo traguardo in soli cinque anni dimostra che la voglia di scoperta è universale”, ha commentato Sulinna Ong, Global Head of Music Editorial di Spotify: “Gli ascoltatori vogliono essere parte del viaggio di un artista fin dall’inizio, e Radar è diventato il ponte tra questa curiosità e un’opportunità concreta. Radar è sviluppo, è essere presenti in quel momento fragile in cui il primo entusiasmo può trasformarsi in qualcosa di grande. Ed è proprio questo che rende la scoperta così emozionante: non solo trovare talenti, ma aiutarli a crescere”.

Spotify, rinnovata la playlist Radar Global

Per celebrare i cinque anni dal debutto

Attribuiti ogni anno dalla rivista inglese IQ Mag, che segue l'industria della musica dal vivo in tutto il mondo, i premi Green Guardians 2025 sono attribuiti ad artisti, aziende e festival che con le loro scelte hanno contribuito a rendere l'industria del live più sostenibile. Nel 2025, accanto a nomi come Coldplay e Massive Attack,&nbsp;a kermesse come l'Ultra Music Festival o a location come The Rock Factory, c'è anche un'eccellenza italiana: Elisa Toffoli.

Nelle motivazioni del premio, si legge, c'è non solo il suo impegno pregresso sulle tematiche ambientali (ad esempio con le Nazioni Unite per promuovere gli obbiettivi dell'Agenda 2030), ma anche le sue azioni concrete in materia di tour: la riduzione del numero di veicoli pesanti coinvolti nelle sue produzioni, la scelta di utilizzare energia proveniente da fonti sostenibili, la piantumazione di oltre 2.300 alberi a compensazione delle emissioni. Particolare encomio va a&nbsp;tutto il lavoro fatto per il suo concerto di San Siro, in collaborazione con Music Innovation Hub.&nbsp;

Concerti, a Elisa il riconoscimento Green Guardians 2025

Il premio internazionale è attribuito alle realtà che rendono l'industria del live più sostenibile

Al suo debutto in questi giorni, il palinsesto dell'autunno/inverno del gruppo GEDI dedica ampio spazio alla musica.

Ha esordito ad esempio lo scorso weekend sulle frequenze di Radio Capital la nuova edizione di Soulsista, storico programma di Irene Lamedica e del dj Steve Dub&nbsp;dedicato alla musica black e andato in onda per quasi un decennio sulle frequenze di un'altra radio del gruppo GEDI, Radio Deejay. Si tratta di una trasmissione bisettimanale, in onda il sabato e la domenica dalle 20.00 alle 22.00. La trasmissione si era interrotta nel 2010, quando Radio Deejay&nbsp;aveva deciso di rinunciare ad alcuni storici spazi musicali per dare più spazio alla conduzione, diventando di fatto la personality radio che è ancora oggi. Nello stesso anno era stato interrotto anche il programma di un altro esodato eccellente, B-Side di Alessio Bertallot: anche B-Side è tornato in onda proprio su Radio Capital a partire dal 2022. Parallelamente, sempre su Capital prosegue l'esperienza di&nbsp;Capital Records (programma quotidiano&nbsp;con&nbsp;Mixo,&nbsp;Luca De Gennaroe&nbsp;Marco Biondi), di&nbsp;Vibe&nbsp;con&nbsp;Massimo Oldani e di&nbsp;Extra&nbsp;con&nbsp;Alex Paletta, oltre a&nbsp;Capital Party&nbsp;di&nbsp;Andrea Prezioso&nbsp;e&nbsp;Funky Town&nbsp;di&nbsp;Gianluca Costella.

Focus sulla musica anche su&nbsp;Radio m2o, in particolare nel weekend,&nbsp;a partire dal Deejay Time&nbsp;con&nbsp;Albertino,&nbsp;Fargetta,&nbsp;Molella&nbsp;e&nbsp;Prezioso, dalla&nbsp;m2o Chart&nbsp;con&nbsp;Ilario, la classifica dei brani più programmati della settimana dall’emittente, da&nbsp;La Mezcla&nbsp;di&nbsp;Dj Shorty e dalla storica&nbsp;Deejay Parade&nbsp;con&nbsp;Albertino, oltre al Deejay Time.&nbsp;Confermata la programmazione musicale da lunedì a venerdì.

Anche nelle serate di&nbsp;Radio Deejay torna protagonista la musica con la fascia quotidiana Radar, a cura di&nbsp;Francesco Quarna&nbsp;e&nbsp;Carlotta Multari,&nbsp;per scoprire le nuove uscite musicali della settimana.&nbsp;Michele “Wad” Caporosso&nbsp;è al timone di&nbsp;Say Waaad?!?, spazio dedicato alla musica urban,&nbsp;nella fascia serale&nbsp;fino alle 22.30 (fino alle 23.00 il venerdì).&nbsp;

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Il palinsesto musicale del gruppo GEDI

Ecco i principali spazi dedicati alla musica dell'autunno di Radio Deejay, Radio Capital e M2O

Con una crescita di 25 milioni di utenti mensili registrata solo nell’ultimo anno, TikTok ha superato la soglia del 200 milioni di utenti mensili in Europa e Regno Unito: a comunicarlo è stata la stessa piattaforma di proprietà di Bytedance, in una nota ufficiale.&nbsp;

"La nostra community europea continua a rafforzarsi, con oltre 200 milioni di persone che ora accedono regolarmente a TikTok per divertirsi, imparare nuovi hobby o competenze e guadagnarsi da vivere", ha dichiarato Marlene Masure , General Manager e Content Operations per l'area EMEA di TikTok: “Con la crescita della nostra community, cresce anche l'impatto economico, culturale e sociale che TikTok apporta al ricco ecosistema europeo. Dal portare l'arte a un nuovo pubblico, ispirare una nuova generazione di lettori e vedere piccole imprese prosperare e creare crescita e posti di lavoro, TikTok ha contribuito positivamente a tantissime storie. Su TikTok, le idee si sono trasformate in carriere, le passioni in attività redditizie, gli interessi di nicchia in comunità fiorenti e voglio ringraziare gli oltre 200 milioni di persone che rendono TikTok quello che è oggi in tutta Europa”.

Per la piattaforma cinese l’Italia, con 23,9 milioni di utenti, è il terzo mercato più grande in Europa, dietro a Francia (27,8 milioni) e Germania (25,7 milioni): i cinque paesi extra-UE inclusi nel rilevamento (Islanda ,&nbsp; Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Regno Unito) pesano complessivamente sul conteggio per 30 milioni di utenti.