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Intorno alla ripartizione dei ricavi da streaming monta il caos. Prevalgono pericolose semplificazioni, difficile dire quanto per ignoranza o per calcolo, che lasciano dietro di sé una scia di retorica e disinformazione. E questo è un problema.

Come funziona la distribuzione delle royalties derivanti dallo streaming?&nbsp;

La prima ripartizione avviene tra i DSP e l’industria musicale. Lo split prevede che Spotify &amp; Co. trattengano per sé il 30% dei ricavi e distribuiscano il restante 70% tra gli aventi diritto. La logica vuole che, remunerate le piattaforme (per i servizi tecnologici, di distribuzione e di fullfilment; per gli investimenti sostenuti; per la manutenzione e lo sviluppo etc. etc.), la maggior parte della torta venga poi suddivisa tra artisti, label, autori, distributori, editori. Quanto una piattaforma tecnologica di distribuzione digitale è giusto che trattenga per sé? Domanda interessante, ma qui non centrale. Secondo alcuni Spotify si attribuirebbe addirittura il 37%. Secondo altri il 30% è troppo comunque. Secondo Spotify è poco. Secondo i bilanci, Spotify (a 13 anni dalla sua nascita) continua a non fare utili: dipenderà da costi fissi di struttura esagerati o un modello poco sostenibile? Chissà. La verità è che il caos vero si scatena dentro il 70% a valle del primo split, ma si finge che non sia così.

Il tema centrale, infatti, è cosa accade a quel 70% - perché gli artisti si lamentano, gli autori si lamentano, gli editori si lamentano, alcune associazioni si lamentano, le collecting si lamentano.&nbsp;

Gli editori ricavano – in base agli accordi vigenti con le piattaforme – circa un quarto rispetto alle label (che, quote di mercato alla mano, sono per la maggioranza dei casi loro sorelle: che cosa buffa). Quanto agli autori, la loro causa contro la scarsa considerazione economica loro riservata in una filiera che origina proprio da loro è di vecchia data - ed è sacrosanta. Con lo streaming a determinare il mercato, il loro vulnus si accentua: sono in posizione svantaggiata come gli editori, nello split. E poi ci sono gli artisti che, a causa del covid, hanno gridato più volte e continuano a gridare quanto lo streaming (a maggior ragione se unica fonte di ricavo durante la pandemia) sia penalizzante nei loro confronti. Trattandosi di star, le loro esternazioni sono le più notiziabili e conquistano il centro del dibattito caratterizzandolo con la rivendicazione standard: facciamo milioni di stream e incassiamo soltanto poche decine/centinaia/migliaia di euro (a seconda dello status dell’artista in protesta). Capire come, se e quanto il meccanismo di ripartizione possa determinare iniquità è complesso, ma non impossibile. Purché non si faccia di tutta l’erba un fascio, e cioè si resti a cosa succede dentro a quel 70% sulla cui suddivisione le Spotify del pianeta non incidono.

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Market Centric Payment System&nbsp;

La ripartizione funziona attualmente secondo la metodologia “pro rata” (MCPS, come Market Centric Payment System): significa che la parte soggetta a ripartizione (70%) del totale dei ricavi generati da Spotify (= abbonamenti mensili + pubblicità) viene raccolta in un pool per poi essere suddivisa tra gli aventi diritto secondo la logica delle quote di mercato.&nbsp;

Un esempio inventato di sana pianta: se un brano di Salmo nel mese di gennaio totalizza il 4,5% di tutti i plays di Spotify in Italia, di conseguenza a Salmo ed ai co-aventi diritto di quel brano spetterà il 4,5% dei ricavi totali del mese di gennaio che Spotify retrocede alla filiera musicale. Che c’è di male? In assoluto nulla, in concreto invece è un meccanismo distorsivo e perverso per varie ragioni.&nbsp;

Essendo il numero di stream il parametro centrale, registriamo tre potenziali effetti fuorvianti. Il primo sorge dal fatto che moltissimi plays possono essere generati da pochissimi utenti: in questo caso la conseguenza è che moltissimi utenti (i restanti, la maggior parte) finiscono per “pagare” artisti che non ascoltano. Il secondo è determinato dai fake stream, un mondo sommerso che Spotify conosce e combatte ma che fa danni solo perché la metodologia in vigore lo permette. Il terzo è una stortura contestuale: la metodologia pro-rata venne introdotta parecchi anni fa, con piattaforme streaming neonate e gran parte dei ricavi da musica registrata realizzati in altri modi (dalle vendite fisiche ai download a pagamento). Dunque i suoi potenziali effetti distorsivi erano di scarso impatto perché riguardanti, allora, solo una minoranza di situazioni, di artisti e di consumatori. Oggi accade l’esatto contrario e produce effetti distorsivi importanti.&nbsp;

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User Centric Payment System&nbsp;

Per capirne meglio il senso, è utile considerare un metodo alternativo al “pro-rata”: il metodo “user centric” (User Centric Payment System, o UCPS), molto invocato da molti. Per riassumerne il funzionamento, comunque, utilizziamo come esempio i miei € 9,99 pagati a Spotify per l’abbonamento di gennaio. E’ previsto, come detto, che il 70% di quei soldi sia da retrocedere in royalties agli aventi diritto. Adottando un metodo user-centric quel 70% (che, per arrotondamento, corrisponde a circa 7 euro) andrebbe ripartito tra gli artisti (e i loro co-aventi diritto) i cui brani io, utente, ho effettivamente ascoltato nel mese di gennaio. Semplificando: se io ho ascoltato per il 25% cadauno del mio tempo trascorso su Spotify rispettivamente brani di Bruce Springsteen, Marvin Gaye, Subsonica e Kings Of Leon, dei miei 7 euro a Salmo &amp; Co. non viene attribuito nemmeno un cent e tutto viene suddiviso tra i quattro succitati e i correlati aventi diritto. A margine, e solo a margine, è poi utile prendere nota che se al posto di Springsteen, Gaye, Subsonica e KOL io ascoltassi artista emergente x, band poco famosa y, artista mezzo famoso z e band debuttante k, le quattro non-superstar avrebbero delle chances di alzare più soldi dallo streaming: una piccola differenza nel primo caso, una differenza magari più significativa nel secondo.

Lo UCPS è attraente. Qualcuno ne valorizza il ruolo e il peso al punto da identificarlo addirittura come panacea per l’economia musicale ai tempi del covid. Il che però, se solo facesse ridere, sarebbe una barzelletta. La verità, purtroppo, è che su quanto si sposterebbero effettivamente gli equilibri in caso di ripartizione user-centric non esistono certezze, perché occorrerebbe o applicare la metodologia per scoprirlo oppure macinare moltissimi dati e simularne e proiettarne l’effetto. Non è detto, insomma, che chi non guadagna abbastanza dallo streaming vedrebbe migliorare la propria situazione con un cambio di ripartizione. E’ invece super probabile che l’attribuzione dei ricavi cambierebbe destinazione quanto a generi, artisti e cataloghi presenti nelle libraries dei DSP. Le sfumature abbondano.

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Qualche stima, qualche dato, qualche proiezione

Un recente studio pubblicato dal <a href="https://cnm.fr/le-cnm-evalue-limpact-dun-changement-eventuel-de-mode-de-remuneration-par-les-plateformes-de-streaming/">Centre National de la Musique</a> (sostenuto dal governo francese e condotto da Deloitte) mostra che nelle condizioni attuali circa il 30% degli utenti più attivi sulle piattaforme di streaming audio genera circa il 70% del totale dei plays. Il che equivale a dire che il 30% degli utenti determina il 70% del mercato. Il che, a sua volta, comporta che gli artisti facenti riferimento ad alcuni generi e repertori, magari quelli più sensibili al potere delle playlist e/o all’appeal della Gen Z, sono favoriti rispetto ad altri. Dallo studio del CNM – in cui si precisa comunque di non disporre ancora di dati sufficienti per avvalorare scientificamente quanto segue – si evincerebbe che i ricavi da streaming della musica classica aumenterebbero del 24% e quelli di rap e hip hop diminuirebbero del 21% (pur restando la prima una nicchia e i secondi il mainstream). Una rivelazione illuminante, considerando che ci sono interi generi che, di questo passo, in un mercato che si avvia a essere quasi totalmente basato sullo streaming, rischiano l’estinzione.

Non è così semplice, però. Come suggerito <a href="https://serci.org/congress_documents/2018/money_in_money_out.pdf">in uno studio firmato da Will Page e David Safir</a>, ad esempio, è plausibile ipotizzare che l’adozione di una gestione user-centric sarebbe molto più onerosa, causando un aggravio per le piattaforme in termini di costi amministrativi tale da rischiare di ridurre le risorse da redistribuire agli artisti. Altra benzina sul fuoco del dibattito su quanto Spotify &amp; co. sarebbe equo che trattenessero e guadagnassero.

Analisi condotte parallelamente da Deezer e da Spotify (riferite al 2019) evidenziavano d’altro canto come l’adozione dello UCPS impatterebbe parecchio sui 10 artisti più streammati di ciascun periodo: secondo la piattaforma francese questi ultimi vedrebbero le loro royalties diminuire del 17,2%, secondo quella svedese del 12,5%. Non bruscolini in qualsiasi caso. Ciò che a mio parere è più illuminante, però, è che le stime si sono spinte fino a determinare che per gli artisti compresi tra le posizioni 11 e 100 della classifica dei più suonati l’incremento di ricavi annui si aggirerebbe intorno ai 9.000 euro a testa e per quelli inclusi tra la posizione 101 e la 1000 l’incremento medio potrebbe toccare al massimo i 2.500 euro a testa. Lo trovo più illuminante perché parliamo solo di 1000 artisti rispetto alla totalità di quelli presenti sulle piattaforme.&nbsp;

Mi pare che Spotify lo scorso anno dichiarasse oltre 3 milioni di artisti in database, in forte crescita. Saranno quasi 4, ora? L’1% di questo gigantesco roster trasversale equivale a 30-40 mila artisti. <a href="https://www.rockol.it/news-716941/gli-artisti-guadagnano-poco-da-streaming-per-colpa-delle-etichette">Cioè, il celebre 1% che genera il 99% degli stream</a>. Quindi qui stiamo ipotizzando che un passaggio dalla ripartizione MCPS a quella UCPS diminuirebbe di un 15% medio i ricavi di 10 milionari facendo sì che a beneficiarne fosse il 3% dell’1% del totale degli artisti che offrono canzoni in streaming (pochissimi di loro con la prospettiva di intascare qualche migliaio di euro in più all’anno, moltissimi invece di intascarne solo poche centinaia, decine o addirittura unità). Come si chiedevano quei loschi figuri in quel gran film: Che te lo dico a fare?

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L’aritmetica e la storia: una torta, molti artisti, poche star

Facciamo ordine, dai.

(1) Passando dal pro-rata allo user-centric andremmo verso una situazione più equa e trasparente. Questo è sempre un bene. Daremmo poi una mano anche agli autori e agli editori, comprensibilmente sul piede di guerra per rivendicare maggiore proporzionalità. Contribuiremmo a minimizzare le truffe dei <a href="https://www.rockol.it/news-710901/fake-streams">falsi streams</a>. Soprattutto lavoreremmo per tutelare la diversità nella musica: credo che questo sia un valore incommensurabile. Quindi, personalmente, voto per lo user-centric. Nonostante sia conscio che cambierebbe ben poco la situazione della maggioranza degli artisti, preda della madre di tutti gli equivoci, una madre lorda di ipocrisia. Infatti, mi chiedo:

(2) Può lo streaming essere un modello capace di sostenere la carriera di milioni di artisti? E mi rispondo: no, e non si vede perché dovrebbe. L’equivoco di fondo, perfetto per fare retorica e strumentalizzare, è quello sulla presunta relazione diretta che esisterebbe tra l’accesso alla piattaforma di un artista e la sua possibilità (addirittura: il suo diritto) di fare soldi significativi. E’ un falso. Non c’è alcuna relazione diretta. La relazione è indiretta ed è mediata dai fans. Certo: i fake streams, gli algoritmi, le playlist, il pro-rata, il maledetto covid e pure le cavallette, se vogliamo. Ma il successo di un artista è deciso – sempre e da sempre - dai suoi fans. Ma in quale epoca si è mai visto che milioni di musicisti facessero carriera vendendo dischi? Ce n’è sempre stata una microscopica quota rispetto al totale, un’elite, ed è solo fisiologico che sia così. La massa di musicisti e artisti sbarca da sempre il lunario suonando in studio e sul palco per e con altri, insegnando, facendo altri lavori. Avere uno o cento brani su Spotify significa solo ed esattamente questo, non implica anche essere famosi o che la gente li ascolti molto. Semmai, più si è numerosi, meno è facile emergere (di qui la tirannia di algoritmi e playlist, e la tendenza dell’A&amp;R basata sulle metriche di ascolto, e i 3-4 autori medi per ogni brano urban nuovo, e i feat: la sagra del frazionamento).

(3) Tornando al tema se quel 30% di Spotify sia troppo, sia giusto o sia poco. Per amore di simulazione, assumiamo di ridurlo al 20% per decreto planetario e di redistribuire per editto quel 10% di ricavi extra, con uno slancio socialista una tantum. Da bilancio dell’ultimo esercizio della piattaforma svedese, mal contati, parliamo di 500 milioni di euro. Se li suddividessimo tra 4 milioni di artisti (e, sempre in modalità cubana assumessimo di non attribuire nulla a label e distributori – è solo una simulazione, eh!) elargiremmo 125 euro a testa. (Già, ancora Johnny Depp e Al Pacino…).

§§§

Il covid è una tragedia sanitaria, sociale ed economica. La buona notizia è che, presto o tardi, questa nottataccia passerà. Si tornerà anche a suonare dal vivo. Molti nelle comunità dei musicisti e delle maestranze torneranno a suonare.

Quella meno buona è che, anche senza covid, lo streaming non risolverà i problemi di milioni di artisti, nemmeno nella sua ideale forma di distributore di ricavi perfettamente equo – una forma che, al momento, non sappiamo bene quale dovrebbe essere.

streaming

Spotify

Deezer

UCPS

fake streams

Rockol.it Logo

Rockol.com S.R.L.

Ricavi da streaming: il dibattito sgangherato sulla ripartizione della torta

Industria

In discussioni pubbliche, caotiche e pure sguaiate in cui si mescolano e strumentalizzano temi diversi resta inalterata l’opacità intorno a questo argomento centrale. Ma provare a fare un po’ ordine, proprio no…?

Un miliardo e mezzo di dollari: questa la cifra che Anthropic, una delle aziende leader a livello globale nello sviluppo di modelli di AI generativa, pagherà a diversi autori - tra gli altri, Andrea Bartz, Kirk Wallace Johnson e Charles Graeber - per chiudere il procedimento legale che la vedeva accusata di utilizzo non autorizzato di materiale coperto da diritto d’autore per il training del suo modello LLM Claude. L’epilogo della causa potrebbe segnare una svolta in un’altra vertenza, che vede la società accusata da tre big dell’editoria musicale internazionale - Universal Music Publishing Group, Concord e ABKCO - di violazione di copyright, sempre nell’ambito dei processi di training dei propri modelli generativi: i publisher, lo scorso 13 agosto, avevano depositato presso il tribunale della California <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753585/anthropic-nuove-accuse-dagli-editori-musicali">un documento che collegava le due cause</a>, soprattutto il relazione alle modalità di reperimento del materiale utilizzato senza autorizzazione.

Di “precedente importante” per l’industria dell’intelligenza artificiale e il rispetto del copyright ha parlato il CEO di FIMI Enzo Mazza in un’intervento su Agenda Digitale. “La transazione, che prevede circa 3000 dollari per ogni libro utilizzato illegalmente nell’addestramento dei modelli, segna la fine dell’approccio ‘prendi tutto subito poi negozia’ e inaugura una nuova era di sviluppo dell’AI basata su licenze legittime”, ha commentato Mazza, secondo il quale il risarcimento pattuito “potrebbe diventare il punto di riferimento de facto per le licenze”, “ influenzando i settori della musica, delle immagini e del cinema”.

"Ci auguriamo che questa sia solo la prima di tante aziende di intelligenza artificiale ad essere ritenute responsabili del furto di opere creative e che ciò contribuisca a creare un precedente secondo cui il consenso e il compenso per le opere utilizzate nella formazione sull'intelligenza artificiale non sono negoziabili", ha fatto sapere, in una nota, Human Artistry Campaign, alleanza intersettoriale che rappresenta oltre 150 organizzazioni dell’industria creativa della quale fanno parte - oltre che alla stessa FIMI - l’International Federation of the Phonographic Industry (IFPI), la British Phonographic Industry (BPI), la Recording Industry Association of America (RIAA) e la Recording Academy.

Anthropic, risolta la causa con gli autori con $ 1,5 miliardi

La società di AI pagherà per scrollarsi di dosso le accuse di training ‘illegale’

Sarà Live Nation Italia a curare le attività dal vivo di Tommaso Paradiso: l’artista, attraverso i propri canali social ufficiali, ha annunciato un tour nei palazzetti per il mese di aprile del prossimo anno che sarà organizzato dalla filiale italiana - diretta da Roberto De Luca -&nbsp;della multinazionale americana. Le date avranno luogo a Roma (al Palazzo dello Sport, il 18 aprile), Milano (all’Unipol Forum, il 22), Torino (all’Inalpi Arena, il 23), Bologna (alla Unipol Arena, il 25), Padova (alla Kioene Arena, il 26), Firenze (al Mandela Forum, il 28) e Napoli (al Palapartenope, il 30).

Tommaso Paradiso, sul fronte live, è stato per anni nel roster di Vivo Concerti, la società guidata da Clemente Zard che aveva curato gli interessi sui palchi dell’artista romano prima coi Thegiornalisti (a partire dal 2017) e poi come solista, fino all’ultimo tour estivo, conclusosi lo scorso 24 agosto al Teatro dei Ruderi di Cirella, a Diamante, in provincia di Cosenza.

Tommaso Paradiso

Concerti, Tommaso Paradiso passa a Live Nation

Dopo anni - anche coi Thegiornalisti - nel roster di Vivo Concerti

E' noto per essere stato uno degli inventori della tecnica dello scratch, oggi utilizzata dai dj di tutto il mondo. Grandmaster Flash, uno dei pionieri dell'hip hop newyorkese, ha annunciato di avere un nuovo management: Primary Wave, che se ne occuperà tramite la divisione apposita della società con sede a Los Angeles.

Il roster di Primary Wave è già ricco di artisti riconducibili al mondo del rap e della musica black, come&nbsp;Cypress Hill, CeeLo Green, Eric Benet e molti altri.

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Management: Grandmaster Flash firma con Primary Wave

Il pioniere dell'hip hop americano è uno degli inventori della tecnica dello scratch

In Rai dall’’89, dove ha debuttato professionalmente nello staff della divisione radiofonica del servizio pubblico, poi - a partire dal ‘92 - chiamato nella redazione del TG2 da Clemente Mimun, e successivamente investito del ruolo di Vice Direttore della Direzione Approfondimento, Giovanni Alibrandi (nella foto - nato a Roma, classe 1965) è stato nominato - nella prima metà dello scorso giugno - Direttore di Rai Radio 2, carica precedentemente occupata da Simona Sala. Un lasso di tempo, quello intercorso tra la nomina e il debutto dei nuovi palinsesti - fissato per il prossimo lunedì,&nbsp;15 settembre - che non gli ha lasciato troppo tempo per un insediamento “morbido”: “Quest’estate? L’ho passata in un frullatore”, ammette lui a una manciata di giorni dall’inizio della nuova stagione. Senza tuttavia lamentarsi. “E’ stato un periodo intenso ma molto stimolante”, spiega Alibrandi, per il quale l’arrivo a Radio2 segna una sorta di ritorno alle origini: “Ho iniziato a lavorare con una bella squadra di pazzi, come me, per dare subito un’impronta ai nuovi palinsesti”. A partire dal 2026, infatti, Radio2 - così come tutte le altre realtà radiofoniche RAI, tornerà&nbsp;a essere rilevata&nbsp;dai canali ufficiali degli ascolti, dopo <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-738285/radio-classifica-ter-piu-ascoltate-prima-meta-2023-polemica-rai">il polemico abbandono del servizio pubblico - nel luglio del 2023 - del Tavolo Editori Radio</a>: compito di Alibrandi sarà rilanciare il marchio dell’emittente ampliando la platea di ascolti, conquistando nuove fasce di pubblico per dare a Radio2 una nuova identità. Con nuovi innesti nel palinsesto e - soprattutto - una linea decisamente chiara: dare massima priorità alla musica. Non solo nell’etere… 
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Quali sono gli ingressi di spicco nel nuovo palinsesto di Radio 2?

Al fianco delle figure storiche della nostra programmazione abbiamo l’importante novità di un pre-drive time mattutino molto divertente e dinamico con Elenoire Casalegno e Max Zoara, che accompagnerà il risveglio dei nostri ascoltatori. Poi ci sono gli ingressi del Milanese Imbruttito e di Mandrake, uno youtuber di Brindisi che sul Web sta facendo numeri pazzeschi: sarà un programma “basato” al nord, ma che parlerà a tutta Italia. Si chiamerà "Good Morning Radio 2”, e riprenderà il celeberrimo motto di Robin Williams in “Good Morning Vietnam”, con lo spirito - dati i tempi che stiamo vivendo - di portare un po’ di leggerezza in un contesto tutto meno che leggero. Per il drive time serale, tra le 17,30 alle 19,30, arriverà Belen Rodriguez, che insieme a Barty Colucci sarà protagonista di “Radio 2 matti da legare”, show caratterizzato da uno scambio costante con gli ascoltatori, con scherzi, giochi e altro: sarà un momento di serenità per accompagnare chi sta tornando a casa dopo una giornata di lavoro. Avremo anche&nbsp;il ritorno di Lillo e Greg con una striscia quotidiana di “610”, un nuovo programma di Andrea Perroni - “A qualcuno piace Radio 2” - e gli interventi delle Gialappa’s Band per i grandi eventi calcistici, oltre che a delle piccole comparsate di Carlo Lucarelli per una sorta di crime “storico”. In attesa - ovviamente -&nbsp;di capire cosa deciderà di fare Fiorello. La carne al fuoco, insomma, è molta… 
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Come sintetizzerebbe in poche parole il segnale di discontinuità rispetto alle passate gestioni che la sua direzione vuole imprimere a Radio 2?

La musica: Radio 2 deve essere la radio della musica. La vedo come una radio di flusso con contenuto. Negli ultimi anni la parola ha preso un po’ troppo il sopravvento, ma la radio deve essere principalmente musica, e la musica va rispettata. Quindi avremo ritmi più serrati: la nuova Radio 2 sarà molto più dinamica. Ci sarà tanta musica e tanti eventi sul territorio, e il palinsesto sarà meno rigido. Sarà una grande famiglia, impegnata nel ridare al brand Radio 2 la visibilità che merita. 
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Tra le priorità indicate dalla sua direzione c’è quella del ricambio generazionale…

Oggi la radio, rispetto alla televisione, ha il vantaggio di saper parlare a diverse generazioni. L’obiettivo è quello di raggiungere e conquistare il pubblico tra i 45 e i 35 anni - senza spingerci oltre, perché diventerebbe eccessivo. L’idea, bene inteso, non è quella di abbandonare il pubblico più adulto. Attraverso la musica vogliamo raggiungere un pubblico più ampio, e per ampliare la platea - ovviamente - dobbiamo abbassare l’età di riferimento. 
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Cosa distinguerà la nuova Radio 2 dalle stazioni dei network commerciali? In che forma si attuerà questo rinnovamento tenendo fede allo spirito del servizio pubblico?

Con un maggiore dinamismo è più facile dare i contenuti, che per noi - in quanto servizio pubblico - resta un obiettivo fondamentale. Perché tutto è contenuto, intrattenimento compreso,&nbsp;ma molto dipende da come lo si fa. Per me è inaccettabile che dei conduttori parlino per 10 minuti di fila, perché abbiamo il dovere di confrontarci con la situazione attuale. La soglia di attenzione dei ragazzi si è ridotto alla durata di un reel su TikTok, ma ormai anche gli adulti usano i social: la radio poi viene ascoltata principalmente in auto, e alla guida le possibili distrazioni sono molte. Per quello credo che i discorsi lunghi, in questo contesto, appesantiscano. La bravura dei conduttori, in questa prospettiva, sarà quella di sviluppare un discorso nei tempi giusti, per poi dare spazio alla musica, la cui valorizzazione - come ho spiegato prima - resta il nostro obiettivo primario. 
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Nell’ambito dei nuovi palinsesti, quanto spazio verrà riservato ai programmi fuori playlist, dove ai conduttori sono concesse delle deroghe rispetto all’airplay stabilito dall’Ufficio Musica interno?

Non è previsto che i conduttori possano scegliere in autonomia i brani da mandare: deve sempre esserci un accordo con le linee generali della radio. Abbiamo - da anni - programmi di approfondimento musicale specifici come Rock and Roll Circus o Musical Box, che offrono selezioni molto particolari, ma la visione, anche in questi casi, deve essere comune. 
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Quindi sarà l’Ufficio Musica ad avere sempre l’ultima parola sulle canzoni che andranno in onda?

Sì. Stiamo ampliando e rafforzando l’ufficio musica: questa operazione si sta già riverberando sul sound di Radio 2, che sta già cambiando e cambierà sempre di più. In questo senso, la nostra attenzione resterà altissima. 
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Prima ha accennato a eventi dal vivo targati Radio 2: è plausibile pensare a un ingresso dell’emittente sul panorama live, come già accaduto per diversi network privati?

Sì, è uno dei nostri obiettivi finali. Non ne faccio un mistero: ci piacerebbe organizzare un vero e proprio tour estivo di Radio 2. Sappiamo bene che la radio vive sul territorio, e per rafforzare il nostro brand dobbiamo confrontarci per forza con questa realtà. I grandi network in questo senso sono operativi da tempo, quindi non dovremo inventarci niente… 
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Avete già in mente a quali partner rivolgervi per operazioni di questo tipo?

No. In questa fase siamo aperti a tutti. Il lavoro che sto facendo, da quando sono stato nominato&nbsp;direttore di Radio 2, è fare sapere a tutti i nostri interlocutori dell’industria musicale - dalle case discografiche alle agenzie di live promoting - che la nostra emittente è determinata nel voler tornare la “casa della musica”. E lo faremo da subito: il 16 ottobre organizzeremo l’evento speciale “Bandiera Gialla Reloaded”, per celebrare i sessant’anni dalla prima puntata di Bandiera Gialla, storico programma che ha portato sulla nostra emittente una nuova epoca musicale. E’ stata una rivoluzione molto importante, e noi vogliamo celebrarla nel miglior modo possibile. 
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Come si riorganizzerà Radio 2 sul fronte visual?

Riteniamo la visual radio un canale molto importante: la sua forza sta in quella che potrebbe essere considerata la sua debolezza, ovvero quella di non essere televisione lineare. E’ - per costi e per molte altre ragioni - qualcosa di diverso, sia dalla TV che dalla radio. Per questo stiamo pensando di “staccarlo” dalla programmazione di Radio 2: pare banale dirlo, ma non tutto quello che va in radio può andare anche in video. Perché se da un lato la radio è fatta di parole e immaginazione, e la visione priva della fantasia che fa funzionare questo binomio, la visual radio - essendo un canale con un’identità propria - ha bisogno di un linguaggio e di contenuti propri. Che a volte possono essere gli stessi della radio, altre volte no. 
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Quanto tempo vi siete dati per raggiungere gli obiettivi che vi siete posti? Come immagina Radio 2 tra un anno?

Tra un anno mi piacerebbe aver rafforzato e “trovato” un palinsesto, perché quello che partirà in questi giorni ora di dicembre cambierà, e a partire da giugno sarà ancora diverso: stabilizzarlo significherà aver trovato una formula che funziona, e che ci permetterà di affrontare nuove sfide. Più in generale, vorrei che Radio 2 sia immediatamente riconoscibile all’ascolto, anche con i vari programmi che offrono contenuti diversi. E, per la prossima estate, sogno di portare tutti i programmi fuori dagli studi di via Asiago, per passare la bella stagione non tra queste quattro mura, ma in mezzo alla gente.

RAI Radio 2 vuole tornare a essere la ‘casa della musica’

I nuovi palinsesti e il rilancio dell’emittente nelle parole del nuovo direttore, Giovanni Alibrandi

Damon Dash, nel ‘94 co-fondatore dell’etichetta Roc-A-Fella Records con Jay-Z e Kareem Burke e co-titolare - sempre insieme a Jay-Z - del brand di moda Rocawear, ha dichiarato bancarotta ai sensi delle leggi della Florida, stato dove attualmente il discografico ha residenza: nella pratica depositata in tribunale per avviare la procedura di fallimento personale - nel caso di Dash, tramite il Chapter 7, che comporta la liquidazione dei beni per saldare i debiti - l'imprenditore ha sostenuto di avere attualmente un patrimonio personale di appena 4350 dollari, composto da uno smartphone del valore di 500 dollari, qualche capo di abbigliamento, due armi da fuoco e 100 dollari in contanti.

Di contro, i media statunitensi hanno stimato il debito accumulati da Dash in oltre 25 milioni di dollari: a gravare sul bilancio del sodale di Shawn Carter ci sono gli obblighi di mantenimento nei confronti dell’ex moglie Rachel Roy (e delle sue figlie Ava e Tellulah), di Cindy Morales (madre di suo figlio Lucky) e di Linda Williams (madre di suo figlio Boogie), oltre che a un debito con il fisco statunitense pari a 19,1 milioni di dollari.

Lo scorso novembre lo stato di New York si è intestato un terzo della partecipazione di Dash nella Roc-A-Fella - per circa un milione di dollari - nel tentativo di recuperare parte del debito accumulato dal discografico in tasse arretrate.

Damon Dash ha dichiarato bancarotta

Il co-fondatore di Roc-A-Fella Records ha accumulato debiti per oltre 25 milioni di dollari

La storia di d4vd è quantomeno inusuale: ha cominciato a farsi conoscere come gamer su Fortnite, ma i video e le dirette che caricava gli venivano spesso oscurate in quanto utilizzava brani coperti da copyright. Così ha deciso di ingegnarsi e ha cominciato a comporre e produrre brani suoi, cantandoli anche in prima persona. Alla fine è diventato un artista famoso, attualmente è sotto contratto in licenza con EMI e conta oltre 100 milioni di streaming al mese.

Ma il primo amore non si scorda mai, e in questo caso è un amore reciproco: tanto che Epic Games, che possiede Fortnite, gli ha chiesto di produrre il primo inno ufficiale della piattaforma.&nbsp;“Locked &amp; Loaded (Official&nbsp;<a href="https://variety.com/t/fortnite/">Fortnite</a>&nbsp;anthem)" ha debuttato in primis sull'online shop di Fortnite ed è parte della campagna di lancio&nbsp;delle&nbsp;Fortnite Global Championship Series (FNCS), il campionato mondiale in cui vari gamer si contendono un montepremi da due milioni di dollari. “Per me è&nbsp;il classico momento da chiusura&nbsp; del cerchio" ha dichiarato d4vd. "Si tratta di&nbsp;restituire qualcosa a una realtà che mi ha plasmato come artista". Un motivo in più per concordare che oggigiorno la gavetta ha forme e strade molto diverse rispetto al passato.&nbsp;

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Da Fortnite per Fortnite: la parabola di d4vd

L'artista ha fatto successo sulla piattaforma di gaming: ora gli ha chiesto di firmare il suo inno

Nella classifica Top Album FIMI/ GfK Top of the Music sponsored by SCF relativa alla settimana dal 29 agosto 2025 al 4 settembre 2025, il podio presenta alcune conferme e significativi movimenti. TUTTA VITA di OLLY mantiene la&nbsp;prima posizione, confermandosi stabile al vertice della classifica. In seconda posizione debutta MAN'S BEST FRIEND di SABRINA CARPENTER, che si presenta come il più alto nuovo ingresso della settimana. Sul gradino più basso del podio&nbsp;si registra una notevole risalita di KARMA degli&nbsp;STRAY KIDS, che balza dalla cinquantanovesima posizione al terzo posto.

Tra le nuove entrate nelle prime dieci posizioni si segnala:

<ul>
	<li>CANERANDAGIO di NEFFA debutta in quarta posizione</li>
</ul>

Nella classifica Top Singoli FIMI/ GfK Top of the Music sponsored by SCF relativa alla settimana dal 29 agosto 2025 al 4 settembre 2025, la vetta è occupata dal singolo QUESTA DOMENICA di OLLY &amp; JVLI, che debutta direttamente in prima posizione. Al secondo posto si registra un avanzamento per KRIMINAL di BABY GANG, EL ALFA, OMEGA &amp; ROBERTO FERRANTE, che risale di una lunghezza rispetto a sette giorni fa. In terza posizione, invece, si posiziona BAM BAM di BANFY FEAT. SHERIDAN, che migliora significativamente la sua posizione passando dall’ottava alla terza.

Non si segnalano nuove entrate nella top ten.

<a href="https://www.rockol.it/classifica-fimi-billboard-uk-radio-dischi-piu-venduti?preview=a608820c8b02f821fd24a9f57f9db081#Classifichee%20polemiche&amp;refresh_ce">Classifiche: speciale e aggiornamenti continui qui</a>.

Olly

Classifiche, novità 4 settembre: Olly si riconferma in vetta

'Tutta Vita' continua a dominare la chart degli album. E in quella dei singoli...

Come ogni anno Sugar Music Publishing consolida il suo rapporto con l'industria cinematografica, mettendo a disposizione la sua esperienza e&nbsp;i brani del suo importante catalogo a numerose opere audiovisive presentate alla Mostra del Cinema di Venezia. Per il 2025 sono due in particolare i film che presentano una colonna sonora integralmente targata CAM Sugar: la biopic&nbsp;"Duse", ispirata alla vita dell'attrice Eleonora Duse, per la regia di Pietro Marcello e con Valeria Bruni Tedeschi protagonista, e "Orfeo" di Virgilio Villoresi, ispirato a "Poema a fumetti" di Dino Buzzati, entrambi presentati fuori concorso. Ad essi va ad aggiungersi la miniserie per la Rai "Portobello", sulla vicenda umana e giudiziaria di Enzo Tortora.

Sono numerose, però, anche le colonne sonore che contengono brani sincronizzati dal catalogo editoriale di Sugar, tra cui numerosi titoli di primo piano: da "La grazia" di Paolo Sorrentino (che contiene "Delta (Sounds from Air)"&nbsp;di Max Casacci) a "Marc by Sofia" di Sofia Coppola (che include un sample da "Sospesi nel cielo" di Ennio Morricone). Ecco l'elenco completo dei film dove è possibile ascoltare brani del gruppo.

IN CONCORSO

“La Grazia” di Paolo Sorrentino 
“Delta (Sounds from air)” di Max Casacci

"Il Mago del Cremlino" di Olivier Assayas 
“Leoncavallo” (F. Battiato, G. Pischetola) 
“Cern” (F. Battiato, G. Pischetola) 
“Omaggio a Giordano Bruno” (F. Battiato) 
“The implicate order” (F. Battiato, G. Pischetola)

"Un film fatto per Bene" di Franco Maresco 
“Ligeti: II. Lento e deserto [Piano Concerto]” (G. Ligeti)

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SEZIONE "ORIZZONTI"

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“Il rapimento di Arabella” di Carolina Cavalli 
Musica: “Juanita Banana” (T. Howard, M. Kenton)

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FUORI CONCORSO

“Marc by Sofia” di Sofia Coppola 
“Sugar Water” (M. Hatori, Y. Honda, E. Morricone) – sample di “Sospesi nel cielo” di Ennio Morricone

“Il Mostro” di Stefano Sollima 
“La Tramontana” (D. Pace, M. Panzeri)

“Orfeo” di Virgilio Villoresi 
“Cha cha cha” di Piero Piccioni (dalla c.s. “La Commare Secca”) 
“Quando l’amore è sensualità” di Ennio Morricone (con vocals di Edda Dell’Orso)&nbsp;

“Il Maestro” di Andrea di Stefano 
&nbsp;“Meglio libera” (U. Napolitano, D. Pace, M. Tessuto, O. Avogadro) 
“E la vita la vita” (E. Jannacci, R. Pozzetto) 
“Ti pretendo” (G. Albini, G.Bigazzi, R. Riefoli) di Raf

"My Father and Qaddafi" di Jihan K 
"Anna" (M. Bonavita, V. Mascheroni)

Sugar a Venezia: tutte le colonne sonore e le sync

Colonne sonore targate CAM Sugar e brani sincronizzati: ecco tutti i film e le serie dove ascoltarli

Una notizia talmente inaspettata che perfino l'etichetta indipendente che pubblica il brano, la romana/bolognese&nbsp;42 Records, non sa come spiegarsela: "Una cosa incredibile che non sappiamo come sia successa", commentano sui social divulgando la notizia. Fatto sta che c'è&nbsp;l'ufficialità: "Fiore mio" di Andrea Laszlo De Simone, cantautore raffinatissimo&nbsp;ma finora non particolarmente noto al grande pubblico, è stato il suono più utilizzato dagli utenti italiani di TikTok nell'estate del 2025.

Lo rivela la classifica Songs of the Summer, svelata ieri da Byte Dance. Globalmente si conferma il trend di riscoperta delle canzoni datate: la più utilizzata globalmente è "Hold My Hand" di Jess Glyne, uscita nel 2015, seguita da "Rock That Body" dei Black Eyed Peas, addirittura del 2009. Segue sul terzo gradino del podio il fenomeno virale "Dame un grrr" di Fantomel, recentissima. Ma è la classifica italiana a riservare le più grandi sorprese: prima di Black Eyed Peas e Fantomel&nbsp;(e prima di Baby K, Luché, Serena Brancale e Alessandra Amoroso, Anna e molti altri; prima ancora di Jess Glyne, che da noi non è neanche nella Top 10), si posiziona infatti&nbsp;la sofisticatezza e la profondità di Andrea Laszlo De Simone. Un artista talmente di nicchia e intellettuale che&nbsp;finora era noto soprattutto per essere l'unico artista italiano ad aver vinto un premio César&nbsp;per aver realizzato la colonna sonora di "Le reigne animal", in concorso a Cannes nel 2023. Insomma, non certo canzoncine facili e veloci scritte ad uso e consumo dei social. Eppure. Forse, come diceva qualcuno già dopo Sanremo, è davvero segno che qualcosa sta cambiando nei gusti dei nostri connazionali, e che il 2025&nbsp;è inequivocabilmente&nbsp;l'anno dei cantautori.

La cosa che colpisce ulteriormente l'immaginario degli addetti ai lavori è che è totalmente estranea al circuito mainstream o promozionale classico: è pubblicata dalla boutique label 42 Records (la stessa de I Cani, Cosmo, Whitemary&nbsp;e molti altri simboli dell'indie italiano), è stata scritta nel 2012 e pubblicata nel 2017, in radio non è mai passata, in tv solo quando una concorrente di X Factor 2022 ne ha fatto una cover,&nbsp;ha avuto il suo unico grande exploit quando Paolo Cognetti ha intitolato il suo docufilm "Fiore mio", in omaggio alla canzone. "Dall'inizio dell'anno ci è stato segnalato più volte a distanza di settimane e mesi che stava girando molto su TikTok" ha scritto in una storia Daniele Citriniti, il manager dell'artista. "In primavera era virale con decine di migliaia di video pubblicati, ora è Song of the Summer 2025. Per completezza, aggiungo che Andrea non ha TikTok". Una bella favola a lieto fine, di cui non possiamo che congratularci con i diretti interessati.

'Fiore mio' di Andrea Laszlo De Simone sbanca l'estate di TikTok

E' il suono più utilizzato dagli utenti italiani. Che sia davvero l'anno dei cantautori?

Per conoscere le ultime novità musicali della settimana, questo articolo ti fornirà l'elenco completo e sempre aggiornato delle nuove canzoni uscite venerdì. Ogni settimana, artisti e band pubblicano nuovi brani, album o EP su tutte le piattaforme digitali. Se vuoi rimanere al passo con le ultime uscite, non perderti <a href="https://www.rockol.it/singoli">l'elenco sempre aggiornato con tutte le novità musicali</a>. Questa settimana parliamo di Blue, Kety Fusco, Ladytron, Mille e Ceneri.

<h2>One Last Time - Blue - Cooking Vinyl</h2>

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La boy band britannica Blue ha annunciato l'uscita del nuovo album intitolato ‘Reflections’, prevista per il 9 gennaio 2026, anticipato dal&nbsp;primo singolo, ‘One Last Time’.

<a href="https://testicanzoni.rockol.it/testi/one-last-time-blue-ctid-220101695">Leggi il testo di "One Last Time" </a>

I Blue si formano nel 2000 dall’incontro tra i cantanti Duncan James, Antony Costa, Lee Ryan e Simon Webbe. L’anno successivo firmano per la Virgin e realizzano il loro singolo di debutto, "All rise" , pubblicato nel maggio del 2001. Questo e gli altri due singoli - "Too close" e "If you come back" – sono contenuti nell’album ALL RISE, che riesce a vendere più di un milione e seicentomila copie solo in Inghilterra. L’anno successivo viene invece realizzato ONE LOVE, che vede anche la... 
<a href="https://www.rockol.it/artista/blue/biografia">Leggi la biografia completa </a>

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<h2>Resistance - Kety Fusco - A Tree In A Field Records</h2>

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‘Resistance’ è il brano anticipatore del nuovo album di Kety Fusco, intitolato ‘BOHÈME’, che sarà disponibile a partire dal 19 settembre. Questo progetto discografico rappresenta il secondo album di studio della arpista e compositrice italo-svizzera. ‘BOHÈME’ è stato realizzato in collaborazione con il compositore di colonne sonore Nicolas Rabaeus a Ginevra. Ogni suono presente nel disco è generato dall’arpa di Kety Fusco, la quale è stata sottoposta a manipolazioni e esplorazioni oltre i suoi limiti tradizionali. Le tecniche utilizzate comprendono registrazioni subacquee e altre metodologie non convenzionali.

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<h2>I Believe In You - Ladytron - Nettwerk Music Group</h2>

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I Ladytron hanno pubblicato il singolo "I Believe in You"&nbsp;per l'etichetta Nettwerk Music Group. Questo brano segna la&nbsp;prima&nbsp;uscita&nbsp;della band britannica dopo un intervallo di tre anni dall'ultima pubblicazione. Il singolo anticipa un nuovo album, la cui uscita è prevista nei prossimi mesi.

I Ladytron si formano nel 1998 dall’incontro tra Daniel Hunt e Reuben Wu; a loro si aggiunge la cantante Mira Aroyo – conosciuta durante un viaggio in Bulgaria - e Helena Marnie, che canta e suona le tastiere. 
 Nell’estate del 2000 esce l’EP di debutto COMMODORE ROCK; il primo disco 604 viene realizzato l’anno successivo, ottenendo buoni consensi. Il 2002 vede la pubblicazione di LIGHT &amp; MAGIC e della raccolta SOFTCORE JUKEBOX; il gruppo ritorna sulle scene nell’estate del 2005 con... 
<a href="https://www.rockol.it/artista/ladytron/biografia">Leggi la biografia completa </a>

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<h2>UMPM (un maledettissimo posto migliore) - Mille - Warner</h2>

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E'&nbsp;stata pubblicata la nuova canzone di Mille, dal titolo "UMPM (un maledettissimo posto migliore)". Il brano è disponibile su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica. Contestualmente, è stata annunciata la data di uscita del primo album solista di Mille, intitolato "Risorgimento", previsto per il 19 settembre 2025. "UMPM" è stato scritto da Elisa Pucci, Davide Malvi e Simone Tempia, con la composizione a cura di Elisa Pucci e Davide Malvi. La produzione è firmata da UNBERTOPRIMO, Alessandro Di Sciullo e Mille. Il brano fa parte del progetto discografico Risorgimento, che include anche i singoli "Il tempo, le febbri, la sete" e "C’est Fantastique", pubblicati nei mesi precedenti.

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<a href="https://testicanzoni.rockol.it/testi/umpm-un-maledettissimo-posto-migliore-mille-ctid-220068722">Leggi il testo di "UMPM (un maledettissimo posto migliore)" </a>

Elisa Pucci in arte Mille, si definisce una donna d'altri tempi ed è una cantante originaria di Velletri, in provincia di Roma. Prima di intraprendere la carriera solista era la voce femminile dei Moseek, band che ha partecipato al talent televisivo X Factor nel 2015, inseriti nella categoria Gruppi agli ordini di coach Fedez. Così Elisa ha raccontato sui social network come è nata Mille: “Davide e Fabio (gli altri due membri dei Moseek, ndr) mi hanno chiesto perché non scrivevo in italiano... 
<a href="https://www.rockol.it/artista/mille/biografia">Leggi la biografia completa </a>

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<h2>Sbalzi d'umore - Ceneri - Universal</h2>

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E' uscito&nbsp;"sbalzi d’umore", il nuovo singolo di Ceneri. Questo singolo è prodotto da Double Trouble Club e Island Records, parte di Universal Music Italia. La collaborazione con Rocco Giovannoni, già produttore nei precedenti lavori di Ceneri, continua in questo progetto.

<a href="https://testicanzoni.rockol.it/testi/sbalzi-d-umore-ceneri-ctid-220066425">Leggi il testo di "Sbalzi d'umore" </a>

<div class='embed'><div class="py-4 text-lg text-center border-black border-solid bg-gray-100 border border-l-0 border-r-0 italic font-bold">
 <a href="https://www.rockol.it/singoli">Scopri qui</a> tutti i singoli in uscita!
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<h2>Vuoi promuovere su Rockol il tuo singolo in uscita?</h2>

Scrivici all’indirizzo singoli@rockol.it, ti daremo tutti i dettagli utili per comunicare e promuovere al meglio la tua nuova produzione!

Nuova musica uscita in Italia settimana del 2022-02-06

Questa settimana nuovi singoli per Blue, Kety Fusco, Ladytron, Mille e Ceneri

Nuovi singoli, le uscite del 5 settembre

L’umanità non sarà più una condizione necessaria e sufficiente per essere le stelle del K-Pop di domani? Dopo <a href="https://www.rockol.it/news-752986/band-k-pop-non-esiste-sta-scalando-classifiche-saja-boys-netflix">l’exploit della colonna sonora di “Demon Hunters”</a>, JYP Entertainment, uno dei marchi più importanti sul panorama musicale coreano, “casa” degli Stray Kids, ha pubblicato sui propri canali ufficiali offerte di lavoro per esperti di intelligenza artificiale, sviluppatori informatici, grafici digitali e operatori di Unreal Engine (motore grafico 3D sviluppato da Epic Games, società creatrice di Fortnite), per dare vita a “una popstar mai vista prima”.

"Questo è il primo tentativo di ricreare l'essenza dell'intrattenimento attraverso l'intelligenza artificiale", ha fatto sapere - come riferisce Chosun - Jeong Min-jong , co-CEO di Blue Garage, la divisione di JYP dedicata alla ricerca e allo sviluppo tecnologico: "Combinando le ineguagliabili capacità creative/fan di JYP con l'innovazione dell'intelligenza artificiale, presenteremo un altro futuro per i contenuti coreani globali".

La scelta della società ovviamente si inserisce in un filone di progressiva attenzione, da parte delle principali aziende con sede a Seul, nei confronti delle soluzioni di AI generativa. Già la scorsa estate HYBE, la principale realtà industriale sulla scena K-Pop, aveva presentato la band virtuale SYNDI8: contestualmente, la concorrente SM Entertainment aveva lanciato il proprio artista virtuale, Naevis.

K-Pop, gli eredi degli Stray Kids saranno ‘virtuali’?

JYP Entertainment alla ricerca di esperti di AI e informatica per creare ‘una star mai vista prima’

Warner Music Group ha annunciato di aver rafforzato i rapporti con uno dei brand di punta, Atlantic Records, sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito: le due sigle - precisa una nota ufficiale - “collaboreranno più strettamente in ambito A&amp;R e marketing per offrire agli artisti di entrambi i paesi un maggiore impatto globale”.

Nell’ambito del nuovo assetto Ed Howard e Briony Turner, co-presidenti di Atlantic UK, entreranno a far parte del team dirigenziale globale di Atlantic Music Group (AMG) e riferiranno al CEO di AMG Elliot Grainge (figlio di Lucian, Presidente e CEO di Universal Music Group).

“Questa mossa si basa su una lunga tradizione di partnership tra le etichette discografiche statunitensi e britanniche, che ha visto artisti britannici diventare alcuni dei più grandi nomi globali di WMG, mentre le loro controparti americane conquistare il Regno Unito costruendo carriere internazionali”, spiega Warner Music: “Amplifica il legame organico e accelera il processo di affermazione degli artisti in entrambi i mercati, accelerando le carriere globali con maggiore velocità e portata”.

"Il Regno Unito ospita alcuni dei nostri artisti più importanti e i talenti emergenti più interessanti, che stanno contribuendo a plasmare la cultura in tutto il mondo”, ha commentato il CEO di WMG Robert Kyncl: “E’ anche un punto di riferimento estremamente influente per le star globali che stanno ampliando la propria fanbase. Questa mossa strategica darà più potere agli artisti britannici, rafforzando al contempo il ruolo del Regno Unito nel nostro ecosistema, come uno dei nostri mercati più prioritari. Soprattutto, sia i nostri team nel Regno Unito che negli Stati Uniti saranno in grado di rispecchiare meglio il modo in cui la musica si muove nel mondo, rafforzando ulteriormente l'impatto collettivo e il vantaggio competitivo di WMG".

WMG, sinergia rafforzata con Atlantic Records in USA e UK

Collaborazione più stretta sul fronte A&R e marketing

Così come <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-747375/universal-music-completata-l-acquisizione-di-pias">i co-fondatori di PIAS Kenny Gates e Michel Lambot avevano difeso la propria scelta di cedere la proprietà della loro etichetta indipendente a Universal Music Group</a>, anche il CEO di Downtown Music Pieter van Rijn - in una lettera aperta - ha spiegato le ragioni che hanno portato la società che dirige ad accettare la proposta di acquisizione (ancora sub iudice fino al termine dell’<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753332/umg-downtown-e-ufficiale-la-commissione-ue-apre-un-indagine">indagine avviata dalla Commissione UE</a>, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753880/umg-downtown-la-commissione-ue-sospende-pro-tempore-l-indagine">temporaneamente sospesa</a> in attesa che vengano fornite tutte le informazioni utili a giudicare l'operazione) <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-748886/virgin-music-group-umg-acquisira-downtown-music">da parte di Virgin Music Group</a>.

Dopo aver premesso che “tutti noi di Downtown crediamo che tutti gli artisti, i creator, le etichette e gli aventi diritto debbano avere accesso a standard di alta qualità di servizi musicali globali che consentano loro di realizzare le proprie ambizioni”, van Rijn passa a spiegare quello che - secondo lui - è il vizio di fondo che ha influenzato la discussione innescata dalla comunicazione dell’operazione.

“Da quando abbiamo annunciato la prevista acquisizione di Downtown da parte di Virgin Music Group nel dicembre 2024, gran parte del dibattito nel settore indipendente si è incentrato sull'acquirente”, scrive il CEO: “Eppure, ciò che spesso passa inosservato è che Downtown è stata ripetutamente contattata da aziende interessate ad acquisirci. Ogni proposta aveva i suoi meriti. Ma nessuna era veramente in linea con, o rafforzava, la missione che ci ha sempre spinto avanti tanto quanto Virgin Music Group”.

“Quando abbiamo avviato le trattative con Virgin, abbiamo subito individuato un'azienda in linea con la nostra, non solo nella filosofia aziendale, ma anche nei servizi complementari offerti”, prosegue van Rijn: “Per la prima volta, ci è stato presentato un partner desideroso di investire in Downtown, nel nostro team e nei nostri clienti”.

Tuttavia, secondo il dirigente, “alcuni settori dell'industria indipendente, in particolare alcuni degli stessi organismi incaricati di guidarla, hanno scelto di ignorare gli evidenti vantaggi che questa fusione offre ai loro membri”. “Come membri di questi organismi di settore, rispettiamo la loro posizione e la loro missione, ma il dibattito deve essere onesto. Deve basarsi sui fatti, non sui programmi”, osserva van Rijn: “Le campagne di disinformazione che abbiamo visto pervadere il dibattito pubblico, e che sembrano mirate a minare i nostri rapporti di lunga data e di fiducia con i clienti, servono solo a minare la qualità e l'integrità del dibattito. E’ deludente vedere con quanta rapidità alcune parti del nostro settore abbiano chiuso le porte a spazi che noi – e altri – abbiamo contribuito a costruire. Purtroppo, questo approccio è continuato nella campagna a cui assistiamo oggi, basata su voci piuttosto che sulla realtà”.

Downtown e l’acquisizione da parte di UMG, parla il CEO van Rijn

‘Rispettiamo la posizione di chi è critico, ma il dibattito deve essere onesto’

TikTok ha comunicato i brani più popolari presso la propria community di utenti durante l’estate ormai prossima alla conclusione.

In Italia la canzone più utilizzata per sonorizzare i reel ospitati sulla piattaforma si è rivelata essere “Fiore mio” Andrea Laszlo De Simone, originariamente pubblicata nel 2017 all’interno dall’album “Uomo donna”, seguita al secondo posto da “Rock That Body” dei Black Eyed Peas (2010) e - al terzo - da “Dame Un Grrr” di Fantomel x Kate Linn, primo brano uscito quest’anno presente nella top ten. Fuori dal podio sono rimaste “Nessuna” di Luché, “Voglio ballare con te” di Baby K, “La vuelta” dei Los Locos (uscita nel ‘97 all’interno dell’album “Fiesta”), “Désolée” di Anna e “San Miguel” di Farruko, con “Serenata” di Serena Brancale e Alessandra Amoroso e “Ginevra” di Luché feat. Geolier a chiudere il gruppo di testa.

"’Fiore mio’ è una canzone che ho pubblicato nel 2017. Non mi sarei mai aspettato che a distanza di otto anni potesse avere tutto questo successo”, ha commentato De Simone: “La vita è imprevedibile”.

A livello internazionale la canzone più utilizzata da TikTok durante l’estate 2025 è stata “Hold My Hand” di Jess Glynne, originariamente pubblicata nel 2015, che nel corso della passate settimane è stata utilizzata in oltre 9 milioni di video, totalizzando più di 80 miliardi di visualizzazioni. "Sono davvero entusiasta che ‘Hold My Hand’ sia stata nominata Canzone dell'Estate di TikTok”, ha commentato Glynne: “Questo brano mi sta molto a cuore e vederlo prendere una vita completamente nuova con tutti voi su TikTok è stato surreale. La musica per me è sempre stata sinonimo di connessione, e sapere che questa canzone ha fatto da colonna sonora a tanti momenti felici in tutto il mondo... è la sensazione più speciale che si possa provare. E’ una canzone che continua a regalare emozioni".

Al secondo posto e terzo posto, anche nella chart globale, si sono riconfermate “Rock That Body” e “Dame Un Grrr”: il resto della top ten ha visto “Soul Survivor” di Jeezy feat. Akon precedere “Pretty Line Baby” di Connie Francis, “My Main” di Mila J feat. Ty Dolla $ign, “Suave” di El Alfa e “Shake It To The Max (Fly) (Remix)” di MOLIY, Shenseea, Skillinbeng e Silent Addy, con “Illegal” di PinkPantheress e “Your Love Is My Drug” di Kesha a chiudere la top ten.

"La classifica delle Canzoni dell'Estate di TikTok riflette il potere di TikTok di promuovere la scoperta di musica nella nostra community globale, alimentare la cultura musicale in tutto il mondo e portare artisti e canzoni al successo dentro e fuori la piattaforma”, ha commentato Tracy Gardner, Global Head of Music Business Development di TikTok: “Sono entusiasta di vedere le donne di TikTok continuare a riscuotere successo, dall'innegabile momento di gloria di Jess Glynne, alla scoperta da parte delle nuove generazioni della grande Connie Francis, scomparsa di recente, fino alle stelle nascenti come PinkPantheress che stanno riscuotendo un altro successo culturale globale su TikTok. Le Canzoni dell'Estate dimostrano che qualsiasi artista, proveniente da qualsiasi parte del mondo, può trovare un pubblico su TikTok all'interno della nostra community di oltre un miliardo di appassionati di musica".

TikTok, le canzoni dell’estate 2025 in Italia e nel mondo

Da noi spopola ‘Fiore mio’ di Laszlo De Simone, a livello globale ‘Hold My Hand’ di Jess Glynne

La Commissione Europea ha temporaneamente sospeso <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753332/umg-downtown-e-ufficiale-la-commissione-ue-apre-un-indagine">l’indagine antitrust dalla proposta di acquisizione di Downtown Music da parte di Virgin Music Group</a>, la divisione dedicata ai servizi di Universal Music: a riferirlo è l’agenzia Reuters. Lo stop, ha spiegato un portavoce della Commissione, è funzionale a raccogliere tutti gli elementi necessari a una corretta valutazione dell’operazione.

"Il 'tempo' nelle indagini antitrust può essere sospeso se le parti non forniscono tempestivamente un'informazione importante che la Commissione ha richiesto loro entro una scadenza prescritta”, ha precisato il portavoce UE, chiarendo come la nuova scadenza per la comunicazione della sentenza - in origine fissata per il 26 novembre, poi prorogata al 10 dicembre successivo - sarà comunicata una volta riprese le indagini.

UMG / Downtown, la Commissione UE sospende pro tempore l’indagine

‘In attesa di ricevere le informazioni richieste’

Jack White avrebbe ceduto i diritti di una “consistente porzione” del proprio back catalogue al gruppo Sony Music: l’indiscrezione, non confermata in via ufficiale, è stata riferita dalla testata americana Hollywood Reporter. Secondo quanto trapelato, l’accordo - che sarebbe stato siglato all’inizio di quest’estate - riguarderebbe le quote intestate a White dei repertori di White Stripes, Raconteurs e Dead Weather, oltre - ovviamente - al repertorio solista. La “fonte qualificata” consultata da HR ha citato - tra gli asset ceduti - solo i diritti sulle incisioni: l’accordo non includerebbe le future opere che l’artista consegnerà ai mercati. Entrambe le parti in causa non hanno rilasciato commenti ufficiali.

White è presente nel roster di Columbia Records - uno dei brand di punta del gruppo Sony Music - dal 2012 come artista solista, in collaborazione con Third Man Records, label fondata dallo stesso White dopo lo scioglimento dei White Stripes.

Jack White

L'HR: Jack White ha ceduto parte del catalogo a Sony Music

L'accordo include anche le quote dei master di White Stripes, Raconteurs e Dead Weather

E’ stata confermata la nona edizione di IMAGinACTION, festival internazionale dedicato ai videoclip musicali prodotto da Raffaella Tommasi per Daimon Film e con la direzione artistica del regista Stefano Salvati: la manifestazione si terrà a Ravenna tra i prossimi 2 e 4 ottobre, tra il Teatro Alighieri e la Multisala Cinemacity.

Ad aprire il Festival, il 2 ottobre al teatro Alighieri, sarà una serata speciale dedicata ai grandi cantautori: primo ospite sarà Riccardo Cocciante, che verrà omaggiato con la presentazione del docufilm realizzato in collaborazione e con Rai Documentari “Il Mio Nome è Riccardo”, la cui messa in onda è prevista su Rai 1, in prima serata, nel 2026. Oltre alla premiazione dello Young IMAGinACTION AI Award 2025, concorso che ogni anno raccoglie migliaia di videoclip realizzati da giovani autori e videomaker provenienti da tutta Italia, la prima serata del festival prevede anche la proclamazione del Miglior Videoclip dell’anno 2025. A decretare il vincitore sarà l’Academy di IMAGinACTION, una giuria d’eccezione che riunisce le major discografiche internazionali, insieme a FIMI, AFI e PMI, al direttore artistico Stefano Salvati e a una rosa di giornalisti musicali italiani.

La seconda serata, venerdì 3 ottobre, si sposterà alla Multisala Cinemacity con un evento dedicato a Vasco Rossi e al legame tra musica e cinema. In programma la proiezione del film restaurato “È Solo un Rock’n’Roll Show”: è previsto, per l’occasione, l’intervento di Maurizio Solieri, storico collaboratore dell’artista.

Sabato 4 ottobre sarà ancora la Multisala Cinemacity a ospitare l’ultima serata, tutta dedicata agli anni ’90 e agli 883. Verranno proiettati tutti i videoclip restaurati di “Nord Sud Ovest Est”, a ridosso della seconda stagione della dramedy Sky Original ispirata a Max Pezzali e Mauro Repetto, in arrivo nel 2026. Durante la serata è previsto anche un approfondimento sul film “Jolly Blu”, con materiali e filmati esclusivi.

IMAGinACTION è in collaborazione con SIAE, SCF, FIMI, AFI, PMI ed è realizzato grazie al sostegno del Comune di Ravenna e grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna e alla compartecipazione e sostegno di APT Servizi Emilia-Romagna: i biglietti sono in vendita da giovedì 4 settembre.

IMAGinACTION, i dettagli dell’edizione 2025

La manifestazione in programma a Ravenna tra i prossimi 2 e 4 ottobre

Anthropic, azienda specializzata nell’elaborazione di modelli di intelligenza artificiale generativa attualmente impegnata in <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753585/anthropic-nuove-accuse-dagli-editori-musicali">un contenzioso con realtà di spicco dell’editoria musicale internazionale</a>, ha annunciato di aver chiuso una raccolta fondi da 13 miliardi di dollari. L’operazione, guidata da ICONIQ e gestita con la collaborazione di Fidelity Management &amp; Research Company e Lightspeed Venture Partners, “riflette - secondo una nota ufficiale diffusa dalla società - il continuo slancio di Anthropic e rafforza la nostra posizione di piattaforma di intelligence leader per aziende, sviluppatori e utenti esperti”.

Tra gli investitori più importanti di questo round figurano Altimeter, Baillie Gifford, alcuni fondi affiliati a BlackRock, Blackstone, Coatue, D1 Capital Partners, General Atlantic, General Catalyst, GIC, Growth Equity con Goldman Sachs Alternatives, Insight Partners, Jane Street, Ontario Teachers' Pension Plan, Qatar Investment Authority, TPG, T. Rowe Price Associates, Inc., T. Rowe Price Investment Management e WCM Investment Management e XN.

"Dalle aziende Fortune 500 alle startup basate sull'intelligenza artificiale, i nostri clienti si affidano ai modelli di frontiera e ai prodotti della piattaforma di Anthropic per i loro progetti più importanti e mission-critical", ha dichiarato Krishna Rao, Chief Financial Officer di Anthropic: "Stiamo assistendo a una crescita esponenziale della domanda da parte di tutta la nostra base clienti. Questo finanziamento dimostra la straordinaria fiducia degli investitori nella nostra performance finanziaria e la solidità della loro collaborazione con noi per continuare ad alimentare la nostra crescita senza precedenti".

"Anthropic sta seguendo un percorso eccezionale, combinando eccellenza nella ricerca, leadership tecnologica e un'attenzione costante ai clienti”, ha aggiunto Divesh Makan, Partner di ICONIQ: “Il nostro investimento principale in questa operazione riflette la nostra fiducia nei valori di Anthropic e nella sua capacità di plasmare il futuro dell'intelligenza artificiale responsabile”.

Secondo l’azienda la nuova raccolta di investimenti “amplierà la nostra capacità di soddisfare la crescente domanda aziendale, approfondirà la nostra ricerca sulla sicurezza e sosterrà l'espansione internazionale, mentre continuiamo a sviluppare sistemi di intelligenza artificiale affidabili, interpretabili e gestibili”.

Anthropic, chiuso un finanziamento da 13 miliardi di dollari

Con una valutazione post-money di 183 miliardi di dollari

Il Plastic, storico club di Milano aperto dal 1980 che aveva visto sfilare nelle proprie sale alcune delle personalità musicali e artistiche più influenti a livello internazionale - tra le altre, Madonna, Elton John, Andy Warhol, Freddie Mercury, Prince, Paul Young, Bruce Springsteen e Keith Haring - ha chiuso ufficialmente i battenti: a darne notizia sono stati gli stessi gestori, attraverso un post pubblicato nelle prime ore della mattina di oggi, giovedì 4 settembre, sui canali social ufficiali del locale.

“Il 28 giugno 2025 è stata l’ultima serata del Plastic”, si legge nella nota: “Dal 1980 il suo orgoglio è quello di aver accolto tra le sue mura persone e storie straordinarie. E’ solo grazie a tutti voi che il Plastic ha fluttuato leggere e tentacolare nelle notti di Milano per oltre 4 decenni. Grazie per aver partecipato a una festa che per noi è stata unica e sorprendente. Che la festa continui!”.

Originariamente aperto al 120 di viale Umbria, a pochi metri dal Rolling Stone - altro club di riferimento delle notti meneghine, aperto nel 1979 e chiuso definitivamente nel 2009, il Plastic si era trasferito nel 2012 in via Gargano, nelle vicinanze di viale Ortles. Celebrato nel 2014 dal docu-film “This is Plastic”, diretto da Patrizio Saccò, nel 2019 il club aveva perso il suo creatore, Lucio Nisi, scomparso all’età di 71 anni.

Milano, il Plastic chiude definitivamente i battenti

L’annuncio ufficiale sui canali social del club

Riceviamo da Lucia Maggi, CEO e partner di 42 Lawfirm,&nbsp;e volentieri pubblichiamo.

Tra cause legali, nuove regole europee, policy che cambiano (vedi Claude di Anthropic) e sperimentazioni con le licenze, la musica sembra nel pieno di un suo nuovo momento-Napster. Complesso orientarsi. Vale la pena ricapitolare.

Il fatto del giorno: Claude cambia i termini d’uso

A fine agosto Anthropic ha aggiornato termini e privacy dei prodotti consumer di Claude: agli utenti viene chiesto di decidere se permettere l’uso delle proprie conversazioni/codice per il training dei modelli; l’opt-out è possibile, ma in assenza di scelta si è considerati consenzienti dal 28 settembre 2025. È un passaggio che ha implicazioni dirette anche per l’industria musicale, perché rende plastico il tema dei dati.

Inoltre…

In Europa l’AI Act è legge e, tra le varie novità, introduce per i modelli GPAI (general purpose) obblighi di trasparenza: i provider devono pubblicare una “sufficiently detailed summary” dei contenuti di training. L’obbligo scatta per i modelli immessi sul mercato dal 2 agosto 2025; per quelli già in circolazione c’è tempo fino al 2 agosto 2027.

Negli USA il caso Warhol Foundation v. Goldsmith (2023) ha limitato il fair use quando l’uso derivato ha finalità commerciali sovrapponibili. Più recentemente, un giudice in California ha distinto tra training (potenzialmente fair use) e output (meno protetto). In Europa, il caso Pelham/Kraftwerk del 2019 ha stabilito che il campionamento riconoscibile senza autorizzazione viola i diritti.

Nel giugno 2024 le major hanno citato in giudizio le startup Suno e Udio per violazione di copyright, accusandole di aver usato registrazioni protette per addestrare i modelli e generare output riconoscibili. Sono cause spartiacque che decideranno se servono licenze di training o se prevarrà il fair use.

YouTube ha introdotto strumenti per contrastare i cloni vocali non autorizzati e per etichettare contenuti sintetici. Deezer ha annunciato AI detector per intercettare tracce generate artificialmente. Il caso Velvet Sundown ha spinto l’ecosistema a chiedere più controlli e trasparenza.

Negli USA avanza il No Fakes Act, che mira a tutelare voci e volti da deepfake non consensuali. Una norma che colmerebbe i buchi del copyright su identità e consenso.

I nodi centrali

Opacità dei dataset, confini della trasformazione e rischio piattaforme. Sono i tre nodi centrali: capire quali opere entrano nei modelli, distinguere uso trasformativo da concorrenza diretta, e gestire il flooding dei DSP con materiale AI.

Ci sono se ben regulate almeno tre possibili line di crescita. AI con licenze, vedi l’esempio ElevenLabs con Kobalt/Merlin; AI come assist creativo: separazione di stem e sound-design mirato. AI come strumento di inclusione e conservazione: restaurazione di voci perdute (come nel caso del brano “Now and then” dei Beatles).

Cosa cambia domani (per davvero)?

Per i cataloghi: prepararsi a licenze di training. 

Per gli artisti: presidiare diritti di voce/immagine e usare watermark. 

Per le startup AI: dataset puliti e trasparenza sono la nuova regola del gioco.

La musica ha già attraversato crisi sistemiche (MP3, streaming). L’AI generativa non è diversa: rischi concreti, ma anche nuove filiere di valore. Il cambio dei ToS di Claude ci ricorda che l’asse del potere è nei dati.