Il prossimo giovedì, 2 marzo, nelle sale italiane sarà distribuito “Mixed by Erry”, film diretto da Sydney Sibilia incentrato sulle vicende dei fratelli Enrico, Peppe e Angelo Frattasio, che negli anni Ottanta, a Napoli, fondarono un marchio - “Mixed by Erry”, appunto” - di musicassette (e successivamente, negli anni Novanta, di CD) contraffatte. La Federazione Industria Musicale Italiana ha diffuso oggi una nota ufficiale per ricordare al pubblico “come la pirateria, all’epoca dei fatti, costituì un enorme business illecito che colpì al cuore la produzione legale e gli investimenti discografici nei talenti”. “Come si ricorda nel caso Mixed by Erry i fratelli Frattasio, che gestivano l’impresa illegale, furono arrestati nel maggio del 1997 dopo una lunga indagine condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, coordinata dal PM Luciano D'Angelo e dagli agenti del Commissariato ‘Dante’ di Napoli assistiti dalla FPM - Federazione contro la Pirateria Musicale”, prosegue l’associazione diretta da Enzo Mazza, all’epoca segretario di FPM - Federazione contro la pirateria Musicale e Multimediale, entità nata nel 1996 su iniziativa di IFPI - International Federation of the Phonographic Industry e della stessa FIMI: “come emergerà in seguito alle grandi indagini condotte dalla DDA, avviate proprio a partire dalle denunce di FIMI di quegli anni e poi confermate dai racconti dei pentiti di camorra negli anni Duemila, la contraffazione musicale e audiovisiva - sottovalutata e spesso vista come un innocuo fenomeno di costume - era in realtà il secondo business più redditizio dei clan dopo il traffico di sostanze stupefacenti, a fronte di investimenti contenuti e con un gradi di rischiosità molto basso. Le organizzazioni che producevano e distribuivano le musicassette e i CD falsi versavano inizialmente consistenti ricavi alle famiglie della camorra che controllavano le diverse zone di Napoli, ma presto queste ultime si infiltrarono in tutti gli anelli della catena produttiva con l’acquisto, la gestione e il controllo dell’intera distribuzione”. “Sottovalutare ancora questa realtà come accaduto con la pirateria musicale, descrivendola con leggerezza come un fenomeno da osservare con bonaria simpatia non aiuta sicuramente a sensibilizzare l’opinione pubblica sui gravi danni all’economia legale”, conclude la nota, ricordando come il tema della pirateria ancora oggi sia attuale nel segmento delle IPTV, “causando milioni di euro di danni ai titolari dei diritti e che alimenta i redditi illegali della grande criminalità campana”.