<blockquote>
“Non ho mai visto la musica come il mio lavoro, ma più come una passione destinata a sfociare in un hobby”
</blockquote>

Hobby che poi si è trasformato nel più classico - e ambito -&nbsp;day job&nbsp;che la discografia, oggi, abbia da offrire: l’A&amp;R. Perché quella di Marco Masoli, da poco più di un anno a capo della sezione Artists and Repertoire di Warner Music Italy, è una storia nella quale potrebbero riconoscersi in molti. Di giorno studente di economia e commercio, poi assunto da una multinazionale come analista e consulente nel segmento&nbsp;finance, di sera appassionato frequentatore di live club, impegnato in mille progetti - un’etichetta indipendente, organizzazione di serate - in ambito prevalentemente indie. Nel 2017, alla vigilia della grande esplosione della scena trap, Masoli lascia un posto da consulente in Accenture per fare il grande salto alla volta dell’industria dell’intrattenimento: prima Spotify - in epoca pre-quotazione, dal 2017 al 2018 - poi, dopo una parentesi di due anni e mezzo a DAZN, a Sony Music, dove nel 2021 sperimenta “il primo matching tra passione e lavoro”. Fino a passare, nel gennaio del 2023, al ruolo di A&amp;R Director di Warner Music Italy.

“Il mio primo lavoro, quello ‘normale’, non l’ho mai rinnegato”, spiega lui: “Mi è servito tantissimo, benché non mi appassionasse. E’ stata una palestra enorme. Mi ha dato un orizzonte di skill che non per forza la discografia riesce a dare”. 
&nbsp;

Perché non riesce a darlo?

“Quello della musica registrata è un settore a mio parere ancora un po’ vecchio stampo, fedele a schemi e abitudini radicati nel tempo e molto spesso poco incline al cambiamento e all’innovazione, quasi debba essere per forza così. Ma, personalmente, non vedo le ragioni per le quali non si possano portare nuove idee, rompere degli schemi e innovare anche in questo ambito. E qualcosa, piano piano, mi sembra stia cambiando”. 
&nbsp;

Invece il tuo primo lavoro, che con la musica non aveva nulla a che fare, per te è stato importante…

“Sì, perché il lavoro dell’A&amp;R è molto simile a quello del consulente. Ci sono dinamiche per certi versi identiche. Noi, alla fine, facciamo da consulenti agli artisti”. 
&nbsp;

Il fatto di aver avuto esperienze musicali “in proprio”, seppure a livello amatoriale, non ti ha mai fatto pensare a lanciare una realtà tua?

“No, perché non ho mai avuto una mentalità imprenditoriale. Non mi vergogno a dirlo: sono una persona d’azienda, faccio fatica a pensare di lanciare da solo una mia attività. Per quelle che sono&nbsp;la mia mentalità e la mia storia familiare, ho sempre tenuto separati passione e lavoro: non volevo dipendere da quello che mi piace per guadagnarmi da vivere. Il fatto che adesso questi due aspetti coincidano non può che aiutarmi però a svolgere al meglio il mio lavoro”. 
&nbsp;

Quello dell’A&amp;R, oggi, è uno dei lavori più ambiti nel settore della musica registrata…

“In Italia a fare questo lavoro siamo in pochi. E ognuno di noi ha un background completamente diverso. Non c’è limite al modo in cui chiunque possa interpretare questo ruolo. Io, per dire, mi sono sempre visto un po’ come un outlier, una cosa diversa. Quando nel 2021 sono entrato in Sony Music e ho conosciuto Pico [Cibelli, attuale CEO di Warner Music Italy, ndr], quasi nessuno, in discografia, mi conosceva, perché venivo da un altro ambiente. Era stata solo Spotify ad aprirmi un po’ le porte del settore, anche se - allora - lo vivevo dall’altra parte della barricata”. 
&nbsp;

Il fatto di occuparti professionalmente di qualcosa che prima era solo una passione non ti fa sentire sotto pressione?

“Fortunatamente, nella vita lavorativa, non sono il tipo di persona che sente troppo la pressione. Il mio compito è lavorare con gli artisti e fare uscire prodotti che siano funzionali al loro percorso e contemporaneamente all’azienda per la quale lavoro. Mi butto dentro le cose in maniera viscerale. A questo lavoro penso sempre, in modo quasi maniacale. Forse anche esageratamente, lo riconosco. Quindi non vivo troppo la responsabilità di dover portare dei risultati. Semplicemente, cerco di portarli, senza pensare di doverlo fare”. 
&nbsp;

Quanto sono importanti le preferenze personali tra generi musicali nel ruolo dell’A&amp;R?

“Penso che il proprio gusto musicale debba intervenire solo relativamente nella quotidianità del ruolo dell’A&amp;R. Noi siamo pagati per individuare e sviluppare progetti che hanno del potenziale per il mercato attuale, indipendentemente dal fatto che incontrino o meno il nostro gusto. Dobbiamo riuscire ad avere una visione che vada oltre la preferenza personale. La cosa più importante, per come la vedo, è essere abbastanza camaleontici da adattare estetica e argomenti sulla base dell’interlocutore che si ha di fronte e del contesto nel quale si vuole ottenere dei risultati. Faccio un esempio: oggi l’80% dei brani che occupano le classifiche è urban. Ciò significa che, indipendentemente dal mio background musicale e dalle mie preferenze, per essere funzionale alla mia azienda oggi io devo essere in grado di avere un’estetica, degli argomenti e un intuito che mi rendano credibile in primis per l’ambiente urban. E’ come presentarsi ad un colloquio di lavoro: se vai a farne uno con una tech company e ti presenti in giacca e cravatta comportandoti in maniera esageratamente formale, stai sbagliando qualcosa. La stessa cosa vale nel caso di un colloquio più informale e in t-shirt per una banca d’investimento. Cercare di essere credibili per il contesto di riferimento è la cosa più importante di tutte”. 
 
<div class='embed'><img src="https://images.rockol.it/MekJHqES-VnSgdN2cUE5AA9xAsY=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/otv05938-modifica.jpg" alt="https://images.rockol.it/MekJHqES-VnSgdN2cUE5AA9xAsY=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/otv05938-modifica.jpg" title="https://images.rockol.it/MekJHqES-VnSgdN2cUE5AA9xAsY=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/otv05938-modifica.jpg" class="img-responsive" /></div>

Ma non è solo una questione, per così dire, analitica…

“L’intuito musicale deve prescindere dalla conoscenza di un genere, fidarsi dei propri gusti è indispensabile. Devo cercare di essere in grado di riconoscere quando un brano è forte indipendentemente dal fatto che sia una cosa trap, pop o dance: a fare la differenza, per quanto mi riguarda, è sempre l’approccio melodico. Appunto per questo no, fare l’A&amp;R oggi non è solo una faccenda di dati. Anche se sono una persona molto&nbsp;data driven, credo che occorra sempre avere un intuito musicale che prescinda dal dato”. 
&nbsp;

Quanto conta la velocità nel conciliare l’intuito musicale e i dati, nel prendere le decisioni?

“Oggi più che mai è fondamentale. Il compito dell’A&amp;R, rispetto a un tempo, sarà sempre più riuscire ad arrivare prima degli altri sugli artisti di talento, cercando di intuire in anticipo quello che succederà sul mercato ed essere poi di supporto al loro percorso di crescita attraverso le proprie convinzioni. Anni fa il nostro era un lavoro più di boutique: si prendeva un artista acerbo, magari visto a un concerto, e gli si offriva la struttura per diventare un big. Ora l’artista lo si vede molto prima che salga su un palco per la prima volta. E’ cambiato il concetto alla base: prima gli A&amp;R giravano per locali alla scoperta di nuovi talenti. Oggi se un A&amp;R scopre qualcuno di estremamente interessante attraverso un live, quel qualcuno - nella quasi totalità dei casi - ha già ricevuto una proposta di contratto. O comunque significa che l’A&amp;R è in ritardo e non sta facendo al meglio il proprio lavoro. L’industria musicale, nel mondo, si sta spostando verso una progressiva e crescente autonomia dei team artistici. Per questo motivo le case discografiche e, nello specifico, gli A&amp;R, devono essere abbastanza lungimiranti da riconoscere il nuovo contesto e adattare di conseguenza le specificità del proprio ruolo”. 
&nbsp;

Anche perché arrivare in ritardo implica l’apertura di una guerra di offerte tra concorrenti…

“Bisogna cercare di arrivare prima, perché le&nbsp;bidding war&nbsp;fanno alzare i prezzi. Spesso ci si trova tra di noi a fare delle aste guidate dal mercato. Gli artisti emergenti purtroppo, spesso non sono interessati più di tanto al valore delle persone che fan parte di una label, ma sono attirati subito dal poter ottenere il miglior contratto possibile, per poi magari rendersi conto a posteriori che questa è in realtà un’arma a doppio taglio: nel momento in cui si è titolari di un contratto grosso e non si performa in linea con le aspettative, inizia un percorso di carriera discendente che rischia di diventare irreversibile”. 
&nbsp;

Le&nbsp;bidding war, quindi, non convengono a nessuno?

“Sono pericolose per tutti, artisti ed etichette. Anche perché l’A&amp;R bravo è quello che fa meno errori possibili, ma di errori ne faremo comunque sempre nella scelta e nel mettere sotto contratto&nbsp;nuovi artisti. Non è facile leggere un artista nel medio periodo e capire quello che può diventare. Ci sono artisti che intercettano un trend del momento e lo cavalcano, magari senza la prospettiva di diventare progetti duraturi nel tempo, ma che comunque possono portare valore all’azienda nell’immediato. Poi ci sono invece altri artisti che si intuisce potrebbero costruire una carriera più stabile e duratura, e questi per l’azienda rappresentano una potenziale risorsa ancora più grande. Come Warner prediligiamo ovviamente le potenziali carriere di lungo periodo e facciamo di tutto per lanciare e supportare artisti che possano durare nel tempo e, addirittura, possano quando possibile sviluppare anche un profilo internazionale. Le economie investite e il potenziale ritorno sull’investimento diventano quindi fattori spesso decisivi alla base delle decisioni di una label, e sicuramente ingaggiare delle aste può solo rendere il gioco più rischioso e penalizzare poi l’artista nel medio-lungo periodo”. 
&nbsp;

Quali sono i tuoi obiettivi, quando si parla di contratti da siglare?

“Il mio driver è sempre lo stesso: se credo nelle potenzialità di un artista e penso di avere una visione, allora provo a metterlo sotto contratto. In un panorama musicale estremamente saturo cerco in primis la personalità e la capacità di differenziarsi. Se manca l’originalità deve quantomeno esserci il talento. Credo fermamente che la quantità di artisti non possa in alcun modo sostituirsi alla qualità. Dal punto di vista firme mi ritengo un A&amp;R piuttosto attivo quando si presentano delle opportunità. C’è chi interpreta questo ruolo anche in modo diverso: ci sono A&amp;R meno attivi, altri più indecisi e altri ancora che preferiscono dedicarsi a pochi, selezionati progetti, anche se è un approccio per forza di cose più consono ad una label indipendente piuttosto che a una major. Io cerco di fare del mio meglio: ho progetti nei quali credo più degli altri, da portare avanti un passo alla volta, ma cerco sempre di non far perdere opportunità all’azienda”. 
&nbsp;

Quanto è importante, per un A&amp;R, lavorare con un team?

“E’ indispensabile, soprattutto se si riesce a essere affiatati come siamo noi. Il nostro è un ottimo team, che ho avuto l’opportunità di creare da zero, composto da persone nuove, provenienti da contesti differenti. In totale cinque lato frontline - due più impegnati sul fronte pop e tre dedicati essenzialmente all’ambito urban, più una persona che si occupa della creazione e delivery dei prodotti sia in fisico che in digitale. Quello dell’A&amp;R è un lavoro che porta in alcuni casi a isolarsi, perché ci sono parecchie cose da portare avanti in autonomia: avere una squadra però facilita moltissimo, perché permette di entrare in contatto con altri pareri. Le riunioni tra noi diventano quasi sempre un brainstorming con scambi di idee molto fitti. Cercare di uscire dalla propria bolla di certezze e condividere il proprio lavoro con chi ha i tuoi stessi obiettivi nel perseguire il bene dell’azienda è un grande plus. Ci tengo a citare anche il 'team allargato'&nbsp;composto da marketing e promo, che come A&amp;R cerchiamo sempre di coinvolgere dal momento zero dello sviluppo di un prodotto musicale, così che possano sviluppare in tempo reale idee di lancio e tutto ciò che è necessario per contribuire al successo dei nostri artisti”. 
&nbsp;

Nella sua&nbsp;<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-741655/industria-discografica-nel-2024-linee-di-universal-music-warner-music">nota interna</a>&nbsp;ai dipendenti diffusa all’inizio dell’anno, il ceo di WMG Robert Kyncl ha ribadito di voler puntare su un indirizzo per le attività di A&amp;R “sempre più locale”: come interagite con i colleghi delle vostre consorelle all’estero?

“In Warner Music i rapporti tra colleghi, a livello internazionale, sono strettissimi. L'azienda ha strutturato bene la propria rete globale, con figure che fanno da collante per aree geografiche - come Kabiru Bello, VP degli A&amp;R per l’Europa, al quale corrispondono altre figure analoghe per le diverse aree geografiche. Noi local segnaliamo opportunità di collaborazioni internazionali e, viceversa, lui ci fa pervenire le proposte che arrivano dagli altri mercati. Ci sono moltissime opportunità di collaborazione, soprattutto tra mercati non anglofoni, e in questo senso ci aiutano le localizzazioni delle performance dei brani. Per esempio, lo scorso anno abbiamo osservato un boom di ascolti in alcuni paesi europei per ‘Mentalité’ di Baby Gang e abbiamo cercato di cavalcare subito l’opportunità attraverso il lancio di remix localizzati che prevedessero la collaborazione di artisti locali dei vari paesi sfruttando - con successo - le connessioni internazionali offerte dalla rete di A&amp;R locali di WMG. La stessa cosa è successa, la scorsa estate, con ‘Italodisco’ dei Kolors, diventato molto popolare nei mercati dell’est Europa (disco di diamante in Polonia) e, più recentemente, con i brani presentati all’ultimo Festival di Sanremo: con Annalisa abbiamo pubblicato la versione francese e, prossimamente, pubblicheremo molto probabilmente quella spagnola, mentre con Angelina Mango -&nbsp;<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-741649/latarma-records-accordo-distribuzione-con-ada-warner-music-italy">insieme a LaTarma e ADA</a>&nbsp;- stiamo lavorando con tutti i paesi Europei in funzione del suo prossimo passaggio all’Eurovision Song Contest. 
&nbsp;

Cruciale, nell’attività di un A&amp;R, è il rapporto con i management…

“I manager sono il filtro indispensabile fra noi discografici e l’artista. Benché il rapporto diretto con l’artista sia per noi sempre fondamentale per poter fare al meglio il nostro lavoro, la presenza di un ottimo manager può fare davvero la differenza e rendere tutto molto più semplice ed immediato. Anche in questa categoria, purtroppo, c'è spesso tanta improvvisazione, soprattutto per quanto riguarda gli artisti emergenti, che in genere guardano alla cerchia degli amici per assemblare i propri entourage, invece che al panorama dei professionisti. Sul mercato ci sono relativamente pochi manager davvero bravi e per forza di cose, per poterlo essere, possono circondarsi di un numero di artisti limitato e ben selezionato lasciando i restanti nelle mani di figure spesso carenti di una reale professionalità nel ruolo”.

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“Non ho mai visto la musica come il mio lavoro, ma più come una passione destinata a sfociare in un hobby”
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Hobby che poi si è trasformato nel più classico - e ambito -&nbsp;day job&nbsp;che la discografia, oggi, abbia da offrire: l’A&amp;R. Perché quella di Marco Masoli, da poco più di un anno a capo della sezione Artists and Repertoire di Warner Music Italy, è una storia nella quale potrebbero riconoscersi in molti. Di giorno studente di economia e commercio, poi assunto da una multinazionale come analista e consulente nel segmento&nbsp;finance, di sera appassionato frequentatore di live club, impegnato in mille progetti - un’etichetta indipendente, organizzazione di serate - in ambito prevalentemente indie. Nel 2017, alla vigilia della grande esplosione della scena trap, Masoli lascia un posto da consulente in Accenture per fare il grande salto alla volta dell’industria dell’intrattenimento: prima Spotify - in epoca pre-quotazione, dal 2017 al 2018 - poi, dopo una parentesi di due anni e mezzo a DAZN, a Sony Music, dove nel 2021 sperimenta “il primo matching tra passione e lavoro”. Fino a passare, nel gennaio del 2023, al ruolo di A&amp;R Director di Warner Music Italy.

“Il mio primo lavoro, quello ‘normale’, non l’ho mai rinnegato”, spiega lui: “Mi è servito tantissimo, benché non mi appassionasse. E’ stata una palestra enorme. Mi ha dato un orizzonte di skill che non per forza la discografia riesce a dare”. 
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Perché non riesce a darlo?

“Quello della musica registrata è un settore a mio parere ancora un po’ vecchio stampo, fedele a schemi e abitudini radicati nel tempo e molto spesso poco incline al cambiamento e all’innovazione, quasi debba essere per forza così. Ma, personalmente, non vedo le ragioni per le quali non si possano portare nuove idee, rompere degli schemi e innovare anche in questo ambito. E qualcosa, piano piano, mi sembra stia cambiando”. 
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Invece il tuo primo lavoro, che con la musica non aveva nulla a che fare, per te è stato importante…

“Sì, perché il lavoro dell’A&amp;R è molto simile a quello del consulente. Ci sono dinamiche per certi versi identiche. Noi, alla fine, facciamo da consulenti agli artisti”. 
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Il fatto di aver avuto esperienze musicali “in proprio”, seppure a livello amatoriale, non ti ha mai fatto pensare a lanciare una realtà tua?

“No, perché non ho mai avuto una mentalità imprenditoriale. Non mi vergogno a dirlo: sono una persona d’azienda, faccio fatica a pensare di lanciare da solo una mia attività. Per quelle che sono&nbsp;la mia mentalità e la mia storia familiare, ho sempre tenuto separati passione e lavoro: non volevo dipendere da quello che mi piace per guadagnarmi da vivere. Il fatto che adesso questi due aspetti coincidano non può che aiutarmi però a svolgere al meglio il mio lavoro”. 
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Quello dell’A&amp;R, oggi, è uno dei lavori più ambiti nel settore della musica registrata…

“In Italia a fare questo lavoro siamo in pochi. E ognuno di noi ha un background completamente diverso. Non c’è limite al modo in cui chiunque possa interpretare questo ruolo. Io, per dire, mi sono sempre visto un po’ come un outlier, una cosa diversa. Quando nel 2021 sono entrato in Sony Music e ho conosciuto Pico [Cibelli, attuale CEO di Warner Music Italy, ndr], quasi nessuno, in discografia, mi conosceva, perché venivo da un altro ambiente. Era stata solo Spotify ad aprirmi un po’ le porte del settore, anche se - allora - lo vivevo dall’altra parte della barricata”. 
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Il fatto di occuparti professionalmente di qualcosa che prima era solo una passione non ti fa sentire sotto pressione?

“Fortunatamente, nella vita lavorativa, non sono il tipo di persona che sente troppo la pressione. Il mio compito è lavorare con gli artisti e fare uscire prodotti che siano funzionali al loro percorso e contemporaneamente all’azienda per la quale lavoro. Mi butto dentro le cose in maniera viscerale. A questo lavoro penso sempre, in modo quasi maniacale. Forse anche esageratamente, lo riconosco. Quindi non vivo troppo la responsabilità di dover portare dei risultati. Semplicemente, cerco di portarli, senza pensare di doverlo fare”. 
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Quanto sono importanti le preferenze personali tra generi musicali nel ruolo dell’A&amp;R?

“Penso che il proprio gusto musicale debba intervenire solo relativamente nella quotidianità del ruolo dell’A&amp;R. Noi siamo pagati per individuare e sviluppare progetti che hanno del potenziale per il mercato attuale, indipendentemente dal fatto che incontrino o meno il nostro gusto. Dobbiamo riuscire ad avere una visione che vada oltre la preferenza personale. La cosa più importante, per come la vedo, è essere abbastanza camaleontici da adattare estetica e argomenti sulla base dell’interlocutore che si ha di fronte e del contesto nel quale si vuole ottenere dei risultati. Faccio un esempio: oggi l’80% dei brani che occupano le classifiche è urban. Ciò significa che, indipendentemente dal mio background musicale e dalle mie preferenze, per essere funzionale alla mia azienda oggi io devo essere in grado di avere un’estetica, degli argomenti e un intuito che mi rendano credibile in primis per l’ambiente urban. E’ come presentarsi ad un colloquio di lavoro: se vai a farne uno con una tech company e ti presenti in giacca e cravatta comportandoti in maniera esageratamente formale, stai sbagliando qualcosa. La stessa cosa vale nel caso di un colloquio più informale e in t-shirt per una banca d’investimento. Cercare di essere credibili per il contesto di riferimento è la cosa più importante di tutte”. 
 


Ma non è solo una questione, per così dire, analitica…

“L’intuito musicale deve prescindere dalla conoscenza di un genere, fidarsi dei propri gusti è indispensabile. Devo cercare di essere in grado di riconoscere quando un brano è forte indipendentemente dal fatto che sia una cosa trap, pop o dance: a fare la differenza, per quanto mi riguarda, è sempre l’approccio melodico. Appunto per questo no, fare l’A&amp;R oggi non è solo una faccenda di dati. Anche se sono una persona molto&nbsp;data driven, credo che occorra sempre avere un intuito musicale che prescinda dal dato”. 
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Quanto conta la velocità nel conciliare l’intuito musicale e i dati, nel prendere le decisioni?

“Oggi più che mai è fondamentale. Il compito dell’A&amp;R, rispetto a un tempo, sarà sempre più riuscire ad arrivare prima degli altri sugli artisti di talento, cercando di intuire in anticipo quello che succederà sul mercato ed essere poi di supporto al loro percorso di crescita attraverso le proprie convinzioni. Anni fa il nostro era un lavoro più di boutique: si prendeva un artista acerbo, magari visto a un concerto, e gli si offriva la struttura per diventare un big. Ora l’artista lo si vede molto prima che salga su un palco per la prima volta. E’ cambiato il concetto alla base: prima gli A&amp;R giravano per locali alla scoperta di nuovi talenti. Oggi se un A&amp;R scopre qualcuno di estremamente interessante attraverso un live, quel qualcuno - nella quasi totalità dei casi - ha già ricevuto una proposta di contratto. O comunque significa che l’A&amp;R è in ritardo e non sta facendo al meglio il proprio lavoro. L’industria musicale, nel mondo, si sta spostando verso una progressiva e crescente autonomia dei team artistici. Per questo motivo le case discografiche e, nello specifico, gli A&amp;R, devono essere abbastanza lungimiranti da riconoscere il nuovo contesto e adattare di conseguenza le specificità del proprio ruolo”. 
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Anche perché arrivare in ritardo implica l’apertura di una guerra di offerte tra concorrenti…

“Bisogna cercare di arrivare prima, perché le&nbsp;bidding war&nbsp;fanno alzare i prezzi. Spesso ci si trova tra di noi a fare delle aste guidate dal mercato. Gli artisti emergenti purtroppo, spesso non sono interessati più di tanto al valore delle persone che fan parte di una label, ma sono attirati subito dal poter ottenere il miglior contratto possibile, per poi magari rendersi conto a posteriori che questa è in realtà un’arma a doppio taglio: nel momento in cui si è titolari di un contratto grosso e non si performa in linea con le aspettative, inizia un percorso di carriera discendente che rischia di diventare irreversibile”. 
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Le&nbsp;bidding war, quindi, non convengono a nessuno?

“Sono pericolose per tutti, artisti ed etichette. Anche perché l’A&amp;R bravo è quello che fa meno errori possibili, ma di errori ne faremo comunque sempre nella scelta e nel mettere sotto contratto&nbsp;nuovi artisti. Non è facile leggere un artista nel medio periodo e capire quello che può diventare. Ci sono artisti che intercettano un trend del momento e lo cavalcano, magari senza la prospettiva di diventare progetti duraturi nel tempo, ma che comunque possono portare valore all’azienda nell’immediato. Poi ci sono invece altri artisti che si intuisce potrebbero costruire una carriera più stabile e duratura, e questi per l’azienda rappresentano una potenziale risorsa ancora più grande. Come Warner prediligiamo ovviamente le potenziali carriere di lungo periodo e facciamo di tutto per lanciare e supportare artisti che possano durare nel tempo e, addirittura, possano quando possibile sviluppare anche un profilo internazionale. Le economie investite e il potenziale ritorno sull’investimento diventano quindi fattori spesso decisivi alla base delle decisioni di una label, e sicuramente ingaggiare delle aste può solo rendere il gioco più rischioso e penalizzare poi l’artista nel medio-lungo periodo”. 
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Quali sono i tuoi obiettivi, quando si parla di contratti da siglare?

“Il mio driver è sempre lo stesso: se credo nelle potenzialità di un artista e penso di avere una visione, allora provo a metterlo sotto contratto. In un panorama musicale estremamente saturo cerco in primis la personalità e la capacità di differenziarsi. Se manca l’originalità deve quantomeno esserci il talento. Credo fermamente che la quantità di artisti non possa in alcun modo sostituirsi alla qualità. Dal punto di vista firme mi ritengo un A&amp;R piuttosto attivo quando si presentano delle opportunità. C’è chi interpreta questo ruolo anche in modo diverso: ci sono A&amp;R meno attivi, altri più indecisi e altri ancora che preferiscono dedicarsi a pochi, selezionati progetti, anche se è un approccio per forza di cose più consono ad una label indipendente piuttosto che a una major. Io cerco di fare del mio meglio: ho progetti nei quali credo più degli altri, da portare avanti un passo alla volta, ma cerco sempre di non far perdere opportunità all’azienda”. 
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Quanto è importante, per un A&amp;R, lavorare con un team?

“E’ indispensabile, soprattutto se si riesce a essere affiatati come siamo noi. Il nostro è un ottimo team, che ho avuto l’opportunità di creare da zero, composto da persone nuove, provenienti da contesti differenti. In totale cinque lato frontline - due più impegnati sul fronte pop e tre dedicati essenzialmente all’ambito urban, più una persona che si occupa della creazione e delivery dei prodotti sia in fisico che in digitale. Quello dell’A&amp;R è un lavoro che porta in alcuni casi a isolarsi, perché ci sono parecchie cose da portare avanti in autonomia: avere una squadra però facilita moltissimo, perché permette di entrare in contatto con altri pareri. Le riunioni tra noi diventano quasi sempre un brainstorming con scambi di idee molto fitti. Cercare di uscire dalla propria bolla di certezze e condividere il proprio lavoro con chi ha i tuoi stessi obiettivi nel perseguire il bene dell’azienda è un grande plus. Ci tengo a citare anche il 'team allargato'&nbsp;composto da marketing e promo, che come A&amp;R cerchiamo sempre di coinvolgere dal momento zero dello sviluppo di un prodotto musicale, così che possano sviluppare in tempo reale idee di lancio e tutto ciò che è necessario per contribuire al successo dei nostri artisti”. 
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Nella sua&nbsp;<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-741655/industria-discografica-nel-2024-linee-di-universal-music-warner-music">nota interna</a>&nbsp;ai dipendenti diffusa all’inizio dell’anno, il ceo di WMG Robert Kyncl ha ribadito di voler puntare su un indirizzo per le attività di A&amp;R “sempre più locale”: come interagite con i colleghi delle vostre consorelle all’estero?

“In Warner Music i rapporti tra colleghi, a livello internazionale, sono strettissimi. L'azienda ha strutturato bene la propria rete globale, con figure che fanno da collante per aree geografiche - come Kabiru Bello, VP degli A&amp;R per l’Europa, al quale corrispondono altre figure analoghe per le diverse aree geografiche. Noi local segnaliamo opportunità di collaborazioni internazionali e, viceversa, lui ci fa pervenire le proposte che arrivano dagli altri mercati. Ci sono moltissime opportunità di collaborazione, soprattutto tra mercati non anglofoni, e in questo senso ci aiutano le localizzazioni delle performance dei brani. Per esempio, lo scorso anno abbiamo osservato un boom di ascolti in alcuni paesi europei per ‘Mentalité’ di Baby Gang e abbiamo cercato di cavalcare subito l’opportunità attraverso il lancio di remix localizzati che prevedessero la collaborazione di artisti locali dei vari paesi sfruttando - con successo - le connessioni internazionali offerte dalla rete di A&amp;R locali di WMG. La stessa cosa è successa, la scorsa estate, con ‘Italodisco’ dei Kolors, diventato molto popolare nei mercati dell’est Europa (disco di diamante in Polonia) e, più recentemente, con i brani presentati all’ultimo Festival di Sanremo: con Annalisa abbiamo pubblicato la versione francese e, prossimamente, pubblicheremo molto probabilmente quella spagnola, mentre con Angelina Mango -&nbsp;<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-741649/latarma-records-accordo-distribuzione-con-ada-warner-music-italy">insieme a LaTarma e ADA</a>&nbsp;- stiamo lavorando con tutti i paesi Europei in funzione del suo prossimo passaggio all’Eurovision Song Contest. 
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Cruciale, nell’attività di un A&amp;R, è il rapporto con i management…

“I manager sono il filtro indispensabile fra noi discografici e l’artista. Benché il rapporto diretto con l’artista sia per noi sempre fondamentale per poter fare al meglio il nostro lavoro, la presenza di un ottimo manager può fare davvero la differenza e rendere tutto molto più semplice ed immediato. Anche in questa categoria, purtroppo, c'è spesso tanta improvvisazione, soprattutto per quanto riguarda gli artisti emergenti, che in genere guardano alla cerchia degli amici per assemblare i propri entourage, invece che al panorama dei professionisti. Sul mercato ci sono relativamente pochi manager davvero bravi e per forza di cose, per poterlo essere, possono circondarsi di un numero di artisti limitato e ben selezionato lasciando i restanti nelle mani di figure spesso carenti di una reale professionalità nel ruolo”.

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Professione A&R, non solo numeri: parla Marco Masoli (WMG Italy)

Industria

Il lavoro del talent scout discografico oggi: dati imprescindibili, ma l’istinto resta fondamentale

Come&nbsp;Apple Music&nbsp;affronta le frodi musicali e la manipolazione degli stream? Ne ha parlato stamani a Londra&nbsp;Bryce McLaughlin,&nbsp;responsabile globale delle partnership musicali e dei programmi aziendali di Apple Music,&nbsp;che ha tenuto un keynote alla conferenza&nbsp;"Music Ally Connect". &nbsp;La sua è stata una sintetica masterclass in cui&nbsp;ha descritto le principali motivazioni e i metodi per manipolare gli stream e ha dettagliato la strategia della sua azienda per affrontare il problema.

"Quanto è grande il problema della manipolazione degli stream su Apple Music? Bene, su Apple Music, meno dell'1% di tutti gli stream sono manipolati. E, in realtà, quella percentuale è ben al di sotto dell'1%. Si attesta generalmente intorno allo&nbsp;0,3% degli stream globali”, ha dichiarato McLaughlin, che ha proseguito descrivendo sia&nbsp;i due metodi per manipolare gli stream&nbsp;- "manipolazione programmatica"&nbsp;e contenuto ingannevole - sia quelle che ritiene&nbsp;le principali motivazioni dei pirati - vantaggio finanziario e popolarità percepita.

McLaughlin&nbsp;ha poi dettagliato la strategia di Apple Music per affrontare il problema, inclusi gli adeguamenti finanziari (deduzioni sulle royalty) per i fornitori che non prendono provvedimenti. &nbsp;"Circa tre anni fa, abbiamo notato un cambiamento nell'intensità della manipolazione e abbiamo iniziato a pensare a come evolvere il nostro approccio. Oggi facciamo sostanzialmente tre cose:

<ol>
	<li>Escludiamo gli stream manipolati quasi in tempo reale.</li>
	<li>Forniamo report chiari ai fornitori di contenuti, alle società ufficiali di classifiche, così come agli artisti e ai loro team.</li>
	<li>Rimuoviamo i contenuti quando appropriato."</li>
</ol>

Quali i risultati delle nuove misure?&nbsp;"Nei primi sei mesi dall'introduzione del nuovo programma, gli stream manipolati sono diminuiti del&nbsp;30%, e abbiamo registrato un’ulteriore riduzione del&nbsp;20%&nbsp;nei primi tre mesi successivi a un aggiornamento successivo.&nbsp;Abbiamo anche notato che più della&nbsp;metà dei fornitori di contenuti con manipolazioni da moderate a significative ha migliorato la propria situazione nell'ultimo anno".

Apple Music e le frodi nello streaming: ‘Siamo sotto l’1%'

Il keynote di Bryce McLaughlin alla conferenza Music Ally Connect

Warner Music Italy e Saifan Group hanno annunciato la sigla di “vari accordi di collaborazione” che vedranno la filiale italiana della major e la indie veronese partner “in diverse iniziative che vanno dalla distribuzione fisica e digitale di parte del catalogo, allo scouting di nuovi artisti”.

Sul fronte catalogo, Saifam ristamperà titoli importanti del repertorio urban italiano - tra gli altri, “Mi Fist” e “Penna capitale” dei Club Dogo, “60Hz” di Dj Shocca, “Parole” di Mistaman e “Addio” di Raige - affidando la distribuzione a Warner Music Italy.

Le due aziende, inoltre, rafforzeranno “il rapporto di stampa e distribuzione da parte di Saifam, attraverso la divisione ‘Music Now’, di molti titoli di nicchia del catalogo Warner Music, con l’intento di valorizzare il patrimonio culturale e musicale della major stessa”, con stampa, distribuzione e marketing curati in sinergia.

E’ stato inoltre siglato un accordo di scouting, promozione e marketing di vari artisti emergenti in collaborazione con ADA (la divisione dedicata ai servizi di Warner Music) “al fine di individuare e sviluppare nuovi talenti in vari ambiti musicali”.

“Questa collaborazione con Warner diventerà una nostra priorità e ringrazio Pico Cibelli, Raffaele Razzini e Renato Tanchis per averci dato questa opportunità”, ha dichiarato Mauro Farina, presidente di Saifam Group: “Ritengo Warner Music il partner ideale per una label indipendente come la nostra, e sono certo che insieme raggiungeremo dei risultati inaspettati”.

“Sono onorato ed entusiasta di avviare questa nuova collaborazione con Warner Music Italy, una partnership che rappresenta l’incontro di due visioni accomunate dalla volontà di valorizzare la creatività e l’autenticità degli artisti e di ottimizzare un importante catalogo che ha ancora ampi spazi di crescita”, ha aggiunto Fabio Sgaravato, Direttore artistico The Saifam Group.

“Siamo felici di poter collaborare con Mauro Farina e il suo team alla valorizzazione di un&nbsp;catalogo così prestigioso e allo sviluppo di nuovi artisti che andranno a creare il repertorio del futuro della label veronese”, ha fatto sapere Pico Cibelli, Presidente di Warner Music Italy: “Ringraziamo Mauro per la grande fiducia riposta nella squadra di Warner Music Italy e ADA”.

"La combinazione della nostra reciproca fiducia, professionalità e impegno comune è la base su cui costruiremo nuovi traguardi, rafforzando ancora di più la nostra capacità di creare opportunità di business e successi discografici”, ha concluso Renato Tanchis, Direttore del catalogo di Warner Music Italy: “Con entusiasmo, ci prepariamo a vivere insieme queste nuove opportunità”.

WMG Italy, una partnership su più fronti con Saifam Group

Firmati diversi accordi di collaborazione su valorizzazione dei cataloghi e scouting

Intervenuta a Music Ally Connect, in corso in questi giorni a Londra, la CEO dell’International Federation of the Phonographic Industry Victoria Oakley ha spiegato perché il settore della musica registrata viva ancora un rapporto non sempre lineare con le istituzioni, chiamata dagli scenari di mercato globali a normare fenomeni di grandissimo impatto sul comparto come intelligenza artificiale e tutela dei diritti.

"Abbiamo bisogno di&nbsp;leggi giuste, ce le meritiamo”, ha detto Oakley: “Siamo un'industria importante, in parte per le dimensioni del contributo economico, che per molti versi è il nostro lato meno interessante. Siamo importanti perché la gente ama la musica, cosa che dimentichiamo di raccontare quando parliamo coi legislatori”.&nbsp;

"Dovremmo essere più fermi con i decisori politici, e non presentarci dicendo, 'Ehi, siamo quelli della musica. Per favore, proteggeteci'”, ha insistito la CEO di IFPI: “Al contrario, dovremmo invertire il paradigma e chiedere a loro di trovare la soluzione".

"Il fatto che siamo incredibilmente complessi e che nessuno sa davvero come funzioniamo è un problema, perché la maggior parte dei legislatori che si occupano di AI non sono esperti di industria musicale o cultura”, ha proseguito Oakley: “Di solito si occupano di impresa, economia o, nella migliore delle ipotesi, di digitale nei loro staff di governo. Non capiscono il nostro settore. Non capiscono come funziona l'ecosistema”.

"Uno degli equivoci più grandi (quando si parla di discografia, ndr) è immaginare le etichette discografiche come dei grassi americani seduti in uffici a New York e Los Angeles impegnati a eliminare la creatività e fare soldi. Temo sia quello che la maggior parte dei legislatori pensa che le etichette discografiche siano e facciano”, ha concluso la CEO di IFPI: "Non tutto è perfetto, non fraintendetemi. Non credo che dovreste fingere che lo sia, perché non verremmo ascoltati. Di certo, un po' di umiltà nelle nostre attività di lobbying è importante, ma dato che i legislatori non capiscono cosa fanno le etichette discografiche, come si relazionano con gli artisti, come si fanno i soldi, come alcuni accordi ne rafforzano altri e consentono all'ecosistema di continuare a prosperare, allora rischiamo che legiferino nel modo sbagliato".

Oakley (IFPI): ‘La discografia sappia raccontarsi ai legislatori’

‘Siamo un settore importante, ma le istituzioni credono che…’

E’ stata presentata oggi presso l’Università Cattolica di Milano la ricerca “Mappe Sonore. La galassia multiforme della musica nel web”, indagine condotta dallo stesso ateneo meneghino in collaborazione con la collecting Itsright che indaga sulla fruizione musicale su Internet al di fuori delle grandi piattaforme streaming.

Il lavoro - osservano i curatori - “è il risultato di un’indagine qualitativa che analizza l’utilizzo di musica online fuori dalle grandi piattaforme on demand, esplora il panorama delle Web radio e dello streaming in Italia, con l’obiettivo di catalogare comportamenti, atteggiamenti e direzioni di evoluzione dei protagonisti del settore nel contesto digitale contemporaneo”.

“La galassia vitale e piena di contenuti e innovazioni che abbiamo esplorato testimonia l’inesauribile potere creativo della musica e, allo stesso tempo, pone nuove sfide di equità e trasparenza”, ha commentato il professor Matteo Tarantino dell’Università Cattolica di Milano: “Tutti usano la musica come risorsa, ora primaria, ora secondaria, per ingaggiare il proprio pubblico; questa fame di musica non sempre si traduce nei giusti introiti per gli artisti che di quella musica sono interpreti. La ricerca allora dimostra che accademia, istituzioni e collecting devono lavorare di concerto per affrontare la pulviscolarità del Web e garantire un’effettiva tutela dei diritti, anche grazie ad una maggior condivisione dei dati sugli utilizzi di musica”.

L’indagine - ha aggiunto Gianluigi Chiodaroli, Presidente di Itsright - evidenzia “una galassia multiforme e pulviscolare di milioni di utilizzazioni illecite. Il paradosso che viviamo è quello di un sistema di norme astratte di tutela dei diritti ampio e pertinente a fronte di un sistema di enforcement insufficiente. La gestione collettiva dei diritti è certamente la strada su cui individuare le soluzioni. Il nostro tradizionale approccio negoziale al mondo digitale deve però trovare nelle stesse tecnologie – inclusa l’intelligenza artificiale - gli strumenti per dare pieno valore, non solo economico, alla musica”.

Riguardo le Web radio operanti in Italia, quello disegnato dallo studio è “un quadro sostanzialmente stabile, invariato negli ultimi decenni, degli eredi della radio tradizionale. Il segmento più interessante è quello predominante delle Web radio commerciali, che seguono un formato tradizionale con una programmazione musicale popolare e programmi di intrattenimento. Tecnologicamente avanzate, dispongono di app proprietarie e piattaforme esterne come YouTube e Spotify, nonché di una presenza strutturata sui social media”.

La ricerca individua il segmento degli aggregatori - “quei servizi che raccolgono i flussi delle emittenti e li inseriscono in motori di ricerca, directory o sistemi di raccomandazione” - come quello maggiormente foriero di innovazione, seppur caratterizzato da una “rilevante frammentazione”. “Si osservano - osserva lo studio - molti operatori di piccolo livello, soprattutto locali, e pochi grandi operatori internazionali in grado di dare l'indirizzo all'ambito; tutti svolgono però il medesimo ruolo di orientatori della ricerca musicale degli utenti sul web ed offrono anche servizi simili alla concessione pubblicitaria connessa al flusso musicale. I grandi aggregatori appaiono perseguire l’obiettivo strategico di portare questa galassia di flussi radiofonici in tre spazi essenziali, potenzialmente portando la copertura radiofonica al 100% del tempo di veglia degli utenti: la casa, attraverso l'integrazione delle app degli aggregatori negli home speaker quali Amazon Alexa o Google Home; l’automobile, mediante integrazione delle app degli aggregatori negli entertainment center degli autoveicoli; la sfera personale, tramite applicazioni di aggregazione per smartphone”.

Nell’industria del live streaming, caratterizzata da una “crescita impressionante rispetto all’utilizzo di musica sul Web”, il report distingue “tra streaming generalista o ‘mainstream’ (prendendo in esame la piattaforma leader, Twitch, ma anche i canali musicali puri, il gaming, i canali creativi e IRL – In Real Life) e il cosiddetto streaming per adulti. La musica in questi contesti è massicciamente presente. Nello streaming, e in particolare nelle dirette, essa è elemento di arredo frequentissimo e crea identificazione nella comunità di utenti. La frequenza e la centralità della musica, presente in modo strategico, aumentano significativamente nello streaming di contenuti per adulti in diretta, settore in continua crescita nel periodo post-pandemia”.

“La principale criticità per la tutela effettiva dei diritti degli artisti risiede nella forte frammentazione del settore”, conclude la ricerca: “Tanti utilizzi di musica distinti, tanti utilizzatori, di natura diversa e mutevoli nel tempo, e dunque notevoli difficoltà di un’efficace regolarizzazione su base individuale. (...) A complicare ulteriormente lo scenario è la sostanziale opacità verso l’esterno di questi settori. Sebbene il digitale consenta un monitoraggio preciso su contenuto, utilizzo, e destinatari di ciascun flusso (qualcosa che era solo nei sogni degli operatori del mondo mediale analogico), di fatto tali dati sono tendenzialmente invisibili all’esterno. I sistemi esistenti di tutela del diritto d’autore e dei diritti connessi si dimostrano ancora fragili e la distribuzione dei benefici economici derivanti da questi nuovi spazi di utilizzo musicale è iniqua per i titolari dei diritti, primi fra tutti gli artisti. Da qui, la necessità di un lavoro di squadra tra collecting e istituzioni, anche accademiche, per proporre soluzioni credibili”.

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Digitale, la musica oltre i DSP: la ricerca ‘Mappe sonore’

Come i player secondari stanno riscrivendo i modi in cui la musica viene utilizzata

La collecting tedesca GEMA ha annunciato di aver intrapreso un’azione legale nei confronti di Suno, modello di intelligenza artificiale generativa musicale già coinvolto - insieme a Udio - in <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-745385/intelligenza-artificiale-maxi-cause-delle-major-a-suno-e-udio">una maxi-vertenza legale</a> con le major: la società di gestione collettiva - in una nota diffusa oggi, martedì 21 gennaio - accusa la start-up americana di “aver elaborato registrazioni protette di celeberrime canzoni presenti nel repertorio di GEMA - come, tra le altre citate dalla stessa collecting, “Forever Young” degli Alphaville, “Mambo No. 5” di Lou Bega, “Daddy Cool” di Frank Farian e “Cheri Cheri Lady” dei Modern Talking - attraverso il proprio modello AI senza pagare alcun compenso”. Il procedimento legale è stato depositato presso il tribunale di Monaco di Baviera.

“Il modello di AI (di Suno, ndr) consente di generare contenuti audio riproducibili utilizzando semplici prompt”, chiarisce la collecting: “GEMA è stata in grado di documentare che il sistema produce contenuti che violano palesemente i diritti d'autore. In termini di melodia, armonia e ritmo, questo contenuto corrisponde in gran parte a opere di fama mondiale i cui autori GEMA rappresenta”.

“I risultati mostrano chiaramente che Suno ha utilizzato sistematicamente il repertorio di GEMA per la formazione del suo strumento musicale e ora lo sta sfruttando commercialmente senza dare agli autori delle opere una quota finanziaria”, conclude la società: “Gli utenti della versione premium dello strumento AI, d'altro canto, devono pagare una quota di abbonamento a Suno”.

"La creatività umana è la base di tutta l'IA generativa”, ha dichiarato Tobias Holzmüller, CEO di GEMA: “Ma questo mercato è finora privo di principi di base come trasparenza, correttezza e rispetto. I fornitori di AI come Suno utilizzano le opere dei nostri membri senza il loro consenso e ne traggono profitto finanziario. Allo stesso tempo, l'output generato in questo modo compete con le opere create dagli esseri umani e li priva della loro base economica. GEMA si sta impegnando a trovare soluzioni in partnership con le aziende di AI. Ma questa linea&nbsp;non funzionerà senza aderire alle necessarie regole di base di una cooperazione leale, e -&nbsp;soprattutto -&nbsp;non funzionerà senza l'acquisizione di licenze".

Lo scorso novembre GEMA ha intentato - sempre presso il tribunale di Monaco di Baveria - <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-748084/collecting-e-intelligenza-artificiale-gema-fa-causa-a-openai">una causa contro OpenAI</a>, con l’accusa nei confronti della start-up di aver riprodotto testi di canzoni firmate dai proprio associati senza aver acquisito licenze o remunerato gli autori delle opere utilizzate: con l’ultimo procedimento legale annunciato “GEMA sta estendendo le sue attività al suo settore principale, ovvero la concessione di licenze di titoli musicali riproducibili”.

GEMA, dopo OpenAI una causa anche a Suno

L’accusa resta sempre la stessa: sfruttare repertorio protetti senza pagare compensi

La sovrabbondanza di offerta di brani disponibili sulle piattaforme ha avviato, oltre due anni fa, riflessioni e proposte di aggiustamenti riguardanti lo streaming,&nbsp;i suoi modelli di business&nbsp;e i metodi di ripartizione dei ricavi che genera. Molteplici suggerimenti sono stati&nbsp;propinati da più parti dell’industria quando, constatate la crescita smisurata del "fai da te” che ha determinato l’ascesa del segmento indie e l’acuirsi sia dei problemi di music discovery che di sostenibilità delle carriere, è apparso evidente che alcune modifiche alla ripartizione pro-rata meritavano considerazione. Ma intanto, si legge ora nel <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749358/luminate-2024-music-report-cosa-dice-dati-streaming-export-live">recente rapporto Luminate</a>, il numero di tracce caricate sui fornitori di servizi digitali (DSP) è diminuito negli ultimi due anni, anziché aumentare. In particolare, se la media della prima parte del 2023 (l’apice dell’impennata) diede origine alla vulgata che è familiare a tutti gli addetti ai lavori - si parla delle famigerate&nbsp;120.000 tracce&nbsp;caricate mediamente ogni giorno sui DSP - poi&nbsp;il numero medio di canzoni caricate in piattaforma è calato costantemente e sta continuando a farlo, attestandosi prima a&nbsp;103.500 per l’intero anno 2023&nbsp;e poi a&nbsp;99.000 nel 2024.

Siamo a una decrescita&nbsp;del 4% anno su anno: quasi un’inezia che non dovrebbe fare notizia se presa a sé stante, mentre una discesa significativa se comparata con la produzione do it yourself, che resta in aumento. Ma che, evidentemente, batte ormai strade diverse.

Come interpretare il dato? E’&nbsp;un misto di deterrenza ed evoluzione.

La deterrenza è opera dei DSP e&nbsp;origina dall’obiettivo di correzione di alcune parti dei metodi di ripartizione dei ricavi che hanno fatto il loro tempo e che non soddisfano più le major. Mentre alcune piattaforme meno mainstream hanno trovato un posizionamento preciso abbandonando tout court il metodo pro-rata a favore del metodo user&nbsp;centric - è, ad esempio, il caso di SoundCloud, che lo ha pure ribattezzato "fan-centric" - dalle major è arrivato dal 2023 l'input di serrare i ranghi, prima con lo schema <a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/artist-centric-494626">artist centric</a> e poi con <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-740414/artist-centric-spotify-adotta-la-soglia-dei-1000-stream-al-mese">la ricetta 2-tier di Spotify</a>. Che hanno in comune un paio di punti centrali. Il primo è che non deviano dall’impostazione pro-rata, che premia le quote di mercato basate sul numero di stream. Il secondo è che introducono soglie di sbarramento al di sotto delle quali i brani non partecipano alla ripartizione. La ricetta artist-centric lo fa applicando il “double boost”: i brani con oltre 1000 stream al mese vengono remunerati il doppio, e gli stream frutto di ricerca attiva da parte degli utenti vedono raddoppiato un’altra volta il loro peso in fase di ripartizione. La formula 2-tier introduce invece una soglia di sbarramento anche per i&nbsp;brani "non musicali” (effetti, suoni, rumore bianco), che entrano nel conteggio soltanto se ascoltati per almeno due minuti (e non più solo 30 secondi), e punisce duramente il fake streaming. Insomma: fuori dai conteggi gli hobbisti che non ascolta nessuno (che sono cosa diversa dagli indie), pugno duro contro le frodi e fette più grosse per i professionisti (che poi, ammettiamolo: il fatto che siano identificati come tali da 1000 stream al mese è un po’ degradante per la professione stessa, considerata tale perchè è capace di remunerare canzoni 30 euro al mese).

Ma nel frattempo la musica viaggia in altre direzioni. Giovanissimi&nbsp;creatori nemmeno si pongono il problema della scarsa remunerazione dei DSP, perchè la loro modalità di produzione prevalente si conforma ai format di TikTok e di Instagram, muove da ispirazioni e culture diverse, ha adottato una suite di strumenti giovani come loro. Il percorso di un nuovo producer, che magari utilizza anche Suno e identifica la coolness con Audiomack&nbsp;e non con Spotify, non prevede che la distribuzione sfoci necessariamente in una remunerazione diretta - come accade sui DSP - ma che le/gli procuri una forma di promozione personale e delle loro opere da monetizzare poi diversamente. Resta però il fatto che, anche per questi video super-brevi ‘arredati’ da qualche secondo di musica, di distribuzione si tratta. Ed è ovvio: in fondo a qualsiasi canale e modalità di distribuzione ci sono fruitori, clienti e un pubblico.&nbsp;

Oggi, comprensibilmente, l’industria è concentrata sul lato dell’offerta e sulla difesa del suo valore, minacciato dalla Gen AI. Pensa a come monetizzare il training dei dati. Nel medio termine, tuttavia, l’industria farebbe bene anche a sforzarsi di capire se, nel risolvere il problema dell’ingorgo tenendo fuori dai recinti generazioni di milioni di nuovi creatori, i&nbsp;DSP non&nbsp;stiano anche perdendo anche i loro sostenitori. Oggi è un tema di segmentazione, domani potrebbe diventare una questione di rincorsa.&nbsp;

(Anche) questo, secondo me, suggerisce il dato di Luminate.

Sempre meno tracce caricate sui DSP. Perché, e dove sono finite

Tra le pieghe del rapporto Luminate, emergono alcune possibili cause e alcune nuove tendenze

John Lydon&nbsp;ha aggiornato la sua causa contro il fotografo&nbsp;Dennis Morris&nbsp;nella disputa&nbsp;sull’effettiva proprietà dei diritti d'autore del logo dei&nbsp;Public Image Ltd (PiL), la band formata da Lydon nel 1978 dopo aver lasciato i Sex Pistols.&nbsp;La disputa sui diritti d'autore del logo dei PiL richiama, quindi, eventi di ben 47 anni fa ed è iniziata dopo che Lydon aveva stipulato un accordo con il marchio di abbigliamento&nbsp;Supreme&nbsp;per creare capi che includessero il suddetto logo. Nel gennaio 2023, Morris aveva inviato&nbsp;a Lydon&nbsp;tramite i suoi avvocati una lettera di&nbsp;cessazione e desistenza, sostenendo di essere il proprietario del copyright del logo e affermando che Lydon non poteva stipulare accordi per concederne l'uso in licenza.&nbsp;In particolare,&nbsp;Morris sostiene di essere stato lui a proporre l'abbreviazione&nbsp;PiL&nbsp;per&nbsp;Public Image Ltd, spiegando che lavorò al concetto di PiL per creare una sorta di suggerimento subliminale che richiamasse l’idea di&nbsp;“pill”&nbsp;(pillola, compressa) e che ciò lo guidò nella progettazione di un logo che richiamasse una pillola di aspirina, con la 'i' minuscola posizionata nella scanalatura al centro dove la compressa può essere spezzata.&nbsp;Nella sua memoria legale&nbsp;Morris &nbsp;afferma che la sua “paternità del logo” è stata “ampiamente riconosciuta e accettata senza contestazioni o obiezioni da parte di alcun membro della band”.

Lydon, invece, ha sempre sostenuto di aver sviluppato lui il concetto del logo dei PiL appena dopo la formazione della band e di avere poi chiesto a Morris di rifinirne e finalizzarne il design. Perciò, secondo Lydon, ne possiede di conseguenza i diritti d'autore sull'immagine finale poichè ci si trova al cospetto di un cosiddetto &nbsp;“termine implicito” del contratto tra Lydon e Morris - Lydon sarebbe l'unico proprietario legale dei diritti d'autore del logo perchè esso sarebbe stato creato come un'opera commissionata.

Secondo i registri del tribunale londinese, Lydon ha depositato la sua denuncia modificata il 22 dicembre, mentre Morris ha presentato la sua difesa modificata e controquerela la scorsa settimana. Non è stata ancora fissata una data per il processo.

Public Image Ltd.

Chi possiede i diritti d'autore del logo dei Public Image Ltd?

John Lydon aggiorna la causa a Dennis Morris

Come ampiamente annunciato, tra i primi ordini esecutivi firmati dal presidente americani Donald Trump dopo la cerimonia di insediamento di ieri, lunedì 20 ottobre, c’è stato quello per rinviare l’entrata in vigore del Foreign Adversary Controlled Applications Act, legge che impone a TikTok di cedere le proprie operazioni negli Stati Uniti pena il bando dal mercato locale.

Il “tempo supplementare” concesso da Trump alla piattaforma di Bytedance per regolarizzarsi è leggermente inferiore a quello previsto dai termini di legge in caso di “trattative avanzate” per la cessione del ramo americano del social: 75 giorni invece di 90. La ricetta suggerita dal tycoon giunto al suo secondo mandato alla Casa Bianca è quella di una joint venture alla pari che non privi la casa madre cinese della proprietà di TikTok ma permetta a un’entità americana - possibilmente governativa - di controllarlo. Senza un accordo con la controparte cinese il social, negli USA, “non ha valore”, ha spiegato Trump: “Se siamo noi a creare quel valore, perché non dovremmo avere diritto alla metà?”.

"Quando si tratta di azioni come la gestione e l'acquisizione di aziende, crediamo che debbano essere decise in modo indipendente dalle aziende in conformità con i principi di mercato”, ha commentato il portavoce del Ministro degli Esteri cinese Mao Ning, ammorbidendo decisamente l'intransigente&nbsp;posizione in merito mostrata da Pechino nel corso dei mesi passati: “Se si tratta di aziende cinesi, si dovrebbero osservare le leggi e i regolamenti della Cina".

In attesa che vengano avviate le trattative con Pechino - che potrebbero essere più tese del previsto, data la volontà di Trump di imporre dazi alle importazioni dal gigante asiatico - TikTok, tornato accessibile al pubblico americani, non è ancora tornato disponibile sui principali app store che servono il paese, quelli di Apple e Google. Il dubbio che attraversa gli osservatori americani, a una manciata di ore dal (secondo) debutto di Trump al timone del paese, è quello della legalità dell’ordine esecutivo: il testo, approvato con votazione bipartisan e recepito dalla Corte Suprema, non concede al presidente di prorogare la scadenza prevista in caso di mancata cessione, a meno che non si abbia prova di “accordi vincolanti” per la cessione delle operazioni di TikTok negli USA. E di accordi - o anche solo di negoziati per trovarne, al momento, nessuno ha notizia.

TikTok negli USA, 75 giorni per trovare una soluzione

Trump rinvia l’entrata in vigore della legge bando, ma…

Il Crew Nation Global Relief Fund di Live Nation, fondo attivato dal gigante del live promoting nel 2020 durante la pandemia da Covid-19 dedicato all’aiuto degli appartenenti alla comunità musicale in difficoltà, ha stanziato un milione di dollari per assistere musicisti, tecnici e lavoratori della musica dal vivo colpiti dai recenti incendi boschivi a Los Angeles.

“In risposta alla devastazione degli incendi boschivi nella contea di Los Angeles, che sono uno dei più grandi disastri naturali nella storia degli Stati Uniti, Crew Nation ha aperto le domande per sovvenzioni fino a $ 5.000 per le persone attualmente impiegate nel settore che affrontano spese di spostamento a causa di ordini di evacuazione obbligatori, danni o perdite”, si legge nella nota dell’azienda che annuncia l’iniziativa.

"Los Angeles è la città di tantissime persone che contribuiscono a far diventare realtà la musica dal vivo, e Crew Nation continua la sua missione principale di aiutare questa comunità laboriosa ad affrontare difficoltà impreviste", ha ha dichiarato al proposito il Presidente e CEO di Live Nation Michael Rapino.

Los Angeles, da Live Nation 1 milione di dollari in aiuti

Il Crew Nation Global Relief Fund offre sostegno ai musicisti in difficoltà

Verve Records e Impulse! Records, brand controllati dal Verve Label Group di proprietà di Universal Music, hanno lanciato il Verve Record Club, servizio in abbonamento che permetterà agli abbonati di ricevere in vinile alcuni dei titoli più iconici presenti nel catalogo delle etichette. Presentato come “una celebrazione dell'arte senza tempo e dell'impareggiabile maestria artigianale” dedicato ad “album leggendari, meticolosamente ripubblicati su vinili ad alta qualità”, il Verve Record Club debutterà il prossimo mese di febbraio con “John Coltrane Quartet - Coltrane” del 1962.

Aderendo al club si potrà ricevere copie in edizione limitata (2500 esemplari a uscita, con copertina numerata) in vinile a 180 grammi: tra i benefit previsti per gli associati ci sono anche il diritto di pre-ordine sulle altre pubblicazioni del gruppo e merchandise dedicato. Al momento, il servizio è attivo nei soli Stati Uniti.

"Questo è più di un servizio di abbonamento; è un ingresso nel cuore della storia del jazz", ha dichiarato John Pinder, Vice President of Revenue and Consumer Acquisition di Verve Label Group: "Con il Verve Record Club, invitiamo i fan a riscoprire queste registrazioni straordinarie in un modo da onorare la loro arte e il loro retaggio, con la massima qualità in termini di audio e presentazione".

"Collezionare vinili jazz non è mai stato così bello", ha aggiunto Ken Druker, SVP Jazz Development di Verve Label Group: "Siamo entusiasti di riportare in vita questi classici, e alcune gemme nascoste, con un'attenzione esaustiva ai dettagli. E’ un momento emozionante per gli amanti del jazz".

Tra gli artisti che saranno interessanti dal programma di ripubblicazione sono presenti giganti del genere come Ella Fitzgerald, Ahmad Jamal, Sarah Vaughan, Billie Holiday e Bill Evans.

Verve Records lancia il Verve Record Club

Un nuovo servizio in abbonamento per gli appassionati di jazz in vinile

Melody Rights è un nuovo distributore inglese per artisti indipendenti, che però parte da un presupposto quasi opposto rispetto ai principali competitor: rifiuta di distribuire su Spotify o Apple Music, e più in generale su tutti i principali DSP. Il motivo è meramente economico: preferisce infatti concentrarsi su piattaforme di distribuzione che garantiscano un compenso maggiore agli artisti.&nbsp;

Quale sarebbe, quindi, il vantaggio per chi si rivolge a questa nuova società? Di base, la promessa di accedere a un range di piattaforme di&nbsp;micro-stock pagate meglio e dove effettivamente i numeri sarebbero più piccoli ma la convenienza maggiore, oltre a "piattaforme top di gamma e in rapida espansione, nell'ambito della library music, del gaming e dei social media". Fondata da un compositore, Bobby Cole, ricoprirà anche parte delle funzioni di una collecting, tenendo traccia di utilizzi e stream di ogni brano distribuito tramite Melody Rights. Le premesse sembrano interessanti, l'applicazione potrebbe essere più ostica.

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Un distributore equo e solidale: nasce Melody Rights

La società inglese distribuisce musica solo sulle piattaforme in cui il compenso è più alto

<h2>Presentazioni, debutti</h2>

Come ogni anno, è arrivato il momento per i giornalisti accreditati di ascoltare in anteprima i brani in gara a Sanremo 2025: saranno i primi preascolti della (nuova) era Conti.

Presentazione in settimana a&nbsp;Milano e Roma

<h2>In&nbsp;tour, In uscita</h2>

Da sabato 18 gennaio a sabato 8 febbraio 
Il nuovo fenomeno del rap italiano si chiama Tony Boy, è padovano e, nonostante il suo nome sia ancora sconosciuto al grande pubblico, il suo primo tour ufficiale nei club&nbsp;debutta con 14 date già sold-out, tra cui una tripla data al Fabrique di Milano.

Venerdì 24/01 
Ginevra è una delle voci (e penne) più interessanti della sua generazione, e il suo nuovo lavoro "FEMINA", un concept album sull'esperienza femminile in uscita per l'etichetta Asian Fake,&nbsp;dimostra ulteriormente la sua maturità artistica e una rara capacità di introspezione.

Per segnalazioni di eventi e presentazioni - che devono essere legati al mondo dell'industria musicale - si può scrivere a<a href="mailto:agenda.musicbiz@rockol.it,%20?subject=Segnalazione%20per%20Agenda%20Music%20Biz">&nbsp;agenda.musicbiz@rockol.it</a>

MusicBiz 7 Giorni: l'agenda dell’industria musicale

Presentazioni, release, inaugurazioni, eventi: gli appuntamenti della settimana

Dopo <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749430/tiktok-per-ora-non-e-accessibile-negli-stati-uniti">quattordici ore di sospensione delle attività</a>, TikTok è tornato disponibile negli Stati Uniti: il social network ha progressivamente riaperto i suoi server al pubblico americano nel pomeriggio di domenica, 19 gennaio - giorno indicato per la chiusura dal Foreign Adversary Controlled Applications Act.

“Da oggi TikTok è tornato”, ha dichiarato il presidente eletto Donald Trump, che oggi - lunedì 20 gennaio - si insedierà alla Casa Bianca assumendo i pieni poteri previsti dal suo incarico: “Non abbiamo scelta, dobbiamo farlo”. Per salvare il servizio controllato da Bytedance dalla chiusura prevista dalla “legge bando” il successore di Joe Biden potrebbe in prima istanza prorogare la scadenza del Foreign Adversary Controlled Applications Act a 90 giorni, e - successivamente - spingere per una soluzione “ibrida” che accontenti entrambe le parti in causa: come suggerito nelle ultime ore sui propri account social ufficiali, Trump sarebbe favorevole a una joint venture sino-americana per il controllo delle attività di TikTok sul mercato statunitense.

Secondo quanto riferito alla CNN dal consigliere di Trump Jason Miller Trump starebbe mettendo a punto un ordine esecutivo per ritardare la messa in atto del bando prevista dal testo approvato dall’amministrazione Biden in caso di trattativa in corso per l’operatività della piattaforma su suolo americano.

Nel messaggio pop-up di riattivazione dell’app negli USA il servizio ha tenuto a chiarire, ai propri utenti: “Grazie agli sforzi del presidente Trump, TikTok è tornato negli Stati Uniti”.

Tra poche ore il CEO di TikTok Shou Zi Chew parteciperà alla cerimonia di insediamento di Trump a Washington.

TikTok torna accessibile negli USA

Dopo 14 ore di blackout. Trump si intesta la riattivazione, e propone una joint venture USA - Cina

Negli Stati Uniti l’app TikTok non è più accessibile dalla tarda serata di ieri, sabato 18 gennaio: è la conseguenza dell’entrata in vigore del <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744085/tiktok-il-bando-negli-usa-e-legge-9-mesi-per-vendere">Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act</a>, testo approvato dall’amministrazione Biden che prevede il bando per il social cinese controllato da Bytedance in assenza di una cessione dell'operatività nel paese a un'azienda locale. Contrariamente a quanto ipotizzato nei giorni scorsi, il blocco alla piattaforma - per scelta dei gestori della stessa -&nbsp;non ha riguardato solo il download e gli aggiornamenti, ma anche l’utilizzo tout-court.

Aprendo la app, viene visualizzato un avviso che informa: “Siamo spiacenti, il servizio al momento non è disponibile:&nbsp;una legge che lo bandisce&nbsp;è stata&nbsp;promulgata&nbsp;negli Stati Uniti. Purtroppo, questo significa che per il momento non è possibile utilizzare TikTok. Per fortuna il Presidente Trump ha detto che lavorerà con noi a una soluzione per tornare una volta che si sarà insediato. Per favore, restate sintonizzati”.

La pronuncia della Corte Suprema dello scorso venerdì, 17 gennaio, che <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749415/tiktok-bandito-da-corte-suprema-usa-ecco-perche-cosa-succede-ora">ha rigettato i ricorsi presentati da TikTok, dalla sua società madre Bytedance e da una rappresentanza di creator</a>, ha cancellato le eventualità di soluzioni ponte che potessero evitare la sospensione - parziale o totale - del servizio: le speranze di ripristino del social sono legate alle parole di Donald Trump, che domani - lunedì 20 gennaio - si insedierà alla Casa Bianca assumendo i pieni poteri previsti dalla carica. Il presidente eletto aveva promesso di “decidere” sul bando a TikTok il prima possibile, senza tuttavia né confermare né specificare il proprio programma: l’ipotesi più accreditata è che il successore di Joe Biden emetta un decreto presidenziale rinviando la scadenza del bando di 90 giorni, attivabile solo in caso di trattative in corso per la cessione dell’operatività sul territorio americano. Eventualità, quest’ultima, che Bytedance, già all’indomani dell’approvazione del Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744327/tiktok-fa-causa-al-governo-usa-disinvestire-e-impossibile">aveva definito “impossibile”</a>.

TikTok, al momento, non è più accessibile negli Stati Uniti

Da qualche ora l’app è stata oscurata per il pubblico americano

La classifica Airplay della settimana dal 10 al 16 gennaio dei brani più trasmessi vede in prima posizione “Gli sbandati hanno perso” di Marracash, al numero due “Mandare tutto all’aria” di Marco Mengoni e in terza “Booster” di Tananai. Nella classifica dei brani esordienti più trasmessi troviamo “Ti amo” di prima stanza a destra. Ecco le novità.

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<a href="https://radioairplay.fm/" target="_blank">La classifica Radio Airplay</a>&nbsp;della settimana dal 10 al 16 gennaio vede al primo posto “Gli sbandati hanno perso” di Marracash; i nuovi ingressi nelle prime cinquanta posizioni sono:

“Fuorionda” – Jovanotti (5)

“Oh Mamma Mia” - Guè feat. Rose Villain (8)

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Il più alto nuovo ingresso è “Fuorionda” di Jovanotti in quinta posizione<div class='embed'>		 <iframe 
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<a href="https://radioairplay.fm/classifiche-musicali/classifiche/italia/absolute-beginners-by-rockol/" target="_blank">La classifica Airplay Absolute Beginners</a>&nbsp;&nbsp;della settimana&nbsp;dal 10 al 16 gennaio degli artisti esordienti più trasmessi in radio della settimana vede in vetta “Ti amo” di prima stanza a destra; le nuove entrate nella Top Ten sono:

“Cringe inferno” – Tropea (4)

“Vittoria” – Casadilego (9)

“Like The Rain” – Naomi (10)

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Il più alto nuovo ingresso è “Cringe inferno” di Tropea in quarta posizione.

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Nella "Rit Parade di Stefano Cilio"&nbsp;(<a href="http://www.stefanocilio.com/" target="_blank">www.stefanocilio.com</a>),&nbsp;classifica delle canzoni più popolari in Italia sommando tutte le modalità di riproduzione e acquisto della musica (streaming, download, radio airplay, visualizzazioni video e identificazioni), questa settimana troviamo tre nuove entrate&nbsp;in top 30. Al numero 29 entra in classifica "Posto mio" dei fratelli Thasup e Mara Sattei, mentre in ventitreesima posizione entra in classifica "Nice To Meet You" di Myles Smith. La più alta new entry si trova direttamente in top twenty ed è "Buio Davanti" di Lazza, al numero 18. Il podio della "Rit Parade" di questa settimana vede stabile al terzo posto&nbsp;"APT" di Rosè con Bruno Mars,&nbsp;seguita al numero 2 da&nbsp;"Islanda", il nuovo singolo dei Pinguini Tattici Nucleari che perde la vetta dopo una sola settimana.&nbsp;La nuova&nbsp;canzone più popolare in Italia è "Gli sbandati hanno perso" di Marracash, alla sua seconda numero uno dopo "Crazy Love" (2021).

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<a href="https://www.rockol.it/classifica-fimi-billboard-uk-radio-dischi-piu-venduti?preview=a608820c8b02f821fd24a9f57f9db081#Classifichee%20polemiche&amp;refresh_ce" target="_blank">Classifiche: speciale e aggiornamenti continui qui</a>.

Classifiche Airplay, novità 16 gennaio: Marracash primo

“Gli sbandati hanno perso” è il singolo più trasmesso dalle radio

La classifica UK degli album più venduti della settimana dal 17 al 23 gennaio vede salire in prima posizione “The rise and fall of a midwest Princess” di Chappell Roan, al numero due ancora “Short n’sweet” di Sabrina Carpenter e “The human fear” dei Franz Ferdinand. I primi tre singoli della classifica dei brani restano gli stessi della scorsa settimana: “That's so true” di Gracie Abrams, “APT” di Rosè e Bruno Mars e “Messy” di Lola Young. Ecco la novità.

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La UK Charts album della settimana dal 17 al 23 gennaio vede al primo posto “The rise and fall of a midwest Princess” di Chappell Roan; le nuove entrate fra le prime cinquanta posizioni sono:

“The human fear” - Franz Ferdinand (3)

“Debi tirar mas fotos” - Bad Bunny (13)

“Who let the dogs out” - Lambrini Girls (16)

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L’ingresso più alto è stato The human fear” dei Franz Ferdinand in terza posizione.

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La UK Charts singoli della settimana dal 17 al 23 gennaio vede al primo posto “That's so true” di Gracie Abrams; le nuove entrate in classifica nelle prime cinquanta posizioni sono:

“Do I wanna know” – Hozier (26)

“It Girl” – Jade (44)

“Dtmf” - Bad Bunny (45)

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Il più alto nuovo ingresso è “Do I wanna know” di Hozier in ventiseiesima posizione.

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Classifiche UK, novità 23 gennaio: Chappell Roan in vetta

“The rise and fall of a midwest Princess” è l’album più venduto della settimana 

La classifica degli album più venduti in Italia della settimana dal 10 al 16 gennaio vede debuttare al numero uno “Tropico del Capricorno” di Guè, a seguire “Debí Tirar Más Fotos” di Bad Bunny ed “È finita la pace” di Marracash. Le prime tre posizioni nella classifica dei singoli sono: “Oh Mamma mia” di Guè &amp; Rose Villain, “Dtmf” di Bad Bunny e “Akrapovic”di Guè &amp; Artie 5ive. Ecco le novità.

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La classifica&nbsp;Top Album FIMI/GfK Top of the Music sponsored by SCF&nbsp;della settimana dal 10 al 16 gennaio vede al numero uno&nbsp;“Tropico del Capricorno” di Guè; le nuove entrate tra le prime cinquanta posizioni della chart sono:

“Tropico del Capricorno” – Guè (1)

“Antidiva Putiferio” - Donatella Rettore (25)

“Quanto Manca 2” – Villabanks (35)

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Il più alto nuovo ingresso è “Tropico del Capricorno” di Guè in prima posizione.

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Nella classifica Top Singoli&nbsp;FIMI/GfK Top of the Music sponsored by SCF della settimana dal 10 al 16 gennaio vede in vetta “Oh Mamma mia” di Guè &amp; Rose Villain; i nuovi ingressi tra le prime cinquanta posizioni sono:

“Oh Mamma mia” - Guè &amp; Rose Villain (1)

“Dtmf” di Bad Bunny (2)

“Akrapovic”di Guè &amp; Artie 5ive (3)

“Vibe” – Guè (4)

“Meravigliosa” - Guè &amp; Stadio (5)

“Da 0 A 100” - Guè &amp; Shiva (9)

“Non lo so” - Guè &amp; Chiello (14)

“Nuevayol” - Bad Bunny (15)

“Movie” - Guè &amp; Geolier (18)

“Pain is Love” - Guè &amp; Harry Fraud (20)

“Gazelle” - Guè &amp; Ele A (21)

“La G La U La E Pt.3” – Guè (22)

“Nei tuoi skinny” - Guè &amp; Frah Quintale (24)

“Le tipe” – Guè (26)

“Kalispera” - Guè, Ghali &amp; Tony Effe (28)

“Baile Inolvidable” - Bad Bunny (30)

“Nei Dm” - Guè, Ernia &amp; Tormento (36)

“Astronauta” – Guè (38)

“Voy A Llevarte Pa Pr” - Bad Bunny (39)

“Misère” - Baby Gang &amp; Higashi (43)

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Il più alto nuovo ingresso è “Oh Mamma mia” - Guè &amp; Rose Villain in prima posizione.

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Classifiche, novità 16 gennaio: Guè al numero uno

“Tropico del Capricorno” è l’album più venduto della settimana

E’ arrivata a una manciata di ore dalla scadenza fissata dal Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act - quella del prossimo 19 gennaio - <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749239/tiktok-proibito-negli-usa-audizioni-corte-suprema-cosa-succede">la pronuncia della Corte Suprema americana</a> in merito alla richiesta, da parte di Bytedance, TikTok e una rappresentanza di creator, di salvare il popolare social network cinese dal bando su territorio americano.

“Non c’è dubbio che, per oltre 170 milioni di americani, TikTok offra uno sbocco distintivo ed espansivo per l’espressione, modalità di coinvolgimento e fonte di comunità”, si legge nelle motivazioni diffuse dai giudici Sonia Sotomayor e Neil Gorsuch: “Il Congresso, tuttavia, ha stabilito che la cessione è necessaria per affrontare le sue preoccupazioni di sicurezza nazionale ben supportate in merito alle pratiche di raccolta dati di TikTok e alla relazione con un avversario straniero”. Per la massima corte federale statunitense “la raccolta e l’analisi dei dati sono una pratica comune in questa era digitale”, ma le dimensioni di TikTok e la sua “suscettibilità al controllo di avversari stranieri, insieme ai vasti segmenti di dati sensibili raccolti” rappresentano un problema in tema di sicurezza nazionale. Di qui la scelta di confermare il bando.

Allo stato attuale della situazione, quindi, la piattaforma cesserà di operare sul suolo americano a partire dalla mezzanotte della prossima domenica. Il social resterà accessibile per gli utenti americani, che - tuttavia - non potranno più scaricare l’app dedicata dagli app store, né effettuare aggiornamenti.

A sbloccare la situazione, pur in assenza di una trattativa concreta per cedere l’operatività di TikTok sul mercato statunitense come previsto dal testo varato dall’amministrazione Biden, potrebbe essere il presidente eletto Donald Trump, che lunedì 20 gennaio, a ventiquattr’ore dalla scadenza del termine, si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca assumendo i pieni poteri previsti dal suo ruolo. “Alla fine dipende da me, vedrete cosa farò”, ha dichiarato Trump alla CNN: “Il Congresso mi ha chiesto di decidere, e lo farò”.

Il tycoon prestato alla politica, già in campagna elettorale, si era espresso in termini favorevoli nei confronti di TikTok, schierandosi contro il bando. Oltre alla recente “piacevole conversazione con il presidente cinese Xi Jinping su TikTok e su molti altri argomenti” avuta da Trump, c’è un altro aspetto che potrebbe lasciar presagire un esito favorevole della vicenda, nonostante il potenziale blackout che potrebbe colpire il social di Bytedance nel cuore del prossimo weekend: il CEO di TikTok Shou Chew è tra gli ospiti d’onore attesi a Washington per la cerimonia di insediamento di Trump prevista per il prossimo lunedì.

TikTok, la Corte Suprema USA conferma la legge bando

Il provvedimento scatterà come previsto il giorno prima dell'insediamento di Trump alla Casa Bianca

Per conoscere le ultime novità musicali della settimana, questo articolo ti fornirà l'elenco completo e sempre aggiornato delle nuove canzoni uscite venerdì. Ogni settimana, artisti e band pubblicano nuovi brani, album o EP su tutte le piattaforme digitali. Se vuoi rimanere al passo con le ultime uscite, non perderti <a href="https://www.rockol.it/singoli">l'elenco sempre aggiornato con tutte le novità musicali</a>. Questa settimana parliamo di Inhaler, Dente, Senhit, Negrita e Jade.

<h2>A question of you - Inhaler - Universal</h2>

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Gli irlandesi&nbsp;Inhaler hanno pubblicato il singolo "A question of you"&nbsp;che&nbsp;anticipa l'uscita del nuovo album "Open wide"&nbsp;prevista per il 7 febbraio. "A question of you"&nbsp;è il terzo singolo estratto dal nuovo album&nbsp;dopo&nbsp;"Your house" e "Open wide". Per il nuovo lavoro, la band ha collaborato con il produttore Kid Harpoon&nbsp;a Londra.

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<a href="https://testicanzoni.rockol.it/testi/inhaler-a-question-of-you-316874416">Leggi il testo di "A question of you" </a>

Gli Inhaler sono un gruppo originario di Dublino, Irlanda. Formatasi originariamente nel 2012 presso il St. Andrew's College di Blackrock, la band è composta dal cantante e chitarrista Elijah Hewson – figlio di Bono degli U2 – dal bassista Robert Keating, dal chitarrista Josh Jenkinson e dal batterista Ryan McMahon. 
La formazione irlandese ha pubblicato nel 2017 il suo singolo di debutto autoprodotto, dal titolo “I wan you”. Al brano hanno fatto seguito altre tre canzoni pubblicate... 
<a href="https://www.rockol.it/artista/inhaler/biografia">Leggi la biografia completa </a>

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 <a href="https://www.rockol.it/singoli">Scopri qui</a> tutti i singoli in uscita!
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<h2>Favola - Dente - INRI</h2>

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Dente esce con "Favola", secondo estratto, dopo "Senza di me" uscito il giorno di Natale, da un prossimo progetto discografico, la cui pubblicazione è programmata per la primavera.

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<a href="https://testicanzoni.rockol.it/testi/dente-favola-316872686">Leggi il testo di "Favola" </a>

Giuseppe Peveri, alias Dente, nasce a Fidenza (PR) nel 1976. Poco più che adolescente intraprende la sua avventura musicale come chitarrista dei Quic, passando per la band La Spina (con due album all’attivo), per poi iniziare la carriera solista, che lo porta nel 2006 a firmare per Jestrai esordendo con il suo primo album ANICE IN BOCCA. 
Nell’aprile 2007 esce NON C’È DUE SENZA TE. Durante l’estate di quell’anno, Federico Fiumani invita Dente a reinterpretare una canzone dei Diaframma... 
<a href="https://www.rockol.it/artista/dente/biografia">Leggi la biografia completa </a>

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<h2>Dangerous (R3HAB Remix) - Senhit - Panini</h2>

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E' uscito "Dangerous" (R3HAB Remix), frutto della collaborazione tra la cantante Senhit e il dj e producer R3HAB. "Dangerous"&nbsp;è la title track dell'album della musicista di origine eritrea, pubblicato lo scorso ottobre.

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Nata e cresciuta a Bologna da genitori eritrei, SENHIT è un’artista dalla carica non comune, che unisce amore per le radici africane, stile italiano e vocazione musicale internazionale. Esordisce nei grandi musical di Massimo Ranieri e della Disney. Prosegue la ricerca della sua strada come solista cantando in italiano per poi approdare alla lingua inglese che le permette di esprimere al meglio tutta la sua energia pop e la sua multiculturalità. E’ così che collabora con Gaetano Curreri... 
<a href="https://www.rockol.it/artista/senhit/biografia">Leggi la biografia completa </a>

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<h2>Noi siamo gli altri - Negrita - Universal</h2>

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Gli aretini Negrita tornano sul mercato con il singolo "Noi siamo gli altri".

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<a href="https://testicanzoni.rockol.it/testi/negrita-noi-siamo-gli-altri-316876234">Leggi il testo di "Noi siamo gli altri" </a>

Il gruppo nasce all'inizio degli anni Novanta in Toscana. A partire dal 1992 comincia a registrare in proprio alcuni brani e a esibirsi dal vivo nel circuito dei club della penisola, fino a che, nel 1994, arriva all’esordio discografico con NEGRITA. Del 1995 è il mini album Paradisi per illusi. 
XXX, del 1997, è registrato negli Stati Uniti; in seguito i Negrita collaborano con Aldo, Giovanni e Giacomo per la colonna sonora del primo film dl trio comico, "Tre uomini e una gamba", mentre... 
<a href="https://www.rockol.it/artista/negrita/biografia">Leggi la biografia completa </a>

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<h2>Lacrime - Jade - Otherside</h2>

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Jade esce con il singolo "Lacrime", un&nbsp;brano&nbsp;scritto ed interpretato dalla stessa Jade.

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 <a href="https://www.rockol.it/singoli">Scopri qui</a> tutti i singoli in uscita!
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Nuova musica uscita in Italia settimana del 2022-02-06

Questa settimana nuovi singoli per Inhaler, Dente, Senhit, Negrita e Jade

Nuovi singoli, le uscite del 17 gennaio

Prenderà il via il prossimo 14 febbraio presso Arriviamo Bar all’interno della Starbucks Reserve Roastery Milano in piazza Cordusio a Milano Music Brews, ciclo di concerti organizzati da Ponderosa Music &amp; Art “per celebrare il culto del caffè e le sue numerose declinazioni grazie alla sapiente arte del coffee mixology”: la serie di eventi - che avrà cadenza mensile - sarà inaugurata da Il Dinamico Duo composto da Alessandro Marzetti (tromba) e Gianpiero “Gippo” Mercoli (chitarra). Lo show avrà inizio alle ore 19.

“Il format - si legge nella nota di presentazione - vuole omaggiare la grande arte della tostatura ed estrazione del caffè attraverso un’accurata selezione musicale grazie ai gruppi che, mese dopo mese, si esibiranno all’interno della venue. Due concetti che sembrano lontani, ma che invece sono molto accomunati grazie alla metodica ricerca di innovata qualità”.