Arriva anche in Italia Loud &amp; Clear, il report annuale di Spotify per spiegare agli attori dell’industria, agli artisti e al pubblico in generale come funziona il sistema economico alla base dello streaming musicale. <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-743262/spotify-loud-and-clear-come-funzionano-i-pagamenti-artisti-industria">A livello globale viene diffuso a marzo </a>- nel periodo in cui i vari settori del musicbiz "danno i numeri” dell’anno precedente - ma per la prima volta la piattaforma ha presentato una versione con i dati del nostro mercato. E c’è la volontà di farlo diventare un appuntamento ricorrente, così come avviene in altri&nbsp;paesi. Perché, viene spiegato, nella mission di Spotify c’è la valorizzazione dei mercati&nbsp;locali.

<h2>Anche l'italia è un mercato globale</h2>

Dati che tanto locali non sono: tra le evidenze&nbsp;più interessanti di questa edizione italiana di Loud &amp; Clear c’è il fatto che più del 50% delle royalties destinate ad artisti ed attori italiani è stato generato da ascoltatori non italiani - con un grande ruolo delle playlist. Esportiamo rock, dance, rap e classica: nella top 3 ci sono non solo i Maneskin, ma anche i Meduza e <a href="https://www.rockol.it/news-742024/ludovico-einaudi-spotify-classifica-intervista">Ludovico Einaudi (qua la nostra intervista).</a>

Se poi parliamo di cosa si ascolta nel nostro paese Spotify conferma i dati FIMI, ovvero l’italianità del&nbsp;nostro&nbsp;mercato, con l’80% di artisti nazionali in top 50, con la top 10 interamente italiana. Ma la top 10 non dice tutto, viene spiegato: non ci sono donne, ma le artiste hanno segnato un +18% di ascolti nell’ultimo anno. 
Il mercato italiano ha avuto un tasso di crescita nel 2023 del 18.8% e, secondo i dati FIMI, ed è ora il terzo in Europa. La crescita di Spotify, spiega il rapporto è superiore, attestandosi al 20%.&nbsp;

<h2>Più artisti che guadagnano</h2>

In linea con il Loud &amp; Clear globale, la versione italiana sottolinea come ci siano più artisti che vivono di musica: nel 2023 sono 1200 gli artisti che hanno ricevuto&nbsp;10.000€ dalla piattaforma, numero più che triplicato. Questa cifra, sottolinea Spotify, viene stimata come 1/4 dei guadagni di un/una artista, comprendendo le altre forme di monetizzazione della musica.&nbsp;Ed è più che quadruplicato il numero di artisti/e che complessivamente guadagnano più di 50.000 Euro. Ovviamente va ricordato che si parla di cifre che non vengono pagate direttamente agli artisti, ma agli intermediari e&nbsp;chi li rappresenta (es. case discografiche), che li ridistribuiscono in base ai contratti.

In generale, comunque Spotify ha pagato, nel 2023, 126 milioni di euro agli aventi diritto: non solo case discografiche e artisti, ma anche editori ed altri&nbsp;soggetti: + 400% rispetto al 2017.

<h2>La music discovery</h2>

Un accento sulla music discovery e sulla curatela editoriale: nel 2027 sono stati 2,7 i miliardi di primi ascolti, e più della metà arriva dalle playlist programmate, il resto da ricerche dirette. Non solo algoritmo: oltre 5000 artisti italiani sono inseriti nelle playlist editoriali. Sempre in tema di discovery, per Spotify il picco degli ascolti per gli artisti emergenti si verifica a 30 giorni dal primo stream. 
Infine, un dato globale che testimonia l’ampliamento della platea, non solo degli ascoltatori ma anche dei produttori: sono più di 10 milioni gli uploader che hanno caricato almeno una canzone, ma oltre la metà ha&nbsp;meno di 100 ascolti globali.

“Lo streaming ha permesso a un numero sempre più grande di artisti di raggiungere il successo, contribuendo a una rivoluzione che sta favorendo talenti che non avrebbero trovato spazio sugli scaffali dei negozi fino a pochi anni fa”, conclude Federica Tremolada, &nbsp;Managing Director Southern &amp; Eastern Europe.&nbsp;"Un dato che dimostra l’impegno concreto di Spotify nel supporto alla carriera e all’auto-sostentamento degli artisti, che, a loro volta, vedono nella piattaforma un’opportunità reale di crescita”.

streaming

Spotify

Ludovico Einaudi

Maneskin

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Rockol.com S.R.L.

Spotify, 126 milioni di euro in royalties all’Italia nel 2023

Industria

Per la prima volta i dati del report Loud & Clear vengono presentati anche per il nostro mercato

L'ologramma di Whitney Houston tornerà in tournée. Non è detto che si tratti ancora di un ologramma, però: dall'ultima volta (nel 2020) la tecnologia è progredita di molto, ed è possibile che si propenda per nuove tecniche, come gli&nbsp;schermi ad altissima definizione utilizzati dagli ABBA per il loro ABBA Voyage. Sia come sia, quel che è certo è che c'è un accordo: gli eredi di Whitney,&nbsp;Primary Wave che ne gestisce il catalogo e Park Avenue Artists che si occupa dei suoi diritti d'immagine avrebbero raggiunto un accordo con Moises, una tech company in grado di isolare tramite AI le tracce&nbsp;vocali dei suoi più grandi successi.

L'idea è quella di utilizzarli per accostarli all'accompagnamento di un'orchestra sinfonica: il tour toccherà inizialmente sette città degli Stati Uniti. Gli organizzatori promettono anche l'utilizzo di registrazioni e filmati rari e poco conosciuti dal pubblico, per quella&nbsp;che promettono essere una vera e propria experience, più che un concerto. Ancora ignote le date e le località.

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Whitney Houston: un accordo con Moises per "riportarla" sul palco

In passato il suo ologramma era già stato in tour mondiale, ma nel mentre la tecnologia è progredita

Sony Music e Spotify hanno annunciato la sigla di un nuovo accordo pluriennale riguardante sia la musica registrata che la divisione editoriale: l’intesa - hanno precisato le aziende in una nota - “garantirà agli autori di canzoni una partecipazione più diretta alla crescita dello streaming”.

"Sony Music Group e Spotify sono da tempo impegnate reciprocamente a promuovere lo streaming musicale e a far crescere il mercato per tutti", ha commentato Rob Stringer, Presidente e CEO di Sony Music Group: “Impegno che si riflette ulteriormente nei nostri nuovi accordi, con i quali stiamo lavorando per sviluppare approcci futuristici che garantiscano ai nostri artisti e autori un compenso adeguato per il loro lavoro e al pubblico un'esperienza di alta qualità in continua evoluzione”.

"La nostra partnership con Sony si basa su un impegno comune per plasmare il futuro della musica”, ha aggiunto il fondatore e CEO di Spotify Daniel Ek: “Insieme, stiamo accelerando il ritmo dell'innovazione per creare nuove e potenti opportunità e aumentare i ricavi per artisti e autori. Questi accordi non rappresentano solo una pietra miliare: sono un catalizzatore per la creazione di un ecosistema musicale più dinamico e prospero per tutti”.

"Questi accordi con Sony Music sono stati concepiti per supportare al meglio artisti e autori, sbloccando nuovi formati e creando legami più profondi con i fan”, ha spiegato il CFO di Spotify Alex Norström: “Questo allineamento crea spazio per nuove opportunità e crescita a lungo termine per tutti i soggetti coinvolti”.

Il nuovo accordo, precisa la nota congiunta diffusa dalle aziende, “è incentrato sulla continua crescita e innovazione nello streaming musicale, che fornisca un valore maggiore ad artisti, autori e ascoltatori in tutto il mondo”. “Le aziende collaboreranno per continuare a migliorare l'esperienza di ascolto, creando al contempo maggiori opportunità per artisti e autori di raggiungere un pubblico ovunque”, prosegue la dichiarazione: “Queste iniziative lanceranno nuove offerte di prodotti, tra cui formati audio e video migliorati che consentiranno connessioni più profonde con i fan”.

Così come nel caso degli accordi siglati dal DSP svedese <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749605/universal-music-e-spotify-nuovo-accordo-pluriennale">con Universal Music Group</a> e <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749865/spotify-dopo-umg-accordo-artist-centric-anche-con-warner-music">Warner Music Group</a>, anche l’intesa con Sony Music appena annunciata include un nuovo contratto di licenza editoriale per il mercato americano in grado di sostituire il pagamento legato agli audiolibri, autentico casus belli che aveva portato la piattaforma quotata a Wall Street a <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744531/spotify-una-causa-dal-mechanical-licensing-collective">un vertenza legale con il Mechanical Licensing Collective (MLC)</a>.

Con tutte e tre le major a bordo, Spotify si sta preparando al lancio del nuovo tier di abbonamento dedicato ai superfans, come si evince dalle “nuove offerte di prodotti, tra cui <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753979/spotify-audio-lossless-alta-qualita-come-funziona-come-abilitarlo">formati audio</a> e video migliorati”, pronte a stabilire “connessioni più profonde con i fan”.

Sony Music, nuovo accordo pluriennale con Spotify

L’intesa riguarda sia la musica registrata che il publishing

Con il voto favorevole della maggioranza e quello contrario delle opposizioni - 77 sì contro 55 no, come riferisce l'agenzia ANSA - il Senato ha dato il via libera alla legge quadro sull’Intelligenza Artificiale: articolato in 6 capi e 28 articoli, il testo delega il governo a emanare i decreti legislativi del caso, e istituisce "il Comitato di coordinamento delle attività di indirizzo su enti, organismi e fondazioni che operano nel campo dell'innovazione digitale e dell'intelligenza artificiale", designando l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e Agenzia per l'Italia Digitale (AgID) quali Autorità nazionali competenti.

La nuova legge stabilisce “i princìpi in materia di ricerca, sperimentazione, sviluppo, adozione e applicazione di sistemi e di modelli di intelligenza artificiale”, promuovendo “un utilizzo corretto, trasparente e responsabile, in una dimensione antropocentrica” della stessa AI e garantendo “la vigilanza sui rischi economici e sociali e sull'impatto sui diritti fondamentali dell'intelligenza artificiale”.

Per quanto riguarda la “tutela del diritto d'autore delle opere generate con l'ausilio dell'intelligenza artificiale”, “all'articolo 1, primo comma, dopo le parole ‘opere dell'ingegno’ è inserita la seguente ‘umano’, e dopo le parole ‘forma di espressione’ sono aggiunte le seguenti parole: ‘anche laddove create con l'ausilio di strumenti di intelligenza artificiale, purché costituenti risultato del lavoro intellettuale dell'autore’”.

Commentando l’approvazione del testo, per il CEO di FIMI Enzo Mazza “restano tutte le criticità in materia di copyright” già espresse in occasione del <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751712/mazza-fimi-tutelare-diritti-dalle-piattaforme-ai">proprio intervento</a> dello scorso maggio presso le Commissioni riunite Trasporti e Attività produttive della Camera.

Intelligenza artificiale, approvato il DDL italiano

Semaforo verde dal Senato, con i no delle opposizioni. Designate le authority

E’ stata battezza “Vita da fan” la campagna con la quale Spotify vuole accendere un riflettore su “rituali, linguaggi segreti ed espressioni creative” dell’universo dei fan: l’iniziativa, lanciata su scala globale, è stata concepita per “per celebrare il fenomeno culturale dei fandom in Italia, mostrandone l’estetica e raccontando le storie che trasformano gli artisti in vere e proprie icone per le loro community”.

Per il nostro Paese sono stati scelti tre artisti in rappresentanza di altrettante community: Alfa, Anna e Kid Yugi.

“Vita da fan” è stata curata in Italia dall’agenzia ACNE, divisione creativa di Deloitte Digital. E’ attiva dal 15 di settembre e lo sarà fino al 12 di ottobre, presente sui canali social (IG &amp; Tik Tok), video (YouTube &amp; Vevo), e in formato Out Of Home per le vie di Milano.

“In Spotify siamo fan noi stessi prima di tutto e volevamo trovare il modo giusto per raccontare e celebrare i rituali e le emozioni che ci legano ai nostri artisti preferiti, agli altri fan come noi e, ovviamente, alla musica”, ha dichiarato Ester Gazzano, Head of Marketing Europe di Spotify: “Perché quando la passione è condivisa diventa ancora più magica. Quante core memories abbiamo legate a questi momenti speciali? Con Vita da Fan vogliamo celebrare insieme questo legame unico”.

Spotify, lanciata la nuova campagna ‘Vita da fan’

L’iniziativa, su scala globale, coinvolge anche l’Italia

Si riaccende lo scontro tra gli editori musicali americani e X, la piattaforma di microblogging un tempo nota come Twitter <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-737911/publishing-maxi-causa-delle-major-e-non-solo-a-twitter">accusata dalla National Music Publishers' Association</a> - per conto di diciassette società di edizioni musicali, tra le quali quelle legate alle tre major, ovvero Universal Music Publishing, Sony Music Publishing e Warner Chappell Music - di "dilagante violazione della musica protetta di copyright". La tregua annunciata lo scorso giugno, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-752591/editori-usa-contro-x-si-tenta-la-via-extragiudiziale">quando le parti chiesero - e ottennero - una sospensione di 90 giorni della vertenza</a> per tentare la via extragiudiziale, si è chiusa ufficialmente nelle ultime ore.

"Gli sforzi delle parti per raggiungere una soluzione amichevole non hanno avuto successo", hanno fatto sapere le parti in una nota congiunta: "Sebbene le parti continueranno le loro discussioni, al momento non chiedono una proroga della sospensione".

Il processo riprenderà entro la fine del mese: sia NMPA che X stanno lavorando per “presentare tempestivamente e congiuntamente” un nuovo ordine di gestione del procedimento.

Nel marzo dello scorso anno il tribunale <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-742963/editori-usa-contro-x-twitter-respinta-la-richiesta-di-archiviazione">aveva accolto parzialmente la richiesta di archiviazione avanzata dal team legale dell’ex Twitter</a>, facendo cadere l’accusa di violazione diretta di copyright ma continuando a riconoscere la mancata censura delle “violazioni seriali” da parte dei propri utenti. La richiesta di risarcimento avanzata in prima istanza da NMPA è pari a 250 milioni di dollari.

Editori USA contro X: trattative fallite, si torna in tribunale

‘Gli sforzi per raggiungere una soluzione amichevoli non hanno prodotto risultati’

Il titolo di StubHub&nbsp;è crollato nel <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753951/stubhub-annunciato-ufficialmente-l-ipo">giorno di debutto in borsa</a>, chiudendo in ribasso del 6,4% rispetto al prezzo di collocamento, con una capitalizzazione di mercato di 8,4 miliardi di dollari. Dopo la chiusura delle contrattazioni (‘after hours’) il titolo è sceso ulteriormente.

La IPO (Initial Public Offering) della piattaforma di secondary ticketing, al momento, non può definirsi un successo, ma è ragionevole ritenere che la delusione del giorno dopo abbia radici più profonde.

La valutazione che il mercato ha attribuito a StubHub dopo il primo giorno di contrattazioni in borsa equivale, infatti, a circa alla metà di quanto l’azienda un anno fa dichiarava di aspettarsi - $16,5 miliardi era la cifra che corrispondeva alla valutazione alla quale aveva raccolto fondi nel 2021. Ma quella - solo 4 anni fa - era un’epoca in cui il mercato live, dopo la pandemia, era stato protagonista&nbsp;di un forte rimbalzo e si crogiolava nell’ottimismo.

E’ vero che quella attuale è una fase economica in cui le IPO stanno stentando in generale -&nbsp;negli Stati Uniti, mercato leader al mondo, la sola eccezione è costituita dalle startup dedicate alla Gen AI che attraggono la quasi totale attenzione dei finanziatori. Eppure l’esperienza di StubHub osservata oggi pare accentuare anche un fattore settoriale, ossia come la biglietteria per eventi dal vivo non sia quel comparto stabile e prevedibile che il mercato desideria&nbsp;premiare nel clima attuale, poichè il flusso degli eventi live è discontinuo per definizione.

Inoltre, StubHub a fine agosto aveva comunicato <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753803/stubhub-risultati-finanziari-primo-semestre-2025">risultati del primo semestre inferiori alle attese sui ricavi e sui profitti</a>.&nbsp;

Infine la borsa non apprezza la mole dei debiti che grava sull’azienda, paradossalmente con ogni probabilità, la ragione forte in base alla quale si è deciso per l’IPO nonostante il momento sia evidentemente dei meno propizi.

StubHub, l’IPO delude

Bassa la valutazione della piattaforma di secondary ticketing dopo la quotazione

Nel corso di Made On YouTube, evento online per mezzo del quale la piattaforma controllata da Google ha presentato ieri, martedì 16 settembre, le proprie novità per l’autunno del 2025, Lyor Cohen - Global Head of Music della piattaforma - ha introdotto alla comunità artistica nuovi strumenti concepiti “per avvicinare ancora di più gli artisti musicali ai loro fan più appassionati”.

“Gli artisti non si limitano a condividere la loro musica: costruiscono mondi”, ha spiegato Cohen: “I fan non si limitano ad ascoltare; si sentono parte di essa. Per anni abbiamo lavorato duramente per coltivare il legame tra artisti e fan, e oggi siamo entusiasti di svelare il prossimo capitolo. Stiamo introducendo nuovi modi per consentire agli artisti e ai loro fan più accaniti di entrare in contatto a un livello più personale. Si tratta di premiare la lealtà verso i fan che sono lì fin dal primo giorno”.

Le nuove funzionalità annunciate includono un countdown per le nuove uscite e pre-salvataggi degli album, video esclusivi e lanci di merchandising esclusivi (quest’ultima, presentata come “programma pilota” nei soli Stati Uniti, “offre ai superfan l'opportunità di essere i primi ad avere accesso al merchandising esclusivo del loro artista preferito”.

Sempre nel corso di Made on YouTube il CEO della piattaforma Neal Mohan ha fatto sapere come il servizio di video streaming, negli ultimi quattro anni, abbia erogato “oltre 100 miliardi di dollari a creatori, artisti e aziende del settore media”.

YouTube, presentati nuovi tool per gli artisti musicali

‘Per avvicinare ancora di più gli artisti ai loro fan più appassionati’

Tra i firmatari figurano Mick Jagger, Annie Lennox, Paul McCartney, Sting, Kate Bush ed Elton John: non certo gli ultimi arrivati, insomma, che si rivolgono insieme ad altri 70 colleghi&nbsp;al governo inglese con una lettera aperta, per chiedere di proteggere i loro diritti d'autore e di immagine minacciati dalle aziende che si occupano di intelligenza artificiale, generativa e non. A sostenerli anche molte associazioni di categoria e società (non solo dell'ambito musicale), come&nbsp;News Media Association, UK Music, Pan MacMillan e&nbsp;Getty Images.

La più grande rimostranza dei firmatari è la mancanza di chiarezza del governo, che finora avrebbe affrontato la questione con poca decisione: "La gestione del copyright deve essere trasparente, ed è necessario il pieno consenso degli artisti" recita la lettera. "Questi due principi sono le fondamenta della nostra industria e sono cruciali per la sopravvivenza dei creativi inglesi. L'attuale situazione lascia le porte aperte alle Big Tech dell'AI, che potranno rubare, scandagliare e spezzettare tutta l'opera di ognuo di noi. Non lo accetteremo, e non lasceremo che il governo dimentichi le sue promesse elettorali. Il governo del Regno Unito non dovrebbe tenere in considerazione gli interessi delle grandi aziende più di quanto non consideri quelli dei suoi cittadini, e non dovrebbe cedere la nostra eredità culturale e il futuro della nostra creatività alla Silicon Valley".

&nbsp;

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AI: una lettera aperta degli artisti al governo del Regno Unito

La richiesta è quella di proteggere con più vigore il diritto d'autore e di immagine

TicketOne ha annunciato di aver abilitato sulla propria piattaforma Visa Click to Pay, il nuovo standard globale per i pagamenti online con carta. “Questa soluzione - ha spiegato l’azienda, in una nota - porta la stessa semplicità e immediatezza dei pagamenti contactless anche per gli acquisti online. I clienti possono ora trovare Visa Click to Pay nel checkout online su TicketOne.it e fanSALE.it scegliendo l'opzione ‘paga con carta’".

Grazie a Visa Click to Pay, dopo aver scelto il pagamento con carta durante il checkout online su TicketOne.it e fanSale.it, i titolari di carta Visa possono trovare le proprie carte di pagamento che sono già state integrate nella soluzione, selezionarne una e pagare. “Questo processo è più intuitivo rispetto all'inserimento manuale dei dati della carta e offre ai titolari Visa nuovi livelli di sicurezza”, spiega TicketOne: “Il titolare della carta può iscriversi a Visa Click to Pay tramite la propria banca qualora lo offra o dal sito Visa Click to Pay. Questa nuova esperienza di pagamento è ora disponibile per i clienti TicketOne, grazie alla collaborazione con Visa, uno dei leader mondiali nei pagamenti digitali”.

“L’integrazione di VISA Click to Pay costituisce un ulteriore passo nel percorso di innovazione che perseguiamo con costanza per offrire ai nostri clienti un’esperienza d’acquisto sempre più evoluta”, ha dichiarato Giorgio Aretino, Online Marketing &amp; Ecommerce Director di TicketOne: “La possibilità di disporre di soluzioni di pagamento smart, semplici e affidabili rappresenta per noi una priorità strategica. Siamo pertanto lieti di avviare questa collaborazione con un partner di rilievo come VISA, che ci consente di rendere l’acquisto dei biglietti ancora più immediato, garantendo al contempo i più elevati standard di sicurezza”.

"I consumatori si aspettano un'esperienza di pagamento altamente personalizzata, intuitiva e fluida, sia che stiano acquistando un caffé o effettuando un acquisto online”, ha aggiunto Andrea Zamboni, Digital Solutions Director, Visa Italy: “Visa Click to Pay aiuta a soddisfare queste aspettative eliminando la necessità di inserire manualmente i dettagli della carta, migliorando così sia la sicurezza che l'esperienza dei pagamenti online. Grazie alla tecnologia dei token di circuito, Visa Click to Pay rende possibile un processo di transazione più sicuro e fluido, disponibile in molti paesi a livello globale".

TicketOne, abilitati i pagamenti con Visa Click to Pay

Per ‘portare la stessa semplicità dei pagamenti contactless anche per gli acquisti online’

E’ di 162,6 milioni di euro il totale dei ricavi all’ingrosso della discografia spagnola nel primo semestre del 2025: a comunicarlo è Promusicae, la principale associazione di categoria del settore della musica registrata del paese.

Il comparto, su base annua, è cresciuto del 10,4%. A contribuire alla performance è stato essenzialmente lo streaming (+10,2%, per 144,2 milioni di euro): pur contribuendo per appena 17,4 milioni di euro, il segmento dei supporti fisici ha fatto segnare un tasso di crescita nettamente superiore al digitale (fermo, nel suo complesso, a +9,9%), toccando un notevole +14,8% (con, nel dettaglio, il vinile a +25,6%). In netto calo si è rivelato lo streaming freemium, i cui ricavi hanno fatto registrare una contrazione del 15,4% fermandosi a 18,6 milioni di euro.

"Sebbene l'adozione di modelli di abbonamento continui a crescere, siamo ancora lontani dai tassi di penetrazione degli abbonamenti a pagamento registrati nei paesi vicini, che si sono rivelati la chiave per consolidare la crescita digitale e garantire un settore sano e potente a livello internazionale", ha commentato, in una nota, Promusicae.

Spagna, nell’H1 2025 discografia in crescita del 10,4%

Per un giro d’affari complessivo pari a oltre 162 milioni di euro

Tony Effe ha collaborato con Peuterey Plurals, il brand di orientamento urban del marchio toscano, alla realizzazione di una nuova collezione, che sarà presentata in occasione della prossima Milano Fashion Week, in programma tra i prossimi 23 e 29 settembre.

La linea nata dalla collaborazione, precisa una nota, “è genderless e profondamente radicata nell’estetica urban contemporanea”. “Insieme al team creativo di Peuterey, Tony Effe ha dato vita a un guardaroba street d’impatto ma accessibile, pensato per chi vive la moda come affermazione spontanea del proprio essere”, si legge nella presentazione, che specifica come l’artista - all’anagrafe Nicolò Rapisarda, romano, classe 1991 - sia stato coinvolto personalmente “in ogni fase della creazione”, sperimentando “volumi, materiali e accessori, e dando forma a una&nbsp;collezione che è espressione diretta del suo stile”.

Tony Effe

Tony Effe, una partnership con Peuterey

La collezione creata con il contributo del trapper sarà presentata alla prossima Milano Fashion Week

In attesa che - il prossimo venerdì, 19 settembre - il <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-754087/tiktok-usa-e-cina-vicine-a-un-accordo">colloquio tra il presidente americano Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping</a> sancisca definitivamente i termini dell’accordo per il salvataggio di TikTok negli Stati Uniti, sul Wall Street Journal sono stati fatti trapelare i dettagli che porteranno Bytedance a cedere la quota di maggioranza della piattaforma operativa negli USA, in ottemperanza ai termini stabiliti dal Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act.

Per continuare a esistere nel paese TikTok darà vita a una vera e propria versione a stelle e strisce della propria piattaforma, presso la quale verranno “trasferiti” digitalmente tutti gli utenti americani. Oracle continuerebbe a gestire i dati degli iscritti presso le proprie strutture in Texas, con - nel ruolo di investitori - la società di venture capital Andreessen Horowitz e la private equity Silver Lake come parte del consorzio (del quale faranno parte anche gli attuali investitori occidentali della piattaforma, ovvero Susquehanna International, General Atlantic e KKR) che controllerà l’80% delle quote della nuova entità. Il restante 20% del capitale resterebbe a Bytedance.

Nel frattempo Donald Trump ha firmato il suo quarto ordine esecutivo per rinviare lo “spegnimento” di TikTok negli USA, rimandando ulteriormente la scadenza per l’accordo al prossimo 16 dicembre. "Abbiamo un accordo su TikTok”, aveva dichiarato Trump ieri, 16 settembre: “Ho raggiunto un accordo con la Cina. Parlerò con il presidente Xi venerdì per confermare tutto”.

L’unico dettaglio non ancora chiaro, riguardo l’accordo per l’operatività di TikTok negli USA, riguarda l’algoritmo che regola la raccomandazione dei contenuti agli utenti, che il Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act stabilisce debba essere gestito da un team di informatici americani, ma che Bytedance - per ragioni strategiche - considera incedibile. Aspetto, questo, che molto probabilmente figurerà nell’ordine del giorno del faccia a faccia tra Trump e Xi Jinping.

Horowitz, Oracle e Silver Lake dietro al TikTok ‘americano’?

Trapelano sul WSJ i dettagli dell’accordo che ‘salverà’ il social cinese negli USA

Il dogma degli ultimi anni, in termini di promozione musicale, è stato - più o meno per tutti - che il successo dovesse&nbsp;necessariamente passare dai social network. Le piattaforme, del resto, non hanno mancato di cavalcare l’onda: già un anno fa TikTok, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-746827/tiktok-studio-brani-virali-su-social-poi-in-classifica-in-germania">in una comunicazione ufficiale</a>, si era premurata di ricordare come, in Germania, “il 27% delle canzoni finite nella chart locale dei 100 singoli più venduti e streammati sia prima diventato virale [tra i propri utenti, ndr] e regolarmente segnalato&nbsp;nella TikTok Hot 50”. Ne erano convinte anche le star: qualche mese prima persino Taylor Swift, in vista del lancio di “The Tortured Poets Department”, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-743842/taylor-swift-canzoni-tornano-su-tiktok-universal-music-perche-commento">non ci pensò due volte a rompere l’embargo dichiarato dalla sua etichetta - Universal Music Group - nei confronti della piattaforma di Bytedance</a> per non privare il suo nuovo album del volano promozionale offerto dal servizio cinese.

L’infallibilità dell’assioma che vuole il successo come conseguenza inevitabile della viralità sui social network è stato messo in discussione da un'indagine condotta su un campione di 10mila ascoltatori da Mark Mulligan, Hanna Kahlert, Kriss Thakrar, Tatiana Cirisano e Olivia Jones per MIDiA Research, una delle agenzie più autorevoli nel campo dell’industria musicale.

La ricerca osserva come il processo di scoperta di nuova musica, che una volta dai social network “spostava” il pubblico su DSP tradizionali come Spotify e Apple Music (processo, questo, che TikTok aveva persino cercato di agevolare, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-741229/tiktok-add-to-music-app-arriva-in-italia">attivando il tool Add to Music App</a>), si sia interrotto. “Dopo aver ascoltato musica sui social media, i consumatori più giovani (16-24 anni) si sono rivelati meno propensi rispetto alla fascia d'età dei 25-34enni a compiere quasi ogni passaggio del funnel di discovery, come cercare di chi è il brano, salvarlo nel proprio account streaming, esplorare altri brani dell'artista o diventarne fan”, scrive Cirisano nell’introduzione all’indagine: “Alla domanda su cosa li trattenga dal fruire sulle piattaforme streaming la musica che ascoltano sui social media, la seconda ragione più comune tra i consumatori è: ‘la sento abbastanza sui social media’".

Questo, ovviamente, sta iniziando a diventare un problema, non solo per le mancate opportunità di ampliamento della fandom a beneficio degli artisti. Gli streaming sui social network rappresentano solo una piccola parte delle revenue per il settore della musica registrata, che - da diversi anni a questa parte - ha nei ricavi generati dai DSP la propria principale fonte di sostentamento.

“La conclusione scomoda è che più la musica viene spinta verso gli utenti dei social, meno efficace diventa nel generare ascolti e costruire fandom – proprio gli stessi risultati su cui l'industria musicale conta per la sua prossima fase di crescita”, osserva Cirisano: “A complicare il problema, le piattaforme social sono incentivate a far sì che gli utenti continuino a scorrere la pagina, non a indirizzarli altrove. Questo è il nocciolo dell'attuale economia dell'attenzione a somma zero: ogni momento trascorso ad ascoltare un feed è un momento non trascorso ad ascoltare canzoni e cataloghi”.

Non tutto, però, è perduto. “C'è anche un lato positivo”, conclude Cirisano nella presentazione alla ricerca: “Nonostante sembri che le generazioni più giovani siano meno interessate alla musica, più della metà dei 16-24enni (il 55%) afferma di essere più interessato a scoprire nuova musica, e l'altra metà si aspetta che il proprio interesse cresca. C'è una finestra temporale limitata per riaccendere il vero fandom: quella che si chiuderà prima che la prossima generazione cresca consumando musica, ma senza mai ascoltarla veramente”.

MIDiA Research e il legame spezzato tra viralità social e fandom

Una ricerca lancia l’allarme: i social stanno iniziando a sostituire le piattaforme streaming

Si è chiuso lo <a href="https://www.rockol.it/news-738964/internet-archive-vertenza-legale-con-sony-universal-e-concord">scontro legale</a> che, da due anni a questa parte, ha visto contrapposti Internet Archive e una rappresentanza di etichette discografiche, tra le quali Universal Music e Sony Music, che accusava la piattaforma non profit con quartier generale a San Francisco di aver reso disponibile in streaming illegalmente una serie di registrazioni in vinile d’epoca: la notifica congiunta è stata depositata presso il tribunale della California, che archivierà definitivamente in attesa dell’adempimento dell’accordo, che dovrà essere certificato per mezzo di una nota congiunta del rigetto del procedimento entro i prossimi 45 giorni.

"Entrambe le parti hanno comunicato alla Corte che la questione è stata risolta”, ha fatto sapere, sul blog ufficiale di Internet Archive, Chris Freeland, Director of Open Libraries di Internet Archive: “Le parti hanno raggiunto una risoluzione riservata di tutte le controversie e non rilasceranno ulteriori commenti pubblici sulla questione".

Tra i 78 giri resi disponibili dal servizio il cui sfruttamento è stato contestato dalle case discografiche figurano opere di Frank Sinatra, Bing Crosby, Ella Fitzgerald, Billie Holiday, Miles Davis e Louis Armstrong: complessivamente, le tracce indicate dai querelanti nella pratica con la quale è stata avviata la causa ammontavano a 2749.

Internet Archive, chiusa con un accordo la vertenza con le major

Ma i termini della risoluzione restano ‘riservati’

Per la settimana dal 5 settembre&nbsp;2025 all'11&nbsp;settembre 2025, nella Top Album FIMI/ GfK Top of the Music sponsored by SCF si registra una conferma in vetta con TUTTA VITA di OLLY che mantiene la prima posizione. Alle sue spalle di piazza come nuovo ingresso DOPAMINA&nbsp;di SICK LUKE, mentre al terzo posto, in discesa di un gradino rispetto alla settimana precedente, si attesta MAN'S BEST FRIEND di SABRINA CARPENTER.

Oltre a quella già citata, non si segnalano&nbsp;nuove entrate nelle prime dieci posizioni.

Nella classifica Top Singoli FIMI/ GfK Top of the Music sponsored by SCF relativa alla settimana dal 5 settembre&nbsp;2025 all'11&nbsp;settembre 2025, si registra una riconferma al vertice, con&nbsp;QUESTA DOMENICA di OLLY &amp; JULI&nbsp;stabile in prima posizione. Sale di una tacca, dal terzo al secondo posto,&nbsp;KRIMINAL di BABY GANG, EL ALFA, OMEGA &amp; ROBERTO FERRANTE, che scambia praticamente la posizione della settimana precedente con&nbsp;BAM BAM di BANFY FEAT. SHERIDAN, che dal secondo scende sul terzo gradino del podio.

L'unica new entry nella top ten è:

MONEY MACHINE - Sick Luke feat. Lazza &amp; Tony Effe (che entra direttamente in decima posizione)

<a href="https://www.rockol.it/classifica-fimi-billboard-uk-radio-dischi-piu-venduti?preview=a608820c8b02f821fd24a9f57f9db081#Classifichee%20polemiche&amp;refresh_ce">Classifiche: speciale e aggiornamenti continui qui</a>.

Olly

Classifiche, novità 4 settembre: Olly si riconferma in testa

'Tutta la vita' resta l'album più ascoltato della settimana

La Federal Trade Commission - corrispettivo americano dell’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato - ha avviato un’indagine su Live Nation: come riferito da Bloomberg, il fine dell’agenzia è vagliare la conformità dell’azienda al BOTS (Better Online Ticket Sales) Act, legge USA che regola la vendita di biglietti per eventi pubblici. Il sospetto della FTC è che Ticketmaster, divisione dedicata al ticketing della multinazionale californiana, abbia tratto beneficio - in termini finanziari - dal consentire ai rivenditori di non rispettare i limiti nell’acquisto dei tagliandi indicati dal testo.

In una dichiarazione resa all’agenzia Reuters, il gigante del live promoting guidato da Michael Rapino ha negato ogni addebito, dicendosi disponibile a collaborare con le autorità. “Non abbiamo violato il BOTS Act, e ci difenderemo con vigore da qualsiasi accusa al riguardo”, ha fatto sapere un portavoce di TicketMaster: “Tuttavia, preferiremmo collaborare con la FTC per implementare politiche volte a migliorare il settore della biglietteria. Riteniamo che l’agenzia abbia una fondamentale incomprensione delle politiche di Ticketmaster e stia adottando una visione eccessivamente espansionistica del BOTS Act”.

Questo procedimento, oltre sovrapporsi a quello <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751723/negli-usa-la-musica-dal-vivo-e-finita-sotto-inchiesta">avviato a maggio insieme al Dipartimento di Giustizia sull’intero settore della musica dal vivo</a>, si somma a quello - in carico sempre al Dipartimento di Giustizia - che vede Live Nation <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750711/usa-la-causa-antitrust-contro-live-nation-continua">sotto inchiesta per abuso di posizione dominante</a>, e che - teoricamente - potrebbe portare la società alla cessione forzata della sua divisione dedicata alla biglietteria.

Live Nation, una nuova indagine negli USA

La lente della Federal Trade Commission sulla conformità dell’azienda al BOTS Act

Penske Media Corporation, editore di Rolling Stone, Hollywood Reporter e molte altre testate, ha intentato una causa nei confronti di Google. L'oggetto del contendere è la funzione AI Overviews, che per ogni ricerca fornisce di default un riassunto della principale fonte trovata dal motore di ricerca. Il problema, argomentano gli avvocati dei querelanti, è che il riassunto in questione è fin troppo dettagliato: non resterebbe&nbsp;più nessun motivo per cliccare sull'effettivo articolo, e gli introiti per l'editore diminuirebbero&nbsp;sensibilmente, oltre a configurarsi il reato di violazione di copyright. Stando a fonti di Penske, da quando la nuova funzione è stata implementata&nbsp;il traffico verso i&nbsp;siti delle sue testate&nbsp;sarebbe addirittura diminuito di un terzo.

Non si tratta della prima volta che una causa del genere viene intentata, e tutte le volte la risposta di Google è stata un'interpretazione opposta: "AI Overviews rende le ricerche più utili e l'utente tende a usarle ancora di più", ha spiegato un portavoce al Wall Street Journal. Ma non è solo Google a essere finita in tribunale: l'anno scorso&nbsp;Microsoft e OpenAI sono stati ad esempio citati da New York Times, New York Daily News, Chicago Tribune e molti altri.&nbsp;

Penske Media fa causa a Google

L'AI di Google fornirebbe riassunti troppo dettagliati degli articoli, riducendo i clic sulle fonti

I gestori del servizio di streaming musicale leader sul mercato hanno annunciato “un'esperienza gratuita aggiornata a livello globale, con nuove funzionalità che rendono ancora più semplice godersi la musica e i podcast che si amano”. Nel dettaglio, gli iscritti titolari di un abbonamento gratuito a Spotify da oggi potranno usufruire di funzionalità in precedenza appannaggio dei soli utenti a pagamento, come la scelta e l’ascolto immediato di un’opera e la condivisione di un brano con altri utenti.

“Questi miglioramenti hanno molto da offrire”, hanno spiegato in una nota i responsabili del servizio: “Ora è possibile avere più controllo sugli ascolti, cercando e riproducendo qualsiasi traccia, o accedendo direttamente a un contenuto appena condiviso”.

“Il nostro obiettivo è aiutarvi a ottenere il massimo dalla vostra musica”, conclude l’annuncio del DSP: “Continuiamo a investire per rendere Spotify il posto migliore in cui fan e creatori possano incontrarsi, indipendentemente dal tipo di ascolto”.

L’apertura nei confronti dell’utenza free - che arriva a pochi giorni dall’<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753979/spotify-audio-lossless-alta-qualita-come-funziona-come-abilitarlo">annuncio della sospirata introduzione dell’audio lossless per gli abbonati a pagamento</a> - sarebbe da collegare a una strategia volta non solo ad aumentare il coinvolgimento del pubblico nei confronti della formula Premium - specie su mercati moderatamente avanzati come quello italiano, dove l’incidenza delle sottoscrizioni a pagamento ha ancora ampi margini di crescita - ma anche alla <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753417/spotify-perche-e-crollata-in-borsa-dopo-seconda-trimestrale-2025">crisi della raccolta pubblicitaria</a>, alla base del modello di business della formula freemium, determinante nei processi di penetrazione sui mercati emergenti.

Spotify migliora l’esperienza per gli abbonati free

Il DSP offre ai propri utenti non a pagamento ‘più controllo sugli ascolti’

TikTok potrebbe passare presto in mani americane: lo riporta l'agenzia Reuters, che svela che i presidenti Trump e Xi Jinping avrebbero già una chiamata in programma per il prossimo venerdì per discutere i dettagli della transazione. Una transazione ben oltre la zona Cesarini, perché era previsto che il 17 settembre (due giorni prima, quindi) il social network cinese&nbsp;venisse definitivamente oscurato se ByteDance non avesse accettato di disinvestire e di cederlo a una proprietà statunitense.

"Non parleremo dei termini commerciali dell'accordo, che avviene tra due enti privati, ma c'è un accordo generale sul piano commerciale" svela un portavoce del&nbsp;governo americano al termine del lungo negoziato che ha avuto luogo in Spagna proprio per scongiurare questa eventualità. Anche Trump sottolinea sul suo social Truth che tutto sembra avviarsi verso una conclusione positiva: "L'importante Trade Meeting in Europa con protagonisti&nbsp;gli Stati Uniti D'America e la Cina è andato MOLTO BENE! Si concluderà a breve" ha scritto. E i beninformati vociferano che TikTok possa essere stato usato come moneta di scambio nell'ambito della guerra dei dazi (una faccenda, quella, tutt'altro che conclusa).

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TikTok, USA e Cina vicine a un accordo

Lo riporta Reuters, svelando che Trump e Xi Jinping sarebbero sul punto di ufficializzare

FIMI ha annunciato il posticipo nella consegna delle classifiche relative alla trentasettesima settimana del 2025, quella compresa tra gli scorsi 5 e 11 settembre, attesa per lo scorso venerdì, 12 settembre: originariamente rinviata a oggi, lunedì 15 settembre, la comunicazione delle chart è stata ulteriormente rimandata a causa - ha spiegato la Federazione Industria Musicale Italiana - di un “problema tecnico riscontrato dal sistema globale NIQ non ancora risolto”.