Anche se al momento la percezione generale è che TikTok sia il social network più appetibile per promuovere e veicolare nuova musica, è possibile che il trend si stia già invertendo. Lo segnala <a href="https://luminatedata.com/" target="_blank">Luminate</a>, piattaforma specializzata nell’analisi dei big data relativi all’industria dell’entertainment.

Anche se TikTok resta la piattaforma più popolare, infatti, i risultati del secondo quadrimestre del 2024 mostrerebbero che tra gli ascoltatori di musica l’utilizzo della funzione YouTube Shorts di Google (la più simile ai reel brevi di TikTok) è cresciuta al 31%, con un +4% rispetto all’anno precedente; TikTok, invece, si troverebbe in una sorta di stallo, con un costante 33% di fan della musica che lo usano regolarmente. La crescita più rapida, quindi, significherebbe&nbsp;che nei prossimi 18 mesi potrebbe esserci un sorpasso a causa del travaso di utenti verso YouTube Shorts.&nbsp;Velocizzato, tra l'altro, anche da un eventuale ban occidentale del social network di ByteDance.

Nonostante YouTube Shorts sia una funzione percepita ancora come marginale in Italia, ha numeri di tutto rispetto, soprattutto grazie all’impressionante mole di traffico di YouTube: è infatti il sito più visitato al mondo dopo Google, con circa 113 miliardi di utenti mensili. Nel 2023 gli Shorts hanno totalizzato 70 miliardi di visualizzazioni, e i creator che monetizzano da questa funzione sono già oltre 750.000.

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YouTube Shorts è in procinto di sorpassare TikTok?

Industria

Stando ai dati, nei prossimi 18 mesi ci sarà una nuova piattaforma preferita tra i fan della musica

Sarà focalizzata anche sulla scena musicale italiana l’edizione 2025 di Eurosonic, la piattaforma indipendente dedicata alla promozione delle realtà globali che - come da tradizione - tra i prossimi 15 e 18 gennaio richiamerà a Groningen, nei Paesi Bassi, delegati da tutto il mondo.

Tra i primi artisti nostri connazionali che si esibiranno alla music conference sono stati confermati Bassolino, BigMama, Comrad, Daniela Pes, Ele A, España Circo Este, Evita Polidoro, Indian Wells, James Jonathan Clancy, Justin Adams &amp; Mauro Durante, Kharfi , Kyoto, La Niña, okgiorgio, Post Nebbia e R.Y.F..

Nur Al Habash (Italia Music Export), Alessandro Ceccarelli (Tridentmusic srl/Bpmconcerti srl), Cristina Fina (Puglia Sounds/Medimex), Chiara Gallerani (Italia Music Export), Gianluca Giusti (ATER Fondazione/Emilia-Romagna Music Commission), Federico Rasetti (KeepOn Live) e Francesca Trainini (Peer Southern Productions / IMPALA) interverranno al panel “Everything You Need To Know About the Italian Music Market”, presentato dagli organizzatori come “una guida completa, dalla comprensione delle tendenze locali alla gestione delle sfide specifiche del settore, per conoscere il mercato italiano, oggi in una fase forte espansione internazionale”.

Clementine Bunel (Wasserman Music), Daniele Citriniti (The Goodness Factory), Alexandre Davidson (Nada booking &amp; management) e Vanessa Hurst (MusixMatch) sono i primi ospiti confermati del panel “Growing Internationally in Your Native Language. Is the English era over?”, dedicato al successo sui mercati globali degli artisti non anglofoni, mentre Veronica Clarizio (SEI Festival / Cool Club), Katia Giampaolo (Estragon), Damir Ivic (Soundwall) ed Erica Romero (Live DMA / Rocknrolla Producciones) saranno i relatori del panel “The Rising Costs of Live Music: Is the Live Concert Becoming an Elite Experience?”, presentato per “ripensare agli eventi in chiave di inclusione, diversità e sostenibilità da una prospettiva economica”.

Focus on Italy a ESNS25 è realizzato con il sostegno di Agenzia ICE, Istituto Italiano di Cultura Amsterdam, Emilia-Romagna Music Commission-Ater Fondazione, Puglia Sounds/Medimex International Festival &amp; Music Conference - Puglia Culture, Linecheck Music Meeting and Festival, ESNS e il partner EBU RAI Radio 2. I festival italiani che supportano Focus on Italy e partecipano al programma European Talent Exchange sono Apolide Festival, Arezzo Wave, Linecheck Music Meeting &amp; Festival, Poplar Festival, SEI Festival e Ypsigrock Festival.

Eurosonic 2025, Focus on Italy: i dettagli

Temi e ospiti dell’evento in programma a Groningen tra i prossimi 15 e 18 gennaio

Live Nation Italia ha siglato un accordo con RTL 102.5 per San Siro Dance, evento che vedrà - il prossimo 28 giugno - Gabry Ponte protagonista di una serata allo stadio Meazza: il sodalizio tra la società di live promoting guidata in Italia da Roberto De Luca e il gruppo radiofonico diretto da Lorenzo Suraci è configurata come più estesa e profonda di una semplice media partnership, e - come spiega una nota diffusa nella mattina di oggi da RTL 102.5 - “si inserisce perfettamente nel percorso tracciato da Suraci, che negli anni '90 è stato il primo in Italia a portare la discoteca in radio”.

“Fin dal 1987, RTL 102.5 ha portato la discoteca Capriccio in radio e in tutta Italia”, ha commentato Suraci: “Oggi, con Gabry Ponte, gigante della dance, continuiamo quel percorso, iniziato tanti anni fa a Reggio Calabria (da dove andava in onda La Discoteca Nazionale) e poi esteso al resto d'Italia. Ora San Siro, tempio dello sport, diventerà il tempio della musica. A giugno 2025, con Gabry Ponte, RTL 102.5 farà ballare Milano e l'Italia”.

“Sarà un grande evento di musica dance come mai visto prima in Italia”, ha commentato ai microfoni dell’emittente di Cologno Monzese Gabry Ponte: “Sono davvero felice ed emozionato di annunciare il mio primo concerto allo Stadio San Siro di Milano. L'idea è nata dal tour dell'anno scorso nei palazzetti, dove abbiamo registrato il tutto esaurito ovunque, con un'atmosfera di festa incredibile. Una grande famiglia che ballava, cresciuta insieme e unita ancora oggi. E’ stato in quel momento che ho capito che dovevamo andare oltre e creare qualcosa di ancora più grande”.

Live Nation Italia, partnership con RTL 102.5 per San Siro Dance

L’evento porterà Gabry Ponte a esibirsi allo stadio di San Siro il prossimo 28 giugno

BMG ha annunciato l’ingresso nel proprio roster dei Breaking Benjamin, rock band guidata dal cantante e chitarrista Benjamin Burnley attiva dai primissimi anni Duemila che fino al 2018 - anno di pubblicazione dell’ultima prova sulla lunga distanza del gruppo, “Ember” - legata alla controllata di Disney Music Group Hollywood Records. Parte dell’accordo prevede la pubblicazione di nuovo materiale, i cui dettagli non sono ancora stati resi noti: BMG, nella comunicazione ufficiale della nuova acquisizione, ha parlato di un’uscita “a breve”, senza tuttavia fornire termini temporali certi.

“Lavorare a queste nuove canzoni è stata un'esperienza nuova per tutti noi”, ha spiegato in una nota la band: “Siamo rimasti fedeli al nocciolo di ciò che sono i Breaking Benjamin, ma ci siamo anche spinti creativamente, esplorando nuovi suoni e idee che non avevamo mai sfruttato prima. Si è trattato di trovare un equilibrio tra onorare le nostre radici e introdurre una nuova interpretazione di ciò che la nostra musica può essere”.

“I Breaking Benjamin hanno costantemente ampliato i confini della musica rock con la loro energia grezza, la loro potente scrittura e un legame con i fan che è sia intenso che duraturo”, ha commentato Sean Heydorn, SVP, Head of Rock di Rise Records, la controllata di BMG per la quale sarà pubblicato il nuovo album del gruppo: “Siamo incredibilmente orgogliosi di supportarli mentre intraprendono il loro prossimo capitolo con noi alla BMG”.

Il quintetto di Wilkes-Barre, Pennsylvania, sarà impegnato fino a fine 2024 come gruppo spalla del tour americano degli Staind.

Breaking Benjamin

BMG, i Breaking Benjamin entrano nel roster

In arrivo un nuovo album, il primo da ‘Ember’ del 2018

Fresca delle celebrazioni per i dieci anni di attività, Switch Records ha annunciato il rinnovo della propria partnership con Believe. “Nuove hits e nuove sonorità, continuando a lasciare il segno nel mondo della afro-house e non solo”, ha commentato, con una nota, l'etichetta di Gianni Romano.

Romano, Dj e produttore, ha militato nei Daddy's Groove, ed è titolare del proprio progetto solista MHE: nel 2015 ha lasciato il trio fondato in origine con Carlo Grieco e Peppe Folliero per dare vita al format Switch, e - successivamente - all’etichetta Switch Records, oggi considerata una delle realtà di punta sul panorama afro-house mondiale.

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Switch Records, rinnovata la partnership con Believe

Dopo aver festeggiato i dieci anni di attività della label fondata da Gianni Romano

C’è anche un pezzo di Italia in “Moon Music”, il nuovo album dei Coldplay uscito lo scorso 4 ottobre: parte dell’album è stata registrata presso il Real Sound Recording Studio di Milano nell’estate del 2023, in concomitanza con le tappe nel capoluogo lombardo del tour di “Music of the Spheres”. Le session hanno avuto per protagonisti il leader della band Chris Martin e Max Martin, produttore svedese che vanta - nel proprio curriculum - collaborazione con star di prima grandezza come Katy Perry, Ariana Grande, Kesha, Taylor Swift, i Maroon 5, The Weeknd e Maneskin (per il singolo estratto dall’album “Rush!” “Supermodel”).

“Il nostro studio di registrazione è un luogo dove la storia incontra una combinazione unica di attrezzature vintage e moderne, creando un suono di alta qualità perfetto per rendere la musica intramontabile”, hanno dichiarato Roberto Gramegna (fondatore di&nbsp;Real Sound) ed Ettore “Ette” Gilardoni (nella foto, con Martin): “Siamo orgogliosi che Warner Music e i Coldplay abbiano scelto il nostro studio tra tanti ed abbiano deciso di citarci all’interno dei crediti del disco: per noi è stata un’esperienza professionale ed umana che dà prestigio ad oltre 40 anni di presenza sulla scena milanese”.

Fondati nel 1982, con sede in via Casoretto 8, i Real Sound Recording Studio hanno ospitato le session di registrazione di grandi artisti italiani e internazionali come - tra gli altri - Mark Ronson, Marky Ramone, Mel Gaynor (Simple Minds), Giorgio Gaber, Scott Hunter (Jethro Tull), Eugenio Finardi e Vince Tempera.

Lo studio italiano che ha ospitato i Coldplay per ‘Moon Music’

E’ successo a Milano, nell’estate del 2023…

Si è tenuto nel tardo pomeriggio di ieri, mercoledì 16 ottobre, al parlamento europeo di Bruxelles l’evento “Dynamic pricing: from the Oasis case to new EU rules”, dibattito promosso dall’eurodeputato Pierfrancesco Maran - che ne aveva già anticipato i temi a Rockol lo scorso 10 ottobre - sul tema del prezzo dinamico applicato agli eventi di musica dal vivo.

All’evento hanno preso parte - tra gli altri - l’assessore alla Cultura di Milano Tommaso Sacchi, l’eurodeputato Brando Benifei, e il patron di Barley Arts Claudio Trotta.

Maran, per l’occasione, ha riconfermato <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-747282/dynamic-pricing-biglietti-concerti-cosa-fara-ue-intervista-maran">la posizione già espressa nel corso dell’intervista a Rockol</a>, dicendosi favorevole a una regolarizzazione della pratica che assicuri ai mercati la massima trasparenza. “Dopo le indagini avviate dai governi britannico e irlandese, oggi anche <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-747424/australia-vieta-dynamic-pricing">il governo</a>&nbsp;<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-747424/australia-vieta-dynamic-pricing">australiano ha annunciato che potrebbe vietare il dynamic pricing</a>”, ha dichiarato Maran: “La Commissione europea, che stima in 8 miliardi di euro l’ammontare annuale dei danni ai consumatori dovuti a pratiche commerciali scorrette online, continua a sostenere che il dynamic pricing non sia contrario alle leggi europee. Tuttavia, in Europa il dynamic pricing si è rivelato lesivo per i fan ed è il risultato di un monopolio di fatto nell’industria intrattenimento dal vivo, dove l’assenza di concorrenti consente alle grandi compagnie di dettare regole e prezzi”.

“Con l’iniziativa di oggi chiediamo all’UE un intervento legislativo per regolare il dynamic&nbsp;pricing e calmierare i prezzi dei biglietti dei concerti, che la maggior parte dei cittadini&nbsp;europei ormai non si può più permettere”, ha concluso Maran: “E’ una proposta che gode di un sostegno politico trasversale, come dimostra la partecipazione di deputati di diversi partiti e Paesi, ed che intendiamo sollevare anche durante le audizioni con i Commissari designati”.

Più drastico è stato Trotta, che ha invocato invece la linea dura.

“Il dynamic pricing non è un’opportunità per l’industria della musica dal vivo, ma un nemico”, ha spiegato lo storico promoter milanese: “Non c'è alcuna analogia con la fluttuazione delle tariffe delle compagnie aeree o ferroviarie, perché - in questo caso - l'utente può scegliere tra diversi fornitori, giorni e orari mentre, nel caso di un evento dal vivo, l'interesse è per uno spettacolo specifico in una data e in un luogo specifici. Il dynamic pricing nel mondo del live è un’arma per impoverire il mercato, non per arricchirlo. Si tratta di una speculazione selvaggia che dà l'illusione di arricchire la filiera della musica dal vivo, ma in realtà fa esattamente il contrario: la impoverisce”.

Trotta, che ha definito il modello di prezzo dinamico “un sistema illusorio e ingiusto che limita deliberatamente l’accessibilità degli acquisti da parte di chi lo mette in pratica, siano essi gli artisti, promotori e produttori che decidono di utilizzarlo, o le società di biglietteria che lo applicano”, si è detto convinto che la pratica - contrariamente a <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-742838/biglietti-concerti-a-prezzo-variabile-live-nation-li-vuole-in-europa">quanto sostenuto, tra gli altri, dal numero uno di Live Nation Michael Rapino</a> - non impedisca “lo sviluppo del ticketing secondario: anzi, una tariffazione dinamica&nbsp;lo incoraggia creando più acquisti dettati dal panico tra il pubblico, che poi diventa un consumatore acritico”.

“Dobbiamo fermare le speculazioni”, ha concluso Trotta: “Per tutte queste ragioni economiche e sociali non si tratta di regolamentare la pratica della tariffazione dinamica, ma di impedirla del tutto”.

Dynamic pricing, il dibattito UE tra regolamentazione e divieto

Le posizione espresse nel corso dell’evento ‘Dynamic Pricing: from the Oasis case to new EU rules’

Il dynamic pricing potrebbe essere presto vietato in Australia&nbsp;grazie a una riforma che punta a punire le pratiche scorrette nel commercio, ha spiegato il primo ministro Anthony Albanese. Lo scopo finale è "mitigare il costo della vita e dare il via libera ai consumatori e ai venditori affidabili".

La riforma in questione, ha spiegato il governo, è indirizzata a tutti quei settori in cui il prezzo finale pagato dal consumatore finisce per essere diverso da quello pubblicizzato inizialmente: nel mirino ci sono settori come quello alberghiero, quello delle palestre e quello del live. Oltre al dynamic pricing (in cui il prezzo di un prodotto o di un servizio cambia nel corso della transazione)&nbsp;dovrebbe essere vietato anche il cosiddetto drip pricing (in cui alcuni costi nascosti vengono caricati sul prezzo iniziale solo a fine transazione).

L'Australia potrebbe vietare il dynamic pricing

La misura del governo arriva nell'ambito di una più ampia legge a tutela del consumatore

Da anni il Music Venue Trust, associazione britannica che rappresenta i live club e le altre location (soprattutto&nbsp;quelle medio-piccole o underground)&nbsp;adibite alla musica dal vivo, si batte per chiedere agevolazioni che riformino radicalmente il sistema del live nel Regno Unito. In particolare, chiede a gran voce che l'iva sui biglietti dei concerti passi dal 20% al 10% (come è già in altri paesi europei come Italia, Francia e Germania). Tra i motivi di allarme per il comparto, evidenzia anche un fenomeno sempre più frequente: la riduzione della durata dei live sul territorio nazionale.

Negli ultimi 30 anni, infatti, il numero di date per un tour nei club o in location di dimensioni contenute&nbsp;si è drasticamente ridotto: se nel 1994 erano in media 22, oggi siamo arrivati ad appena 11. Il motivo è probabilmente molto semplice: chi organizza tour preferisce puntare a organizzare&nbsp;grandi eventi in arene o venue più ampie, anziché focalizzarsi&nbsp;su molti concerti, ma&nbsp;con meno spettatori. La ministra della cultura inglese, Lisa Nandy, è arrivata a descrivere il fenomeno come "la desertificazione culturale di molte aree del paese: è la negazione della possibilità di vivere una vita più ricca e piena, che dovrebbe essere un diritto di tutti noi. Il pop sta diventando sempre più snob".&nbsp;&nbsp;

Il problema, in effetti, è che molti spettatori che vivono in zone più svantaggiate&nbsp;non hanno la possibilità di pagare anche i soldi per la trasferta a centinaia di chilometri da casa, oltre a quelli del biglietto, tanto che il Music Venue Trust prevede che il numero annuo di&nbsp;biglietti venduti, che normalmente in Inghilterra è di 20 milioni, quest'anno potrebbe&nbsp;crollare a 15 milioni. Oltre al problema dell'accessibilità dei concerti, c'è anche un tema economico: la morte di tutto il settore del live nelle aree periferiche del paese, e il deperimento del relativo indotto. Insomma, c'è senz'altro di che riflettere.

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Meno date, e in grandi città: in UK i tour sono sempre più corti

Lo riscontra il Music Venue Trust, mettendo in guardia sulle ripercussioni per tutta la filiera

Già Presidente di Believe per l'Europa, con responsabilità per i mercati di Francia, Regno Unito e Germania, Romain Vivien è stato nominato Global Head of Music della divisione della divisione dedicata ai servizi per artisti ed etichette della società: “attraverso un dialogo costante con i team di Believe nei 50 mercati in cui opera - ha precisato l’azienda in una nota ufficiale - Romain Vivien supervisionerà la crescita del settore Artist Services di Believe, che offre strategie personalizzate di go-to-market e sviluppo del pubblico per elevare e mantenere la prossima generazione di artisti digitali al top in oltre 14 paesi. In qualità di Global Head of Music di Believe, Vivien farà tesoro del modello aziendale del Gruppo, la competenza digitale e le partnership a lungo termine con i migliori servizi digitali per facilitare lo sviluppo di approcci innovativi, inclusivi e su misura per promuovere artisti emergenti e di successo in modo equo in più generi e regioni”.

“La grande esperienza di Romain e la sua profonda conoscenza del nostro settore globale lo rendono la scelta perfetta e unica per questo ruolo”, ha commentato il CEO e fondatore di Believe Ladegaillerie: “E’ stato determinante nel costruire la nostra visione musicale, guidando costantemente i suoi team verso l'innovazione e il superamento delle barriere per consentire l'emergere di nuovi talenti nell'hip-hop, nel pop, nella musica elettronica e altro ancora, il tutto mantenendo un'offerta impeccabile di servizi premium ai nostri migliori artisti ed etichette. Sono fiducioso che, in questi nuovi ruoli globali e regionali, la sua leadership sarà fondamentale mentre continuiamo a costruire la migliore azienda di sviluppo artistico per artisti ed etichette in tutte le fasi della loro carriera".

"Mi emoziona molto accettare questa nuova sfida, e non vedo l'ora di lavorare con i nostri talentuosi team, artisti, etichette e partner per progettare la strategia musicale globale di Believe e rafforzare il nostro DNA musicale in tutta la nostra organizzazione”, ha aggiunto Vivien: "Voglio continuare a sviluppare ulteriormente la nostra attività e contribuire a un ecosistema musicale più sano, più equo e più trasparente. Collaborare con artisti indipendenti, etichette e imprenditori per sviluppare la loro carriera e condividere equamente il valore creato è una missione fantastica".

Believe, Romain Vivien nuovo Global Head of Music

Dopo il delisting la società ridisegna la propria strategia a livello mondiale

Periodicamente la European Broadcasting Union (ovvero l'unione delle radiotelevisioni pubbliche europee, l'ente che tra le altre cose organizza anche Eurovision Song Contest) diffonde alcuni report stilati dal suo centro studi interno, il&nbsp;Media Intelligence Service. L'ultimo, pubblicato proprio in questi giorni (e consultabile interamente <a href="https://www.ebu.ch/files/live/sites/ebu/files/Publications/MIS/login_only/psm/EBU-MIS-PSM_Vitalize_Art%26Culture-public.pdf?_cldee=8xIbFlHAxf7u2a1MwVQMpLn5FR1TkxWYbHn3rsdNzUx0QhAigk8SgAyxZvQO7HKe&amp;recipientid=contact-92aa4ac93609ef119f897c1e5229a345-445514f3faf5401d91b67d788d7753b1&amp;esid=cc6a8cfa-fd7b-ef11-ac20-6045bd8ef683" target="_blank">qui</a>) riguarda il contributo del servizio pubblico alla produzione e alla diffusione di prodotti artistici e culturali, con un'ampia digressione sulla musica.

I risultati sono particolarmente interessanti, perché dimostrano che nonostante un mercato dell'intrattenimento sempre più fiorente anche a livello continentale, sono le sovvenzioni pubbliche e le organizzazioni statali a sobbarcarsi buona parte del compito di produrre cultura: il fatturato del settore&nbsp;ammonta a oltre 448 miliardi di euro l'anno, ma all'interno di questa cifra&nbsp;gli stanziamenti governativi pesano per oltre 106&nbsp;miliardi.

Difficile stabilire il peso specifico della musica, in quanto il report la suddivide in musica registrata (all'interno del comparto&nbsp;audiovisivo/prodotti registrati, che ammonta a 123 miliardi) e in musica dal vivo (al'interno del comparto attività creative e legate all'intrattenimento, che ammonta a 29 miliardi). Fatto sta che i finanziamenti pubblici restano comunque cruciali per sostenere il settore: circa il&nbsp;20% del budget per sostenere i live club, i teatri e i luoghi dove la musica si suona deriva da fondi statali. Tra i molti esempi portati da EBU c'è quello del mercato francese, dove i festival sono sostenuti da fondi pubblici per il 23% e le venue musicali per il 21%.

Al di là delle agevolazioni statali, inoltre, il supporto delle radiotelevisioni pubbliche resta vitale, perché dedicano oltre il 15% del loro budget alla produzione di prodotti culturali (che rappresentano circa i due terzi dei contenuti originali prodotti in Europa su queste tematiche). La spesa quantificata è di circa 2 miliardi di euro all'anno allocati su programmi legati ad arte, cultura, istruzione, scienza e musica. Purtroppo, però, l'Italia rappresenta uno dei fanalini di coda dell'Unione: nel nostro Paese, infatti, meno del 10% del budget RAI è destinato a prodotti culturali (il confronto impietoso è con Paesi come il Belgio fiammingo o&nbsp;la Polonia, dove per la cultura si spende oltre il 25% del budget della radiotelevisione pubblica, o la Svizzera, l'Olanda o la Slovenia, dove la spesa ammonta a più del 20%). Come noi solo la Grecia, la Turchia, la Spagna, il Belgio francofono e&nbsp;la Repubblica Ceca.&nbsp;

Le radiotelevisioni pubbliche&nbsp;europee, sottolinea inoltre il report, producono oltre 65.000 ore all'anno di contenuti musicali, gestendo tra l'altro oltre 161 enti tra orchestre sinfoniche, cori e ensemble di vario tipo. Sul fronte della musica classica, finanziano anche la composizione di vere e proprie nuove opere: la BBC si attesta sulla trentina all'anno, mentre Radiofrance è arrivata addirittura a 71.

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EBU ribadisce la centralità del servizio pubblico per la musica

Bene l'Europa, Italia fanalino di coda: meno del 10% del budget RAI è destinato a prodotti culturali

Dopo essersi fusa con la finanziaria di Hong Kong AGBA, Triller - la piattaforma di short video considerata da più parti come possibile alternativa a TikTok - è finalmente sbarcata sui mercati: il titolo della società inizierà a essere scambiato oggi a Wall Street. Al momento la nuova entità societaria non ha ancora rivelato l’identità dei professioni chiamati a ricoprire le posizioni apicali: l’unica nomina certa, al momento, è quella del già dirigente di Citigroup Mark Carbeck come CFO.

“La fusione con AGBA è una notizia fantastica, sia per gli utenti che per i creatori di contenuti della nostra app”, ha dichiarato Bob Diamond, presidente della nuova società: “Sia gli appassionati di sport o di spettacolo che ci seguono in tutto il mondo su TrillerTV, sia chi utilizza i nostri strumenti di branding e creazione di contenuti per raggiungere il proprio pubblico, ora tutti hanno in Triller un partner innovativo ed entusiasmante”.

Stando al valore dei titoli annunciati ieri - 1,16 dollari ad azione - la capitalizzazione della società è attualmente pari a 225,2 milioni di dollari, con gli ex azionisti AGBA e gli ex azionisti Triller in possesso rispettivamente del 30% e il 70% delle azioni ordinarie in circolazione della nuovo entità.

Triller sbarca in borsa

I titoli della piattaforma da oggi scambiati a Wall Street

Dopo il successo della Sphere di Las Vegas, l'innovativo teatro&nbsp;sferico&nbsp;che dalla sua apertura nel 2023&nbsp;ha già ospitato più di una residency eccellente (su tutti citiamo quella degli Eagles e quella degli U2) e ha attirato oltre 24 milioni di visitatori, la società creatrice Sphere Entertainment annuncia il raddoppio. Dopo una breve valutazione che ha portato a scartare Londra come possibile location, la sede prescelta per la nuova Sphere è Abu Dhabi.&nbsp;

A quanto pare, inoltre, la Sphere di Abu Dhabi non sarà l'ultima: Sphere Entertainment ha dichiarato di essere intenzionata a "proseguire nei piani di sviluppo di una rete globale di Sphere". Per il momento, però, ci si concentra sulla succursale negli Emirati Arabi, che "promette di ridefinire il concetto di intrattenimento nell'intera regione" e come la consorella di Las Vegas avrà una capienza di&nbsp;20.000 posti.

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Una nuova Sphere è in costruzione ad Abu Dhabi

Simile alla venue di Las Vegas, è la seconda al mondo nel suo genere

Tra le società che implementeranno l'uso dell'AI in sostituzione di dipendenti in carne e ossa c'è anche TikTok: a quanto pare, infatti, la moderazione dei contenuti verrà affidata prevalentemente a un apposito algoritmo&nbsp;e non a un'attività umana, con un massiccio investimento in tecnologia e automazione (quantificato in oltre 2 miliardi di dollari) già in previsione. Come risultato, centinaia di posti di lavoro verranno tagliati da ByteDance nelle prossime settimane.

I licenziamenti sono stati particolarmente capillari&nbsp;in Malesia, dove si parla di 700 dipendenti in procinto di dover lasciare la propria scrivania. Anche le sedi europee, però, saranno intaccate dalla nuova politica della compagnia: nel Regno Unito, infatti, alcune fonti di stampa&nbsp;prevedono&nbsp;il licenziamento di 125 dipendenti, ovvero il 25% dell'intera forza lavoro di ByteDance impiegata nella moderazione a livello&nbsp;locale. Resta il dubbio se l'intelligenza artificiale sia effettivamente già in grado di prendere il posto di un impiegato formato, soprattutto se si tratta di un lavoro delicato e pieno di sfumature come quello del moderatore: ma questo potrà dircelo solo il tempo.

TikTok si prepara a licenziamenti di massa

I tagli dipendono dalla scelta di puntare soprattutto sull'AI per la moderazione dei contenuti

Settimana no per Live Nation, che negli ultimi giorni è finita al centro della bufera in due diverse circostanze. La prima riguarda una class action milionaria (si parla di almeno 5 milioni di dollari in danni) intentata dagli utenti della piattaforma di ticketing Ticketmaster. Il motivo è un attacco hacker avvenuto nel marzo scorso, che ha esposto i dati personali e i numeri di carta di credito di oltre 560 milioni di utenti registrati: gli hacker avevano chiesto un riscatto di 500.000 dollari: la società (controllata appunto da Live Nation) non si sarebbe accorta della falla nei sistemi per settimane, e oltretutto non avrebbe comunicato la fuoriuscita dei dati fino a luglio, esponendo così i suoi utenti al rischio di furto d'identità, come lamentano i querelanti. Al momento, gli avvocati dei querelati devono ancora replicare.

Ulteriori guai, però, arrivano anche dall'Australia, dove ieri è andata in onda una puntata della popolare trasmissione di inchiesta Four Corners, in cui Live Nation&nbsp;veniva accusata di sfruttare i musicisti locali avendo di fatto creato una sorta di monopolio del mercato. La società è accusata di applicare prezzi troppo alti ai concerti, approfittando della propria posizione dominante in ogni ambito dell'industria musicale. La branca australiana di Live Nation ha risposto con una breve dichiarazione, prima ancora che il programma andasse in onda: "Nonostante tutti i nostri tentativi di venire incontro a Four Corners e presentare alla trasmissione dei dati certi rispetto all'industria dell'intrattenimento dal vivo, il promo conteneva una serie di affermazioni false e non circostanziate. L'industria australiana del live è molto competitiva e siamo solo uno dei tanti promoter presenti sul mercato. Il nostro investimento nelle venue, negli artisti e negli eventi ha arricchito il panorama culturale locale, creando migliaia di posti di lavoro".

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Live Nation affronta nuovi problemi (legali e di immagine)

Una class action milionaria in arrivo e una trasmissione di inchiesta che ne critica l'operato

Il primo appuntamento targato Nessun Dorma era nato dagli sforzi congiunti di Nur Al Habash e&nbsp;Circolo Magnolia, DNA Concerti, Panico Concerti, Petricore Sounds, Epic Milano e heART PROJECT: l'idea era di realizzare un concerto benefico per dare un aiuto concreto al popolo palestinese martoriato dalla guerra, con prezzo popolare e una&nbsp;line-up fittissima (sul palco Coez, Cosmo, Dente, Ditonellapiaga, Francesca Michielin, Laila Al Habash, Mannarino, Ministri, Populous, Queen of Saba, Vasco Brondi, Venerus e Willie Peyote, più i due presentatori Carlo Pastore e Roberta Lippi). I biglietti per l'evento, che ha avuto luogo il 9 settembre al Circolo Magnolia di Segrate (MI),&nbsp;erano andati esauriti quasi subito e alla fine della serata era stata raccolta la cifra record di&nbsp;79.206 euro, frutto non solo dello sbigliettamento, ma anche delle donazioni provenienti da chi era venuto a sapere dell'evento dopo il sold-out. I fondi erano poi stati devoluti a&nbsp;Medici Senza Frontiere, Medical Aid for Palestinians e Palestinian Red Crescent Society. Un risultato enorme,&nbsp;che sembra essere la migliore risposta a chi teme che esporsi su questioni così sensibili, per un artista, possa essere dannoso e controproducente.

La cifra raccolta è un record per iniziative benefiche organizzate nel panorama indie, e anche per questo motivo gli organizzatori hanno deciso di raddoppiare la posta: la seconda serata-evento avrà luogo il 25 ottobre all'Estragon di Bologna, con formula analoga ma diversa line-up (sul palco Angelica, Bassolino, Ceri Wax, Colombre, Comrad, Fenoaltea, Gaia, Maria Antonietta, Mecna, Tamango, Tara e Tredici Pietro) e biglietti sempre a prezzo popolare (15 euro), con la possibilità di donare da remoto qualora non si riuscisse a essere presenti.

Racconta&nbsp;Giuseppe Cernera, CEO di Panico Concerti: "L’idea di provare a fare qualcosa di utile per supportare la causa palestinese, che negli ultimi anni è scomparsa sempre più dall’agenda politica nonché da quella dei media mainstream, è nata da una telefonata tra me e Nur Al Habash dopo l’inizio dei bombardamenti da parte dell’esercito israeliano e la visione di immagini strazianti che arrivavano dai videoreporter presenti nella Striscia di Gaza. Abbiamo poi coinvolto DNA Concerti, il Magnolia e i ragazzi di Petricore Sounds per l’organizzazione del primo evento di raccolta fondi. Per una realtà indipendente come Panico Concerti, che opera nel settore musicale fin dall’inizio con un’attitudine non legata solamente ad aspetti aziendalistici ma anche culturali e sociali, è stata una scelta naturale. La musica, per quanto se ne dica, ha un potere politico fortissimo per i messaggi che può veicolare ad un’ampissima fascia di pubblico. Ci tengo a ringraziare tutti gli artisti che hanno aderito finora e le persone che hanno comprato o compreranno i biglietti per i concerti".

Anche Nicola Romani, booking agent di DNA Concerti, è fortemente convinto della necessità di eventi del genere. "La scelta di partecipare alla realizzazione di &nbsp;Nessun Dorma per me (e per tutta DNA concerti) nasce principalmente dall’esigenza di provare a dare un contributo concreto, partecipando con quello che sappiamo fare, a cercare di ridurre l’orrore che questa guerra ha riportato così ferocemente nelle nostre vite nell’ultimo anno. Una reazione naturale per provare ad aiutare chi da sempre subisce incolpevolmente i danni più gravi in queste situazione, i civili, gli ultimi, i bambini e tutte le persone che nulla hanno a che vedere con le scelte scellerate dell’una e dell’altra fazione in campo" dice. "Questa iniziativa è per me &nbsp;la conferma di un percorso di obiezione civile alla guerra e all’uso della violenza e spero che il nostro esempio (che ha avuto una risposta da parte di pubblico, colleghi ed artisti a dir poco commovente) sia da guida per le scelte di altri e possibilmente di sollievo per chi in questo momento subisce atrocità inacettabili per qualunque persona si definisca umana.&nbsp;Spero vivamente di potere tornare a dedicarmi presto a quello che sappiamo e ci piace fare, ma non possiamo continuare a girarci dall’altra parte e purtroppo c’è ancora bisogno del nostro contributo, piccolo o grande che sia.&nbsp;La sofferenza di qualcuno non potrà mai essere una soluzione".

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Nessun Dorma: l'evento per la Palestina fa il bis a Bologna

Alla data di Milano raccolti quasi 80.000 euro da destinare in aiuti: un record per un evento indie

In occasione del trentennale della pubblicazione del primo, eponimo album dei Weezer - convenzionalmente chiamato il “Blue Album”&nbsp;(nella foto la copertina) - la band capitanata da Rivers Cuomo farà ritorno sulla piattaforma di gaming online Fortnite: dopo la prima esperienza nel mondo virtuale nel 2019 con Weezer World il gruppo tornerà a calarsi nell’universo digitale per un crime game open world battezzato Sweat(er) City.

Scopo del gioco - per certi versi simile al più noto “Grand Theft Auto” - è realizzare e portare a termine diverse missioni criminali, combattendo contro le bande rivali: l’accesso all’esperienza sarà disponibile fino al prossimo 11 novembre.

L’operazione - come recita il comunicato stampa di presentazione - "porterà la musica della band in vita in una serie di nuovi e talvolta sorprendenti situazioni di gioco", come - tra le altra - una chitarra / arma che suona il popolare riff di "Buddy Holly", uno dei brani più celebri dell’album.

“Non c'è band migliore dei Weezer per fornire la colonna sonora all'azione”, ha dichiarato il ceo di Look North World, società che ha sviluppato il gioco, Alex Seropian: “Questa partnership incarna il futuro dell'intrattenimento interattivo, dove musica e gioco convergono per creare esperienze immersive guidate dai fan. Siamo onorati di collaborare con i Weezer e portarli di nuovo a Fortnite per Sweat(er) City”.

Weezer

Weezer, il ritorno su Fortnite per i 30 anni del ‘Blue Album’

Rivers Cuomo torna sulla piattaforma di gaming per celebrare ‘Weezer’

Daniele Demartini - CFO and People, Inclusion &amp; Culture Director di Universal Music Italia - è stato nominato nuovo presidente del Gruppo Media, Comunicazione e Spettacolo di Assolombarda: contestualmente sono stati assegnati gli incarichi ai Vicepresidenti Federico Angrisano (Gruppo Mondadori presidente anche della Sezione Editoria e Comunicazione), Elena Pedrazzini (Twin Studio S.r.l, che presiede inoltre la Sezione Servizi per la Comunicazione d’Impresa), Raffaele Razzini (CFO di Warner Music Italy, presidente anche della Sezione Entertainment), e a Andrea Delogu (MFE - MediaForEurope).

“Professionisti provenienti da ambiti diversi con una visione comune sulle priorità per affrontare le sfide future e massimizzare le potenzialità del settore”, ha fatto sapere il presidente di Assolombarda Alessandro Spada in una nota, congratulandosi coi nominati: “Innovazione e trasformazione digitale per valorizzare e tutelare la proprietà intellettuale, formazione e sviluppo delle competenze, promozione delle realtà creative. A loro e a tutto il Consiglio auguro un buon lavoro”.

Congratulazioni ai nominati sono state fatte pervenire anche dal CEO di FIMI - Federazione Industria Musicale Italiana Enzo Mazza.

Assolombarda, nuove nomine per Demartini (UMG) e Razzini (WMG)

Alla guida del Gruppo Media, Comunicazione e Spettacolo e della della Sezione Entertainment

Se n’è andato Gianni Gherardi, “Gigio” per quelli che avevano condiviso le sue passioni. Tante, ma soprattutto il jazz e la Fortitudo basket. Classe 1953, Gianni aveva passato una vita all’Ansa di Bologna, collaborando come giornalista musicale a diverse testate, fra cui “la Repubblica” e il “Guerin Sportivo”. Burbero ma empatico, ironico e attraversato da un velo di malinconia, Gianni mancherà a chi lo ha incrociato e a chi gli ha voluto bene.

(la foto è stata gentilmente concessa da Nicola Casamassima)

Quando, da assai più giovane, frequentavo abitualmente la città di Bologna (era l'epoca del Bologna Rock, per intenderci, troppi anni fa) Gianni era uno di quelli che incontravo più spesso e più volentieri. Allora lavoravo in un ufficio di discografia a Milano, e anche se non c'era ancora il Frecciarossa mi capitava abbastanza frequentemente di prendere un treno nel tardo pomeriggio per andare ad ascoltare un concerto a Bologna. Poi rientravo con un treno notturno a Milano, un treno che ripartiva da Bologna intorno alle quattro e mezza del mattino e arrivava dal Sud, non senpre puntuale, anzi.&nbsp;I componenti del mio gruppetto di amici - Lorenza Giuliani, Oderso Rubini, Red Ronnie, Ombretta Capitani, e Gianni Gherardi - si davano gentilmente il cambio, quelle notti,&nbsp;per farmi compagnia fino all'arrivo del treno. Con Gianni, più che i gusti musicali - i suoi erano troppo raffinati - condividevamo i piaceri della tavola. Lo ricordo come un uomo buono, e anche se non ci sentivamo da un po' la notizia della sua scomparsa mi addolora profondamente. A Daniela le condoglianze mie e di Rockol.

Addio a Gianni Gherardi

Il giornalista bolognese aveva 71 anni

Universal Music Group ha annunciato di aver acquisito il 100% delle quote del gruppo PIAS, entità fondata nel 1983 in Belgio da Kenny Gates e Michel Lambot del quale la major guidata da Lucian Grainge <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-733699/universal-music-acquisisce-il-49-di-pias">deteneva già una quota di minoranza pari al 49% dal 2022</a>. Mentre la divisione discografica di PIAS proseguirà a operare come una divisione separata dell’azienda in “completa autonomia” quella dedicata ai servizi per artisti ed etichette verrà assorbita dalla divisione dedicata di UMG, Virgin Music Group.

A Gates, che resterà CEO di PIAS, sarà assicurata una poltrona nel cda di Virgin Music Group: Lambot, al contrario, molto probabilmente uscirà dall’organico per restare legato all’azienda in qualità di consulente.

“Sto vendendo le mie quote, non la mia anima”, ha fatto sapere, per mezzo di una nota, Gates: “Da quando abbiamo concordato un'alleanza strategica nel 2021, abbiamo trovato in Universal Music un partner solidale e coinvolto, che ha aggiunto un valore reale alla nostra offerta. La decisione presa da me e Michel di rinunciare alle nostre rimanenti partecipazioni in PIAS è pragmatica, e ci consentirà di offrire una piattaforma di distribuzione e servizi veramente globale alla comunità musicale indipendente. Il nostro attuale team dirigenziale continuerà a guidare il nostro lavoro quotidiano, e nulla cambierà culturalmente o commercialmente per i nostri attuali clienti e partner; manterremo comunque gli stessi valori con cui abbiamo vissuto sin dal nostro lancio, oltre 40 anni fa”.

"Il nostro accordo iniziale nel 2021 non poteva che essere un'esperienza di apprendimento continuo, per entrambe le parti, su come avremmo potuto allineare i nostri rispettivi bagagli culturali e se ciò avrebbe funzionato unendoli”, ha aggiunto Lambot: “Se devo essere onesto, avevo qualche dubbio sul fatto che fosse possibile, ma sono felice di dire che mi sbagliavo: le nostre due aziende hanno molto in comune, compresi team che condividono una vera passione per la musica e il nostro rapporto fino a oggi è stato fruttuoso, conviviale e tutto ciò che speravamo fosse. Questa nuova fase, che ci vedrà lavorare ancora più a stretto contatto, promette di essere una nuova era entusiasmante per PIAS, per il nostro staff, per i nostri partner e per gli artisti che rappresentiamo”.

"Conosco Kenny e Michel da decenni, a partire dagli anni '80, quando tutti noi mettevamo sotto contratto band provenienti da scene emergenti in Europa”, ha concluso il presidente e ceo di Universal Music Group Lucian Grainge: “Da allora, loro hanno trasformato PIAS in un'azienda che rappresenta l'autenticità e il meglio della musica indipendente. E sono queste qualità che non sono importanti solo per me personalmente, ma che rendono PIAS una scelta perfetta per la cultura imprenditoriale e creativa di UMG".

L’ingresso di PIAS nel mondo major “sposta” nel circuito delle multinazionali band simbolo della scena alternativa europea come dEUS, Editors e Soulwax: il gruppo, a oggi, impiega nei propri uffici oltre 250 dipendenti, sparsi tra la sede principale di Bruxelles e altri diciotto distaccamenti internazionali.

Universal Music, completata l’acquisizione di PIAS

Alla major il 100% delle quote del gruppo, dopo l’ingresso nel capitale due anni fa

Si stanno allargando a macchia d’olio i moti di protesta contro TikTok dopo l<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-747106/tik-tok-merling-licensing-boicottaggio">’abbandono - da parte del social - del tavolo negoziale con la società di licensing Merlin</a>, che aggrega player di primo piano della discografia mondiale sganciata dal circuito delle big three come Beggars Group: il tentativo della piattaforma cinese controllata da Bytedance - che big come Universal Music ha chiuso, non senza frizioni, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744204/universal-music-e-tiktok-raggiunto-un-nuovo-accordo-di-licenza">accordi per il consumo dei cataloghi da parte dei propri utenti</a> - di bypassare le trattative collettive <a href="https://www.rockol.it/news-747301/tiktok-gioco-al-ribasso-con-indie-label-dopo-rottura-merlin">per chiudere accordi (al ribasso) coi singoli attori</a> è stata condannata praticamente all’unanimità dal mondo indipendente.

“La scelta di TikTok di abbandonare Merlin mette le etichette indipendenti in una situazione impossibile con i loro artisti, ovvero scegliere tra rendere la loro musica disponibile sulla piattaforma o garantire termini di licenza equi”, ha fatto sapere la presidente del Worldwide Independent Network, al quale ha fatto eco l’ad dell'associazione Noemí Planas: “Questa decisione pone rischi per la diversità culturale, l'accesso al mercato e un equo pagamento per gli indipendenti. Esortiamo i legislatori di tutto il mondo a regolamentare il settore tecnologico, al fine di garantire un mercato realmente competitivo in cui i diritti dei creatori siano protetti da comportamenti abusivi e monopolistici”.

"La riluttanza di TikTok a negoziare un accordo di licenza con Merlin è solo l'ultimo esempio di come la piattaforma stia facendo tutto il possibile per evitare di compensare equamente gli artisti", ha precisato Richard Burgess, CEO dell’American Association of Independent Music, rappresentanza delle etichette indipendenti statunitensi: "Ora più che mai, abbiamo bisogno che il Congresso promulghi il Protect Working Musicians Act e dia a musicisti, autori, etichette indipendenti ed editori la possibilità di negoziare collettivamente sul mercato".

Sul piede di guerra è anche Impala, l’associazione europea delle imprese indipendenti che operano nel mercato della musica registrata. “La linea di TikTok rappresenta un problema, perché Merlin svolge un ruolo cruciale nella collaborazione con i servizi, fornendo servizi, diversità e scelta per i consumatori”, ha precisato, in una nota, l’associazione: “E offre, inoltre, accesso al mercato e valore per i suoi affiliati, nonché economie di scala per i licenziatari, riunendo una moltitudine di titolari di diritti in un unico punto di riferimento collettivo".

A livello locale, a esprimere aperto dissenso nei confronti del social network cinese sono state la Record Label Industry Association of Korea (che, per bocca del proprio segretario generale Jong-Gill Shin, ha espresso “profonda preoccupazione per la situazione venutasi a creare, che rappresenta un rischio significativo di favorire la discriminazione contro le opere creative”), l'Associação Brasileira da Música Independente (“Senza un accordo collettivo, le piccole etichette potrebbero avere più difficoltà a negoziare individualmente, il che incide negativamente sulla loro visibilità e partecipazione su una piattaforma rilevante come TikTok”, ha fatto sapere il presidente Felippe Llerena), Asociación Gremial Industria Musical Independiente de Chile (“I più colpiti saranno i player più piccoli, che avranno poche opzioni, e la nostra più grande paura è che finiranno per affrontare le peggiori condizioni”, ha avvisato la presidente Francisca Sandoval) e l’Independent Music New Zealand, il cui dg Dylan Pellett si è detto “molto allarmato dalla decisione di TikTok di abbandonare il tavolo delle trattative con Merlin prima ancora che potessero iniziare le discussioni sul rinnovo della licenza”, bollando come “irrispettosa” nei confronti del mondo indipendente la condotta dei gestori della piattaforma.