“Il valore artistico delle colonne sonore” è il titolo del panel presentato da SIAE, tenutosi venerdì 22 novembre alle ore 16 presso la Sala Viscontea del Castello Sforzesco in occasione della Milano Music Week. “Affronteremo questo talk come se fosse un viaggio”: sono le parole con cui il giornalista Claudio Cabona, moderatore del talk, ha dato inizio all’evento con gli ospiti Elisabetta Biganzoli (Executive Director Sugarmusic Group), Paolo Buonvino (Compositore) e Pivio (Compositore, Consigliere di Gestione SIAE). Si parla tanto di “valore”, ma cosa significa esattamente? La prima a rispondere a questa domanda è stata Elisabetta Biganzoli: “Faccio parte di un gruppo che gestisce il repertorio CAAM, composto da oltre 2700 colonne sonore che inizialmente non erano accessibili al pubblico indipendentemente dal film. Quando lo abbiamo acquisito, solo 300 erano disponibili per l’ascolto, ma grazie alla digitalizzazione e alla presentazione in diverse forme, abbiamo avuto l’opportunità di riflettere profondamente sul valore della colonna sonora. Ribadisco il concetto espresso nell’articolo 44 della legge sul diritto d’autore, che riconosce la colonna sonora come parte integrante dell’opera cinematografica. Molte colonne sonore superano i confini di tempo e spazio del film, come dimostrano esempi iconici quali Ennio Morricone o La dolce vita, conosciuti universalmente. Con i compositori con cui collaboro, attribuisco grande importanza al raccontare la storia della colonna sonora, perché essa ha una profondità che va oltre il film o l’opera per cui è stata creata. Quando una composizione musicale ha un autentico valore artistico, questo persiste e supera il contesto cinematografico originario”. Biganzoli ha sottolineato che, quando nella musica è presente un autentico valore, è possibile intraprendere azioni concrete per garantirne il successo, mettendo a disposizione tutte le risorse necessarie. Ha espresso la convinzione che la musica da film rappresenti la nuova musica classica, destinata a superare le barriere del tempo. Ha poi spiegato che spesso incoraggia, talvolta con determinazione, le compositrici e i compositori a pubblicare le loro opere, poiché tendono ad essere piuttosto riservati su questo aspetto. Un'altra azione rilevante di cui ha parlato è il lavoro sulle sincronizzazioni, ossia il riutilizzo di queste musiche in altri film, magari con registi diversi, per donare loro nuova vita e ulteriore diffusione. La colonna sonora può effettivamente cambiare la percezione di ciò che vediamo; Paolo Buonvino ha spiegato: “Il compositore riceve una storia ed è chiamato a scrivere qualcosa che ancora non esiste, aggiungendo un significato che va oltre le azioni e le parole. La musica ha la capacità unica di toccare aspetti dell’essere che immagini e dialoghi non riescono a raggiungere. Nel caso del film di Muccino, il racconto si focalizza sulle azioni, ma il mio intento era cogliere qualcosa di più profondo: per esempio, per il personaggio della ragazza, ho cercato di esprimere la ricerca di autenticità nel proprio essere. Ho tratto ispirazione da un passaggio di Così parlò Zarathustra, dove si affronta il rischio di mettersi in gioco fino a morire, perché ciò che è autentico non muore mai. Il coro femminile, in questo caso, rappresenta la coscienza, e la scelta della lingua tedesca mi ha trasmesso un senso di imperativo e universalità. Non so se tutto questo arrivi pienamente al pubblico, ma ciò che conta è che il compositore riesca a superare i confini imposti da immagini e parole. Sono stimoli che ognuno poi interpreta e assimila a modo proprio”. Pivio ha aggiunto: “La colonna sonora non è una semplice playlist. Guardando l’intero film e cogliendone il disegno complessivo, emerge chiaramente l’intento del compositore, che segue una visione più ampia e articolata. La mia esperienza personale in questo campo è stata piuttosto insolita, dettata da una serie incredibile di coincidenze. Tuttavia, ciò che non è stato casuale è il percorso precedente: si inizia con impegno e serietà. In passato, ero un ingegnere e la mia prima esperienza con le colonne sonore è stata per Ferzan Özpetek con Il bagno turco. Partendo da una scena specifica, cercavamo un elemento che caratterizzasse timbricamente il momento. Ci siamo imbattuti in un brano di musica classica turca e, forti della nostra esperienza nel prog rock, abbiamo preso un frammento di quel brano, lo abbiamo rielaborato invertendolo, e da quelle note, con quel timbro, abbiamo costruito la colonna sonora perfetta per quel film. Il tema inizialmente aveva un’impronta occidentale, utilizzando un pianoforte, ma poi si è evoluto verso sonorità tipicamente ottomane. La lezione che ho tratto da questa esperienza è che non si può arrivare impreparati quando si presenta un’occasione. È fondamentale essere pronti, rimanere fedeli a sé stessi, conoscere il proprio valore e avere qualcosa di concreto per dimostrarlo”. Non è mancato un momento dedicato ai numeri: quanto vale oggi una colonna sonora? Pivio ha spiegato che, dal punto di vista economico, la musica per film ha un grande valore, rappresentando circa il 25% del fatturato SIAE, è un settore capace di superare i confini geografici e culturali, con un’arte che si distingue perché non è legata ai meccanismi di mercato del momento. Questo, ha aggiunto, consente di operare con libertà, senza essere vincolati ai trend, un aspetto che considera particolarmente gratificante. Inoltre, l’internazionalità di questo mercato è estremamente solida e non si tratta di un fenomeno casuale, ma del risultato di “un’onda lunga” iniziata negli anni Sessanta, un periodo in cui l’Italia è riuscita a imporsi con forza nel panorama musicale internazionale. Un tema di cui non si poteva non discutere e l’impatto dell’AI in questo segmento; a far chiarezza ci ha pensato Paolo Buonvino: “Si tratta di un grande cambiamento nella nostra esistenza. Questo mestiere racchiude una forza straordinaria già insita nella parola chiave: musica. Fare musica deriva dal termine Muse, le figlie di Zeus, ed evoca qualcosa di divino, autentico e profondamente radicato nella nostra essenza. L’intelligenza artificiale è uno strumento potente, basato su un’intelligenza logico-matematica estremamente rapida. Tuttavia, l’intelligenza umana si distingue perché abbraccia anche l’aspetto emotivo, spirituale, intuitivo. Ha a che fare con l’ispirazione, una qualità che appartiene solo agli esseri umani e che rende la creatività un’esperienza unica e profondamente personale”.