Futurae Heroes nasce dall'unione di due realtà già esistenti: Futurae Expo, iniziativa della Camera di Commercio di Brescia&nbsp;volta a proiettare i giovani&nbsp;nel mondo dell’economia e delle imprese sostenibili, e Heroes, ovvero il festival ideato da Music Innovation Hub ai tempi della pandemia da Covid 19 per sostenere i lavoratori della musica, evolutosi poi in una realtà multiforme e sempre più attenta alla sostenibilità. Futurae Heroes debutta proprio oggi a Brescia&nbsp;alle ore 18.00,&nbsp;con l'assegnazione dei Futurae Heroes Awards a&nbsp;Caterina Caselli&nbsp;e&nbsp;Giacomo Maiolini, per poi proseguire con un talk in compagnia di BigMama e&nbsp;un grande live dalle ore 20.30, che vedrà sul palco la stessa BigMama, Barkee Bay, Eyes Be Quiet&nbsp;e&nbsp;MarkerOne&nbsp;(presenta Auroro Borealo). Ma il cuore dell'iniziativa si svilupperà nell'arco di mesi, con&nbsp;una serie di appuntamenti nel corso dell’anno per promuovere innovazione e sviluppo sostenibile,&nbsp;che culmineranno con la&nbsp;terza edizione di Futurae Expo&nbsp;il 7, 8 e 9 marzo 2025 a Brescia, durante la quale verranno organizzati talk e concerti con molti ospiti&nbsp;provenienti dal mondo musicale.&nbsp;Per favorire il protagonismo delle nuove generazioni, infine, Futurae&nbsp;Heroes&nbsp;ha lanciato anche tre programmi&nbsp;per formare i nuovi leader della sostenibilità: la&nbsp;Talent Factory, composta da 20 giovani under 25, un percorso di&nbsp;alternanza scuola-lavoro (PCTO)&nbsp;e Up Start, rivolto alle organizzazioni del terzo settore, per instradarle in un percorso di empowerment sostenibile. Ma in che modo la musica può inserirsi in un progetto così stratificato, complesso e - almeno sulla carta - lontano dai suoi abituali orizzonti? Ne abbiamo parlato con Andrea Rapaccini, fondatore di Music Innovation Hub: ovvero la prima Spa impresa sociale italiana che, insieme ad alcuni investitori privati “ad impatto”, si pone l'obbiettivo di promuovere la musica come bene comune.&nbsp;

Nel corso della conferenza stampa hai detto una frase che ha colpito molti: “Ci immaginiamo la musica come un sistema dalle regole immodificabili, ma c’è margine per cambiare tante cose, se lo vogliamo”. Quali regole andrebbero cambiate, secondo te?

Specifico che sono parte di questo settore solo da cinque anni, perché in precedenza mi occupavo di altro. Per come l’ho capito io, però, sia a livello globale sia a livello italiano, vive di dicotomie. Chi vuole lavorare nell’industria, guadagnare e magari essere pagato bene deve stare alle regole del capitalismo; sembra quasi che chi invece vuole mantenere un afflato più culturale e sociale debba farlo per&nbsp;volontariato, nel suo tempo libero, dando una mano a qualche associazione che non ha il problema del bilancio. Questa contrapposizione non solo non funziona, ma è falsa: si può trovare un equilibrio tra questi due estremi. La musica può cambiare il mondo;&nbsp;questo suo ruolo può essere codificato in un modello di business, e a sua volta il business può e deve diventare più equo. Al momento la ricchezza è mal distribuita, anche tra gli artisti: alcuni hanno guadagni davvero enormi, altri faticano ad arrivare a fine mese. Pensare a un modello economico meno polarizzato e più responsabile è il vero cambiamento che questo settore dovrebbe fare. E devo dire, senza voler offendere nessuno, che c’è ancora molta strada da fare.

Gli obbiettivi che vi ponete, come la sostenibilità, l’internazionalizzazione e l’innovazione del settore, sono abbastanza lontani dalle priorità di molte realtà dell’industria. Come possono essere integrati all’interno del nostro sistema musica, secondo te?

La grande debolezza del sistema musica è che non è un sistema, ma tanti micro-settori con interessi specifici, che faticano a cooperare in maniera orizzontale con gli altri settori. I discografici pensano alla discografia, gli editori all’editoria, il mondo del live si occupa solo dei concerti, eccetera. L’unica possibilità, secondo me, è collaborare su progetti che abbiano un approccio ad ampio raggio: l’obbiettivo, cioè, non deve essere accaparrarsi una fetta della torta, ma allargare la torta stessa. All'inizio non vedevo grande disponibilità, ora&nbsp;qualcosa sta lentamente&nbsp;cambiando. Ho paura però che rimanga un cambiamento relegato&nbsp;solo ad alcuni ambiti, come quello della Milano Music Week, in cui c’è un clima di grande armonia ma alla fine della settimana ciascuno torna a occuparsi dei suoi interessi. Bisogna ripartire dall’inizio: chi si avvicina alla musica ha sempre voglia di cambiare il mondo con le sue canzoni. Se torniamo a quello spirito, anche sostenibilità, innovazione e internazionalizzazione sono traguardi possibili.

Introdurre la musica in un evento dedicato alla sostenibilità e alle aziende del territorio come Futurae Expo è una bella sfida: in che modo pensate di integrarla?

Vogliamo rimettere la musica pop al centro della vita culturale e sociale del nostro Paese, per non rischiare che succeda di nuovo ciò che accadde durante il Covid, quando in sostanza ci si dimenticò dei lavoratori dello spettacolo, quelli “che ci fanno tanto divertire”. Questo vuol dire metterla al centro di un cambiamento anche economico, e per farlo è necessario essere credibili come operatori musicali agli occhi di tutte le altre aziende, che sono tendenzialmente più avanti rispetto all’industria musicale sui temi della sostenibilità. Forse anche perché la musica è un sistema chiuso: chi investe nel settore di solito ne fa già parte, mentre negli altri settori a investire è soprattutto la finanza. Se vogliamo che la musica si apra&nbsp;a nuove risorse, deve imparare a comunicare con (e come) le altre imprese. Ci rendiamo conto che è un po’ come mescolare il sale con lo zucchero: l’arte dovrebbe essere eterea, fare impresa invece è qualcosa di molto più concreto. L’idea è quella di fare in modo che le aziende e i brand vedano la musica come uno strumento di investimento, per comunicare i loro valori.

Con questa iniziativa vi rivolgete a un pubblico molto giovane, che rappresenta&nbsp;una delle fasce della popolazione con cui è più difficile comunicare, tradizionalmente: prova ne è il fatto che la musica attualmente prediletta dagli adolescenti, il rap, è spesso disprezzata dal mondo degli adulti… 

La soluzione non può essere censurare, ma comprendere, sensibilizzare ed educare. Proprio per questo, noi attraverso questo progetto non vogliamo insegnare nulla ai giovani, ma al contrario dare loro voce. Forse, se li ascoltassimo di più, capiremmo cosa c’è davvero in quei tanto vituperati testi rap. Di recente, ad esempio, abbiamo portato avanti un progetto educativo in una scuola della periferia di Roma: i ragazzi erano chiamati a realizzare un podcast in cui esprimevano l’impatto dei testi delle canzoni sulle loro emozioni e la loro vita. È venuto fuori uno spaccato devastante: è evidente che esiste una estrema fragilità negli adolescenti di oggi, una solitudine acuita ulteriormente dal periodo Covid. Spesso questi brani tanto criticati sono l’unica cosa che li fa svegliare o riflettere, o che salva loro la vita.

Con che parametri misurerete la riuscita di Futurae Heroes?

In termini quantitativi, dei parametri ovviamente ci sono: quante persone avranno contribuito, quanti ragazzi avranno partecipato attivamente anche aiutando gli altri, quante scuole saranno state coinvolte… Tutto ciò, però, misura soprattutto l’impatto dell’iniziativa verso l’esterno. Pensando però all’impatto interno all’industria, a noi piacerebbe anche che alcune grandi realtà musicali italiane cominciassero a porsi delle domande sul loro ruolo, e iniziassero un percorso di cambiamento interno. L’altro grande traguardo sarebbe far capire al sistema musica che siamo una cosiddetta impresa benefit: facciamo soldi, ma la nostra proposizione è di natura sociale, perché trattiamo un tema delicato come l’arte, che impatta in maniera rilevante sulle persone. Non è solo una questione di capitali, ma di spirito.

Ci fai un esempio concreto?

Nel 2019 avevo fatto un <a href="https://www.youtube.com/watch?v=GQ2ejTk6zrA&amp;ab_channel=TEDxTalks">TEDX</a> dal titolo “Il giorno in cui fu proibito ascoltare John Lennon”, che raccontava cosa avvenne dopo l’11 settembre 2001. All'indomani dell'attentato, infatti, una delle prime cose che fece l’amministrazione americana&nbsp;fu censurare alcuni brani, che non potevano essere più trasmessi in radio: la scusa che usarono fu che erano emotivamente troppo impattanti in una situazione così tragica per il popolo statunitense. Tra le canzoni censurate c’era anche “Imagine” di John Lennon, che aveva l’unica colpa di dire che la guerra non è mai una soluzione. Per tutta risposta, Yoko Ono comprò una pagina sul New York Times pubblicandone il testo. Insomma, questo è solo un piccolo esempio che fa capire l’influenza che la musica può avere sulle nostre vite e addirittura sulla Storia con la S maiuscola. Ha una dimensione sociale talmente forte che trasmettere una canzone che invoca la pace, in un periodo in cui il governo premeva per muovere guerra, era considerato pericoloso. Speriamo che anche gli operatori italiani del settore si rendano presto conto dello strumento potentissimo che stanno maneggiando.

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Music Innovation Hub

Heroes Arena di Verona

Rockol.it Logo

Rockol.com S.R.L.

Alla scoperta di Futurae Heroes con Andrea Rapaccini

Industria

Per Music Innovation Hub, la musica può cambiare il mondo (anche) attraverso iniziative come questa

Il live, considerato fino a oggi - soprattutto dopo la smaterializzazione dei supporti - la linea di reddito principale per gli artisti musicali, potrebbe avere perso parte del proprio appeal presso la comunità musicale: a suggerirlo è un nuovo studio compilato da Chartmetric, società di indagini specializzata in industria musicale.

Secondo il rapporto “l'aumento dei costi, il calo delle vendite di biglietti e le rigide normative sui visti” applicate da diversi paesi - non ultimi, gli Stati Uniti, che per il comparto live rappresentano il primo mercato mondiale - starebbero “rimodellando il panorama” del settore, impattando non solo su emergenti e indipendenti (i primi ad accusare la crisi innescata da inflazione e tensioni geopolitiche internazionali) ma anche sulle star più affermate.

Secondo quanto riferito dall’indagine - condotta su un campione di 1000 artisti, sia big che emergenti - la media di band o solisti con programmi dal vivo è scesa dal 19% nel 2022 al 12% nel 2024. Ancora più spiccata è la flessione nel segmento delle superstar, la cui quota di rappresentanti on the road è scesa dal 44% nel 2022 al 36% nel 2024.

Il dato, tuttavia, potrebbe essere stato distorto dalla particolare situazione verificatasi nel 2022, quando - in seguito al termine della pandemia da Coronavirus - il mondo del live ripartì provocando una sorta di sovraffollamento nei calendari dal vivo.

All’inizio di maggio, nel comunicare la propria prima trimestrale riferita dal 2025, Live Nation ha registrato <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751603/live-nation-risultati-finanziari-primo-trimestre-2025">un calo dei ricavi dell’11%</a>, provocato da una contrazione sia delle entrate generate dalla divisione legata al live promoting della società (2,48 miliardi di dollari, -14% su base annua), che di quelle relative all’attività della divisione ticketing, Ticketmaster, calate del 4% su base annua dai 723,2 milioni di dollari del 2024 ai 694,7 milioni di quest’anno. Il CEO della multinazionale Michael Rapino, tuttavia, si è dichiarato tutto meno che preoccupato. “La vendita dei biglietti sta procedendo a un ritmo ben superiore a quello dell'anno scorso, con ricavi differiti sia per i concerti che per la biglietteria a livelli record”, aveva spiegato il numero uno di Live Nation commentando il reporto: “Per supportare ancora più fan nell'accesso ai loro artisti preferiti, continuiamo ad espandere la nostra rete globale di venue, aggiungendo 20 importanti location entro il 2026.

Chartmetric, lo studio: gli artisti sempre meno in tour?

Il fenomeno starebbe riguardando non solo gli emergenti, ma anche le star

Per celebrare <a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/pmi-20-anni-503860">i vent’anni di attività di PMI - Produttori Musicali Indipendenti</a>, Rockol propone una carrellata di aziende legate all’associazione che rappresenta gran parte delle realtà discografiche italiane slegate dal circuito delle multinazionali. L’etichetta presentata oggi, insieme a un artista del suo roster,&nbsp;è Sugar Music… 
 
- Nome dell’etichetta: Sugar Music 
 
- Anno di fondazione: 1932 
 
- Sede: Sugarmusic S.p.A., Galleria del Corso 4, 20122 - Milano 
 
- Breve descrizione: Sugar è un gruppo familiare italiano indipendente, attivo a livello mondiale nella discografia e nell’editoria musicale, nelle colonne sonore per il cinema e nella produzione audiovisiva. Sugar è nota nel panorama discografico come la principale etichetta indipendente in Italia, oltre ad essere tra i più importanti editori sul mercato nazionale ed europeo. 
 
- 3 artisti rappresentativi: Lucio Corsi, Madame, Paolo Conte 
 
- Un titolo “simbolo” della vostra produzione: L’AMORE di Madame (2023) 
 
- Link principali: <a href="https://www.sugarmusic.com/" target="_blank">Sito web</a>; <a href="https://www.instagram.com/sugarmusicofficial/">Instagram</a>: <a href="https://www.linkedin.com/company/sugar-group/posts/?feedView=all">Linkedin</a> 
 
- Contatto referente (nome + email): Samantha Nocera - Radio &amp; Media Manager - s.nocera@sugarmusic.com

 
Scheda artista: SOAP

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1. Nome d’arte: soap 
 
2. Etichetta di riferimento: SUGAR MUSIC 
 
3. Città di provenienza o base operativa: Latina, Milano 
 
4. Anno di debutto discografico: 2022 
 
5. Breve bio personale: soap, classe 2005, si avvicina alla musica da piccola, trovando presto nella scrittura il modo per raccontare emozioni e fragilità. Dopo l’esordio da indipendente nel 2022, lavora con Pulp Entertainment e nel 2023 firma con Sugar Music. Nel 2024 è tra i VEVO Newcomers e i CBCR di Rockit, e apre la 18ª edizione del Miami Festival. “macchina argento” è stata scelta tra le colonne sonore della seconda stagione di “Prisma”, su Amazon Prime Video. A marzo 2025 pubblica il suo primo EP, Pas Facile, un racconto autentico di chi sta ancora cercando se stesso ma con la certezza di volerlo dire ad alta voce. 
 
6. Un disco o brano “indie” che ha cambiato il tuo percorso: “Del verde” di Calcutta 
 
7. Link principali: 
<a href="https://open.spotify.com/intl-it/artist/1HHQ5Lz44duNiQmpzKU0jd?si=LNWKuHetTR64T3os7yKRJA%3B&amp;nd=1&amp;dlsi=ca5ec6f2528841bc" target="_blank">SPOTIFY</a> 
<a href="https://www.tiktok.com/@chenesoap">TIKTOK</a> 
<a href="https://www.instagram.com/chenesoap/">INSTAGRAM</a> 
8. Contatto diretto o dell’ufficio stampa: Vittoria Tampucci - Ufficio stampa HELP: vittoria@helpmediapr.it

Breve intervista: 
 
1. Cos’è per te “indipendenza” oggi, in musica? 
Per me il concetto di indipendenza in musica è avere la libertà di esprimermi senza dover pensare troppo alle dinamiche di mercato, o sentire le pressioni che spesso ritrovo quando mi confronto con artisti che lavorano in altre realtà. 
 
2. Che rapporto hai con la tua etichetta? 
Ho un bellissimo rapporto, la scelta che ho preso è stata fatta con l’ottica di lavorare con una realtà dove si vive un ambiente familiare che cura e si approccia al mio progetto in modo umano e autentico. 
 
3. Un momento in cui ti sei sentito davvero libero/a, artisticamente. 
Fortunatamente faccio la mia musica in maniera molto libera e tranquilla, tutti i pareri che ho ricevuto miravano sempre al miglioramento della stessa, ma artisticamente ho sempre guidato io il mio progetto avendo il supporto di tutti, team ed etichetta 
 
4. Una canzone o un disco di un altro artista indie italiano che avresti voluto scrivere tu. 
Ti direi “Del verde di Calcutta”, sia perché è di Latina e perché quando lo ascolto, penso che avrei voluto scriverlo io. 
 
5. Cosa ti aspetti dall’indie dei prossimi 20 anni? 
Spero che tra 20 anni ci siano sempre più realtà indipendenti in quanto ritengo che vengano date maggiori attenzioni e cura per gli artisti portando un valore aggiunto ai diversi progetti.

Vent’anni di PMI, le aziende: Sugar Music

Una panoramica sulle etichette associate a Produttori Musicali Indipendenti

La collecting dedicata ai diritti connessi Itsright ha depositato i primi ricorsi contro alcune Web radio, citate in giudizio per l’utilizzo di musica senza il riconoscimento dei compensi per i diritti connessi.

“A nulla sono valsi i tentativi negoziali e le numerose comunicazioni inviate da Itsright per informare le emittenti sugli obblighi di legge relativi all’utilizzo di musica, che vedono la necessità di riconoscere i diritti connessi dovuti agli artisti, oltre che i diritti d’autore”, ha precisato la società.

“Stupisce la posizione di queste realtà che deliberatamente continuano a commettere un illecito, utilizzando il repertorio musicale degli artisti dai noi rappresentati senza autorizzazione”, ha precisato il Presidente della collecting Gianluigi Chiodaroli: “Non è nostra prassi ricorrere alle vie legali ma si tratta di un tema di giustizia e di equità, non solo per i nostri artisti, ma anche per tutte quelle web radio che svolgono la propria attività pagando regolarmente i diritti connessi”.

Itsright, avviate prime cause a Web radio inadempienti

La collecting deposita ricorsi per mancati compensi di diritti connessi

Come ogni anno, Spotify svela i dati del rapporto Loud &amp; Clear, molto utile per capire trend, numeri e impatto della musica in streaming sull'industria discografica globale. Anche quest'anno le notizie sembrano essere ottime su tutti i fronti: nel 2024, infatti, il DSP svedese ha infatti redistribuito agli aventi diritto la cifra record di 10 miliardi di dollari (si tratta dei 2/3 dei ricavi di Spotify).

Benissimo anche per gli artisti italiani: le royalties che hanno generato nel 2024, infatti, sono più che triple rispetto a quelle generate cinque anni fa e si avvicinano ai 150 milioni di euro (+20% YoY). Anche il numero di artisti italiani che hanno generato royalties&nbsp;oltre le soglie di €10.000, €50.000&nbsp;e €100.000 euro&nbsp;è più che raddoppiato nell'ultimo quinquennio. Il 40% delle royalties generate su Spotify, inoltre, sono attribuibili ad artisti o etichette indipendenti, il che è senz'altro un buon segnale.&nbsp;

L'Italia corre anche all'estero, inoltre. Circa il 50% di tutte le royalty generate dagli artisti italiani su Spotify&nbsp;nel 2024, infatti,&nbsp;proviene da ascoltatori al di fuori del territorio nazionale (curiosità: gli USA sono il paese in cui sono state create il maggior numero di playlist che contengono almeno un artista italiano, perfino più che in Italia: siamo a quota 130 milioni). La piattaforma è sempre più poliglotta: le&nbsp;lingue che hanno generato ricavi da oltre 100 milioni di dollari sono ben otto (fino al 2017 erano solo due, inglese e spagnolo). L'Italia è l'ottava, e si è unita al club solo quest'anno. 
 
Insomma, c'è senz'altro da festeggiare. Resta però da capire come sarà possibile integrare e rendere sostenibile (sul lungo periodo e per tutti) il modello dello streaming, senz'altro responsabile della rinascita dell'industria, ma che soprattutto per le realtà più piccole è ancora croce e delizia.

Spotify Loud & Clear: +20% di ricavi YoY per gli artisti italiani

Il tradizionale report annuale di Spotify mostra una piattaforma in crescita globale

Fin da quando ha mosso i suoi primi passi nel mondo della musica Elettra Lamborghini non ha mai fatto mistero di ambire a una carriera internazionale. Ora il traguardo si avvicina ulteriormente con l'ingresso nel roster di Universal Music&nbsp;México, annunciata stamattina. A sviluppare il suo repertorio in lingua italiana sarà invece EMI Records Italy, oltre che della distribuzione e promozione dei suoi progetti internazionali.

"La musica latina è la mia più grande passione ed è da lì che è iniziato tutto per me" ha dichiarato Elettra Lamborghini. !Sono entusiasta e felicissima di questa nuova avventura e non vedo l’ora di fare ascoltare a tutti il mio nuovo progetto”.

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Elettra Lamborghini firma con Universal Music México

Il repertorio in lingua italiana sarà sviluppato invece da EMI Records Italy

"Un importante punto di equilibrio tra crescita, efficienza e innovazione": queste le parole utilizzate dal DG di SCF Mariano Fiorito, lo scorso 6 maggio, per commentare il <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751570/scf-nel-2024-ripartizioni-a-quota-51-milioni-di-euro">bilancio relativo al 2024</a> della collecting dedicata ai diritti connessi per produttori e discografici. La&nbsp;crescita a doppia cifra (+19,3%)&nbsp;trainata tanto da Broadcasting e Web (+12,6%) quanto da Public Performance&nbsp;(+27,4%) è l'espressione di un quadro più complesso e sfaccettato, che - spiega Fiorito -&nbsp;conferma "una tendenza strutturale positiva" del segmento e testimonia "l'efficacia delle nostre strategie di licensing, presidio del mercato e, in generale, del miglioramento dei flussi di dati".

<a href="https://urlsand.esvalabs.com/?u=https%3A%2F%2Fmusicbiz.rockol.it%2Fnews-744215%2Fscf-bilancio-2023-nuovo-vicepresidente-intervista-mariano-fiorito&amp;e=c31331d3&amp;h=a8fbe1aa&amp;f=y&amp;p=y">Rispetto alla scorso anno</a>, la crescita delle ripartizioni pare&nbsp;essersi normalizzata, passando dal +25 al +7%: numeri a parte, cosa racconta questa tendenza?

La percezione di una crescita più contenuta nelle ripartizioni complessive – passata dal +25% dello scorso anno al +7% attuale – richiede un'analisi dettagliata delle singole componenti. In realtà, questa apparente decelerazione è principalmente attribuibile alla flessione della copia privata, che ha registrato una diminuzione del -15% rispetto all'anno precedente. Questo calo ha inevitabilmente influenzato il totale delle ripartizioni, dato il peso significativo pari al 29% che la copia privata detiene nel complesso dei proventi distribuiti. Al contrario, focalizzandoci esclusivamente sui diritti connessi ripartiti – derivanti dagli utilizzi pubblici del repertorio fonografico, quali diffusione radiofonica, televisiva e musica d’ambiente in pubblici esercizi – osserviamo una crescita robusta del ripartito del 19,28%. Questo dato conferma una tendenza strutturale positiva e testimonia l'efficacia delle nostre strategie di licensing, presidio del mercato e, in generale, del miglioramento dei flussi di dati. 
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Tra i dati riferiti al 2024, colpisce la performance dei diritti connessi (+12,6%) nel segmento Broadcasting e Web: è sempre merito della ripresa negli investimenti pubblicitari, o c’è di più?

Sì, è indubbio che la ripresa degli investimenti pubblicitari soprattutto nel comparto TV cresciuto del 7,3%, abbia inciso positivamente sulla crescita dei diritti connessi nel segmento Broadcasting e Web. Tuttavia, attribuire questa performance solo alla dinamica pubblicitaria sarebbe riduttivo: ci sono fattori strutturali e strategici altrettanto rilevanti. Infatti, tale crescita è anche frutto di un'intensa attività contrattuale che ha visto la sottoscrizione e la revisione di diversi accordi di licenza con player nazionali rilevanti, in particolare nel comparto radiofonico – cresciuto del 17,8%. Questi accordi ci hanno consentito di stabilizzare e incrementare gli incassi, creando una base solida e prevedibile anche per la crescita futura. In parallelo, il miglioramento dei sistemi di tracciamento, di controllo e di rendicontazione analitica ha permesso una valorizzazione più precisa e proporzionale degli utilizzi del repertorio, grazie a servizi tecnologici avanzati e a flussi di dati più affidabili. 
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Di contro, la copia privata - cresciuta del 41% nel 2023 - nel 2024 è crollata del 15,4%: la ragione è solo da individuare nella contrazione delle vendite dei dispositivi digitali?

Il calo del -15,4% registrato nel 2024 sul fronte della copia privata, a fronte di una crescita molto marcata nel 2023 (+41%), è certamente riconducibile alla contrazione delle vendite di dispositivi digitali e supporti – in particolare smartphone, tablet e PC – che costituiscono la base imponibile del compenso per copia privata. Secondo il rapporto Anitec-Assinform, nel 2023 il mercato dei dispositivi e sistemi ha registrato una contrazione del –4,8%, con una riduzione del –17% per i PC portatili, –14% per i tablet e –2,3% per gli smartphone. Questa tendenza ha inevitabilmente inciso sulla base imponibile della copia privata. Inoltre, la marcata contrazione dei proventi è da attribuire, in misura rilevante, alle conseguenze dell'annullamento del Decreto Ministeriale del 18 giugno 2019, che regolava i compensi per copia privata e disciplinava il regime delle esenzioni e dei rimborsi. A seguito della sentenza di annullamento, si è venuto a creare un periodo di incertezza normativa, che alcuni operatori del mercato hanno interpretato come una sospensione temporanea dell’obbligo di corresponsione del compenso, in particolare per i dispositivi destinati a usi professionali o esenti. Questa situazione ha generato un effetto disincentivante sull'applicazione degli obblighi di legge e ha contribuito in modo sostanziale alla diminuzione degli importi complessivamente versati. Va in ogni caso sottolineato che l’incremento registrato nel 2023 era stato in parte determinato da un evento straordinario: quell’anno ha beneficiato dell’incasso dei due consueti acconti annuali previsti dagli accordi con SIAE, mentre nel 2022 era stato ripartito un solo acconto - a causa della mancata definizione delle quote audio e video relative alla competenza di quella annualità. Al netto di questo effetto straordinario, il 2023 sarebbe stato in linea con il 2022, o solo leggermente superiore. 
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Sempre a proposito di copia privata, come sta incidendo il cambiamento dei criteri di ripartizione primaria entrati in vigore a inizio 2025?

Il decreto che ha introdotto i nuovi criteri di ripartizione primaria per la copia privata è stato effettivamente emanato, ma non ha ancora prodotto effetti concreti sulla distribuzione dei compensi. Questo perché l’effettiva implementazione del nuovo sistema è subordinata a una serie di approfondimenti attuativi e chiarimenti operativi, necessari per garantire un’applicazione coerente e funzionale delle nuove disposizioni. In assenza di indicazioni applicative puntuali, al momento la ripartizione dei proventi continua ad avvenire secondo i criteri previgenti. Di conseguenza, non si rilevano ancora impatti sostanziali né modifiche nella modalità di attribuzione delle somme agli aventi diritto. Confidiamo tuttavia che, una volta completato il percorso attuativo, l’applicazione del nuovo decreto possa rappresentare un passo avanti significativo, sia in termini di equità nella distribuzione sia di adeguamento del sistema alle nuove modalità di fruizione dei contenuti. Ci aspettiamo che l’aggiornamento dei criteri possa accompagnarsi a un’evoluzione anche del perimetro tariffario, e che vengano finalmente riconosciute, tra le fonti rilevanti di copia privata, anche le copie effettuate attraverso servizi di cloud storage, oggi ampiamente diffusi e funzionali agli stessi usi privati per cui la normativa è stata concepita. Un'integrazione in tal senso rappresenterebbe un ulteriore allineamento tra la disciplina vigente e la realtà tecnologica e dei consumi culturali attuali. 
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Che ruolo ha giocato l’ampliamento della rete global di SCF [nel corso dell’anno passato la collecting ha siglato accordi con PPCA (Australia), PPL (India), ZAPRAF (Croazia) e UNIMPRO (Perù), ndr] nella definizione del bilancio del 2024?

L’ampliamento della rete internazionale è certamente un punto importante su cui SCF sta investendo. Tuttavia, va chiarito che i nuovi quattro accordi citati siglati nel corso del 2024 non hanno avuto un impatto diretto sul bilancio 2024 appena chiuso, in quanto trattandosi di intese recenti, i loro effetti economici saranno progressivi e si manifesteranno nel medio-lungo periodo, in base all’effettivo utilizzo del repertorio italiano in quei territori. Per il 2024, il segmento estero ha continuato a dare un contributo positivo alla crescita complessiva delle ripartizioni, ma ci aspettiamo che il valore dei nuovi accordi emerga pienamente nei prossimi esercizi. Detto questo, la raccolta internazionale rappresenta un asse di sviluppo importante perché crediamo che l’estensione della tutela dei diritti connessi fuori dai confini nazionali sia fondamentale per garantire ai produttori italiani una remunerazione equa anche per gli utilizzi che avvengono all’estero, in un mercato musicale ormai globale per definizione. In quest’ottica, sarà determinante anche l’evoluzione del progetto RDX (Repertoire Data Exchange), la piattaforma internazionale di interscambio dei metadati musicali, che renderà ancora più efficiente, trasparente e analitica la gestione dei diritti, migliorando l’allineamento tra repertori e utilizzi effettivi. 
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I produttori indipendenti hanno rappresentato una quota significativa nella crescita dei mandanti riferita dal 2024: questa tendenza si è rivelata più consolidata all’estero o in Italia? Rispetto agli anni passati, perché - secondo lei - è cresciuta l’attenzione degli indipendenti verso di SCF?

È vero, nel 2024 abbiamo registrato un incremento significativo dei produttori indipendenti che hanno scelto di affidarci la gestione dei loro diritti connessi, e questa crescita ha avuto una rilevanza sia nel mercato internazionale che in quello locale. Questo risultato è il frutto di un lavoro strategico di posizionamento che SCF ha portato avanti negli ultimi anni, con l’obiettivo di rendere la nostra offerta sempre più accessibile anche ai soggetti di dimensioni medio-piccole, grazie a nuovi strumenti di gestione, alla collaborazione ed al supporto continuo, alla trasparenza ed all’analiticità. Abbiamo cercato di colmare quel gap di percezione dimostrando nei fatti che SCF può essere un alleato solido anche per chi lavora fuori dalle logiche del mainstream soprattutto in questo periodo caratterizzato da una maggiore consapevolezza da parte delle piccole case discografiche del valore economico concreto dei diritti connessi: una fonte rilevante e ricorrente di entrate. Questo ha spinto molti produttori a voler monitorare e valorizzare in modo più strutturato questi diritti. Credo che la crescita dell’interesse nei confronti di SCF sia il frutto di un ecosistema che sta cambiando profondamente: più consapevole, più professionale, e sempre più attento alla valorizzazione di ogni componente del diritto musicale.

 
Lo scorso novembre SCF ha annunciato&nbsp;<a href="https://urlsand.esvalabs.com/?u=https%3A%2F%2Fmusicbiz.rockol.it%2Fnews-748031%2Fscf-posizione-su-diritti-intelligenza-artificiale-intervista-fiorito&amp;e=c31331d3&amp;h=341e786b&amp;f=y&amp;p=y">il limite del mandato per le opere prodotte integralmente con l’intelligenza artificiale</a>: che bilancio si può tracciare di questa svolta, a sei mesi dall’annuncio?

A oggi è ancora prematuro tracciare un bilancio dell’iniziativa essendo ancora nella fase di osservazione e adattamento, in un contesto in continua evoluzione che richiede approcci flessibili e costantemente aggiornati oltre che di una tecnologia, allo stato attuale non ancora disponibile, in grado di riconoscere con sufficiente certezza quali siano i brani interamente prodotti con l’uso dell’AI. Siamo in una fase di definizione dettagliata dei criteri operativi e di monitoraggio dell’evoluzione del contesto normativo e tecnico, e di raccolta dei feedback da parte dei nostri mandanti, allo scopo finale di tutelare il valore della creazione umana e di garantire che i diritti connessi restino ancorati al lavoro creativo effettivo di artisti e produttori fonografici. Tuttavia, possiamo già riscontrare alcuni segnali incoraggianti: da un lato, una crescente attenzione da parte delle nostre case discografiche verso il tema dell’IA nella produzione musicale; dall’altro, un riconoscimento sempre più ampio della necessità di distinguere tra opere che prevedono un apporto umano sostanziale e quelle interamente generate da sistemi automatizzati. A livello internazionale, SCF partecipa attivamente a un gruppo di lavoro promosso da IFPI – International Federation of the Phonographic Industry – con l’obiettivo di monitorare in modo coordinato le evoluzioni normative e di mercato in materia di intelligenza artificiale e diritti connessi. Questo tavolo di confronto rappresenta uno strumento strategico per condividere best practice, analizzare scenari emergenti e contribuire allo sviluppo di un orientamento comune tra le società di gestione collettiva a livello globale. In quest’ottica, ci siamo impegnati affinché eventuali aggiornamenti delle linee guida internazionali possano trovare una tempestiva applicazione anche in ambito nazionale. Il nostro Consiglio di amministrazione è pronto a valutare e, se necessario, adeguare le policy in essere, con l’obiettivo di garantire trasparenza, equilibrio e tutela degli interessi dei nostri mandanti, senza ostacolare il potenziale evolutivo delle nuove tecnologie.

SCF, Fiorito: 'Nel '24 tendenza strutturale positiva del mercato'

Uno sguardo dettagliato (e ragionato) ai numeri registrati dalla collecting lo scorso anno

Un incontro delle industre culturali e creative europee a Bruxelles, presentato dagli eurodeputati&nbsp;Brando Benifei&nbsp;e&nbsp;Michael McNamara, per parlare di AI e chiedere ai rappresentanti politici di sostenere una campagna di trasparenza: presenti molte personalità di spicco, tra cui&nbsp;il co-fondatore degli ABBA e presidente CISAC&nbsp;Björn Ulvaeus,&nbsp;Olivier Nusse&nbsp;(Universal Music France),&nbsp;Christian van Thillo&nbsp;(DPG Media),&nbsp;Anne-Sylvie Bameule&nbsp;(Actes Sud) e&nbsp;Jesús Badenes del Río&nbsp;(Planeta Books Division), oltre a molti artisti provenienti da ogni ambito.&nbsp;L'evento è parte della campagna del settore creativo "Stay True to the Act, Stay True to Culture".&nbsp;

I partecipanti hanno espresso preoccupazione per l'attuale direzione dell'attuazione delle politiche in materia di IA nell'UE, sottolineando&nbsp;la necessità di un coinvolgimento significativo del settore creativo nella definizione degli standard che disciplineranno lo sviluppo e l'utilizzo dell'IA.&nbsp;"Non dobbiamo mai lasciarci sedurre dalla falsa idea che, nella corsa sfrenata verso il nuovo mondo dell'intelligenza artificiale, gli interessi dei creatori debbano essere messi da parte" ha dichiarato Björn Ulvaeus. "Questo approccio non funzionerà: né per il settore creativo, né per l'economia, né per la cultura, né tantomeno per il settore tecnologico, i cui ingenti ricavi derivanti dall'intelligenza artificiale, non dimentichiamolo, derivano da opere creative protette da copyright realizzate da esseri umani. La visione deve essere vantaggiosa per i creatori e per l'industria tecnologica. Ciò può avvenire solo con una legislazione che tuteli realmente ed efficacemente i creatori".

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#StayTrueToTheAct: i creativi europei a Bruxelles per l'AI

Un incontro con i rappresentanti al Parlamento Europeo per chiedere di sostenere la trasparenza

L'appello arriva da un gruppo di accademici USA, che si appellano al tribunale affinché decida di archiviare la causa intentata da Drake contro UMG e Kendrick Lamar (ne avevamo già parlato <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750466/avvocati-drake-patteggiano-iheartmedia">qui</a>). Il motivo è che a livello legale, secondo i giuristi&nbsp;non si può "trattare i testi del rap come se fossero confessioni o rappresentazioni fattuali": non li si può, quindi, prendere alla lettera. Cosa che peraltro sostiene anche UMG, accusata di diffamazione per aver veicolato i versi offensivi di Kendrick Lamar diretti al rivale Drake e contenuti nell'ormai celebre dissing "Not Like Us": "Si tratta di opinioni non sanzionabili e di iperboli retoriche", recita la memoria depositata dagli avvocati di Universal.

L'appello dei giuristi e degli studiosi in questione sembra essere dello stesso tenore: "La presunta diffamazione di cui&nbsp;Drake si ritiene vittima si basa sull'assunto che ogni parola di 'Not Like Us' vada presa alla lettera, e non solo è un assunto fallace, ma è anche pericoloso" recita l'appello. "Quando i testi del rap vengono acquisiti come prova in una corte di giustizia, si aprono le porte a pregiudizi razziali e a stereotipi, come hanno dimostrato numerosi studi empirici. Minaccia il diritto alla libera espressione sancito dal Primo Emendamento, e crea un effetto paralizzante in tutta l'industria discografica". Negli Stati Uniti da anni la Recording Academy si batte per promulgare una legge che impedisca ai giudici di utilizzare i versi delle canzoni rap come prova nei procedimenti legali ai danni dei loro autori, cosa che spesso capita nel panorama americano. Per ora è passata una proposta di legge applicata in alcuni singoli stati, mentre a livello federale ancora non è stata implementata.

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Drake vs UMG: i giuristi ritengono che la causa sia pericolosa

Il rap non va preso alla lettera, ribadiscono studiosi di legge preoccupati delle conseguenze

In base alla legge americana&nbsp;sul diritto d'autore, gli autori di canzoni possono chiedere ai propri editori di riavere indietro le edizioni del loro repertorio dopo 35 anni dalla stipula del contratto originario. Ed è esattamente ciò che chiedono le Salt-N-Pepa a Universal Music Group, che invocano i cosiddetti "termination rights" per tornare&nbsp;in possesso del 100% del loro catalogo. Non avendo finora visto prevalere le loro ragioni, il gruppo rap (uno dei primissimi al femminile, che negli anni '80 fece da apripista a moltissime altre colleghe) ha deciso di intentare causa contro la major.

La disputa nasce dalla convinzione delle Salt-N-Pepa che le loro canzoni abbiano un immenso valore in termini di sincronizzazioni e altre possibilità di sfruttamento, ma che finora nessuno si sia prodigato a fare song plugging in maniera efficace. In effetti, negli ultimi cinque mesi hanno generato circa un milione di dollari in licenze di sync, quindi non certo somme irrilevanti. Le Salt-N-Pepa affermano anche che UMG in passato avrebbe rimosso alcuni loro brani&nbsp;dalle piattaforme di streaming.

Nonostante la legge penda&nbsp;in teoria a loro favore, però, non è detto che il gruppo verrà accontentato dal tribunale: come spesso accadeva negli anni '80, ai tempi le artiste erano gestite da intermediari che firmarono il contratto in vece loro. Non ci sarebbe quindi alcuna prova tangibile che detengano il copyright delle loro opere.&nbsp;

Salt-N-Pepa: una causa a UMG per reclamare i "termination rights"

La legge americana sul copyright permette agli autori di vedersi restituite le loro edizioni

Universal Music Group ha annunciato il trasferimento a partire dal 2027 del proprio quartier generale a New York nell’edificio Penn 2, spazio costruito da Vornado Realty Trust a Midtown, in pieno Penn District, scelto per ospitare gli uffici di Def Jam Recordings, Island Records, Mercury Records e Republic Records, Bravado (la divisione dedicata al merchandising di UMG), e Verve Label Group (che include Verve, Impulse! e Decca Records US). Sempre presso Penn2 avranno sede gli uffici per la east coast di Universal Music Publishing Group, e di diversi altri rami dell’azienda.

Nell'ambito di un contratto di locazione di 22 anni, UMG occuperà l'intero quarto, quinto e settimo piano del Penn 2: la major avrà a disposizione anche uno spazio al piano terra lungo la Settima Avenue, presso il quale sarà allestito un punto vendita di lusso dedicato ai superfans, e una hall privata sulla 33esima Strada, che ospiterà un centro visitatori e un ascensore diretto per raggiungere i piani. UMG avrà anche la possibilità di presentare i suoi artisti su grandi insegne Led all'interno del Penn District. Presso la nuova sede, ovviamente, non mancherà uno studio di registrazione “all’avanguardia”, che - precisa Universal Music - “rafforzerà la rete globale di studi di registrazione UMG più importanti al mondo, che comprende già gli iconici Abbey Road Studios di Londra, i Capitol Studios di Los Angeles e gli East Iris Studios di Nashville”.

"Il trasferimento degli uffici di UMG a New York nella nuova Penn 2 Tower riflette la nostra visione e la nostra ambizione”, ha commentato il COO di Universal Music Boyd Muir: “Situato nel cuore di Midtown Manhattan e letteralmente adiacente al Madison Square Garden, uno dei luoghi più rinomati della musica, dove molti dei nostri artisti si esibiscono davanti a un pubblico gremito, lo spazio rappresenterà un punto di incontro ideale per i nostri dipendenti, artisti e cantautori. Oltre agli uffici, Penn 2 ospiterà studi musicali e spazi commerciali, con una gamma di merchandising e prodotti esclusivi. Non vediamo l'ora di collaborare con il team di Vornado per raggiungere la data di trasferimento prevista per il 2027".

New York, Universal Music si trasferisce (pensando ai superfans)

Un nuovo spazio nel cuore di Manhattan con uno studio all’avanguardia

Il futuro della musica è sempre più fantascientifico, letteralmente e in senso figurato. E' proprio alle nuove avanguardie che è dedicato il panel “Tra piattaforme, algoritmi, AI e vecchie sfide, come sta cambiando l’industria musicale?”. Dove sta andando la discografia italiana? Cosa significa davvero “fare musica” oggi, quando piattaforme, trend digitali e intelligenza artificiale stanno riscrivendo le regole del gioco? A queste e ad altre domande si cerca di rispondere all'interno di un dibattito di grande profondità, a cui partecipano&nbsp;Carla Armogida (Artist Manager Exit Music Management), Dario Giovannini (Managing Director Carosello Records) e&nbsp;Alessandro Massara (Presidente Universal Music Italia).&nbsp;

Carla Armogida ha una visione duplice su questi temi, avendo un ruolo odierno nel management e arrivando da molti anni in Spotify: "L'algoritmo è stato il primo terremoto per la discografia, cambia il modo in cui gli ascoltatori scoprono la musica, ovvero attraverso la playlist. Con l'arrivo di TikTok però tutto cambia di nuovo, perché si tratta di un algoritmo diverso e soprattutto è l'utente a decidere di utilizzare una canzone, non si può prevedere se lo farà e quali brani andranno virali" riflette. "Tutto questo ha messo un'enorme pressione sulla comunità degli artisti, che devono diventare a tratti dei creator. L'algoritmo non prevede il futuro: quello è il nostro lavoro e la nostra responsabilità. Dobbiamo dare ai nostri artisti il coraggio di deludere il pubblico".

"Negli ultimi cinque anni c'è stato un cambiamento epocale", conferma Dario Giovannini.&nbsp;"Sarà controcorrente dirlo ma c'è troppa musica, forse anche per colpe nostre. Corriamo dietro ai numeri, ragioniamo ancora in termini di classifiche di vendita. Questa situazione ha rafforzato il nostro impegno discografico.&nbsp;Definisco la nostra etichetta un'acceleratore: noi ormai come discografici non scopriamo più nessuno, dobbiamo solo supportare gli artisti con cui lavoriamo e aiutarli a prendere le decisioni migliori per la loro carriera. E il numero di artisti con cui dobbiamo lavorare, per poter lavorare bene, deve essere necessariamente ridotto. Non dobbiamo affrettare i tempi: ogni progetto va accompagnato passo dopo passo".&nbsp;

"Acceleratori lo siamo tutti, major e indipendenti", concorda Alessandro Massara. "In una major, però, vista la posizione che occupiamo sul mercato si è condannati al successo, e questo ci rende la vita un po' più difficile. Con gli algoritmi ci combattiamo, e cerchiamo di individuare artisti che abbiano una lunga durata, anche se potrebbe sembrare il contrario. Oggi è importante il successo di un singolo, ma il vero valore lo raggiungiamo quando costruiamo dei cataloghi e degli evergreen. Dobbiamo lavorare giorno dopo giorno pensando al futuro".

Sulle sfide dell'intelligenza artificiale, forse le più pressanti di questo periodo, c'è una grande attenzione. "E' evidente che le big tech stanno spingendo moltissimo per poter utilizzare il materiale coperto dai copyright nel training dell'AI" dice Giovannini. "Per me è la rivoluzione più grande dopo Internet, ed è evidente che le potenzialità siano enormi, ma va regolamentata. E' evidente anche che vada trovato un accordo economico per tutelare i detentori dei diritti, su questo non ci sono dubbi: tra cinque anni il salto tecnologico sarà enorme, e non possiamo esimerci dal farlo, o non avremo i fondi per continuare il nostro lavoro". "L'AI è già in uso e non dobbiamo commettere l'errore di farci spaventare" concorda Armogida. "C'è bisogno di un supporto legislativo, molti artisti si stanno esponendo su questo, ma devono nascere associazioni e leggi a tutela". "Siamo tutti sulla stessa barca" conferma Massara. "Non possiamo far finta che l'AI non esista: dobbiamo cercare come industria, e mi auguro tutti insieme, di non commettere gli errori del passato. Dobbiamo proteggere i nostri copyright, non nasconderci e affrontare a viso aperto la sfida, e imparare a usare l'intelligenza artificiale.&nbsp;

20 anni di PMI: le sfide del futuro, e come affrontarle 

Un dialogo a tema con Carla Armogida, Dario Giovannini e Alessandro Massara

La rivoluzione dell'urban, l'invasione dell'indie italiano, la digitalizzazione, la pandemia: le sfide che i produttori musicali indipendenti hanno dovuto affrontare negli ultimi vent'anni sono molteplici. Proprio di questo si parla nell'incontro “Indipendenti per davvero: valore, business e identità delle etichette oggi”&nbsp;con la partecipazione di Claudio Ferrante (CEO Artist First), Luca Cecchi (Label Director Nar International) e Tommaso Fobetti (Founder e General Manager Undamento).

Qual è il reale valore aggiunto che può offrire un’etichetta indipendente in Italia?&nbsp;I modelli di business sostenibili e la capacità di costruire carriere solide in un mercato dominato dallo streaming e dai social sono molteplici, così come gli approcci, che si tratti di realtà storiche e approcci di nuova generazione.&nbsp;L'innovazione è nel DNA degli indipendenti, che si caratterizzano per l'agilità e la capacità di reagire allo stallo di un mercato&nbsp;che rischiava di essere fagocitato dalla crisi della discografia.

In una realtà come la piccola etichetta discografica il concetto stesso di sostenibilità cambia, diventando più modulabile e abbordabile:&nbsp;"Non per forza un progetto deve essere sostenibile in termini di streaming, perché possiamo compensare con altre attività, come i live o il merchandising" sottolinea Tommaso Fobetti. "Non dobbiamo forzare la natura di un artista, ma abbiamo l'opportunità di capire quali sono i suoi punti di forza".&nbsp;

Questo vale anche per le realtà nate da poco, commenta Claudio Ferrante: "Alcune delle nostre realtà non godono di cataloghi storici o importanti: con il nostro modello a 360° abbiamo aggiunto il concetto di sviluppo a quello di sostenibilità, fornendo servizi che inizialmente non&nbsp;facevano parte della&nbsp;filiera delle etichette e integrandoli al nostro interno. E' una filiera più corta e controllabile:&nbsp;siamo il km 0 degli artisti".

Luca Cecchi rimarca l'importanza dell'evoluzione continua di questo modello, e soprattutto dell'importanza di fare rete: "Dobbiamo avere le antenne dritte tutti i giorni per implementarlo. Fondare PMI è stato fondamentale per tutti noi, perché si è creato un meccanismo di condivisione del know how, delle esperienze e delle battaglie".

L'intelligenza artificiale costituisce senz'altro una delle sfide del futuro. "L'AI è uno strumento che va gestito, certo, ma può aprire anche a nuove possibilità: come si suol dire i bravi marinai vogliono il mare in tempesta, perché è quella&nbsp;che ti gonfia le vele" dice Cecchi. Anche il meccanismo dei social e degli algoritmi, però, rischiano di cambiare per sempre il mestiere di artista: "Ho l'impressione che vada a premiare ciò che somiglia a qualcosa che già esiste, omologando e standardizzando la musica" si rammarica Fobetti. La fortuna è che la qualità e l'originalità vengono comunque premiate, algoritmi o no, chiosa Ferrante: "Basti pensare a Lucio Corsi a Sanremo. E' questa la nostra vera forza: abbiamo un'altra missione rispetto alle grandi multinazionali, dobbiamo lavorare su pochi artisti per volta e i risultati verranno da sé".

20 anni di PMI: business e identità delle etichette di oggi

Se ne parla nel panel 'Indipendenti per davvero'

SpotCheck, la piattaforma tecnologica di monitoraggio, certificazione e analisi in tempo reale delle performance delle campagne pubblicitarie radiofoniche e televisive, ha presentato SpotCheck AI, sistema di Advertising Intelligence che integra l’intelligenza artificiale nei sistemi di rilevamento. Il nuovo strumento è stato voluto da Airplay Control, azienda sammarinese che guida il progetto, con l'obiettivo di “semplificare e automatizzare flussi di lavoro complessi, fornendo strumenti sempre più evoluti, precisi e competitivi”.

La principale novità di questa fase di sviluppo è rappresentata da una suite di strumenti dedicati all'analisi approfondita della composizione creativa delle campagne pubblicitarie, con un'attenzione specifica agli elementi visivi (TV), audio (Radio e TV) e semantici (Radio e TV)”, spiega Airplay Control, precisando come i nuovi standard di rilevamento siano stati innalzati per gli elementi visivi (riconoscimento di loghi, marchi, ambienti, attori, personaggi, azioni, colori dominanti, composizione delle immagini, prezzi e caratteristiche dei prodotti), elementi audio (analisi di musiche, dialoghi, effetti sonori, tono della voce, identificazione di attori e doppiatori) ed elementi semantici (identificazione di parole e frasi chiave, concetti principali, temi trattati, emozioni espresse e uso di figure retoriche).

“Il sistema consente, inoltre, una comprensione più profonda dei messaggi e delle strategie comunicative adottate nelle campagne, grazie alla trascrizione completa e precisa dei dialoghi in formato testuale e a sintesi descrittive degli elementi chiave, che evidenziano i punti di maggiore rilevanza strategica”, conclude Airplay Control: “La copertura del monitoraggio abbraccia un ampio e rappresentativo spettro del panorama audiovisivo italiano, analizzando in tempo reale oltre 100 canali televisivi (digitale terrestre e pay-tv), 80 stazioni radio (nazionali e territoriali) e centinaia tra le principali emittenti radiofoniche e televisive locali”.

SpotCheck, presentato il nuovo sistema di monitoring SpotCheck AI

L’intelligenza artificiale integrata nella tecnologia di analisi radio-televisive

Dopo Taylor Swift - alla quale fu dedicata un’esperienza in app ad hoc per il lancio di “The Tortured Poets Department” - TikTok, già titolare di accordi promozionali con star del calibro di Lady Gaga, Billie Eilish, Post Malone e Coldplay, ha presentato tre nuove campagne dedicate ad altrettanti artisti: sul social di Bytedance, in questi giorni, sono state attivate tre speciali iniziative promozionale con oggetto nuove uscite di Avicii, Jin dei BTS e Damiano David.

Le nuove esperienze in app sono state create per il debutto sui mercati di “Avicii Forever” (disco postumo del compianto Dj svedese, scomparso nel 2018), “Echo”, il nuovo mini-album della star K-pop e “Funny Little Fears”, debutto “in proprio” del frontman dei Maneskin. Nello specifico, ricercando sulla piattaforma il nome degli artisti o il titolo delle usciti possono accedere a pagine hub con contenuti esclusivi sia realizzati dalle etichette ufficiali che dalla community di utenti. In particolare i fan di David, che in meno di un anno di presenza sul social ha già accumulato quasi 27 milioni di like, potranno scaricare anche l’effetto di animazione interattivo “Bad Advice Only” direttamente dal suo profilo ufficiale.

TikTok, anche Damiano David nelle nuove campagne immersive

Ancora partnership con gli artisti per la piattaforma social cinese

<a href="http://musicbiz.rockol.it/tutto-su/nuovoimaie-453984">NUOVO IMAIE</a>&nbsp;propone una serie di incontri con protagonisti e protagoniste del panorama musicale italiano per parlare dei loro progetti, ma anche per approfondire le dinamiche che ruotano intorno all’essere Artista Interprete Esecutore.

Raffinata, elegante, sofisticata, con una voce e un'attitudine che sembrano provenire da un'epoca distante e da terre lontane: Mille è senz'altro una delle cantautrici più promettenti della sua generazione. Non a caso, non appena intraprende la carriera solista (in precedenza era la frontwoman di una band, i Moosek), i riscontri non tardano ad arrivare: vincitrice del premio della critica a Musicultura nel 2021, del contest 1mnext in collaborazione con NuovoIMAIE&nbsp;nel 2022, tre anni di fila invitata al Concertone del primo maggio - quattro, se contiamo che quest'anno si è esibita all'Uno Maggio Libero e Pensante di Taranto. Dopo&nbsp;suo EP di debutto "Quanti me ne dai" torna sulle scene con un nuovo singolo dal titolo suggestivo: "Il tempo, le febbri, la sete".

Hai definito questa canzone “una rinascita”. In che senso?

Tutte le mie canzoni sono fotografie del momento che sto vivendo. Quando ho scritto questa stavo soffrendo per amore, e vivevo il passaggio tra la disperazione e il superamento di una storia finita. Avevo bisogno di tempo per elaborare il dolore, di febbre per scaricare la sofferenza e l’emotività e della sete come moto del corpo e del cuore per tornare ad avere voglia di vivere. Lasciarsi attraversare dal dolore per poi rinascere è una cosa che ho imparato col tempo: questa è una canzone-talismano, perché ogni volta che la canto mi ricordo di averla scritta per aiutarmi a guarire.

È difficile cantare brani così personali davanti a un pubblico di sconosciuti?

In realtà cantarle davanti a un sacco di persone è più facile che registrarle in un contesto intimo e privato! (ride) Ogni tanto capitano momenti da groppo in gola, come durante il mio concerto all’Uno Maggio Libero e Pensante di Taranto: due ragazzi si stavano commuovendo e pure io dietro a loro. Ma cantarla dal vivo è uno sfogo, lascio andare tutto. La cosa davvero catartica è stata scriverla. Ricordo ancora perfettamente il momento: ero in sala da pranzo, davanti al mio pianoforte, ero in camicia da notte e imbracciavo una chitarra, in lacrime.

Quando hai iniziato a scrivere pezzi tuoi?

Prestissimo, avevo sei-sette anni. Avrei voluto cantare una canzone mia anche quando da bambina mi ero iscritta allo Zecchino D’Oro (falsificando la firma di mio padre che si incazzò come una biscia ma poi mi portò a Bologna per le audizioni), ma mi dissero che purtroppo non si poteva! A un certo punto dell’adolescenza avevo il rifiuto del palco, pensavo che avrei fatto l’autrice e basta. Però scrivevo in inglese, per non farmi capire da mio fratello, con cui condividevo la stanza e che mi prendeva un po’ in giro per le mie velleità artistiche. Per anni l’inglese ha rappresentato una piccola coperta di Linus nei confronti del mondo esterno, anche parecchio dopo che ero uscita di casa. L’italiano è arrivato abbastanza recentemente, nel 2018.

Prima di diventare Mille, la cantante solista, eri Elisa Pucci, la frontwoman&nbsp;dei Moosek, band in gara a X Factor 2018…

Il nostro batterista fece l’iscrizione senza dirci niente, sapendo che quell’anno tra i giudici c’era anche Skin, la mia cantante preferita. Quando ci hanno presi eravamo abituati alla classica gavetta da band, caricandoci e scaricandoci il furgone da soli ogni volta che andavamo a suonare: a X Factor ci siamo ritrovati all’improvviso nel Paese dei Balocchi, avevamo un team di decine di persone a disposizione e ogni nostro desiderio veniva esaudito. Volevamo un’altalena o una gigantesca bilancia per fare da scenografia a una nostra esibizione? Ce la costruivano senza battere ciglio. È stato bellissimo e molto stimolante.

Una volta usciti, però? Per voi c’è stato quel momento di spaesamento di cui parlano molti ex concorrenti dei talent?

Nel mio caso no, assolutamente. Ho ricominciato a fare quello che facevo prima, con in più la visibilità ottenuta da un mezzo potentissimo come la tv. Forse il motivo per cui non mi sono sentita spaesata è anche che avevo fiducia nelle mie capacità e nelle mie canzoni, visto che ho sempre scritto quello che cantavo e che nessuno mi ha mai imposto niente.

A un certo punto arriviamo a Mille…

Un giorno (ai tempi cantavo ancora in inglese) ho fatto un esperimento: durante un live ho cantato una canzone in fake english, mugugnando parole senza significato, e il pubblico non si è accorto della differenza. Da lì ho capito che i messaggi che cercavo di trasmettere nei miei testi rischiavano di perdersi. Finito il tour con i Moosek, quindi, mi sono messa al pianoforte e ho cercato di superare i limiti che mi ero auto-imposta, sperimentando con l’italiano. Quando ho accumulato un numero congruo di tracce, ho capito che il progetto aveva senso; ma siccome erano brani davvero personali, ho deciso di metterci solo la mia faccia.

Com’è stato ricominciare da sola?

Anche se il mio è un progetto solista, la musica si fa insieme: dal vivo ho una band che mi accompagna, in studio interagisco con tanti altri musicisti (in primis Davide Malvi, il famoso batterista dei Moosek, che è il mio partner in crime con cui scrivo e produco). Insomma, la percezione che io sia sola è più una cosa che arriva al pubblico, che se deve dirmi brava o deve criticarmi si rivolge a me personalmente, e non a tutto il team: io, però, sola non mi ci sento.

La “prima ufficiale” del tuo progetti è stata l’esibizione al Concertone del Primo Maggio, dove avevi vinto il Contest 1MNEXT realizzato in collaborazione con NuovoIMAIE che ha messo in palio 10.000&nbsp;Euro per la realizzazione di un tour...

Quel concorso, nel momento in cui ho debuttato io, era veramente fondamentale: dopo il Covid per gli emergenti non esistevano più tante possibilità di suonare dal vivo, e quello è stato uno strumento preziosissimo per farsi conoscere. Per me ritrovarmi su quel palco è stato ritornare alla vita, in tutti i sensi. Sono opportunità che vanno colte e che sono felicissima esistano: per me è stata davvero un’esperienza grandiosa. Se non lo avessi fatto, probabilmente tante delle cose che mi sono successe dopo non sarebbero diventate realtà, come gli opening nei concerti di Carmen Consoli o Max Gazzé. Sono riuscita a farmi vedere da persone che magari altrimenti non avrebbero mai saputo della mia esistenza.

Spesso gli artisti emergenti non sono ancora consapevoli delle implicazioni più “tecniche” del mestiere: diritti, obblighi, aiuti e sostegni restano poco conosciuti. Tu come ti poni rispetto a tutto questo?

Ti rispondo come rispondo a tutti coloro che mi dicono “Ah, fai la cantante? Beata te che canti tutto il giorno”. E cioè: “Seh, magari!”. Questo è un lavoro che implica molto altro, è un grande contenitore che include tanti altri aspetti: quello legale, quello logistico, quello di comunicazione… E per me sarebbe un peccato perderne dei pezzi, perciò cerco di informarmi un po’ su tutto, nel mio piccolo. Mi aiuta anche a crescere a livello di carriera, e a essere presente a me stessa e alle persone che mi accompagnano in questo viaggio.

Tornando al punto da cui abbiamo cominciato: “Il tempo, le febbri, la sete” anticipa il tuo album, che uscirà nei prossimi mesi per TAIGA / ADA Music Italy. Vuoi raccontarci qualcosa in più?

Intanto sono molto orgogliosa del titolo, “Risorgimento”, che è una parola che mi ha conquistata fin da subito. L’ho trovata quasi per caso, chiacchierando con una persona a cui stavo raccontando il periodo che stavo vivendo. “Un risorgimento, praticamente!” mi ha detto, e in me è scattato qualcosa. Mi piace il senso di trasformazione che porta con sé, a livello umano e musicale: accolgo sempre i cambiamenti con piacere, abbracciandoli. È un disco molto organico, che contiene tanti strumenti veri, dalle batterie ai violini: ho avvertito quest’esigenza e l’ho seguita fino in fondo.

Mille: 'Fare la cantante non è solo cantare tutto il giorno'

In occasione del nuovo singolo, un'intervista con la cantautrice per parlare del mestiere di artista

Marta Fantin è stata nominata Senior Business Development Manager di TicketOne, società di ticketing leader sul mercato italiano controllata dal gruppo tedesco CTS Eventim: nel suo nuovo ruolo Fantin sarà responsabile “della crescita strategica e dell'espansione della presenza di TicketOne nel settore dell'intrattenimento dal vivo”. “Ringrazio Andrea Grancini e Germana Solcia per l'incredibile opportunità, e non vedo l'ora di contribuire all'azienda leader di mercato e continuare a crescere professionalmente”, ha dichiarato Fantin in un post sulla propria pagina Linkedin.

Laureata in Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna, dopo un’esperienza come Web Editor e Social Media Producer a MTV Italy tra il 2008 e il 2009, Fantin è entrata in Attractive prima come Ticketing Manager poi come Head of E-Commerce: dopo essere entrata in DICE Italy nel 2019 come Account Manager, tra il 2021 e il 2022 ha ricoperto il ruolo di Music Lead e Head of Music, per poi essere nominata Director of Partnership, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751697/dice-italy-esce-marta-fantin">carica occupata fino all’inizio dello scorso maggio</a>.

TicketOne, entra Marta Fantin

Come Senior Business Development Manager

A prescindere dall’esito della <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750372/festival-di-sanremo-il-consiglio-di-stato-decidera-il-22-maggio">pronuncia del Consiglio di Stato prevista per il prossimo mercoledì, 22 maggio</a>, sarà molto probabilmente la RAI a organizzare e trasmettere le prossime tre edizioni del Festival di Sanremo: alla scadenza - fissata per oggi, lunedì 20 maggio, alle ore 12,30 - del <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751223/sanremo-pubblicato-il-bando-per-assegnare-i-prossimi-festival">bando indetto dal Comune della cittadina ligure</a> per partecipare alla gara indetta in seguito alla sentenza del TAR dello scorso dicembre, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751871/festival-di-sanremo-la-rai-partecipera-al-bando-del-comune">solo il servizio pubblico ha presentato una propria offerta</a>.

“Se le verifiche di congruità e delle procedure giuridiche in corso confermeranno l’esito delle procedure sulla manifestazione del Festival di Sanremo, si aprirà poi la fase di negoziazione prevista dal bando”, ha dichiarato - come riferisce Sanremonews.it - il sindaco di Sanremo Alessandro Mager: “Certamente quello di oggi è stato un passaggio chiave e come Amministrazione comunale possiamo dirci soddisfatti di questo esito.

Nel corso del passato fine settimana è parso piuttosto chiaro l’orientamento alla non partecipazione al bando di un potenziale competitor di Viale Mazzini, il gruppo Warner Bros Discovery, che - riferisce l’ADNKronos - avrebbe giudicato <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751957/sanremo-i-dubbi-di-warner-bros-discovery-sulla-gara">“quasi proibitivi”</a> i vincoli imposti da municipio sanremese.

“Era evidente a tutti come sarebbe andata a finire”, ha commentato a Rockol il CEO di FIMI - Federazione Industria Musicale Italiana Enzo Mazza: “Questo non toglie che il negoziato sul prossimo festival non potrà non tenere conto degli investimenti e dei costi sostenuti dalle case discografiche. I rimborsi previsti fino al festival 2024 sono assolutamente insostenibili per major e indipendenti. Va rivisto completamente l’impianto del festival”.

Sanremo, solo la RAI partecipa al bando per il Festival

Solo il servizio pubblico ha presentato un’offerta al Comune

Lo scorso giovedì, 15 maggio, è tragicamente scomparsa in un incidente stradale all'età di 37 anni Valeria Necchi, Art Director di ImSocial: fatale, alla professionista, è stato uno scontro tra lo scooter che conduceva e un altro mezzo nella zona sud di Milano.

Molto conosciuta nell’ambiente, Necchi era da dieci anni nell’organico della società fondata e guidata da Ivan Butera: entrata in ImSocial nel 2017 come Graphic Designer, nel 2019 era stata nominata Art Director, occupandosi della grafica per tutto il reparto marketing della società. Attualmente&nbsp;impegnata su progetti intitolati a Sony Music Italy e BMG Italy -&nbsp;e, passato, anche su operazioni riferibili a&nbsp;Universal Music, Warner Music e Sugar Music - Necchi ha contribuito alle grafiche di numerosi artisti presenti nello storico clienti dell’agenzia come - tra gli altri - Zucchero, Gigi D’Alessio, Gianna Nannini, Mario Biondi, Negrita, Francesco Gabbani, Piero Pelù, Fabrizio Moro e Modà.

“Ciao dolce Vale. Sei il nostro raggio di sole e il nostro cuore. Sei il nostro sorriso, la nostra forza, la nostra voce e la nostra anima. Sei luce”, si legge nel messaggio, firmato da tutto lo staff di ImSocial, sui canali ufficiali dell’azienda: “Sei bellezza e purezza, grinta ed entusiasmo, gentilezza e amore. L’amore che dal 2016 ogni giorno hai portato, forte, nelle nostre vite e nelle vite di tutti i fortunati che hanno potuto conoscerti. Sei tutta Imsocial. Per sempre”.

Laureata al Politecnico di Milano in Design della Comunicazione nel 2013, Necchi - prima di approdare a ImSocial - aveva avuto trascorsi professionali presso Hearst Magazines, gruppo che cura le edizioni italiane di testate come Cosmopolitan, Elle, Equire, Marie Claire e Men’s Health.

ImSocial, addio a Valeria Necchi

Nell’organico dell’azienda da 10 anni, ricopriva il ruolo di Art Director

La piattaforma di gaming online Roblox ha attivato una funzione che permetterà agli artisti “ospiti” dell’universo virtuale di vendere il proprio merchandising fisico attraverso il servizio digitale: come spiegato direttamente dall’azienda in una nota ufficiale, con il nuovo tool sarà permesso ai giocatori di “acquistare prodotti fisici direttamente all'interno delle esperienze Roblox e ricevere oggetti avatar come parte dell'acquisto”.

A inaugurare la nuova funzionalità è stato The Weeknd, che ha lanciato lo scorso 17 maggio una nuova esperienza digitale su Roblox basata sul film “Hurry Up Tomorrow”, sceneggiato dallo stesso artista insieme a Reza Fahim e a sua volta ispirato al suo ultimo, omonimo album. Per i fan della star canadese è stata approntata un’esperienza immersiva collegata al lungometraggio, dove è possibile visitare “il The Weeknd Hub”, presso il quale sono in vendita “accessori e emote ufficiali per gli avatar e un esclusivo pacchetto di biglietti per ‘Hurry Up Tomorrow’ con un gadget&nbsp;in edizione limitata”.

The Weeknd

Il merchandising musicale arriva su Roblox

Si parte con un evento con protagonista The Weeknd

Le due società leader di mercato negli Stati Uniti per il segmento della musica dal vivo, Live Nation e AEG Presents, sarebbero oggetto di indagine da parte del Dipartimento di Giustizia americano per una presunta collusione riguardante i rimborsi dei biglietti: a riferirlo - in attesa di conferme da parte delle aziende e delle autorità - sono Bloomberg e Reuters. L’ipotesi degli inquirenti, riferisce l’agenzia, è che le due società "abbiano collaborato illegalmente sulle politiche di rimborso per i concerti cancellati e abbiano trattato con gli artisti per limitare le perdite" nella prima metà del 2020, in concomitanza con la prima ondata di annullamenti causata dalle restrizioni adottate per arginare la pandemia di Covid-19.

Confermando implicitamente l’indiscrezione, l’Executive Vice President for Corporate and Regulatory Affairs di Live Nation Dan Wall ha dichiarato a Reuters che “non è illegale che agenzie, promoter e società di ticketing collaborino per risolvere le sfide senza precedenti di una pandemia globale”. “Sebbene Live Nation abbia contribuito in buona fede a questo sforzo del settore, abbiamo definito le nostre politiche e condizioni di rimborso esclusive per supportare fan e artisti”, ha precisato Wall: “Non abbiamo collaborato con AEG né con nessun altro. Siamo orgogliosi della nostra leadership in quei momenti difficili e, se da questa indagine emergeranno accuse, le difenderemo con vigore".

Se effettivamente confermato, questo procedimento rappresenterebbe un altro colpo al primo mercato mondiale per la musica dal vivo: Live Nation, la società leader del settore, è attualmente già coinvolta in altre due vicende giudiziarie, una sempre avviata dal Dipartimento di Giustizia e riguardante <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750711/usa-la-causa-antitrust-contro-live-nation-continua">un presunto abuso di posizione dominante</a> dell’azienda di Michael Rapino e della propria divisione dedicata al ticketing, Ticketmaster, e un’altra (più recente, e riguardante non solo l’azienda con sede centrale a Los Angeles, ma l’intero settore) con la quale la Federal Trade Commission mira a <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751723/negli-usa-la-musica-dal-vivo-e-finita-sotto-inchiesta">individuare ed eliminare “condotte o pratiche sleali e anticoncorrenziali nel settore dei concerti dal vivo e dell'intrattenimento”</a>.