Daniel Miller è una leggenda. Non è un’esagerazione: ha fondato una delle etichette più influenti di tutti i tempi, la Mute, che ha lanciato e prodotto una delle band più importanti degli ultimi 40 anni, i Depeche Mode, e messo sotto contratto Nick Cave. E lo ha fatto scardinando le regole classiche del music biz. Ma prima di tutto Daniel Miller è un artista:&nbsp;anche la sua carriera da discografico è nata dalla sua musica. 
Il suo ultimo progetto sono i Sunroof, con Gareth Jones,&nbsp;anche lui storico collaboratore dei Depeche. Assieme fanno musica elettronica improvvisata:&nbsp;hanno pubblicato tre album negli ultimi 4 anni e si esibiranno lunedì 10 al San Fedele di Milano per la <a href="https://www.rockol.it/news-748920/inner-spaces-padre-antonio-pileggi-intervista">rassegna Inner Spaces</a>. Un’occasione da non perdere, perché le performance del duo - basate principalmente su improvvisazioni su synth modulari - sono rare.

<h2>I Sunroof</h2>

“Nessuno di noi due ha molto tempo per fare tour”, mi spiega Miller dalla sua casa londinese. “Ma non abbiamo un’agenzia di booking e non ci vengono offerte molte occasioni come queste, che di solito arrivano tramite amici o contatti. E no, non suoniamo gli album”, sorride. “I Sunroof”, mi spiega, “esistono da una ventina d’anni: abbiamo fatto alcuni remix e abbiamo deciso di avere un nome piuttosto che usare i nostri nomi di battesimo. Poi, quando abbiamo deciso di fare uno sforzo consapevole per registrare un album, abbiamo pensato di farlo anche con quel nome. Gareth e io lavoriamo insieme dai primi anni '80, abbiamo lavorato insieme a tre album dei Depeche Mode. Quando finivano le sessioni e la band andava a casa, noi restavamo in studio per un po’. Abbiamo iniziato a giocare e Gareth ha suggerito l’idea di fare un album. Ci siamo detti che volevamo evitare di fare pezzi elettronici con synth modulari che fossero troppo lunghi e che poi non ascolta nessuno. Così ci siamo concentrati sul realizzare tracce brevi, di cinque o sei minuti, senza edit. E ha funzionato.”

<h2>“Warm Leatherette” e le origini della Mute Records</h2>

Prima dei Sunroof, Miller ha avuto diversi&nbsp;altri progetti: il primo furono The Normal, con cui pubblicò nel ’78 “Warm Leatherette / T.V.O.D.”, un singolo di culto che diede il via alla Mute Records. “È stato molto tempo fa. Intorno al ’77 ero appassionato di punk, ma molto presto mi sembrava che quella musica fosse diventata una specie di imitazione, perdendo la sua scintilla iniziale. Ho risparmiato e ho comprato un sintetizzatore giapponese economico e ho iniziato a pasticciare con i suoni. Mi sono autoprodotto il singolo, pensando che nessuno lo avrebbe comprato o ascoltato. L’ho portato in giro per alcuni negozi come Rough Trade Shop. Finì per essere recensito bene, su testate come NME e Melody Maker. Ho iniziato a ricevere richieste da radio, ma anche per pubblicare altra musica, e da lì è nata la Mute Records”, racconta.

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<h2>L’incontro con i Depeche e con Nick Cave</h2>

L'incontro che ha cambiato il corso e la traiettoria della sua carriera - e anche di una parte della musica di quel periodo - è stato quello con i Depeche Mode negli anni ’80, che firmarono anche perché apprezzavano un altro gruppo di Miller, i Silicon Teens. Fu lì che Miller incontrò Gareth Jones, che co-produsse tre album, fino a “Black Celebration” del 1986 e poi ancora negli anni ’90 e 2000, oltre che lavorare con Erasure, Wire, Einstürzende Neubauten, Nick Cave. 
Con i Depeche, la Mute lavorava sostanzialmente senza contratto: “Abbiamo fatto un accordo molto semplice che usava, per esempio, la Rough Trade Records, senza impegno a lungo termine. Ci dicevamo solo che avremmo fatto uscire il disco, avremmo fatto tutto il possibile per renderlo un successo e poi, se entrambi eravamo soddisfatti, avremmo fatto il disco successivo. È andato avanti per molti anni così, ed è stato fantastico: senza avvocati, senza manager, solo tra di noi”. 
Miller continua a lavorare con i Depeche, anche se ormai discograficamente sono da altre parti: “Li aiuto a fare i dischi, do&nbsp;consigli quando si tratta di scegliere quali canzoni e quali versioni, perché le band in studio per molto tempo spesso perdono la concentrazione. Andiamo molto d’accordo e ovviamente, quando Fletch era ancora vivo e viveva a Londra, ci vedevamo spesso, tifavamo per la stessa squadra di calcio.”

In quel periodo, i primi anni ’80, la Mute mise sotto contratto Nick Cave e i Bad Seeds, dopo la fine dei Birthday Party: “Li ho conosciuti quando sono venuti a Londra, li incontrai su suggerimento della loro etichetta australiana Missing Link. Li ho visti dal vivo e ho pensato che fossero fantastici, ma non avevo soldi”. Miller suggerì di andare dalla 4AD, che pubblicò un EP e una raccolta, mentre la Mute pubblicò poi un altro EP e si occupò delle carriere soliste dei vari membri quando il gruppo si sciolse, compresa quella di Cave, ma anche Crime &amp; The City Solution e These Immortal Souls. “Li ho amati fin dall’inizio. Quando l'opportunità si è ripresentata, ho colto l’occasione”.

<h2>La storia della Mute e la discografia indipendente</h2>

Il marchio Mute è attivo da più di 40 anni ed è controllato da Miller - attualmente lo distribuisce PIAS, appena comprata da Universal. “Ma ci distribuisce solo, non siamo di loro proprietà”, puntualizza Miller, che ancora ricorda i tempi in cui Mute divenne di proprietà EMI: fu un periodo complicato, perché era un periodo complicato per la EMI. Sicuramente ci ha insegnato delle lezioni”, ricorda.

La Mute ha avuto una storia molto lunga e complessa, ma ha anche sempre mantenuto un marchio basato sulla credibilità e sull’indipendenza. Ma cosa vuol dire, poi, “indie”? “Secondo AIM, che è l'ente dell'industria musicale indipendente nel Regno Unito che raccoglie le etichette indipendenti, significa che l’etichetta deve essere posseduta e gestita per almeno il 50 per cento", spiega Miller. "Per me significa che l'etichetta è molto più legata agli artisti e al modo in cui noi lavoriamo con loro. Non siamo unici, penso a Domino e a Rough Trade Records: ci sono un sacco di buone etichette indipendenti e tendono a lavorare in un modo diverso. Ma qando mettiamo sotto contratto un artista, non lo facciamo per il grande successo commerciale. Se hanno il potenziale, facciamo tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo, ma cerchiamo artisti con cui vogliamo lavorare a lungo termine e con cui possiamo creare una relazione creativa. E per farlo bisogna avere molta fiducia reciproca. Non bisogna essere migliori amici, ma bisogna fidarsi l'uno dell'altro sia dal punto di vista creativo che da quello finanziario.”

E come è possibile creare questa fiducia? “Io dico sempre che ci sono tre fasi in cui decidiamo di lavorare con un artista. Una è lo stomaco, l'istinto, che potrebbe essere una specie di sensazione viscerale, non logica. Poi c'è il cuore: ci si deve piacere, bisogna capire di poter avere una relazione... e poi c'è la terza, la testa, la parte razionale.”

<h2>La musica elettronica e la Mute, oggi</h2>

Miller e la Mute continuano a mettere sotto contratto artisti di musica elettronica fuori dal mainstream: l’italiano Alessandro Cortini, ma anche la DJ e producer Haai o Káryyn. “È un territorio molto vasto, oggi. In giro c'è molta musica funzionale e va bene, ma mi piace l'idea di qualcosa in cui si ascolti qualcosa di nuovo e non ci sono molte persone che lo fanno.”

Tra i progetti che invece non hanno avuto il riconoscimento che secondo Miller meritavano, cita soprattutto Daniel Blumberg, che ha appena ricevuto una candidatura all’Oscar per la colonna sonora di “The Brutalist”, ma i cui dischi precedenti hanno faticato a stabilire un legame con il pubblico. Ma la missione di Daniel Miller rimane sempre la stessa: cercare e creare musica che crei un legame con chi l’ascolta - come discografico e come artista in prima persona.

Sunroof

Daniel Miller è una leggenda. Non è un’esagerazione: ha fondato una delle etichette più influenti di tutti i tempi, la Mute, che ha lanciato e prodotto una delle band più importanti degli ultimi 40 anni, i Depeche Mode, e messo sotto contratto Nick Cave. E lo ha fatto scardinando le regole classiche del music biz. Ma prima di tutto Daniel Miller è un artista:&nbsp;anche la sua carriera da discografico è nata dalla sua musica. 
Il suo ultimo progetto sono i Sunroof, con Gareth Jones,&nbsp;anche lui storico collaboratore dei Depeche. Assieme fanno musica elettronica improvvisata:&nbsp;hanno pubblicato tre album negli ultimi 4 anni e si esibiranno lunedì 10 al San Fedele di Milano per la <a href="https://www.rockol.it/news-748920/inner-spaces-padre-antonio-pileggi-intervista">rassegna Inner Spaces</a>. Un’occasione da non perdere, perché le performance del duo - basate principalmente su improvvisazioni su synth modulari - sono rare.

<h2>I Sunroof</h2>

“Nessuno di noi due ha molto tempo per fare tour”, mi spiega Miller dalla sua casa londinese. “Ma non abbiamo un’agenzia di booking e non ci vengono offerte molte occasioni come queste, che di solito arrivano tramite amici o contatti. E no, non suoniamo gli album”, sorride. “I Sunroof”, mi spiega, “esistono da una ventina d’anni: abbiamo fatto alcuni remix e abbiamo deciso di avere un nome piuttosto che usare i nostri nomi di battesimo. Poi, quando abbiamo deciso di fare uno sforzo consapevole per registrare un album, abbiamo pensato di farlo anche con quel nome. Gareth e io lavoriamo insieme dai primi anni '80, abbiamo lavorato insieme a tre album dei Depeche Mode. Quando finivano le sessioni e la band andava a casa, noi restavamo in studio per un po’. Abbiamo iniziato a giocare e Gareth ha suggerito l’idea di fare un album. Ci siamo detti che volevamo evitare di fare pezzi elettronici con synth modulari che fossero troppo lunghi e che poi non ascolta nessuno. Così ci siamo concentrati sul realizzare tracce brevi, di cinque o sei minuti, senza edit. E ha funzionato.”

<h2>“Warm Leatherette” e le origini della Mute Records</h2>

Prima dei Sunroof, Miller ha avuto diversi&nbsp;altri progetti: il primo furono The Normal, con cui pubblicò nel ’78 “Warm Leatherette / T.V.O.D.”, un singolo di culto che diede il via alla Mute Records. “È stato molto tempo fa. Intorno al ’77 ero appassionato di punk, ma molto presto mi sembrava che quella musica fosse diventata una specie di imitazione, perdendo la sua scintilla iniziale. Ho risparmiato e ho comprato un sintetizzatore giapponese economico e ho iniziato a pasticciare con i suoni. Mi sono autoprodotto il singolo, pensando che nessuno lo avrebbe comprato o ascoltato. L’ho portato in giro per alcuni negozi come Rough Trade Shop. Finì per essere recensito bene, su testate come NME e Melody Maker. Ho iniziato a ricevere richieste da radio, ma anche per pubblicare altra musica, e da lì è nata la Mute Records”, racconta.





<h2>L’incontro con i Depeche e con Nick Cave</h2>

L'incontro che ha cambiato il corso e la traiettoria della sua carriera - e anche di una parte della musica di quel periodo - è stato quello con i Depeche Mode negli anni ’80, che firmarono anche perché apprezzavano un altro gruppo di Miller, i Silicon Teens. Fu lì che Miller incontrò Gareth Jones, che co-produsse tre album, fino a “Black Celebration” del 1986 e poi ancora negli anni ’90 e 2000, oltre che lavorare con Erasure, Wire, Einstürzende Neubauten, Nick Cave. 
Con i Depeche, la Mute lavorava sostanzialmente senza contratto: “Abbiamo fatto un accordo molto semplice che usava, per esempio, la Rough Trade Records, senza impegno a lungo termine. Ci dicevamo solo che avremmo fatto uscire il disco, avremmo fatto tutto il possibile per renderlo un successo e poi, se entrambi eravamo soddisfatti, avremmo fatto il disco successivo. È andato avanti per molti anni così, ed è stato fantastico: senza avvocati, senza manager, solo tra di noi”. 
Miller continua a lavorare con i Depeche, anche se ormai discograficamente sono da altre parti: “Li aiuto a fare i dischi, do&nbsp;consigli quando si tratta di scegliere quali canzoni e quali versioni, perché le band in studio per molto tempo spesso perdono la concentrazione. Andiamo molto d’accordo e ovviamente, quando Fletch era ancora vivo e viveva a Londra, ci vedevamo spesso, tifavamo per la stessa squadra di calcio.”

In quel periodo, i primi anni ’80, la Mute mise sotto contratto Nick Cave e i Bad Seeds, dopo la fine dei Birthday Party: “Li ho conosciuti quando sono venuti a Londra, li incontrai su suggerimento della loro etichetta australiana Missing Link. Li ho visti dal vivo e ho pensato che fossero fantastici, ma non avevo soldi”. Miller suggerì di andare dalla 4AD, che pubblicò un EP e una raccolta, mentre la Mute pubblicò poi un altro EP e si occupò delle carriere soliste dei vari membri quando il gruppo si sciolse, compresa quella di Cave, ma anche Crime &amp; The City Solution e These Immortal Souls. “Li ho amati fin dall’inizio. Quando l'opportunità si è ripresentata, ho colto l’occasione”.

<h2>La storia della Mute e la discografia indipendente</h2>

Il marchio Mute è attivo da più di 40 anni ed è controllato da Miller - attualmente lo distribuisce PIAS, appena comprata da Universal. “Ma ci distribuisce solo, non siamo di loro proprietà”, puntualizza Miller, che ancora ricorda i tempi in cui Mute divenne di proprietà EMI: fu un periodo complicato, perché era un periodo complicato per la EMI. Sicuramente ci ha insegnato delle lezioni”, ricorda.

La Mute ha avuto una storia molto lunga e complessa, ma ha anche sempre mantenuto un marchio basato sulla credibilità e sull’indipendenza. Ma cosa vuol dire, poi, “indie”? “Secondo AIM, che è l'ente dell'industria musicale indipendente nel Regno Unito che raccoglie le etichette indipendenti, significa che l’etichetta deve essere posseduta e gestita per almeno il 50 per cento", spiega Miller. "Per me significa che l'etichetta è molto più legata agli artisti e al modo in cui noi lavoriamo con loro. Non siamo unici, penso a Domino e a Rough Trade Records: ci sono un sacco di buone etichette indipendenti e tendono a lavorare in un modo diverso. Ma qando mettiamo sotto contratto un artista, non lo facciamo per il grande successo commerciale. Se hanno il potenziale, facciamo tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo, ma cerchiamo artisti con cui vogliamo lavorare a lungo termine e con cui possiamo creare una relazione creativa. E per farlo bisogna avere molta fiducia reciproca. Non bisogna essere migliori amici, ma bisogna fidarsi l'uno dell'altro sia dal punto di vista creativo che da quello finanziario.”

E come è possibile creare questa fiducia? “Io dico sempre che ci sono tre fasi in cui decidiamo di lavorare con un artista. Una è lo stomaco, l'istinto, che potrebbe essere una specie di sensazione viscerale, non logica. Poi c'è il cuore: ci si deve piacere, bisogna capire di poter avere una relazione... e poi c'è la terza, la testa, la parte razionale.”

<h2>La musica elettronica e la Mute, oggi</h2>

Miller e la Mute continuano a mettere sotto contratto artisti di musica elettronica fuori dal mainstream: l’italiano Alessandro Cortini, ma anche la DJ e producer Haai o Káryyn. “È un territorio molto vasto, oggi. In giro c'è molta musica funzionale e va bene, ma mi piace l'idea di qualcosa in cui si ascolti qualcosa di nuovo e non ci sono molte persone che lo fanno.”

Tra i progetti che invece non hanno avuto il riconoscimento che secondo Miller meritavano, cita soprattutto Daniel Blumberg, che ha appena ricevuto una candidatura all’Oscar per la colonna sonora di “The Brutalist”, ma i cui dischi precedenti hanno faticato a stabilire un legame con il pubblico. Ma la missione di Daniel Miller rimane sempre la stessa: cercare e creare musica che crei un legame con chi l’ascolta - come discografico e come artista in prima persona.

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Daniel Miller: non si fa musica solo per il successo commerciale

Industria

Dalla Mute ai Depeche Mode al progetto Sunroof (a Inner Spaces il 10 febbraio): l'intervista

La classifica USA degli album più venduti della settimana dell’8 marzo vede in testa “GNX” di Kendrick Lamar, in risalita dalla terza posizione: stabile, in seconda posizione, resta “$ome $exy $ongs 4 U” di Partynextdoor e Drake, seguito dall’ex testa di serie “So Close To What” di Tate McRae. Chiudono il gruppo di testa “SOS” di SZA e “Short ‘N Sweet” di Sabrina Carpenter, stabili rispettivamente in quarta e quinta posizione.

Le nuove entrate nelle prime cinquanta posizioni sono:

“Alter ego” - Lisa (7)

Nelle prime tre posizioni della chart dei singoli americana sono presenti: “Luther” di Kendrick Lamar e SZA (nella foto), “Die With a Smile” di Lady Gaga e Bruno Mars, e “Not Like Us” di Kendrick Lamar, con “TV Off” di Kendrick Lamar e Lefty Gunplay e “A Bar Song (Tipsy)” di Shaboozey rispettivamente in quarta e quinta posizione. Tutte le prime cinque posizioni della chart sono rimaste invariate rispetto alla scorsa settimana.

Le nuove entrate nelle prime 50 posizioni sono:

“Sorry I'm Here For Someone Else” - Benson Boone (44) 
“Anxiety” - Sleepy Hallow feat. Doechii

<a href="https://www.rockol.it/classifica-fimi-billboard-uk-radio-dischi-piu-venduti?preview=a608820c8b02f821fd24a9f57f9db081#Classifichee%20polemiche&amp;refresh_ce" target="_blank">Classifiche: speciale e aggiornamenti continui qui</a>.

Kendrick Lamar

Classifiche USA, 15 marzo: Kendrick Lamar sale in vetta

‘GNX’ è l’album più venduto della settimana

Nel 2024 Believe ha iscritto nel proprio bilancio ricavi per 988,8 milioni di euro, registrando una crescita pari al 13,9% su base annua: l’area geografica ad aver fatto segnare la performance migliore è stata l’Europa (escluse Francia e Germania), con un crescita del 23,3% su base annua, seguita dalle Americhe (+18%), e dai mercati di Asia, Pacifico e Africa (+3,5%). La Francia (+10,3%) “rimane forte nonostante un Q4 avverso per le vendite non digitali” e la Germania è leggermente salita “nonostante la gestione attiva per allontanarsi dalla distribuzione fisica”.

Le vendite digitali hanno registrato “una solida crescita, che riflette lo sviluppo resiliente dello streaming a pagamento e alcuni guadagni di quote di mercato, che sono stati attenuati dall'assenza di ripresa dello streaming finanziato dalla pubblicità nei mercati emergenti e dal persistente andamento negativo dei tassi di cambio incorporati nel mercato”.

Il margine operativo lordo è salito del 33,5% a 67,1 milioni di euro, “riflettendo l'attenzione all'ottimizzazione del valore, al controllo degli investimenti e alla leva operativa”.

Per quanto riguarda il 2025, gli analisti di Believe prevedono che “i venti contrari valutari incorporati nel mercato saranno stabili anno dopo anno”: quindi, “con una crescita limitata dello streaming finanziato da pubblicità nell'anno fiscale 2025 e ipotizzando che non vi siano significativi aumenti dei prezzi di abbonamento presso i grandi DSP, Believe prevede una crescita organica superiore al +13,0% nell'anno fiscale 2025”.

Dal punto di vista strategico, “il gruppo aumenterà la sua attenzione sull'ottimizzazione del valore, accelererà la sua strategia di investimenti controllati e implementerà piani di automazione ed efficienza più aggressivi”. Sulla base della crescita organica e degli obiettivi di margine, quindi, “l'EBITDA è destinato a progredire ulteriormente nell'anno fiscale 2025 di almeno il +35%”.

Believe, nel 2024 ricavi su del 13,9% a 988 milioni di euro

‘Significativo miglioramento della redditività e solida crescita organica’ per la società francese

Nella storia della discografia italiana “Buon Compleanno Elvis” di Ligabue è un album davvero leggendario: pubblicato nel 1995, oltre ad aver superato abbondantemente il milione di copie vendute&nbsp;ha rappresentato una delle opere più longeve del periodo, tanto che nel corso degli anni praticamente tutti i brani che compongono la tracklist&nbsp;sono stati successivamente&nbsp;promossi come singoli a tutti gli effetti. Allo scoccare del suo trentennale, un semplice repack non è stato giudicato sufficiente: nelle parole dei suoi fautori è stato necessario&nbsp;ripensarlo e rivalorizzarlo&nbsp;da zero, in una veste diversa. Questa nuova versione di “Buon compleanno Elvis”, in uscita il 18 aprile per Warner, “ci sembrava una bella sfida artistica: come riuscire oggi, rispettando un album molto importante, a&nbsp;riportarlo a un suono&nbsp;più vicino&nbsp;a come ho scritto quelle canzoni, ovvero&nbsp;su una chitarra acustica?” dice Luciano Ligabue. “È un album nato in un mio momento critico: mi ritrovavo senza la band con cui avevo iniziato perché era finito il nostro rapporto, anche con il manager degli inizi le strade si erano separate, e la mia carriera non stava andando molto bene. Insomma,&nbsp;parla di cosa vuol dire vivere di musica e condividerla con gli altri”. Nel frattempo tanto è cambiato, compreso lo scenario USA, che tanto aveva ispirato quel disco ("Ma non sono mai stato davvero filo-americano, ho sempre avuto uno sguardo critico:&nbsp;le mie passioni raccontano proprio le difficoltà e le contraddizioni del sogno americano, come un re come Elvis che muore sul cesso perché non è più in grado di evacuare" spiega). Come traghettare quello spirito&nbsp;anche nella contemporaneità, evitando l'effetto vintage?

L’approccio, racconta Jacopo Pesce (che ha curato il lavoro insieme a Max Brigante, Warner Music e Zoo Aperto) è stato adottare il punto di vista dei fan, cercando di capire cosa poteva interessare al suo pubblico: “Il progetto è contrassegnato come 95-25 perché c’è una parte di passato, ma anche tanto del presente” dice. "Buon compleanno Elvis 1995-2025" sarà infatti pubblicato in varie versioni, addirittura otto, con una standard edition che ne conterrà "solo" tre fino ad arrivare a un super deluxe box da 8 CD. C'è la versione "Naked", che spoglia i brani fino ad arrivare praticamente a una versione voce e chitarra, e i cui primi estratti, "Certe notti" e "Un figlio di nome Elvis" saranno disponibili già da domani; c'è quella "Remastered +&nbsp;New Mix",&nbsp;firmata a livello produttivo da Tommaso Colliva (che ha remixato nuovamente il disco partendo dalle tracce originali) e da Fabrizio Barbacci (che aveva prodotto il disco originale&nbsp;del 1995); c’è quella chiamata "Tales", una specie di racconto canzone per canzone. E poi un disco di demo e rarities, con versioni inedite e alternative o demo dei primi dischi;&nbsp;e&nbsp;ancora, una raccolta delle versioni di “Buon Compleanno Elvis” riarrangiate per il tour teatrale 2024 e anche un disco che contiene dei live originali del 1995. Infine, in uscita nella seconda parte dell’anno, arriverà anche un “Buon Compleanno Elvis” in cui altri artisti reinterpretano e omaggiano le canzoni dell’album. “Vorrei ringraziare Luciano perché questa non è una normale operazione catalogica: mai abbiamo affrontato una celebrazione con questo spirito” commenta Pico Cibelli a nome di Warner Music Italy. “È un progetto unico e speciale in cui tutti noi abbiamo messo un sacco di passione”.

Anche le celebrazioni dal vivo saranno imponenti, anzi, addirittura “imperiali”, nelle parole di Ferdinando Salzano di Friends and Partners. Le due date (previste il 21 giugno&nbsp;a Campovolo e il 6 settembre&nbsp;alla Reggia di Caserta) sono già sulla buona strada per il sold-out: “A Caserta abbiamo chiesto e ottenuto un allargamento di capienza fino a 36.000 biglietti, in origine erano 32.000. A Campovolo siamo già a 90.000 biglietti venduti. Saranno gli unici appuntamenti dal vivo di Luciano quest’anno” dice. Entrambe le date prevedono un villaggio tematico che aprirà il giorno prima della data, e in cui sarà possibile per il pubblico&nbsp;vivere numerose experience a tema tra cinema, ristoranti e negozi pop-up. La curiosità per capire come reagirà il pubblico attuale, che in buona parte non era ancora nato quando “Buon Compleanno Elvis” uscì, è tanta. Ma senz'altro, a giudicare dallo&nbsp;showcase che segue la presentazione del disco, lo zoccolo duro dei suoi affezionatissimi fan non ha mai perso l'entusiasmo di trent'anni fa.

Ligabue presenta le otto vite di "Buon compleanno Elvis"

Il progetto, ben più di un semplice repack, celebra i 30 anni di uno degli album italiani più amati

In consueto anticipo rispetto ai dati ufficiali diffusi dall’International Federation of the Phonographic Industry, la società di indagini di mercato MIDiA Research ha diffuso il proprio report annuale riguardo il mercato mondiale della musica registrata. Secondo l’ultimo Recorded Music Market Share il settore discografico nel 2024 è cresciuto a livello globale del 6,5%, generando ricavi per un totale di 36,2 miliardi di euro: rispetto ai dati dell’anno precedente, la crescita nel 2024 si è contratta di 3,2 punti percentuali.

Così come già osservato su diversi mercati nazionali - come, per esempio, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750643/discografia-in-uk-nel-2024-mercato-su-del-4-8">quello inglese</a> - l’impatto dello streaming sul settore sta diminuendo, con ricavi cresciuti su base annua del 6,2% per 22,2 miliardi di dollari generati.

"Il tanto atteso rallentamento dei ricavi da streaming, nonostante i recenti aumenti dei prezzi (degli abbonamenti), è ora arrivato”, spiega il report: “L'attenzione del settore si sta spostando sui livelli super premium e sui nuovi modelli di monetizzazione per riaccendere la crescita".

"Con così tanta incertezza nell'economia globale, una crescita annuale del fatturato del 6,5% è di per sé un risultato”, ha osservato Mark Mulligan , Managing Director e Senior Music Analyst di MIDiA Research: “Tuttavia, il rallentamento dello streaming, unito a un altro anno di calo del segmento fisico, ha evidenziato una quantità di volatilità del mercato in costante aumento". Tutto ciò, conclude Mulligan, “rende il segmento dei diritti ‘collaterali’ (come quelli relativi allo sfruttamento dell’immagine legata alla realizzazione di merchandise o di particolari operazioni di branding, comunque non direttamente connessi alla musica,&nbsp;ndr) in rapida crescita così importante per l'industria. Non solo svolge il lavoro cruciale di monetizzare il fandom, ma sta rapidamente diventando una protezione contro la crescita stagnante dello streaming e il settore fisico in oscillazione”.

Così come osservato dal <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750628/spotify-nel-2024-all-industria-musicale-10-miliardi-di-dollari">rapporto Loud &amp; Clear di Spotify diffuso ieri, mercoledì 12 marzo</a>, la riforma dei modelli di pagamento da parte dei principali DSP in chiave artist centric non ha fiaccato il segmento occupato da indipendenti e unsigned: in particolare, gli artisti autoprodotti (arrivati a 8,2 milioni di unità a livello globale) nel 2024 hanno visto i propri ricavi crescere del 4,7% (lo 0,2% in più rispetto al 2023) per un totale complessivo di 2 miliardi di dollari.

Musica registrata, per MIDiA nel 2024 crescita globale del 6,5%

Per un giro d’affari complessivo pari a 36,2 miliardi di dollari. Ma lo streaming sta rallentando

Sony Music Italia ha comunicato che dal prossimo aprile saranno effettivi dei nuovi ruoli all’interno del team, grazie ai quali l’azienda - specifica la stessa filiale italiana della major in una nota - “sarà ancora più competitiva e più vicina alle esigenze degli artisti”.

Federico Sacchi (nella foto, a sinistra) assume il ruolo di General Manager rispondendo direttamente al Presidente e CEO Sony Music Entertainment Andrea Rosi.

A Sacchi risponderanno oltre al reparto A&amp;R e agli studi RCA, il Director Marketing e Promo Stefano Karakotch per tutti i progetti frontline e il Director Catalogue Luca Fantacone.

All’interno della nuova struttura Veronica Vezzoli (nella foto, al centro) assume il ruolo di Head of A&amp;R Epic Records, rispondendo direttamente a Federico Sacchi.

Lino Prencipe (nella foto, a destra) assume il ruolo di Director Commercial Sales and Business Development rispondendo ad Andrea Rosi. A Prencipe risponderanno oltre al reparto digital anche l’Head of Physical Sales Marco Legnazzi e il Director Synch, Licensing &amp; Brand Partnerships Patrizia Asero.

Sony Music Italia, nuovi incarichi a partire dal primo aprile

Federico Sacchi nominato General Manager: cambiamenti anche per Vezzoli e Prencipe

Fender e Gibson su tutte, ma anche Gretsch, Rickenbacker, Taylor, Ernie Ball, Guild, e poi ancora Moog, Martin, Schecter e molti altri: buona parte degli strumenti più utilizzati in ambito popolare contemporaneo sono prodotti in fabbriche statunitensi da aziende statunitensi, e - di conseguenza - possibili bersagli nella guerra dei dazi che sta montando tra Stati Uniti e Unione Europea.

L’eventualità che i prezzi di chitarre e bassi (ma anche batterie, sintetizzatori e altro) Made in USA possano impennarsi a causa di nuove imposte doganali applicate come ritorsione a quelle annunciate da Donald Trump nei confronti delle esportazioni europee oltreoceano è effettivamente concreta?

Dismamusica, associazione aderente a Confcommercio che rappresenta la filiera del mercato degli strumenti musicali in Italia, pur ritenendo la situazione ancora troppo fluida per esprimere valutazioni o stime di impatto, è - per il momento -&nbsp;ottimista.

Lo scenario di mercato, nel 2024, ha visto il saldo commerciale nel comparto degli strumenti musicali nettamente a favore degli USA, con 29,3 milioni di dollari di export contro 12,3 milioni di import. L’associazione, quindi, non si attende l’applicazione di dazi da parte degli Stati Uniti nei confronti delle produzioni italiane, né - viceversa - che le misure allo studio da parte dell’Unione Europea possano interessare il settore. Nell’elenco dei beni sui quali la Commissione UE sta valutando l’imposizione di dazi, infatti, non figurano strumenti musicali veri e proprio, ma solo accessori come corde (solamente&nbsp;quelle derivate dalla lavorazione del budello) e custodie.

Al netto del momentaneo scampato pericolo, Dismamusica condivide la posizione espressa nei giorni scorsi dal Sistema Confcommercio, secondo il quale “la conseguenza immediata e più importante della ‘guerra dei dazi’ sarebbe l’aumento dei prezzi con una maggiore inflazione”: pur osservando come i dazi all’import negli USA “non siano una novità”, essendo gli Stati Uniti “tra le cinque economie più protezionistiche al mondo, in buona compagnia di Russia, Cina, India e Brasile”, l’aspetto più preoccupante della situazione attuale resta “la costante situazione di incertezza che gli annunci minacciosi d’Oltreoceano hanno sulle imprese”.

I dazi UE contro gli USA possono colpire gli strumenti musicali?

Dagli Stati Uniti arrivano i prodotti di parte dei brand più apprezzati del settore: per il momento…

Nel 2024 il mercato della musica registrata del Regno Unito è cresciuto del 4,8%, generando ricavi - grazie a streaming, formati fisici, download digitali, sincronizzazioni e pubbliche esecuzioni - per 1,49 miliardi di sterline. Secondo la British Phonographic Industry, rappresentanza nazionale del settore, il dato ha fatto segnare un nuovo massimo nominale: in chiave storica, e tenendo conto degli aggiustamenti per l’inflazione, il totale è ancora centinaia di milioni di sterline inferiore a quello del 2006, il primo anno in cui pubblica esecuzione e sincronizzazione sono stati inclusi nel calcolo.

Lo streaming ha fatto registrare una crescita record, superando per la prima volta la soglia del 1 miliardo di sterline, in parte grazie all’aumento dei prezzi degli abbonamenti da parte dei DSP. I ricavi combinati da abbonamenti, pubblicità e streaming video hanno totalizzato 1,02 miliardi di sterline, rappresentando il 68,1% dei ricavi musicali registrati (67,5% nel 2023). Il segmento digitale, tuttavia, ha subito un rallentamento della crescita rispetto al 2024, con un aumento annuale sceso al 5,7% dall'8,4% dell'anno precedente.

I ricavi da formati fisici sono aumentati dell'1,3% nel 2024 a 246,5 milioni di sterline, rallentando sensibilmente la crescita rispetto al 12,8% registrato l'anno precedente. In questo ambito, le entrate dagli LP in vinile sono aumentate del 2,9% a 145,7 milioni di sterline. Dopo essere aumentate l'anno precedente, le entrate dai CD sono diminuite di un modesto 0,5% nel 2024 attestandosi a 96,7 milioni di sterline.

I ricavi generati dalla pubblica esecuzione e dal broadcasting sono aumentati del 5,6% su base annua, raggiungendo quota 161,7 milioni di sterline nel 2024. I ricavi derivanti dalla sincronizzazione sono aumentati dell'11,3% a 43,9 milioni di sterline.

"Dopo un decennio di crescita, è fin troppo facile dare per scontato il successo della musica registrata nel Regno Unito e il ruolo fondamentale che le aziende discografiche svolgono in questo, sostenute dal copyright, investendo miliardi per coltivare e promuovere talenti diversi da tutto il paese”, ha commentato la CEO di BPI Jo Twist: “Ma di fronte all'intensificarsi della concorrenza globale, è essenziale il sostegno da parte delle istituzioni per mantenere gli artisti britannici sul gradino più alto del mondo. Fondamentalmente, questo richiede che il governo realizzi l'entusiasmante potenziale dell'intelligenza artificiale, salvaguardando il quadro normativo del diritto d'autore del Regno Unito e non schierandosi con le grandi aziende tecnologiche globali a spese dell'arte umana e delle nostre industrie creative leader a livello mondiale".

Discografia in UK, nel 2024 mercato su del 4,8%

Fatturato a quota 1,49 miliardi di sterline: streaming da record, ma la crescita rallenta

L’impatto avuto dall’ultimo Festival di Sanremo sull’andamento degli ascolti registrati sulla piattaforma, e i dati&nbsp;generali riferiti al mercato musicale digitale nel nostro Paese fanno quello che stiamo vivendo, per lo streaming, un “momento entusiasmante”: a dichiararlo è Roberto Piola, Head of Music Industry di Amazon Music Italia. Convinto che il settore, nella Penisola, abbia ancora “un enorme potenziale” da esprimere, Piola ha spiegato come - dal punto di vista dell’azienda per la quale coordina i rapporti con l’industria discografica tricolore - un legame “rafforzato” con il comparto della musica registrata possa innescare un circolo virtuoso per tutti gli anelli della filiera, dagli artisti ai fan, con il fine ultimo di creare nuove opportunità della diffusione dei repertori e nel coinvolgimento dei fan.

I dati in vostro possesso che immagine restituiscono del mercato italiano?

Abbiamo assistito a una crescita molto incoraggiante in Italia e continua a essere un segmento di mercato davvero importante per Amazon Music. Ci impegniamo a continuare a innovare l’esperienza musicale per i clienti italiani, sia attraverso l’innovazione dei prodotti, live streaming esclusivi che mettono in contatto i fan con gli artisti che amano di più, sia sostenendo gli artisti emergenti attraverso il nostro programma Breakthrough. È un momento entusiasmante per lo streaming musicale in Italia.

C’è, secondo te, del potenziale che il nostro Paese sta ancora facendo fatica a liberare, sul mercato dello streaming?

Crediamo che ci sia un enorme potenziale per una crescita continua in Italia. Anche se non ho dati da condividere, rapporti più ampi del settore suggeriscono che lo streaming ha ancora ampio spazio di espansione in Italia, il che è una notizia davvero entusiasmante sia per Amazon Music che per l’industria musicale in generale.

Come ha impattato l’ultimo Festival di Sanremo sui vostri flussi di streaming? Rispetto agli anni passati, state notando un peso progressivamente maggiore del Festival sugli ascolti dei vostri utenti?

Sanremo continua a dimostrare il suo incredibile significato culturale, nonché il suo impatto sul comportamento degli ascoltatori. Il festival di quest'anno ha avuto un'influenza notevole su Amazon Music, con la playlist di Sanremo che è diventata la playlist più ascoltata in tutto il mondo durante la settimana del Festival.&nbsp;Questa è una testimonianza sia della crescente portata degli eventi, sia del suo impatto nel guidare la scoperta di nuova musica. Quando guardiamo le nostre classifiche disponibili al pubblico nell’app Amazon Music, possiamo vedere che le canzoni di Sanremo mantengono ancora posizioni forti nella nostra top 10 italiana, il che evidenzia l’impatto duraturo del festival sugli ascoltatori. Credo che la presenza prolungata dei brani nelle classifiche dimostri come Sanremo si sia evoluto con successo, connettendosi con il pubblico in streaming pur mantenendo la sua storica importanza culturale. Per Amazon Music, Sanremo offre un’opportunità preziosa per connettere i fan con gli artisti e la loro musica in modi significativi.

Come definireste la vostra relazione con l’industria discografica italiana anche alla luce del nuovo ciclo di Originals annunciato dopo il Festival? Amazon Music continuerà a spingere sulle esclusive, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-733035/amazon-music-sempre-piu-original-parla-roberto-piola">come</a><a href="https://musicbiz.rockol.it/news-733035/amazon-music-sempre-piu-original-parla-roberto-piola"> avevi già spiegato più di due anni fa</a>?

Il nostro rapporto con l’industria discografica italiana continua a rafforzarsi attraverso iniziative di collaborazione che creano un valore unico per artisti e fan. Il recente annuncio di cinque nuovi Amazon Music Originals con cover di Sanremo 2025 esemplifica questo approccio. Lavorando con artisti come Brunori Sas, Gaia, Joan Thiele, Lucio Corsi e Shablo, abbiamo creato versioni in studio esclusive delle loro esibizioni al festival durante la serata delle cover, che saranno disponibili per i fan di tutto il mondo, solo su Amazon Music. Il nostro programma Amazon Music Originals è progettato per sviluppare contenuti unici e speciali che integrino i cataloghi esistenti degli artisti e li aiutino a raggiungere un nuovo pubblico. Lavoriamo direttamente con gli artisti, i loro team e le etichette per creare queste opportunità, garantendo che le nostre iniziative supportino e amplifichino la loro portata. Attraverso progetti come questo delle cover di Sanremo, stiamo dimostrando il nostro impegno nel sostenere gli artisti italiani, fornendo allo stesso tempo ai nostri clienti contenuti unici che non possono trovare da nessun'altra parte. Questo approccio si è dimostrato efficace nel creare valore per tutte le parti interessate: artisti, etichette e appassionati di musica.

A fine 2024 avete annunciato <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749013/universal-music-e-amazon-music-rilanciata-la-partnership-globale">una partnership globale molto articolata con Universal Music</a>: cosa si aspetta, Amazon Music, da questa partnership? A breve termine, in cosa si concretizzerà, questo accordo, per i vostri utenti?&nbsp;

In Amazon Music, il nostro obiettivo principale è sempre stato quello di fornire la migliore esperienza possibile sia ai nostri clienti che agli artisti con cui lavoriamo. Anche se non posso entrare nei dettagli specifici dei nostri accordi, posso dire che non vediamo l'ora di continuare la nostra stretta collaborazione con UMG.

Qual è la linea di Amazon Music sul modello <a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/artist-centric-494626">artist centric</a> di retribuzione dello streaming - <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749793/universal-music-nel-2025-obiettivi-streaming-2-superfans-acquisizioni">sostenuto con convinzione, tra l’altro, Universal Music</a>?

In Amazon Music ci impegniamo a contribuire alla crescita sana e sostenibile dell'industria musicale.

Quanto impattano i contenuti frutto di modelli di AI generativa sul catalogo di Amazon Music, in Italia? Quali misure sono state messe in campo, a livello globale, per segnalare o arginare i contenuti di questo genere sulla piattaforma?

Poiché l'intelligenza artificiale di ultima generazione continua a evolversi e a creare nuove opportunità, è estremamente importante evolversi di pari passo con essa e migliorare i meccanismi per sradicare i comportamenti fraudolenti.

Qual è stata la risposta dei vostri clienti nei confronti dell’introduzione dell’<a href="https://www.amazon.it/music/unlimited/why-hd">audio</a><a href="https://www.amazon.it/music/unlimited/why-hd"> ad alta definizione</a>? Ci sono margini per ampliare il catalogo italiano offerto da Amazon Music in HD e Ultra HD? Se sì, in che tempi?

La risposta all'audio di alta qualità è stata molto positiva da quando abbiamo reso disponibile l'audio HD, Ultra HD e spaziale per tutti gli abbonati ad Amazon Music Unlimited senza costi aggiuntivi. Abbiamo sempre creduto che l'audio della massima qualità possibile dovesse essere la norma per la musica in streaming, non una funzionalità premium, e i nostri clienti hanno abbracciato questo approccio. Oggi, Amazon Music Unlimited offre più di 100 milioni di brani in Alta Definizione (HD), oltre sette milioni di brani in Ultra HD e un catalogo in continua crescita di audio spaziale. Ciò significa che i nostri clienti italiani possono ascoltare tutte le loro canzoni preferite con ogni minimo dettaglio della registrazione originale, combinato con la comodità dello streaming. Per quanto riguarda l'espansione del nostro catalogo HD in particolare in Italia, lavoriamo continuamente per ampliare la nostra offerta audio di alta qualità. Anche se non posso condividere dettagli specifici sui piani futuri, il nostro impegno rimane coerente: vogliamo offrire ai nostri clienti un'esperienza di ascolto della massima qualità possibile, consentendo loro di ascoltare la musica nel modo in cui gli artisti l'hanno originariamente registrata.

Saranno potenziate le operazioni - come <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-743868/amazon-music-e-il-fornitore-di-merch-del-celebration-of-mimi">quella</a> <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-743868/amazon-music-e-il-fornitore-di-merch-del-celebration-of-mimi">attuata per Celebration of Mimi</a> che prevedono una sinergia tra le piattaforme di e-commerce e streaming legate al gruppo Amazon?

Amazon Music offre una suite unica di servizi e prodotti che consente agli artisti di connettersi con i fan in molteplici modi innovativi. Un ottimo esempio di questa sinergia è stata la nostra collaborazione con Megan Thee Stallion per il Prime Day, che ha dimostrato come gli artisti possano interagire efficacemente con il pubblico attraverso streaming, merchandising ed esperienze dal vivo. Questo tipo di campagne integrate mostrano la proposta di valore distintiva che Amazon può offrire agli artisti: la capacità di raggiungere i fan attraverso musica, merchandise, live streaming e altro ancora, il tutto in un unico approccio coordinato. Esploriamo sempre nuovi modi per creare connessioni significative tra artisti e fan attraverso i vari punti di contatto di Amazon.

Proseguiranno le collaborazioni di Amazon Music Italia con il mondo della musica dal vivo, come - per esempio - <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-745668/amazon-music-rinnovata-la-collaborazione-con-il-red-valley-fest">quella</a><a href="https://musicbiz.rockol.it/news-745668/amazon-music-rinnovata-la-collaborazione-con-il-red-valley-fest"> con il Red Valley Fest</a>? Sono previste, per quanto riguarda il mercato italiano, dirette live <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744065/il-primavera-sound-sara-trasmesso-in-streaming-su-amazon-music">come</a><a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744065/il-primavera-sound-sara-trasmesso-in-streaming-su-amazon-music"> quelle organizzate per l’ultima edizione del Primavera Sound di Barcellona</a> o per lo <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-743760/stagecoach-2024-una-partnership-con-amazon-music">Stagecoach</a><a href="https://musicbiz.rockol.it/news-743760/stagecoach-2024-una-partnership-con-amazon-music"> Festival di Indio, in California</a>?

Amazon Music continua a impegnarsi nella ricerca di modi significativi per connettere artisti e fan attraverso esperienze di musica sia registrata che dal vivo. Il nostro approccio è sempre stato quello di esplorare diverse opportunità che migliorano l’esperienza dei fan e supportano gli artisti in Italia e oltre. Continueremo a valutare partnership in linea con i nostri obiettivi di creare valore per gli artisti e offrire grandi esperienze agli appassionati di musica.

Amazon Music ha recentemente <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749707/amazon-music-salgono-i-prezzi-in-uk-usa-e-canada">aumentato le proprie tariffe in UK, USA e Canada</a>: ci sono adeguamenti in arrivo anche per i mercati europei?

Di tanto in tanto, dobbiamo aumentare i prezzi dei nostri servizi per mantenere l'alta qualità che i nostri clienti si aspettano da noi. Al momento, non abbiamo altro da annunciare riguardo ad altri marketplace.

Nella prima metà di febbraio <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749974/programmi-dei-amazon-italia-scrive-a-rockol-musicbiz">avete ribadito il vostro impegno nei programmi DEI citando una nota di Candi Castleberry (VP Inclusive eXperiences and Technology) di fine 2024</a>: la linea è rimasta immutata, a livello globale, anche nel 2025? Ci sono stati, a livello global, comunicazioni in merito?

Su questo resta fermo il riferimento alla dichiarazione fornita da Amazon Italia in precedenza.

Amazon Music, per lo streaming in Italia un momento entusiasmante

Parla l’Head of Music Industry della filiale locale del DSP, Roberto Piola

L'industria discografica francese&nbsp;stappa lo champagne, letteralmente e in senso figurato: secondo SNEP, la principale associazione fonografica del paese, la situazione è più che rosea. Il mercato, infatti, cresce per l'ottavo anno consecutivo, arrivando a quota 1,031 miliardi di euro, con una crescita del 7%. In media ciascun francese ha ascoltato musica per 18 ore e 48 minuti a settimana, l'equivalente di 40 giorni e 40 notti. Non era mai successo prima.

Cresce anche il supporto fisico, con un incoraggiante +1,3%, trainato dal successo del vinile, che registra un giro d'affari di 98 milioni di euro (per i CD si attesta sui 90 milioni, con 10 milioni di copie vendute). La curva&nbsp;dello streaming è ben più ripida, invece: +9,5%, con un 80% degli ascolti provenienti da utenti abbonati a un servizio di streaming. Malgrado&nbsp;questo, però, gli abbonamenti in sé tendono a non crescere altrettanto rapidamente: siamo a quota&nbsp;17,7 milioni di utenti, +7,3% rispetto all'anno scorso.

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Francia: il mercato cresce per l'ottavo anno di seguito

Pubblicati da SNEP i dati relativi all'industria discografica per il 2024

La Steinhardt School of Culture, Education, and Human Development, prestigiosa istituzione interna alla New York University, ospiterà un nuovo progetto creato in collaborazione con il gruppo Sony. Si tratta del neonato Sony Audio Institute, che si pone l'ambizioso obbiettivo di "preparare la prossima generazione di creatori e innovatori, in un'intersezione tra tecnologia, musica e business", recita il comunicato stampa.

Finanziato per un minimo di 10 anni, il Sony Audio Institute incoraggerà collaborazioni interdisciplinari e riguarderà&nbsp;l'attività di studenti e membri del corpo docente, in particolare di quelli che si stanno specializzando nei percorsi accademici di Music Business e Music Technology. L'idea è di coinvolgere la filiera dei "music creators" a tutti i livelli: dagli artisti agli autori, dai produttori ai fonici, con un occhio di riguardo a tutto ciò che ruota attorno agli&nbsp;studi&nbsp;di registrazione.

Una collaborazione tra Sony e la New York University

Nasce il Sony Audio Institute nel prestigioso ateneo americano

Dopo l'acquisizione del catalogo&nbsp;Hipgnosis da parte della società di private equity Blackstone, che se l'è aggiudicato per la cifra record di 3 miliardi di dollari, arriva il primo cambiamento significativo in uno dei brand più riconoscibili tra le società di investimento specializzate in ambito musicale. Il nome&nbsp;Hipgnosis, infatti, cessa di esistere: i circa 150 cataloghi che raccoglieva (contenenti oltre 45.000 canzoni) ricadranno ora sotto un nuovo ombrello, battezzato Recognition.

"Recognition è&nbsp;un nome che racchiude in sé il significato culturale delle canzoni nel nostro catalogo, l'immenso talento degli autori e degli artisti che le hanno create e l'enorme risonanza che hanno sui fan di tutto il mondo" ha spiegato il&nbsp;CEO Ben Katovsky. "Siamo emozionati all'idea di entrare in questo nuovo capitolo come un'azienda coesa, impegnata a supportare i creatori di musica e ad amplificare l'eredità e il valore delle nostre canzoni; con il tempo, inoltre, faremo crescere il nostro portafoglio con ulteriori hit stellari".&nbsp;

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Hipgnosis cambia nome: arriva Recognition

Il rebranding è stato deciso dal gruppo Blackstone, proprietario del catalogo

L’artista napoletana Florinda ha firmato un contratto con EMI Records Italy, uno dei marchi frontline di Universal Music Italia: primo frutto del sodalizio è il singolo “Ma che vuò”, già disponibile sui principali servizi di streaming musicale.

Classe 2000, nata a Napoli, Florinda fin da giovanissima si dedica agli studi musicali. Dopo essere entrata nel 2019 al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e aver conseguito il Diploma in Pianoforte Classico, l’artista inizia a comporre brani originali prima in inglese e in italiano, poi in napoletano. Grazie alla pubblicazione di video sui social delle sue canzoni, Florinda ha raggiunto un pubblico sempre più vasto. Il suo primo singolo “Ma che vuò", è stato realizzato con la collaborazione dei produttori D-Ross e Startuffo, in passato già al lavoro per, tra gli altri, Clementino, Raiz, Franco Ricciardi, Marracash, Emis Killa e Fabri Fibra.

Florinda

Universal Music Italia, Florinda entra nel roster

L’artista ha firmato con EMI Records Italy: presentato il primo singolo ‘Ma che vuò’

Spotify ha pubblicato oggi il suo rapporto annuale Loud &amp; Clear riferito al 2024: i dati contenuti nel report riguardano le royalties corrisposte dal DSP agli aventi diritto nell’anno che, per la prima volta - a partire da aprile - ha visto i gestori del servizio adottare il modello di pagamento two tiers, che fissa a mille stream all’anno la soglia di fruizione per retribuire il consumo di un contenuto. Per aventi diritto non si intende gli artisti: Spotify corrisponde quanto dovuto per i consumi dei repertori alle etichette e alle società di licensing, che a loro volta girano i ricavi agli artisti in base ad accordi diretti.

L’azienda svedese ha fatto sapere che, nel 2024, quasi 1.500 artisti hanno generato oltre 1 milione di dollari in royalty solo da Spotify - e all’incirca oltre 4 milioni considerando tutte le fonti di ricavo per la musica registrata. “Non si tratta solo di nomi noti”, spiegano i gestori della piattaforma: “L'80% di questi artisti non ha avuto una canzone entrata nella classifica Spotify Global Daily Top 50 nel 2024. Questo significa che i musicisti indipendenti, gli artisti meno mainstream e i generi di nicchia possono tutti prosperare nella nuova economia dello streaming, se si riesce a coinvolgere le fanbase”.

Tra gli artisti che hanno generato più di 1.000 dollari in royalty su Spotify nel 2024, più della metà ha visto la maggior parte delle proprie royalty provenire da ascoltatori al di fuori del proprio paese d'origine. “Quasi un terzo di loro ha generato più del 75% delle royalty da ascoltatori all'estero”, puntualizza Spotify: “Nel frattempo, oltre la metà di tutti gli artisti che generano più di 1.000 dollari ha collaborato con almeno un artista di un altro paese. E più dell'80% di tutti gli artisti che generano più di 100mila dollari ha collaborato con almeno un artista dall'estero”.

Sempre a proposito di export e di mercati globali, nel 2024 gli artisti che hanno generato almeno 1 milione di dollari su Spotify hanno registrato musica in 17 lingue diverse. Un numero - osservano i gestori del servizio - che “è più che raddoppiato rispetto al 2017. Gli artisti che hanno generato almeno 100mila dollari in royalty hanno registrato musica in oltre 50 lingue - anche questo più del doppio del numero di lingue a quella soglia nel 2017”.

Continua poi a prosperare, su Spotify, il segmento off-major. Nel 2024, gli artisti e le etichette indipendenti hanno incassato collettivamente più di 5 miliardi di dollari dal DSP - rappresentando circa la metà delle royalty totali di Spotify per un altro anno. A livello globale, la piattaforma svedese quotata a New York rappresenta circa un terzo dei ricavi totali da streaming (secondo IFPI), ma rappresenta oltre il 50% dei ricavi da streaming degli Indipendenti (secondo MIDiA). “Questa sovra-rappresentazione di Spotify nei ricavi degli indipendenti dimostra che il nostro modello crea in modo unico più opportunità per più artisti di costruire carriere sostenibili nella musica”, ha spiegato l’azienda, che - adottando il nuovo modello two-tiers, aveva sollevato più di una perplessità in ambiente indipendente.

Complessivamente, lo scorso anno Spotify ha corrisposto all’industria musicale 10 miliardi di dollari, restando anche per il 2024 - come sostenuto dall’azienda - “il retailer che ha pagato di più a livello globale”. “Questo porta la cifra totale, da quando Spotify esiste, a quasi 60 miliardi”, ha proseguito la società: “Spotify ha pagato di più all'industria musicale rispetto a qualsiasi altra azienda nel 2024, ma non è tutto. Il nostro pagamento da 10 miliardi di dollari è il più grande nella storia dell'industria musicale, più di quanto qualsiasi altra azienda abbia pagato in un solo anno”.

Tra il 2014 e il 2024 i pagamenti annuali di Spotify all’industria musicale sono aumentati di 10 volte, da 1 miliardo a oltre 10 miliardi. “Spotify ha portato avanti la propria missione di far sì che il mondo tornasse a dare il giusto valore alla musica - e il sistema che abbiamo costruito insieme sta funzionando”, hanno dichiarato i gestori del DSP: “Dal punto più basso, i ricavi globali da musica registrata sono più che raddoppiati, superando i 28 miliardi nel 2023 (secondo i dati comunicati da IFPI)”.

“Su Spotify sono sempre di più gli artisti a guadagnare sempre più soldi”, conclude il DSP parlando di “paradosso dell’industria musicale moderna”: “Il numero di artisti che generano royalty ad ogni livello - da 1.000 a 10 milioni di dollari all'anno - è almeno triplicato dal 2017. Dieci anni fa, l’artista più popolare su Spotify generava poco più di 5 milioni di dollari. Oggi, ci sono oltre 200 artisti che hanno superato quella soglia. Il paradosso? Lo streaming ha permesso a milioni di persone di condividere facilmente la propria musica a livello globale, ma l'enorme volume di uploader fa sì che la frazione di chi trova il successo appaia più piccola nel corso del tempo. Ma il fatto rimane questo: grazie allo streaming, più artisti che mai generano royalty in ogni fase della carriera. Nell’ultimo decennio, il 100.000° artista in termini di ascolti su Spotify ha visto le sue royalty moltiplicarsi di oltre 10 volte - aumentando da meno di 600$ nel 2014 a quasi 6.000$ nel 2024. Durante lo stesso periodo, il 10.000° artista su Spotify ha visto le sue royalty aumentare quasi 4 volte - da 34.000$ a 131.000$. Oggi, in ogni caso, oltre 100.000 artisti generano migliaia di dollari in royalty solo da Spotify”.

Ultimo - ma non meno importante - il punto sul rapporto tra Spotify e il settore editoriale, reso più saldo dagli ultimi accordi siglati con <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749605/universal-music-e-spotify-nuovo-accordo-pluriennale">Universal Music</a> e <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-749865/spotify-dopo-umg-accordo-artist-centric-anche-con-warner-music">Warner Music</a>: la piattaforma sostiene di aver versato quasi 4,5 miliardi di dollari ai titolari dei diritti d’autore - che rappresentano i compositori - negli ultimi due anni. “Il nostro pagamento per i diritti editoriali ha raggiunto un nuovo picco nel 2024, con una crescita percentuale a due cifre rispetto al 2023”, ha spiegato il DSP: “I compositori - attraverso i loro editori, performance rights organisation e società di gestione collettiva - stanno generando ricavi record attraverso i servizi di streaming”.

Spotify, nel 2024 all’industria musicale 10 miliardi di dollari

I numeri dell’anno scorso sul DSP nel nuovo Loud & Clear: gli indie reggono la svolta artist centric

L’etichetta veronese Vrec Music ha annunciato un evento speciale per celebrare i propri 18 anni di attività: la serata avrà luogo il prossimo 21 marzo presso il club The Factory di San Martino Buon Albergo, sempre in provincia di Verona. Il programma prevede le esibizioni della cantante e speaker di Virgin Radio Italia Alteria (che per l’occasione presenterà il suo nuovo album “Nel fiore dei tuoi danni”, con il supporto di una band composta dal produttore Max Zanotti a chitarra, cori ed elettronica, Alessandro "Halle" Ducoli alla batteria, Thomas Festa alle chitarra ed Elettra Pizzale al basso), degli Endless Harmony, dei Roommates (che presenteranno il loro nuovo album, “Outside”, prodotto da Pietro Foresti e realizzato con i contributi dell’ex Kyuss e Queens of the Stone Age Nick Olivieri e Diego Cavallotti dei Lacuna Coil) e di Strea, progetto della cantautrice bresciana Irene Ettori.

All'interno della serata si terrà il workshop fotografico a cura Nshot Academy "Impara a fotografare un concerto", a cura di Marco Monari.

Vrec Music, un evento speciale a marzo per i 18 anni di attività

Appuntamento al Factory di  San Martino Buon Albergo con Alteria, Endless Harmony e altri ospiti

<a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/nuovoimaie-453984">NUOVOIMAIE</a>&nbsp; propone una serie di incontri con protagonisti del panorama musicale italiano non solo per approfondire le dinamiche artistiche che caratterizzano il lavoro di chi opera nel settore, ma anche per fare il punto su come gli attuali scenari del mercato impattino sulle opportunità professionali di chi ha scelto la creatività come professione. La parola, oggi, va a Settembre...

A soli 23 anni, e alla sua prima partecipazione a Sanremo nella categoria Nuove Proposte con il brano "Vertebre",&nbsp;Settembre è riuscito a farsi notare al punto da sbaragliare la concorrenza su ogni fronte: non solo ha vinto il Festival tra i giovani, ma si è anche aggiudicato ogni premio possibile (nella fattispecie&nbsp;il premio della sala stampa Lucio Dalla e quello della critica dedicato a Mia Martini, quello di NuovoIMAIE intitolato a Enzo Jannacci, quello di SIAE-&nbsp;Roma Videoclip Rivelazione,&nbsp;il premio RTL 102.5 #RADIOFESTIVAL e&nbsp;quello di TIM). Un risultato notevole, che potrebbe destabilizzare un ragazzo della sua età. Ma come un giovane veterano, l'artista napoletano non si lascia spaventare dal clamore attorno a sé e si concentra sul suo primo grande traguardo: la pubblicazione del suo EP, che come la traccia sanremese si intitola&nbsp;"Vertebre".

Sei arrivato a Sanremo con l’aura del vincitore annunciato: tutti ti davano per trionfatore prima ancora che iniziasse il Festival. È stato più un conforto o una responsabilità ulteriore?

Sarò onesto: anche se vedevo che il pubblico amava molto “Vertebre”, non ho mai avvertito di essere davvero un favorito. Sono molto scaramantico e mi piace tenere i piedi per terra: il mio unico obbiettivo era fare un buon lavoro per me stesso, e quindi cercavo di non farmi influenzare da tutto ciò che sentivo intorno a me.

Come sei arrivato a scegliere di presentare proprio “Vertebre” a Sanremo Giovani?

Quando l’ho fatta sentire ai miei genitori, hanno subito avuto una reazione molto positiva. In particolare mi ha convinto quella di mio padre, che si è alzato immediatamente dal divano per l’entusiasmo: mi sono detto: “È lei”. Lui ha vissuto molto intensamente tutta la mia avventura sanremese, tant’è che è voluto uscire dall’Ariston prima che Carlo Conti annunciasse il vincitore: troppa ansia! È stato uno degli steward del teatro a richiamarlo in sala dopo la proclamazione: “Entri pure, che suo figlio ha vinto”… (ride)

In un’annata in cui molte canzoni erano firmate da un gruppo di autori molto noti, tu ti sei affidato a nomi forse più sconosciuti ai circuiti mainstream, ma già molto promettenti in quello underground…

Manuel Finotti e Laura Di Lenola, prima di essere due autori, sono due miei grandi amici, che stimo e rispetto. Hanno pochi anni più di me, condividiamo molto, e questa canzone è nata dalla voglia di raccontare dei pensieri personali. Sono convinto che regaleranno grandi perle alla musica italiana.

Tornando al tuo percorso precedente, prima ancora di intraprendere l’avventura di Sanremo Giovani eri piuttosto noto per la tua partecipazione a svariati talent: “Io Canto”, “The Voice” e “X Factor”. Com’è stato crescere da artista musicale su un palco particolare come quello della tv?

Con “Io Canto” avevo undici anni, quindi l’ho vissuta davvero come un gioco. “The Voice” è stata un’esperienza molto breve; per contro è a “X Factor” che ho fatto la mia prima vera esperienza da talent, e mi ha formato più di tutte le altre. Il rapporto con la tv lo vivo bene, comunque: è un ambiente che mi piace. Tutto sta nello scegliere il megafono&nbsp;che ti rappresenta di più.

Si è detto spesso che quest’anno Sanremo Giovani era una specie di talent: sei d’accordo con questa definizione?

Assolutamente sì, e non credo che dire che qualcosa è un talent abbia un’accezione dispregiativa. Il meccanismo delle sfide ci stava: ovviamente ci dispiaceva un po' duellare tra noi per via dell'eliminazione diretta, ma eravamo consapevoli di ciò a cui andavamo incontro.

Oltre ad aver vinto il primo premio, quest’anno all’Ariston hai fatto incetta anche di tutti i premi minori… 

Potrei giurarti sulla mia famiglia che non me lo sarei mai, mai, mai aspettato. È una cosa così grande che non riesco a spiegarmela neanche io. Penso che di questa canzone sia arrivata la verità, la vulnerabilità, la fragilità.&nbsp;

Per non farti mancare niente, ti ha premiato anche il sindaco di Napoli. Cosa rappresenta il legame con la tua città?

Quel premio è stato un grandissimo onore. Napoli è una città libera, priva di pregiudizi, tant’è che la cultura partenopea è stata la culla di molti movimenti artistici, perché storicamente si è sempre sperimentato molto. È la stessa cosa che provo a fare nella mia musica, mescolando tradizione e contemporaneità, come in “Cchiù nient”, un mio brano in cui convivono elementi di tarantella e di dark pop.

Cosa ti piace della musica di oggi, e cosa invece proprio non ti piace?

Amo la possibilità della&nbsp;contaminazione, ma non mi piace la velocità con cui i prodotti si consumano. Nel mio tempo libero ascolto tantissima musica di tutti i generi e di tutti i tempi: pop, R&amp;B, rap, jazz, cantautorato… E sono contento della scelta musicale che è stata fatta in questo Sanremo, anche se per cause di forza maggiore non sono riuscito a seguirlo come facevo quando ero un semplice spettatore. È stato un bel Festival.

A proposito, cosa ne pensi della scelta di istituire nuovamente una categoria a parte per le nuove proposte?

In un certo senso ho preferito così, perché abbiamo avuto uno spazio tutto per noi, con una gara equa. Con i Big ovviamente sarebbe stato più difficile spiccare.

Rispetto a questioni meno creative ma concrete, come la tutela dei tuoi diritti, da giovane artista che si appresta a intraprendere una lunga carriera in quest’ambito come ti poni?

Sono cose importantissime da conoscere, se ambisci a fare questo lavoro devi sapere cos’è il diritto d’autore, quali altri diritti ti spettano, come funziona un contratto discografico. Consiglio a chiunque di informarsi, per avere una visione chiara anche dal punto di vista legale e burocratico. So che possono apparire come aspetti un po’ più noiosi, ma bisognerebbe parlarne molto di più, perché spesso sul lavoro non veniamo tutelati a sufficienza, in tutti gli ambiti e i settori professionali.

Last but not least: come ti vedi da qui a dieci anni, se devi sognare in grande?

A 33 anni? Spero sereno, amato e felice di amare la vita. Lavorativamente invece non faccio programmi.

Settembre: "Ho scelto il megafono che mi rappresenta di più"

Il giovane artista ha vinto nella categoria Nuove Proposte a Sanremo, e anche tutti gli altri premi

Negli anni Dieci la piattaforma di crowdfunding Kickstarter pareva destinata a rivoluzionare il mondo della discografia indipendente: oltre ad Amanda Palmer, che grazie alla società fondata da Perry Chen, Yancey Strickler e Charles Adler riuscì a raccogliere oltre un milione di dollari per finanziare i propri nuovi progetti musicali (tra i quali l’album “Theatre Is Evil” del 2012, pubblicato per l’etichetta di proprietà dell’artista, la 8 Ft. Records), ai servizi offerti dalla società con quartier generale a New York ricorsero artisti di chiara fama come TLC e De La Soul. A un decennio e mezzo di distanza, tuttavia, le cose sembrano essere cambiate.

Nel rapporto annuale di Kickstarter diffuso in questi giorni - il “Creative Download” - la musica non gioca un ruolo da protagonista. Tra le tendenze emerse nel corso del 2024 evidenziate dai gestori del servizio nel documento sono citati ambiti come gaming, fumetti, cinema, editoria, design e tecnologia, con la musica citata solo in un caso - il finanziamento di un musical incentrato sulla figura di Cenerentola.

La musica, tuttavia, non è sparita dalla piattaforma: secondo le statistiche storiche riportate quella musicale resta la seconda categoria - seconda solo al gaming - più frequentata dagli utenti, con 35.855 progetti finanziati con successo. I dati aggiornati vedono il settore musicale ancora molto frequentato, con oltre 71mila progetti presentati, numero inferiore solo ai settori di gaming e cinematografia: a essere in calo è la raccolta, limitata complessivamente a poco più di 278 milioni di dollari, dato molto inferiore a quelli fatti segnare dagli tre ambiti più popolari (gaming, 2,5 miliardi di dollari; design, 1,68 miliardi; tecnologia, 1,52 miliardi). A ricorrere al servizio, oggi, parrebbero essere per lo più emergenti e unsigned, determinati a raccogliere budget inferiori a quelli necessari al finanziamento di realtà già avviate.

Crowdfunding, la tendenza dei progetti musicali su Kickstarter

Molte richieste di finanziamento, ma un totale raccolto complessivo fuori dalla top five

Associazioni di etichette indipendenti come Impala, oggi, possono tirare un sospiro di sollievo: Warner Music Group ha annunciato il ritiro dalla corsa all’acquisizione, da parte delle major, di società di servizi dedicate ad artisti e label. A farlo sapere è stato il CEO del gruppo, Robert Kyncl, nel corso di un evento organizzato da Morgan Stanley.

La dichiarazione, ovviamente, non è passata inosservata, perché nemmeno un anno fa la multinazionale con sede a New York aveva presentato <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-742981/delisting-believe-entra-in-gioco-warner-music">un’offerta preliminare e non vincolante</a> - <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-743691/warner-music-group-nessuna-offerta-di-acquisizione-per-believe">poi ritirata</a> - per tentare di sfilare Believe al consorzio creato ad hoc e guidato da Denis Ladegaillerie per rilevarne le attività. E, nemmeno un mese fa, sempre Warner Music aveva annunciato <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750124/warner-music-completata-l-acquisizione-di-africori">l’acquisizione di Africori</a>, il principale distributore indipendente sui mercati africani. Evidentemente le priorità dell’azienda sono cambiate, e - di conseguenza - i relativi piani strategici. "Ho preso in considerazione tutte le società di distribuzione negli ultimi 18 mesi, e non siamo disposti a buttarci in questo gioco a tutti i costi”, ha spiegato Kyncl: “Abbiamo un incredibile team tecnologico, che sta sviluppando funzionalità già da un anno e mezzo. In questo modo si ottiene lo stesso risultato in modo molto più efficiente". In sostanza, il CEO di WMG - che già controlla la società di distribuzione e servizi ADA - ha orientato gli sforzi del gruppo verso uno sviluppo interno della divisione, piuttosto che sull’acquisizione di entità esterne.

Una politica, questa, che segna una svolta piuttosto netta&nbsp;rispetto alla linea seguita dalle major negli ultimi anni, che ha visto più di una società indipendente venire incorporata dalle tre multinazionali. E il cui ultimo capitolo, in fin dei conti, è ancora in corso: la divisione di UMG <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-748886/virgin-music-group-umg-acquisira-downtown-music">Virgin Music Group ha avviato il processo di acquisizione di Downtown Music</a>, operazione - il cui compimento è atteso entro la fine dell’anno - che <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750388/umg-e-l-acquisizione-di-downtown-l-appello-di-impala-alla-ue">ha agitato non poco il settore indipendente</a>. Settore indipendente che, evidentemente, al di là degli appelli all’antitrust, pare abbia deciso di scendere in campo in prima persona.

Diverse indiscrezioni trapelate nelle ultime ore sulle principali testate di settore americane darebbero Concord Music, società indipendente con sede a Nashville particolarmente attiva sul mercato dei cataloghi musicali - tanto da <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-740067/publishing-concord-acquisisce-round-hill-per-469-milioni-di-s">aver acquisito per poco meno di mezzo miliardo di dollari Round Hill a fine 2023</a> e <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744092/hipgnosis-acquisizione-guerra-offerte-blackstone-concord">aver tentato, lo scorso anno, la scalata a Hipgnosis</a> (poi <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744365/acquisizione-di-hipgnosis-concord-si-arrende-a-blackstone">vinta da Blackstone</a>) - prossima all’acquisizione di Stem, distributore digitale californiano che dopo aver raccolto 40 milioni in round di finanziamento tra il 2017 e il 2022 è ora alla ricerca di un investitore strategico. Un investitore - precisa Hollywood Reporter - e non un finanziatore, perché la strategia di Stem non sarebbe quella di indebitarsi ulteriormente, ma di far entrare nel proprio capitale un partner finanziariamente solido che permetta al proprio servizio di diventare competitivo sugli anticipi da garantire agli artisti. E Concord, con 3 miliardi di dollari in finanziamenti garantiti da Apollo Global Management, sarebbe il candidato ideale, anche perché - attualmente - costretto ad appoggiarsi a Universal Music per i servizi di distribuzione. Il più classico dei win-win deal, in pratica, che permetterebbe all'acquisito di riposizionarsi positivamente sul mercato e all'acquirente di internalizzare una funzione strategica al momento data in outsourcing a un (potenziale) concorrente.

Sui dettagli dell’accordo - che al momento sarebbe ancora oggetto di trattative, benché in fase avanzata - le indiscrezioni fatte&nbsp;trapelare sono ancora confuse, se non addirittura discordanti. Per esempio, fonti consultate da MBW parlano di un affare da 50 milioni di dollari, cifra definita “estremamente imprecisa” da altre gole profonde sentite da THR. E anche altri dettagli fanno pensare a ricostruzioni ancora da mettere a fuoco: per esempio, tra i pretendenti scesi in campo per cercare di soffiare Stem e Concord ci sarebbe stata - oltre che Sony Music - anche Warner Music Music, che proprio in queste ore ha fatto sapere di non essere più interessata ad acquisizioni in questo senso. L’eventualità che WMG abbia presentato nei mesi scorsi un’offerta, tuttavia, non è nemmeno così improbabile: e se fosse proprio Stem l’ultima società di distribuzione “presa in considerazione” dal Kyncl nell’ultimo anno e mezzo?

Servizi per artisti: WMG dice basta allo shopping. E Concord…

Per una major che rinuncia alle acquisizioni, c’è una indie che si lancia. O, almeno, così pare...

E' una giornata triste per la scena musicale torinese, ma più in generale per il mondo della musica dal vivo: si è spento a soli 53 anni e&nbsp;dopo una lunga malattia Sergio Ricciardone, fondatore e direttore di C2C Festival. L'evento,&nbsp;nato e sviluppatosi&nbsp;nel capoluogo piemontese, è da sempre&nbsp;una delle realtà internazionali più rinomate e prestigiose per la musica elettronica e di ricerca, ed è&nbsp;giunto ormai alla sua ventitreesima edizione.

Ne danno notizia i profili social ufficiali del festival, che postano un breve messaggio di commiato: "In questo momento di dolore esprimiamo la nostra più profonda vicinanza a Christel e Marcello, alla famiglia, agli amici e a tutti coloro che hanno condiviso con lui il percorso umano e professionale. La tua visione continuerà ad illuminare il nostro percorso, il tuo carisma a guidarci nelle difficoltà. Attraverso le asperità sino alle stelle".

Addio a Sergio Ricciardone, fondatore e direttore di C2C Festival

Aveva 54 anni. Ne danno notizia i profili social ufficiali del festival

Matchfy, piattaforma dedicata alla promozione musicale di artisti ed etichette indipendenti, ha annunciato il lancio di Wanted.live, nuova piattaforma pensata per “cambiare radicalmente il modo di organizzare concerti”.

“Vogliamo dare più potere agli artisti e ai fan, eliminando barriere e creando nuove opportunità per la musica indipendente”, ha spiegato il fondatore e CEO della società, Paolo Mantini: “Con wanted.live, il nostro obiettivo è costruire un ecosistema in cui la musica live e digitale si incontrano, dando agli artisti il controllo sulla loro carriera e ai fan la possibilità di supportarli in modo diretto. Per la prima volta, i fan hanno un ruolo attivo nella carriera degli artisti, decidendo chi vedere dal vivo e dove”.

Grazie a Wanted.live i fan selezionano il proprio artista preferito indicando la propria città di residenza: al raggiungimento di un numero minimo di richieste (calcolato da un algoritmo specifico), Wanted offre i dati ai titolari degli account per facilitare e ottimizzare l’organizzazione di nuovi tour. I fan, dal canto loro, potranno ricevere anteprime esclusive, accesso anticipato ai biglietti e vantaggi dedicati.

“L’idea è nata parlando con Bosca di Real Talk, che in questa avventura è anche nostro partner”, prosegue Mantini: “Lui ha lanciato il concept, che è molto interessante, ma che da solo sarebbe non sostenibile, perché privo di modello di business. Così abbiamo pensato di inserirlo in Matchfy. Non è stato semplice, ma abbiamo pensato fosse una soluzione vincente, perché destinata a rivolgersi ai nostri interlocutori abituali: gli artisti indipendenti ed emergenti. Così abbiamo scritto un algoritmo ad hoc, che intreccia i dati delle richieste a quelli delle città di provenienza e alla portata dell’artista: in base a una soglia variabile basata su questi parametri, il sistema segnala ai gestori degli account le città nelle quali organizzare eventi dal vivo si rivelerà più proficuo. Lato utente, il funzionamento è molto intuitivo: lato fan, è quasi un gioco…”.

Musica dal vivo, Matchfy lancia Wanted.live

‘Il live giusto nel posto giusto’: la startup presenta un nuovo tool

La scorsa settimana sono circolate le prima indiscrezioni su come Instagram si starebbe preparando per sfruttare&nbsp;al massimo&nbsp;l’incertezza intorno a TikTok negli Stati Uniti: ossia,&nbsp;valutando se trasformare Reels in un’app separata. Se confermata, quanto si dovrebbe considerare questa mossa un mero sintomo di emulazione e opportunismo e quanto, invece, anche altro? Cosa significherebbe per la musica? Qual è la strategia che la ispira?

Per l’app di proprietà di Meta Platforms il lancio di progetti separati, o espunti dalla propria piattaforma, non sarebbe un inedito.&nbsp;Instagram tentò un’iniziativa simile nel 2018 con IGTV, un’app autonoma per la visione di video più lunghi, nel tentativo di attrarre gli spettatori che sono il pubblico tipico di YouTube. Instagram in questo caso partiva da zero e coinvolse celebrità come Kim Kardashian e Selena Gomez per promuoverla pubblicando loro contenuti. Ma dopo il lancio i contributi delle star scemarono e Instagram alla fine chiuse IGTV nel 2022.&nbsp;

C’è poi il caso di un’altra app separata lanciata da&nbsp;Meta&nbsp;nel luglio 2023,&nbsp;Threads. Pure in questo caso la suggestione proveniva dalla concorrenza apparentemente in crisi - nella fattispecie, causata dalla reazione negativa di utenti e opinione pubblica all’acquisizione di Twitter, ora X, da parte di Elon Musk. Oggi&nbsp;Threads vanta circa 300 milioni di utenti mensili e ha recentemente iniziato a vendere annunci pubblicitari.

Un principio in qualche modo simile, poi, è stato applicato alla recente app Edits di Instagram, che a sua volta mira a competere con CapCut, un’app popolare di video editing per creator di proprietà di ByteDance, la società madre di TikTok. Lanciandola, Instagram ha sancito che, quando si desidera davvero competere ad armi pari con uno strumento specialistico come CapCut, ha senso lanciare un’app dedicata.

Ma, tornando a Reels, la situazione stavolta vedrebbe Instagram partire già con una grande quantità di contenuti prodotti dai creator.&nbsp;L’appeal&nbsp;di TikTok e YouTube per&nbsp;gli utenti risiede&nbsp;principalmente nella loro funzione, che è anche la loro missione, di intrattenimento.&nbsp;Un’app dedicata a Reels potrebbe assomigliare molto a TikTok,&nbsp;evitando a Instagram alcune delle complessità che sperimenta negli ultimi anni, pur essendo in piena espansione:&nbsp;bilanciare le connessioni sociali con l’intrattenimento non è banale, ed utilizzare Instagram per la messaggistica privata, per leggere i post di amici e familiari, per guardare video dei creator e per rimanere aggiornati sulle notizie può essere troppo.&nbsp;Quando le aziende incorporano troppe funzionalità in un’unica app, questa diventa ingombrante e non è mai efficace quanto un’app dedicata. Questa è la ragione per cui una versione&nbsp;separata di Reels potrebbe avere senso:&nbsp;potrebbe anche incorporare ulteriori funzionalità popolari su TikTok, tra cui lo shopping e il live streaming, nonchè integrare più strumenti specifici per i creator e attivare nuove opportunità di monetizzazione.&nbsp;

Queste ultime, a proposito, potrebbero riguardare anche l’industria musicale, appaiando in futuro la situazione di Reels a quella di TikTok, oggi straordinariamente simile ai tempi in cui si battagliava con YouTube sul terreno del <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-733247/tiktok-le-royalties-e-il-ritorno-del-value-gap">value gap</a>.

Se spin off sarà, infine, Instagram avrà anche sancito la fine di quella suggestione tecnologica e di marketing che da tempo l’Occidente cerca di emulare dall’Oriente. Quella della "<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-739059/tiktok-analisi-strategie-bytedance-prospettive-mercato-internazionale">everything app</a>”.