Il Consiglio di Stato ha rigettato gli appelli presentati da Rai, Rai Pubblicità e Comune di Sanremo contro la sentenza del TAR della Liguria, che aveva dichiarato illegittima l’assegnazione diretta - da parte del Comune - dell’organizzazione e della copertura mediatica del Festival della Canzone Italiana: lo riferisce l’agenzia ANSA. La sentenza, in sostanza, conferma la validità dell’avviso pubblico per l’assegnazione della manifestazione, che - in precedenza - è sempre stata curata dal servizio pubblico radiotelevisivo: l’attuale bando - al quale ha presentato un'offerta solo la RAI - è stato presentato per garantire l’assegnazione delle prossime tre edizioni del Festival, con un’opzione per le due successive. Solo due giorni fa JE, la società che presentando un esposto aveva portato il TAR ligure a esprimersi al riguardo, aveva chiarito come la sospensiva del bando richiesta dalla stessa JE per verificare la “legittimità della procedura” fosse in realtà stata accolta, ma con la prossima udienza fissata per il 17 ottobre prossimo - cioè a quattro mesi dall’inizio dell’edizione 2026 della manifestazione. “Quando dicevamo che il nostro obiettivo era cambiare le regole a tutela dell'industria musicale, sapevamo che prima avremmo dovuto spenderci per farle rispettare”, ha dichiarato, commentando la sentenza del Consiglio di Stato, Sergio Cerruti, CEO di JE e past President di AFI - Associazione Fonografici Italiani: “Questo era il punto di partenza. Che poi per riuscirci ci sia voluto un doppio pronunciamento del Giudice Amministrativo, più che una vittoria del diritto è una fotografia del paese”. “Nel Festival di Sanremo – dove alla musica viene riconosciuto meno del 3% degli introiti – e in molti altri programmi RAI, la logica è sempre la stessa: sfruttare l’industria senza pagarla”, ha proseguito Cerruti: “Non è un malinteso, è un metodo. E se per un cittadino la violazione delle regole comporta conseguenze, lo stesso principio dovrebbe valere per le società e le amministrazioni pubbliche. Chi paga il conto politico ed economico di anni di regole ignorate e oggi bocciate anche dal Consiglio di Stato? Forse è una domanda che il Governo, rimasto finora in silenzio, farebbe bene a porsi. Soprattutto se consideriamo che i veri vincitori di questa battaglia per la legalità, anche se non l’hanno forse ancora capito, sono l’amministrazione Sanremese e la Città, che riconquistano finalmente il controllo del Festival grazie ad uno sforzo immane, che abbiamo sostenuto da soli. Vincendo per tutti”. Le condizioni imposte dal Comune ai candidati al ruolo di partner erano state definite “quasi proibitive” dal gruppo Warner Bros Discovery, uno dei potenziali partecipanti al bando che aveva preferito fare un passo indietro lasciando la sola RAI a rispondere all’appello lanciato dal Municipio della città dei fiori. Critiche ai termini dell’avviso erano state avanzate anche dai discografici. “Il negoziato sul prossimo festival non potrà non tenere conto degli investimenti e dei costi sostenuti dalle case discografiche”, aveva commentato il CEO di FIMI - Federazione Industria Musicale Italiana Enzo Mazza: “I rimborsi previsti fino al festival 2024 sono assolutamente insostenibili per major e indipendenti. Va rivisto completamente l’impianto del festival”. La sentenza di oggi pone il Comune di Sanremo in una posizione di forza in fase di negoziato, essendo la cittadina ligure titolare dei marchi legati alla manifestazione. Potrebbero non mancare, tuttavia, i colpi di scena: oltre al malcontento dei discografici per le carenze infrastrutturali della località e della venue che ospita l’evento - il teatro Ariston, la RAI potrebbe - in caso di fallimento dei negoziati con l’amministrazione guidata da Alessandro Mager - pensare alla realizzazione di un grande evento televisivo-musicale lontano da Sanremo, sfruttando (per esempio) il centro di produzione di Torino e il PalaOlimpico, grande venue nel capoluogo piemontese già cornice - nel 2022 - dell’Eurovision Song Contest.