La filiale italiana di Sony BMG è la prima tra le major discografiche nazionali a vendere direttamente al consumatore prodotti musicali (ovviamente del suo catalogo) in formato digitale: nel suo sito Web, www.sonybmg.it, appena ridisegnato in collaborazione con Neo Network (società di servizi “cross media” del gruppo Magnolia di Giorgio Gori), sono infatti attivi un “music store” gestito dalla piattaforma tecnologica di Messaggerie Musicali per l’acquisto di brani e album digitali, e un “mobile store” gestito dalla stessa Neo Network per il download su telefoni cellulari di suonerie realtones e wallpaper personalizzati. 
Oltre a contenere le due piattaforme di distribuzione, il sito riorganizza e potenzia i contenuti audio e video della major utilizzando per la navigazione e lo streaming un nuovo “player” multimediale, Play Music, attivabile anche attraverso link esterni. Sul sito stesso, a partire da venerdì 16 febbraio, verrà presentato in anteprima il nuovo videoclip di Mina.

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Sony BMG, un 'music store' e un 'mobile store' sul nuovo sito italiano

Industria

Anche le grandi piattaforme digitali si sono accorte dell’importanza dei superfans, fenomeno che sarà affrontato il prossimo 21 maggio alla masterclass in programma al Conservatorio di Milano e prodotta da Rockol MusicBiz <a href="https://www.rockol.it/oltre-lo-streaming-l-anno-dei-superfans-21-maggio-2024-milano">“Oltre lo streaming: 2024, l’anno dei Superfans”</a>, al quale parteciperanno nella veste di speaker artisti e addetti ai lavori.

Spotify, per esempio, già lo scorso gennaio aveva annunciato ai propri utenti europei grandi novità in merito, alla luce dell’implementazione del Digital Markets Act. “Grazie alla norma - aveva fatto sapere la piattaforma svedese - guardiamo avanti verso un futuro di superfans club e app store alternativi, dove i creator avranno la possibilità di scaricare in modo sicuro Spotify for Artists o Spotify for Podcasters direttamente dal nostro sito. E questo è solo l'inizio”. “Saremo in grado di comunicare chiaramente con te nell'app su nuovi prodotti in vendita, campagne promozionali, superfans club ed eventi”, aveva fatto sapere l’azienda, ponendo l’accento sulla costruzione delle fan base a beneficio di creator e artisti: “Un'esperienza utente più semplice per voi significa vantaggi per artisti, autori e creator che cercano di costruire il loro pubblico di ascoltatori, spettatori di concerti e fruitori di audiolibri”.

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Il programma completo dell'evento lo <a href="https://www.rockol.it/oltre-lo-streaming-l-anno-dei-superfans-21-maggio-2024-milano">trovi qui</a>: la masterclass avrà luogo presso la sala Puccini del Conservatorio di Milano, in via Conservatorio 12, tra le 9 e le 13 del prossimo 21 maggio.

Soprattutto, vi sono specificati i dettagli e le istruzioni relative alle modalità di iscrizione.

Ricordiamo che la masterclass, dedicata a un tema-chiave per l’industria musicale, è un corso intensivo a numero chiuso rivolto ad artisti e creatori, manager e consulenti, studenti e aspiranti professionisti musicali.

L’obiettivo della masterclass è duplice:

<ul>
	<li>
	illustrare e spiegare in dettaglio perché e come le diverse componenti della filiera musicale intendono reinterpretare e monetizzare il ruolo dei fans
	</li>
	<li>
	fornire ai partecipanti informazioni e strumenti utili a interpretare una situazione in profondo mutamento per aggiornare e migliorare la propria strategia e i propri piani di carriera.
	</li>
</ul>

Per iscriverti <a href="https://www.eventbrite.it/e/oltre-lo-streaming-2024-lanno-dei-superfans-tickets-883397534807?aff=oddtdtcreator" target="_blank">clicca </a><a href="https://www.eventbrite.it/e/oltre-lo-streaming-2024-lanno-dei-superfans-tickets-883397534807?aff=oddtdtcreator" target="_blank">qui</a>.

Superfans, anche Spotify sa che sono il futuro...

Il principale DSP è convinto che faranno la differenza. E…

Il Mechanical Licensing Collective, società americana nata nel 2018 per il rilascio di licenze ai DSP riguardanti i diritti di riproduzione meccanica (ovvero le royalty maturate da autori ed editori tramite le riproduzioni delle opere su supporti fisici o digitali) ha depositato una causa legale contro Spotify: l’istanza è stata presentata presso il tribunale distrettuale del distretto meridionale di New York e - spiega una nota della società - “mira al recupero delle royalties non pagate dovute ai sensi della licenza generale fonomeccanica obbligatoria ottenuta da Spotify per riprodurre e distribuire opere musicali negli Stati Uniti tramite la sua piattaforma di streaming musicale”.

“A partire da marzo 2024, Spotify ha affermato che i suoi piani di streaming di abbonamento Premium Individual, Duo and Family erano ora offerte di abbonamento in bundle perché includevano l'accesso agli audiolibri”, spiega MLC, riferendosi allo <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744492/lettera-legale-nmpa-a-spotify">stesso bundle finito nel mirino della National Music Publishers' Association</a>: “L'applicazione della formula tariffaria applicabile alle offerte di abbonamento in bundle comporta una riduzione delle entrate del fornitore di servizi segnalate da Spotify, che si traduce in un pagamento insufficiente delle royalty”.

“La MLC ritiene che la posizione di Spotify non sia conforme alle leggi e ai regolamenti applicabili”, prosegue la società: “La MLC ha l'autorità statutaria per affrontare il mancato rispetto da parte di Spotify dei suoi obblighi di pagamento delle royalty. La MLC sta intraprendendo azioni legali per far rispettare questi obblighi e garantire che Spotify paghi tutte le royalties dovute dall'utilizzo dei brani sui piani Premium”.

“MLC è stata designata dal Registro dei diritti d'autore per amministrare la licenza globale ed è l'unica entità con il mandato statutario di raccogliere e distribuire le royalties della licenza globale e intraprendere azioni legali per far rispettare gli obblighi di pagamento delle royalty", ha concluso Kris Ahrend, CEO di MLC: "Prendiamo sul serio la nostra responsabilità legale di agire per conto dei nostri membri quando riteniamo che i rapporti sull'utilizzo e i pagamenti delle royalty siano materialmente errati”.

Spotify, una causa dal Mechanical Licensing Collective

L’azione legale riguarda lo stesso sistema di bundling criticato dalla NMPA

Con una nota ufficiale pubblicata oggi, giovedì 16 maggio, Sony Music ha formalmente fatto una dichiarazione universale di “opt out” riguardo l’utilizzo del proprio repertorio per i processi di apprendimento delle soluzioni di intelligenza artificiale generativa: tutte le opere i cui diritti afferiscano a Sony Music o Sony Music Publishing non potranno essere quindi utilizzare per “addestrare” nuovi modelli di AI, a meno che la stessa azienda non fornisca un permesso apposito dopo la presentazione di una richiesta specifica.

“Sony Music Group e le sue controllate investono nello sviluppo e nella promozione di autori e artisti discografici in tutto il mondo da oltre un secolo”, si legge nel comunicato: “Crediamo fermamente nel valore intrinseco e fondamentale dell'arte umana. Abbiamo abbracciato il potenziale dell’intelligenza artificiale prodotta in modo responsabile da utilizzare come strumento creativo, rivoluzionando il modo in cui i cantautori e gli artisti discografici creano musica. Supportiamo artisti e autori che assumono un ruolo guida nell'abbracciare le nuove tecnologie a sostegno della loro arte. Le evoluzioni tecnologiche hanno spesso cambiato il corso delle industrie creative. L’intelligenza artificiale, probabilmente, seguirà questa tendenza”.

“Tuttavia questa innovazione deve garantire il rispetto dei diritti degli autori e degli artisti musicali, compresi i diritti d'autore”, prosegue il comunicato: “Per questo motivo le entità affiliate al gruppo Sony Music, Sony Music Publishing e Sony Music Entertainment, per conto loro e delle loro controllate, rendono questa dichiarazione pubblica confermando che, salvo quanto specificamente ed esplicitamente autorizzato a seconda dei casi, sia Sony Music Publishing che Sony Music Entertainment vietano espressamente qualsiasi tipo di operazione di text o data mining, web scraping, estrazioni o simili di qualsiasi contenuto in loro possesso (inclusi, senza limitazioni, composizioni musicali, testi, registrazioni audio, registrazioni audiovisive, opere d'arte, immagini, dati, eccetera) per qualsiasi scopo, anche in relazione alla formazione, allo sviluppo o alla commercializzazione di qualsiasi sistema di intelligenza artificiale, e con qualsiasi mezzo, anche tramite bot, scraper o altri processi automatizzati, in ogni caso nella misura massima consentita dalla legge applicabile in tutte le giurisdizioni pertinenti. La presente dichiarazione riafferma e non pregiudica tutte le riserve sui diritti precedenti di Sony Music Publishing e/o di Sony Music Entertainment, e i rispettivi diritti legali, che sono tutti espressamente riservati. Le riserve sui diritti si applicano a tutti i contenuti di Sony Music Publishing e Sony Music Entertainment esistenti e futuri, comprese quelle opere creative che possono essere identificate attraverso mezzi accessibili al pubblico o elencate di volta in volta in database come quelli gestiti dalla International Federation of the Phonographic Industry (IFPI) e dalla&nbsp; International Confederation of Music Publishers (ICMP)”.

AI, Sony Music chiama fuori il suo catalogo dal training

La dichiarazione di ‘opt out’: per usare il repertorio della major bisognerà ottenere il permesso

Una potenziale offerta pubblica iniziale (IPO) è tra le opzione strategiche che Epidemic Sound sta valutando per il 2025; almeno, questo è quanto è stato riportato dalla testata giornalistica Reuters, ma la società non ha rilasciato dichiarazioni al momento.

Non è tutto: la piattaforma di licenze musicali con sede a Stoccolma prevede di nominare dei consulenti nei prossimi mesi per prepararsi alla quotazione in borsa, ipotesi ancora nella fase iniziale; tra gli investitori già presenti prima dell'ultimo round vi erano Creandum ed EQT Mid-Market, oltre ad Atwater Capital.

L'IPO potrebbe fornire a Epidemic Sound i fondi per alimentare la sua crescita e, dopo l'espansione in Corea del Sud nel 2019, è l’opportunità di entrare in nuovi mercati o effettuare acquisizioni strategiche. Nel 2022, l'azienda ha acquisito l'etichetta discografica indipendente A-P Records, espandendo la sua presenza nell'arena della musica d'atmosfera.

Fondata nel 2009, Epidemic Sound fornisce musica ed effetti sonori royalty-free a creator di contenuti e marchi attraverso un abbonamento. La sua libreria musicale conta oltre 40.000 brani presenti&nbsp; nei video di YouTube e TikTok per un totale di 2,5 miliardi di visualizzazioni giornaliere.&nbsp;

<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-743948/epidemic-sound-risultati-finanziari-2023">Nel 2023, le vendite nette sono cresciute del 25% fino a 1,477 miliardi</a> di corone svedesi (139,3 milioni di dollari al tasso di cambio medio per il 2023), consentendo alla società di ridurre la perdita operativa (perdita prima degli interessi e delle imposte) a 486 milioni di corone svedesi dai 492 milioni del 2022. 

Oltre alle previsioni per il 2025, c'è un'altra notizia (comunicata direttamente da Epidemic Sound) che riguarda, però, la parte artistica: l'ingresso di&nbsp;Richie “Plastikman” Hawtin.

L'artista ha&nbsp;firmato per fare da mentore a quattro artisti emergenti di Epidemic Sounds: dreem, The Yard Woman, Hampus Naeselius e Maya Lourenço. Epidemic ha dichiarato che Hawtin “offrirà una guida per aiutare a far crescere le loro carriere nel settore, fornendo al contempo un feedback sulle loro strategie di pubblicazione e sulla loro musica”.

Epidemic Sound verso un'IPO? Possibile, ma nel 2025

La notizia è stata riportata dalla testata Reuters

<a href="https://www.rockol.it/artista/adriano-celentano" target="_blank">Adriano Celentano</a> ha da sempre incluso nelle sue canzoni temi di stretta attualità quali l'ecologia, l'inquinamento, l'indifferenza, la discriminazione e in generale non ha mai mancato di sottolineare il troppo materialismo della società consumistica in cui viviamo.

<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744439/adriano-celentano-vinile-greenyl-ristampa-album-ecologia-inquinamento" target="_blank">E' degli scorsi giorni la notizia</a> che Universal Music Italia il prossimo mese di giugno ripubblicherà alcuni album del musicista milanese in Greenyl, un supporto innovativo, nato con l’intento di ridurre l’impatto ambientale della produzione di dischi in vinile realizzato senza PVC e con il 99% di plastica riciclata certificata.

Rendiamo omaggio all'86enne Adriano Celentano, forse il primo autore pop italiano ecologista, con una playlist che raccoglie alcune delle sue canzoni che trattano il tema dell'ecologia e non solo.

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Adriano Celentano

Una playlist per Adriano Celentano, l'ecologista

In uscita sei album storici del 'Molleggiato' in Greenyl

Potrebbe essere Frank McCourt il “salvatore” di TikTok negli Stati Uniti, dove il social sviluppato dalla big tech cinese Bytedance dovrà cedere l’operatività della piattaforma a una proprietà locale pena il bando dal suolo americano. Secondo quanto riferito dal New York Times McCourt - 70 anni, attuale proprietario dell’Olympique Marsiglia e in passato proprietario dei Los Angeles Dodgers, chair della società immobiliare McCourt Global - sta lavorando a una cordata di investitori per rilevare le attività a stelle e strisce del social: tra le personalità coinvolte nell’operazione dovrebbe esserci anche lo psicologo, autore e docente alla Stern School of Business dell'Università di New York Jonathan Haidt.

“TikTok mette insieme il meglio e il peggio di Internet”, ha ribadito McCourt a Semafor, confermando la notizia: “Connette 170 milioni di persone e consentendogli di essere creative, costruire, divertirsi e fare cose. Senza riuscire, tuttavia, a condividere realmente il valore che creano, con i loro dati rubati e spediti in Cina”.

Con la collaborazione della banca di investimenti Guggenheim Securities nel ruolo di consulente, il tycoon sta cercando di elaborare una - la definizione è sua - “offerta popolare”, attraverso la quale imprimere un nuovo indirizzo alla versione americana della piattaforma: “Vogliamo che tutto il capitale sia allineato ai valori vicini a una versione nuova e migliore di Internet, in cui gli individui siano rispettati e possiedano il controllo della propria identità e dei propri dati”, ha detto.

Più che l’ammontare complessivo dell’offerta - stimato in 100 miliardi di dollari - a rendere difficile se non impossibile l’impresa tentata da McCourt è <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744327/tiktok-fa-causa-al-governo-usa-disinvestire-e-impossibile">la linea che Bytedance, espresse a chiare lettere nel ricorso presentato per annullare la “legge bando” approvata dal governo statunitense</a>. “La dismissione richiesta dalla legge per consentire a TikTok di continuare a operare negli Stati Uniti semplicemente è impossibile commercialmente, tecnologicamente e legalmente. E certamente lo è entro il termine di 270 giorni richiesto dal testo”, aveva fatto sapere lo scorso 8 maggio l’azienda partecipata dal governo di Pechino: “Per mantenere la piattaforma funzionante, [i nuovi tecnici americani] avrebbero bisogno di accedere agli strumenti software ByteDance, cosa che la legge [cinese] vieta”. Perché, ha fatto sapere la società madre di TikTok, Pechino “non permetterà la cessione dell’algoritmo di raccomandazione che è la chiave del successo di TikTok negli Stati Uniti. Così come gli USA, la Cina regola l’esportazione di alcune tecnologie originarie del paese. Le norme cinesi sul controllo delle esportazioni riguardano le ‘tecnologie di elaborazione delle informazioni’ e gli ‘algoritmi di dati personali interattivi’”.

TikTok, negli USA Frank McCourt progetta l’acquisizione

L’ex proprietario dei Dodgers lavora a una cordata di investitori 'etici'

A marzo 2024, Warner Music Group (WMG) ha proposto l'acquisizione di Believe per almeno 17 euro per azione, superando l'offerta di 15 euro del consorzio guidato dal CEO di Believe, Denis Ladegaillerie. L'offerta valuta Believe circa 1,65 miliardi di euro, ma il consorzio, che detiene quasi il 72% del capitale, punta al delisting della società.

WMG vede in Believe un'opportunità per espandere i suoi servizi agli artisti autoprodotti, settore in cui Sony e Universal sono già attive. Believe possiede TuneCore e varie etichette come Naïve e Nuclear Blast, e ha una forte presenza in mercati emergenti come India e Indonesia, che offrono nuove opportunità di crescita.

L'acquisizione permetterebbe a WMG di servire meglio la "classe media degli artisti" e competere con Sony e Universal.

Tutti i dettagli sono spiegati su <a href="https://www.rockol.it/podcast" target="_new">https://www.rockol.it/podcast</a> e su tutte le piattaforme di streaming ogni giovedì, dal 18 aprile al 13 giugno, alle 11:30.

<h2>Rockol MusicBiz</h2>

Questo Podcast è la voce di Rockol MusicBiz, la nostra piattaforma dedicata all’industria musicale e ai suoi protagonisti (<a href="https://musicbiz.rockol.it/">musicbiz.rockol.it</a>). Eventi, notizie, annunci, dati, aziende, persone: la trasformazione del settore avviene ogni giorno e, nel podcast, esploriamo le maggiori tendenze che lo attraversano e lo cambiano. Ogni episodio è dedicato a un tema forte, ogni puntata è un tassello che racconta a professionisti, aspiranti tali e fans dell’industria musicale i modelli di business e l’innovazione che li caratterizza. Rockol MusicBiz nasce da un’idea di Giampiero Di Carlo, fondatore e CEO di Rockol. E’ realizzato con la collaborazione tecnica di Bluescore Studio (registrazione), Davide Biagianti (editing), Arianna Raffaelli (marketing) e Davide Poliani (redazione). Musica, sigle e stacchi sono a cura di Domenic Bucci.

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Rockol MusicBiz, il podcast: M&A nella musica – prima parte (1/2)

Episodio 5: le logiche di Warner Music Group e la loro messa a terra nel 2024.

Con dei video postati su YouTube Google ha introdotto il pubblico a Veo e Music AI Sandbox, i due nuovi modelli di intelligenza artificiale generativa dedicati rispettivamente a immagini e musica: al lancio di Music AI Sandbox hanno contribuito, nelle vesti di testimonial, Wyclef Jean, Marc Rebillet e Justin Tranter.

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“Nell'ultimo anno abbiamo compiuto progressi incredibili nel migliorare la qualità delle nostre tecnologie multimediali generative”, ha spiegato l’azienda nella nota di presentazione: “Abbiamo lavorato a stretto contatto con la comunità creativa per esplorare il modo in cui l'intelligenza artificiale generativa può supportare al meglio il processo creativo, e per assicurarci che i nostri strumenti di intelligenza artificiale siano il più utili possibile in ogni fase”.

Music AI Sandbox, nello specifico, è stato presentato come “una suite di strumenti di intelligenza artificiale” progettata “per aprire un nuovo parco giochi per la creatività, consentendo alle persone di creare nuove sezioni strumentali da zero, trasformare il suono in nuovi modi e molto altro ancora”.

“Siamo attenti non solo a far avanzare lo stato dell'arte, ma a farlo in modo responsabile”, precisa Google: “Stiamo quindi adottando misure per affrontare le sfide sollevate dalle tecnologie generative e per aiutare le persone e le organizzazioni a lavorare in modo responsabile con i contenuti generati dall’intelligenza artificiale”.

“Per ciascuna di queste tecnologie, abbiamo collaborato con la comunità creativa e altri stakeholder esterni, raccogliendo approfondimenti e ascoltando feedback per aiutarci a migliorare e implementare le nostre tecnologie in modo sicuro e responsabile”, ha concluso la big tech con quartier generale a Mountain View, California: “Abbiamo condotto test di sicurezza, applicato filtri, impostato guardrail e messo i nostri team di sicurezza al centro dello sviluppo”.

Google, presentato Music AI Sandbox

Testimonial d’eccezione per il lancio del nuovo modello di intelligenza artificiale generativa

“Un caso personale”: queste le prime parole che Filippo Sugar, Chair e CEO di Sugarmusic, usa per definire <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744335/paolo-conte-a-sugarmusic-il-catalogo-live">l’acquisizione di parte del catalogo di Paolo Conte</a>, suggellata da <a href="https://www.rockol.it/news-744251/paolo-conte-docufilm-concerto-teatro-alla-scala-milano-rai-3">“Paolo Conte alla Scala, il Maestro è nell’anima”</a>, film documentario disponibile dallo scorso 8 maggio sulle principali piattaforme musicali che il prossimo 23 maggio andrà in onda, in prima serata, alle 21.20 su Rai 3. Perché, spiega il figlio di Piero Sugar e Caterina Caselli, il gigante astigiano della canzone d’autore “è stato un grande amore della mia famiglia. Mia madre fece di tutto per averlo, quando ancora era alla CGD. Io, quando studiavo all’estero, andavo sempre a vedere i suoi concerti, a Parigi e in Belgio. Siamo innamorati da sempre della sua musica. Quando abbiamo saputo che aveva intenzione di cedere il suo catalogo, abbiamo ragionato prima con il cuore e poi con la testa: siamo un’azienda familiare che ha intenzione di portare la propria attività avanti negli anni, e pensando a un futuro nel quale l’intelligenza artificiale cambierà alcune cose - io, essendo ottimista, spero in meglio - credo che certe cose, uniche, resteranno per sempre. Paolo Conte è un autore e un artista unico e irripetibile. Quando si ha l’opportunità di acquisire un catalogo di questo tipo, non bisogna lasciarsi sfuggire l’occasione”.&nbsp; 
&nbsp;

Quale porzione di catalogo - e di che tipo - è stata oggetto dell’accordo?

L’acquisizione è dal punto di vista sia editoriale sia discografico. Dal lato editoriale fortunatamente avevamo già molto, e con questa acquisizione entriamo in controllo degli ultimi sei album, che prima avevamo solo in parte, completando e aumentando la quota di opere che era nella nostra disponibilità. Per quanto riguarda i master, l’accordo riguarda tutti gli album da ‘Parole d’amore scritte a macchina’ [del 1990, ndr] in poi, e le nuove registrazioni dei grandi classici di Conte, come ‘Via con me’ e altre - anche con la prospettiva di lavorarci, perché acquisite sotto forma di incisioni con tracce separate. L’acquisizione riguarda anche i live, con un’opzione di esclusiva su eventuali future registrazioni e su materiali d’archivio inediti. 
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Quanto è durato l’iter che ha portato all’accordo?

Un anno. Il progetto del concerto al Teatro La Scala [il film documentario “Paolo Conte alla Scala, il Maestro è nell’anima”, appunto, ndr] è stata la ragione per la quale siamo tornati a parlarci per qualcosa di concreto, e lì è iniziato il discorso. Credo che lui volesse trovare una casa per la sua eredità artistica… 
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Quali credi siano le motivazioni che l’hanno portato a compiere questa scelta?

Non ho intenzione di cambiare lavoro, quindi - come dicevo prima - l’orizzonte temporale della nostra azienda è a lungo / lunghissimo termine. Amiamo molto questo lavoro, e credo lo faremo per sempre. Avere un nome e un cognome, e non solo un’azienda, che si faccia garante di un certo modo di conservare, tutelare, proteggere e promuovere un repertorio credo sia una buona opportunità per un artista e un autore. Al di là delle economie, che restano sempre molto importanti, questo è quello che una realtà come la nostra riesce a offrire. Non è solo un discorso di soldi. Un artista che decide di lasciare il suo catalogo a Sugar lo lascia a delle persone. Al proprio catalogo gli artisti ci tengono, perché ci hanno messo tutto quello che hanno: non è solo una fonte di reddito. 
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Il <a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/hipgnosis-178607">“caso Hipgnosis”</a> ci ha insegnato che oggi, all’estero, dietro questo tipo di operazioni non ci sono persone, ma fondi di investimento in competizione tra loro: pensi che vicende con quella che hanno avuto per protagonista la società di Merck Mercuriadis possano verificarsi anche in Italia?

Temo di sì. Sono critico nei confronti di questo fenomeno, perché interrompe la sostenibilità del sistema: quando un catalogo viene acquisito da una società di edizioni, major o indipendente che sia, l’investimento genera proventi che l’azienda reinveste sul nuovo. In questo contesto di circolarità, l’artista di ieri contribuisce alla nascita e allo sviluppo degli artisti di domani. I fondi interrompono questo processo, perché acquistano e vendono: è la loro natura. Non c’è investimento sul nuovo, perché si tratta solo di operazioni finanziarie. Come imprenditore che si nutre quotidianamente di questa circolarità, vedo questa finanziarizzazione del settore musicale come qualcosa che rischia di inaridire il presente ma soprattutto il futuro, perché mancheranno gli investimenti nel nuovo. Ed è un peccato. 
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Nel settore del publishing la finanziarizzazione ha già fatto danni irreparabili? O c’è ancora margine per recuperare?

Questo fenomeno arriverà anche in Italia. In America l’industria indipendente è completamente finanziarizzata. In uno scenario del genere Sugar è ancora di più un panda, ed esserlo è difficile. Non siamo una major, ma nemmeno una indie supportata da un fondo di investimento: siamo artigiani e dobbiamo continuare a farlo bene. Tuttavia, credo molto negli artigiani e nelle aziende familiari, soprattutto come garanzia di qualità e formazione: quindi mi adeguo alla condizione di panda, cercando di andare avanti. 
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Pensi che il problema di Hipgnosis sia stata solo la capacità di exploitation dei propri asset editoriali, o credi ci sia anche dell’altro?

Il pitch di Hipgnosis e di altre entità simili è: investi con noi, che sappiamo muoverci in un settore che sta crescendo, e che rispetto agli altri siamo più bravi a sfruttare gli asset in nostro possesso. Non so se il team di Mercuriadis sia stato più bravo nel valorizzare i cataloghi rispetto al passato: può darsi, ma ho qualche dubbio. Il problema di queste operazioni è la loro dimensione industriale e finanziaria, che secondo me non si addice al settore dell’arte in generale. Ci sono cataloghi che, se ceduti a grandi aziende, renderebbero un quarto di quanto potrebbero rendere se gestiti da piccole realtà di appassionati. A fare la differenza è la cura e la passione di chi crede in un progetto. Non penso che la soluzione nel nostro settore sia aggregare tutti i cataloghi: per come la vedo, piccolo continua a rimanere bello. 
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Le <a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/trimestrali-491797">prime trimestrali del 2024&nbsp;comunicate dalle major</a> hanno visto le divisioni publishing crescere a tassi più elevati di quelle dedicate alla musica registrata: che scenario fotografano queste percentuali?

Dell’esplosione del settore live post-Covid beneficia essenzialmente il publishing. Per quanto riguarda il settore recording, nei mercati principali la crescita è rallentata, soprattutto nel segmento streaming, mentre in quelli emergenti - dove il digitale continua a crescere a livelli più alti - i valori complessivi sono ancora molto bassi. Dopo la pandemia l’industria discografica ha avuto un’esplosione notevole: il rallentamento, secondo me, è fisiologico. Resto comunque molto ottimista riguardo entrambe le attività. 
&nbsp;

Un quadro solidamente positivo, come quello che sta caratterizzando l’industria discografica ed editoriale in questi ultimi anni, può portare a essere pigri, evitando di preoccuparsi troppo delle prospettive a lungo termine: qual è, secondo te, l’errore che il settore non deve commettere&nbsp;mentre sta andando ancora tutto bene?

Dal punto di vista della discografia, vedo il rischio di puntare molto sulla velocità di turnover degli artisti perché più efficiente dell’investimento nel rapporto con l’artista a lungo termine. La nostra è un’azienda che vive e compete sul mercato grazie ad artisti che hanno avuto una carriera: lavoriamo con gli artisti giovani con l’idea di essere dei partner per la loro carriera, perché lì sta il valore. Il pericolo è crescere generazioni di artisti secondo la logica dell’interesse esclusivo per la novità: nel breve farebbe sembrare i valori solidi, ma in realtà, a lungo termine, una linea del genere può danneggiare il settore. Perché il nostro è un ambiente estremamente competitivo… 
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Il fondatore e ceo di Spotify Daniel Ek, nel 2020, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-716210/spotify-daniel-ek-polemica-da-artisti-vaffanculo-avido-stronzetto">sollevò un polverone</a>, quando <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-716141/spotify-e-il-futuro-della-musica-mike-mills-dei-rem-si-indigna">invitò gli artisti a essere più produttivi</a>…

L’equilibrio tra esigenze artistiche e di mercato bisogna sempre trovarlo, se si vuole avere a che fare con gli artisti e non con unità di produzione. E l’artista non si può forzare, perché ha bisogno di tempo. 
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Che opinione hai del nuovo corso di SIAE?

Sono molto felice dell’evoluzione che ha preso SIAE: ci ho dedicato molto tempo e molta energia, in un momento in cui il suo era un mondo diverso, con un’eredità molto pesante e a volte anche molto ingiusta. Grazie al lavoro di tanti editori e tanti autori l’abbiamo trasformata, facendola diventare - oggi - un’azienda straordinaria, un vero e proprio polmone per la cultura italiana. La Società Italiana degli Autori ed Editori è la ragione per la quale l’Italia resta significativa come mercato musicale e, più in generale, culturale, raccogliendo centinaia di milioni di euro in diritto d’autore e ripartendo in modo sempre più efficiente. Sono sempre stato un grande sostenitore di SIAE, e continuo a non credere nella concorrenza di mercato nel settore delle collecting, che crea solo confusione senza portare alcun valore. Detto ciò, SIAE deve continuare a lavorare sulle proprie direttive, riducendo i costi, pagando più in fretta e in totale trasparenza. Paragonata alle altre società di gestione internazionali, la Società Italiana degli Autori ed Editori credo rientri nelle prime cinque o sei posizioni a livello mondiale. E’ un campione globale nel settore culturale che non costa una lira allo Stato, configurandosi come luogo dove l’autore è socio dell’editore e unendo l’imprenditore all’artista. 
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E’ questo aspetto che non ti fa credere alla collecting privata?

Non ci credo perché è un’inefficienza di sistema. I settori editoriali e discografici sono super competitivi: SIAE, in quanto non for profit, ha i compiti di raccogliere e pagare, ponendosi come rete di sistema. E più questa rete è efficiente, più garantisce la competizione. Quella vera, che vede le aziende in corsa per mettere sotto contratto autori e artisti, non quella tra le collecting, che è antieconomica, perché per competere con SIAE occorre fare investimenti pazzeschi, col risultato di confondere l’utilizzatore. 
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Il modello di collecting non profit è completamente diverso da quello di altre realtà come <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-742321/new-mountain-capital-acquisisce-bmi">BMI, che oggi è controllata da una società di private equity</a>…

Una collecting come SIAE deve essere non for profit, perché monopolista. Il fatto che non abbia necessità di fare profitto è una garanzia di competizione per tutto il settore. Quella di BMI è una situazione diversa, l’America è un’altra realtà rispetto alla nostra, gigantesca, non paragonabile all’Italia. Una ricetta come quella, applicata a paesi più piccoli, credo arrechi un danno ai soggetti “veri”, ovvero autori, editori e artisti. 
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Dal punto di vista economico, le piattaforme streaming riservano un trattamento migliore ai discografici o agli editori?

L’editore pensa di meritare tassi più alti sullo streaming, mentre il discografico - che attualmente beneficia di tassi già abbastanza alti - è per il mantenimento dello status quo. Comprendo gli argomenti degli editori, ma - essendo anche un discografico - devo ammettere che gli investimenti, nel settore della musica registrata, siano più rischiosi e dinamici. Bisognerebbe lavorare a un meccanismo di tiers per cui si possa aumentare il valore: il vero problema non è la battaglia [tra editori e discografici] per dividersi la torta, ma riuscire a migliorare la crescita del valore, offrendo qualcosa in più - penso, per esempio, ai testi, un prodotto molto attraente per il consumatore che gli editori non sono mai riusciti a valorizzare appieno. Vedo che <a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/artist-centric-494626">si sta andando in questa direzione</a>, e credo che questa sia la strada per poter riequilibrare questa aspettativa. La soluzione non è tirare la coperta tra di noi, ma creare lavoro maggiore. 
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Al termine dell’ultima edizione del Festival di Sanremo le due principali rappresentanze dell’industria discografica italiana, <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-742578/festival-di-sanremo-costa-troppo-per-case-discografiche-polemica-mazza">FIMI - Federazione Industria Musicale Italiana</a> e <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-742595/festival-di-sanremo-critiche-pmi-mario-limongelli-deve-migliorare">PMI - Produttori Musicali Indipendenti</a>, hanno criticato apertamente alcuni aspetti della manifestazione, ponendo l’accento sulla carenza di infrastrutture e sulle spese sostenute dalle aziende per prendere parte all’operazione. Si è arrivati, addirittura, a ipotizzare di spostare il Festival in un’altra città…

Ho sempre difeso Sanremo, anche quando in discografia molti lo davano, se non per morto, per lo meno irrilevante: come azienda indipendente, abbiamo sempre riconosciuto al Festival un valore importantissimo di libertà per presentare nuove proposte. Negli ultimi anni la manifestazione ha dimostrato di saper essere attuale, grazie a una direzione artistica brillante - iniziata prima di Amadeus, anche se lui è stato capace di fare qualcosa di straordinario, assumendo un atteggiamento da partner nei confronti dei suoi interlocutori discografici. Sulle ultime cinque edizioni, davvero, non ho nulla da obiettare. Lato business, però, noi effettivamente iniziamo ad avere un problema: i costi di Sanremo sono esplosi, anche solo per fornire un prodotto adeguato e competere al meglio delle possibilità, anche a fronte di esigenze televisive - come, per esempio, la serata delle cover. Il fatto che la musica sia fondamentale per il Festival va riconosciuto: con un po’ di buona volontà, non vedo ostacoli nel trovare un equilibrio alla luce dei costi - documentabilissimi - ai quali le aziende sono chiamate a far fronte. Del resto quali sono le alternative? Impoverire Sanremo lavorando per riduzione? Non credo sia nell’interesse di nessuno. Quindi facciamolo crescere, e investiamoci: abbiamo solo bisogno di una mano, perché le spese - onestamente - sono diventate esorbitanti.

Filippo Sugar: ‘Paolo Conte, un amore di famiglia’. E…

Perché l’acquisizione di un catalogo (e molto altro) ‘non è solo questione di soldi’

Il promoter internazionale di concerti e festival FKP Scorpio è pronto ad ampliare e diversificare la propria attività con il lancio di FKP Scorpio Entertainment (FKPE) - un'entità con un nuovo brand che si concentra su mostre, intrattenimento per famiglie, commedia, spoken word -&nbsp; e acquisito la società Nordic Exhibitions &amp; Events AB - promotore di eventi svedese, fondata dal CEO Stefan Papangelis nel 2016 - ribattezzandola FKP Scorpio Entertainment Nordic, fondata dal CEO Stefan Papangelis nel 2016.

A seguito della finalizzazione dell'accordo, Papangelis sarà responsabile dello sviluppo della crescita di mostre ed eventi speciali in tutti i mercati nordici e lavorerà a stretto contatto con l'amministratore delegato di FKP Scorpio Sweden Bozo Rasic, riportando direttamente a FKPE Londra.&nbsp;

Papangelis ha dichiarato: “È incredibile entrare a far parte della famiglia FKPE, è la scelta giusta per noi e non vediamo l'ora di unire le forze per ottenere grandi successi nei mercati nordici e non solo”

James Cassidy e Barry Campbell, che hanno lanciato FKP Scorpio UK nel 2018, guideranno FKPE con sede a Londra. Cassidy è stato nominato presidente di FKPE, mentre Barry Campbell ha assunto il ruolo di promotore senior. La nuova entità si propone di offrire esperienze in tutto il Regno Unito e in Europa.

FKP Scorpio Entertainment ha inoltre nominato Nathan Birch Head of Ticketing, Daisy Parry coordinatrice degli eventi speciali, Suzy Bryant Special Events Co-ordinator e ha assunto il promotore britannico di commedie e spoken word Ollie Catchpole per unirsi al team internazionale di FKPE.&nbsp;

“Barry e io amiamo quello che facciamo, se si tratta di una mostra di qualità, di un evento per famiglie o di un progetto speciale unico ed esclusivo per il mercato, siamo pronti a metterci in gioco per ottenere risultati” - ha dichiarato Cassidy parlando del progetti futuri tra cui una nuova mostra esperienziale con un'importante IP di gioco globale - “Ci auguriamo che FKPE diventi il primo interlocutore di tutti i produttori globali di eventi. I nostri team europei di FKP dispongono di una splendida rete di uffici e di personale di talento, per cui non abbiamo alcun timore nel presentare FKPE come la soluzione unica e definitiva per il Regno Unito e l'Europa per progetti di qualità”.

Folkert Koopmans, proprietario, fondatore e CEO di FKP Scorpio, ha aggiunto: “Sotto la guida di James e Barry, la nostra società FKP Entertainment ha avuto un inizio straordinario in questo nuovo ed entusiasmante settore in crescita. Non solo stiamo acquisendo grandi partner, ma stiamo ottenendo risultati che vogliamo emulare in tutti i nostri mercati chiave europei. Investiremo molto in questo spazio e abbiamo anche appena acquisito l'esperto promotore di eventi Nordic Exhibitions &amp; Events AB, che si aggiunge al nostro portafoglio in crescita”.

FKPE è in procinto di completare la costruzione del proprio spazio espositivo di 8.000 metri quadrati a Oberhausen, in Germania, con l'obiettivo di renderlo “la destinazione tedesca per eccellenza per le mostre e gli eventi immersivi negli anni a venire”.

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FKP Scorpio ha acquisito Nordic Exhibitions & Events AB

Il promotor si espande nel settore di mostre intrattenimento per famiglie, commedia e spoken word

Non si è fatta attendere la replica di Spotify al <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744492/lettera-legale-nmpa-a-spotify">j’accuse della National Music Publishers' Association</a>, l’associazione di editori musicali americani, che nella giornata di ieri - mercoledì 15 maggio - aveva diffidato la piattaforma svedese quotata a New York dal rendere disponibili ai propri clienti contenuti come testi e video, accusando i gestori del servizio di non disporre delle licenze necessarie.

In una durissima nota fatta pervenire agli organi di stampa americani la società di Daniel Ek ha negato ogni addebito, contro-accusando l’associazione guidata da David Israelite di fare facile sensazionalismo. “La diffida di Spotify non è che uno stunt mediatico pieno di affermazioni false e fuorvianti”, si legge nel comunicato diffuso dall’azienda: “E’ un tentativo di sfilarsi dall’accordo <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-731891/phonorecords-iv-storico-accordo-sulle-royalties-da-streaming">Phono IV</a>, che l’NMPA ha accettato - e celebrato - nel 2022”.

“Abbiamo pagato un importo record a beneficio degli autori nel 2023, e siamo sulla buona strada per superare tale importo nel 2024”, prosegue la risposta: “Spotify è una piattaforma per contenuti concessi in licenza. Ci impegniamo a garantire l'integrità della nostra piattaforma, e disponiamo di un processo chiaro affinché i titolari dei diritti possano contattare Spotify in merito a qualsiasi contenuto che ritengono non autorizzato".

Spotify, dura risposta a NMPA

Il DSP accusa l’associazione di editori musicali USA: ‘Stunt mediatico pieno di falsità’

Universal Music sta tenendo in altissima considerazione il fenomeno dei superfans, che sarà affrontato il prossimo 21 maggio alla masterclass in programma al Conservatorio di Milano e prodotta da Rockol MusicBiz <a href="https://www.rockol.it/oltre-lo-streaming-l-anno-dei-superfans-21-maggio-2024-milano">“Oltre lo streaming: 2024, l’anno dei Superfans”</a>, al quale parteciperanno nella veste di speaker artisti e addetti ai lavori, iscriviti <a href="https://www.rockol.it/oltre-lo-streaming-l-anno-dei-superfans-21-maggio-2024-milano">qui</a> entro domenica 19 maggio.

Nel suo messaggio di inizio anno ai dipendenti il numero uno della principale major a livello globale, Lucian Grainge, ha spiegato che saranno proprio i superfan la chiave per un’ulteriore crescita dell’azienda, che ha chiuso il primo trimestre del 2024 con ricavi pari a quasi due miliardi di euro.

“Il prossimo obiettivo della nostra strategia sarà quello di far crescere a beneficio di tutti gli artisti la percentuale di guadagni dallo streaming, rafforzando il rapporto artista-fan attraverso esperienze e prodotti per superfans”, aveva spiegato Grainge: “Rafforzeremo le nostre capacità interne attraverso partnership rivoluzionarie che accelereranno la capacità dei nostri artisti di creare offerte esperienziali, commerciali e di contenuti per i loro fan. In breve, stiamo creando il progetto per le etichette del futuro”.

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Il programma completo dell'evento lo <a href="https://www.rockol.it/oltre-lo-streaming-l-anno-dei-superfans-21-maggio-2024-milano">trovi qui</a>: la masterclass avrà luogo presso la sala Puccini del Conservatorio di Milano, in via Conservatorio 12, tra le 9 e le 13 del prossimo 21 maggio.

Soprattutto, vi sono specificati i dettagli e le istruzioni relative alle modalità di iscrizione.

Ricordiamo che la masterclass, dedicata a un tema-chiave per l’industria musicale, è un corso intensivo a numero chiuso rivolto ad artisti e creatori, manager e consulenti, studenti e aspiranti professionisti musicali.

L’obiettivo della masterclass è duplice:

<ul>
	<li>
	illustrare e spiegare in dettaglio perché e come le diverse componenti della filiera musicale intendono reinterpretare e monetizzare il ruolo dei fans
	</li>
	<li>
	fornire ai partecipanti informazioni e strumenti utili a interpretare una situazione in profondo mutamento per aggiornare e migliorare la propria strategia e i propri piani di carriera.
	</li>
</ul>

Per iscriverti <a href="https://www.eventbrite.it/e/oltre-lo-streaming-2024-lanno-dei-superfans-tickets-883397534807?aff=oddtdtcreator" target="_blank">clicca </a><a href="https://www.eventbrite.it/e/oltre-lo-streaming-2024-lanno-dei-superfans-tickets-883397534807?aff=oddtdtcreator" target="_blank">qui</a>.

<div class='embed'><img src="https://images.rockol.it/6fFYg2NHZX-Axylg4SRcfKNwWu8=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/graficamasterclass.jpg" alt="https://images.rockol.it/6fFYg2NHZX-Axylg4SRcfKNwWu8=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/graficamasterclass.jpg" title="https://images.rockol.it/6fFYg2NHZX-Axylg4SRcfKNwWu8=/700x0/smart/rockol-img/img/foto/upload/graficamasterclass.jpg" class="img-responsive" /></div>

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Superfans, cosa dice Universal Music Group

Per il CEO della major sono una priorità, perché…

Arriva anche in Italia Loud &amp; Clear, il report annuale di Spotify per spiegare agli attori dell’industria, agli artisti e al pubblico in generale come funziona il sistema economico alla base dello streaming musicale. <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-743262/spotify-loud-and-clear-come-funzionano-i-pagamenti-artisti-industria">A livello globale viene diffuso a marzo </a>- nel periodo in i vari settori del musicbiz "che danno i numeri” dell’anno precedente - ma per la prima volta la piattaforma ha presentato una versione con i dati del nostro mercato. E c’è la volontà di farlo diventare un appuntamento ricorrente, così come avviene in altri&nbsp;paesi. Perché, viene spiegato, nella mission di Spotify c’è la valorizzazione dei mercati&nbsp;locali.

<h2>Anche l'italia è un mercato globale</h2>

Dati che tanto locali non sono: tra le evidenze&nbsp;più interessanti di questa edizione italiana di Loud &amp; Clear c’è il fatto che più del 50% delle royalties destinate ad artisti ed attori italiani è stato generato da ascoltatori non italiani - con un grande ruolo delle playlist. Esportiamo rock, dance, rap e classica: nella top 3 ci sono non solo i Maneskin, ma anche i Meduza e <a href="https://www.rockol.it/news-742024/ludovico-einaudi-spotify-classifica-intervista">Ludovico Einaudi (qua la nostra intervista).</a>

Se poi parliamo di cosa si ascolta nel nostro paese Spotify conferma i dati FIMI, ovvero l’italianità del&nbsp;nostro&nbsp;mercato, con l’80% di artisti nazionali in top 50, con la top 10 interamente italiana. Ma la top 10 non dice tutto, viene spiegato: non ci sono donne, ma le artiste hanno segnato un +18% di ascolti nell’ultimo anno. 
Il mercato italiano ha avuto un tasso di crescita nel 2023 del 18.8% e, secondo i dati FIMI, ed è ora il terzo in Europa. La crescita di Spotify, spiega il rapporto è superiore, attestandosi al 20%.&nbsp;

<h2>Più artisti che guadagnano</h2>

In linea con il Loud &amp; Clear globale, la versione italiana sottolinea come ci siano più artisti che vivono di musica: nel 2023 sono 1200 artisti che hanno ricevuto&nbsp;10.000€ dalla piattaforma, numero più che triplicato. Questa cifra, sottolinea Spotify, viene stimata come 1/4 dei guadagni di un/una artista, comprendendo le altre forme di monetizzazione della musica.&nbsp;Ed è più che quadruplicato il numero di artisti/e che complessivamente guadagnano più di 50.000 Euro. Ovviamente va ricordato che si parla di cifre che non vengono pagate direttamente agli artisti, ma agli intermediari e&nbsp;chi li rappresenta (es. case discografiche), che li ridistribuiscono in base ai contratti.

In generale, comunque Spotify ha pagato, nel 2023, 126 milioni di euro agli aventi diritto: non solo case discografiche e artisti, ma anche editori ed altri&nbsp;soggetti + 400% rispetto al 2017.

<h2>La music discovery</h2>

Un accento sulla music discovery e sulla curatela editoriale: nel 2027 2,7 miliardi di primi ascolti, e più della metà arriva dalle playlist programmate, il resto da ricerche dirette. Non solo algoritmo: oltre 5000 artisti italiani inseriti nelle playlist editoriali (Spotify parla di picco di ascolto dopo 30 giorni dal primo stream). 
Infine, un dato globale che testimonia l’ampliamento della platea, non solo degli ascoltatori ma anche dei produttori: più di 10 milioni di uploader che hanno caricato almeno una canzone, ma oltre la metà ha&nbsp;meno di 100 ascolti globali.

“Lo streaming ha permesso a un numero sempre più grande di artisti di raggiungere il successo, contribuendo a una rivoluzione che sta favorendo talenti che non avrebbero trovato spazio sugli scaffali dei negozi fino a pochi anni fa”, conclude Federica Tremodalda, &nbsp;Managing Director Southern &amp; Eastern Europe.&nbsp;"Un dato che dimostra l’impegno concreto di Spotify nel supporto alla carriera e all’auto-sostentamento degli artisti, che, a loro volta, vedono nella piattaforma un’opportunità reale di crescita”.

Spotify, 126 milioni di euro in royalties all’Italia nel 2023

Per la prima volta i dati del report Loud & Clear vengono presentati anche per il nostro mercato

Sony Music Publishing (SMP) ha acquisito l'intero catalogo dell'autore, produttore e polistrumentista australiano Kevin Parker, leader&nbsp;dei Tame Impala, estendendo, di fatto, la collaborazione in essere dal 2009 e quella del 2020, quando hanno firmato un contratto di edizione con per le sue future canzoni. Il nuovo accordo copre sia l'attuale raccolta di canzoni di Parker che i suoi lavori futuri.

L’artista ha dichiarato: “L'idea di trasmettere la proprietà delle mie canzoni è un'idea alla quale non penso affatto con leggerezza. Sono il frutto del mio sangue, del mio sudore e della mia creatività in tutti gli anni in cui sono stato un artista e un autore di canzoni. Ho molta fiducia in Sony e ho avuto solo grandi esperienze con Damian Trotter, Managing Director di SMP Australia,&nbsp;e con il resto del gruppo. Non credo che le mie canzoni possano essere in mani più sicure di quelle di Sony e sono entusiasta per il futuro e felice di poter continuare a lavorare con loro per qualsiasi cosa ci riservi il futuro”.

Damian Trotter ha aggiunto: “Kevin è un talento unico, la cui creatività e dedizione alla sua arte ha entusiasmato fan e artisti fin dal suo arrivo sulla scena musicale. Avendo lavorato con Kevin fin da prima dell'uscita del primo album dei Tame Impala, è stato emozionante assistere alla sua ascesa al successo mondiale, che è così ben meritato. Siamo orgogliosi di prendere in custodia questo iconico catalogo e di continuare il nostro rapporto con Kevin in questa emozionante fase della sua carriera musicale”.

Jon Platt, Presidente e CEO di Sony Music Publishing, ha concluso: “Ho sempre ammirato Kevin Parker e credo che sia uno dei cantautori più versatili del nostro tempo.Kevin ha creato un catalogo incredibile, ed è sempre rimasto fedele alla sua visione. È un privilegio rappresentare la sua musica e ci impegniamo ad ampliare la sua eredità di successi”.

Nel corso della sua carriera, Parker ha ottenuto numerosi premi e nomination, tra cui nomination ai Grammy, premi APRA Songwriter of the Year, Song of the Year e molteplici premi ARIA per Album e Producer of the Year.

A Sony Music Publishing il catalogo di Kevin Parker (Tame Impala)

L'accordo comprende sia i lavori passati che futuri del leader dei Tame Impala

Del malcontento degli editori musicali nei confronti di Spotify ne abbiamo parlato <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-744185/spotify-polemica-con-nmpa-associazione-editori-usa-cosa-sta-succedendo">in questo articolo</a>; oggi, 15 maggio, è stata pubblicata dalla testata MusicBusiness la lettera legale che la National Music Publishers' Association (NMPA), con sede negli Stati Uniti, ha inviato a Spotify per conto dei propri membri.

L’oggetto dell’accusa è che la piattaforma svedese non ha ottenuto le licenze - alcune concesse proprio dalla NMPA - per l'uso dei testi. Dunque, la richiesta è di rimuovere tutti i testi, i video musicali e i podcast senza licenza; diversamente, Spotify dovrà rispondere delle proprie responsabilità.

Danielle Aguirre, EVP e General Counsel dell'NMPA, ha scritto: “Siamo venuti a conoscenza del fatto che Spotify mostra testi, riproduce e distribuisce video musicali e podcast utilizzando opere musicali senza il consenso o il compenso dei rispettivi editori e/o amministratori (i nostri membri) che controllano i diritti d'autore delle composizioni musicali… Spotify sembra quindi impegnato in una violazione diretta ospitando nei suoi testi, video e podcast opere musicali prive di licenza e distribuendo ai suoi utenti riproduzioni, sincronizzazioni, visualizzazioni e usi derivati non autorizzati di queste opere musicali. Come se non bastasse, Spotify trae profitto da tali violazioni”.

Tra gli esempi riportati a supporto dell’accusa presentata c’è quello di “Remix” che Spotify avrebbe in cantiere dal momento che questa funzione potrebbe consentire agli utenti di creare versioni accelerate o rallentate dei brani.

“Spotify è consapevole che il rilascio di tale funzione senza le dovute licenze da parte dei nostri membri può costituire un'ulteriore violazione diretta” - ha continuato Aguirre - “...A prescindere dalle licenze di esecuzione meccanica e pubblica che Spotify può avere, tuttavia, l'uso di testi e musica in video e podcast sulla sua piattaforma richiede diritti che devono essere negoziati direttamente con i titolari in un mercato libero”.

In base a un accordo legale del 2022 tra gli editori musicali e i servizi di streaming musicale, negli Stati Uniti i servizi “bundle” sono autorizzati a pagare agli editori e agli autori di canzoni un tasso di royalty meccanica inferiore rispetto ai servizi di abbonamento musicale indipendenti.

Fondata nel 1917, la National Music Publishers' Association (NMPA) è l'associazione di categoria che rappresenta tutti gli editori musicali americani e i loro partner autori di canzoni.&nbsp;

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Gli editori musicali americani danno un ultimatum a Spotify

La National Music Publishers' Association ha inviato una lettera legale alla piattaforma svedese

Cosa attende il settore della musica registrata dopo il cambio di legislatura che seguirà le elezioni europee 2024, in programma in Italia tra i prossimi 8 e 9 giugno? Il punto di vista della situazione è stato fatto nella mattina di oggi, mercoledì 15 maggio, nel corso dell’evento “UE al voto: le aspettative dell’industria discografica” (nella foto), organizzato da FIMI - Federazione Industria Musicale Italiana presso l’ufficio di collegamento del Parlamento Europeo a Milano.

Oltre al ceo di FIMI Enzo Mazza, all’incontro hanno preso parte il giornalista Marco Zatterin, il fondatore e presidente della società di advocacy e lobbying FB &amp; Associati Fabio Bistoncini, la coordinatrice della relazioni con i media per il Parlamento Europeo in Italia Valentina Parasecolo e Anna Zardo, Head of EU Parliament and Government Affairs di IFPI.

In base ai sondaggi disponibili a oggi (nello specifico, Politico, Poll of Polls, aggiornato al 6 maggio 2024), ci si aspetta che l’esito della prossima tornata elettorale assicuri una sostanziale continuità politica con la legislatura uscente: secondo le analisi di FB &amp; Associati, “appare remota l’ipotesi, cara all’ex Presidente del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei (ECR), Giorgia Meloni, di spostare a destra gli assetti politici dell’Unione e formare una ‘maggioranza alternativa’, con cui designare il Presidente della Commissione sostituendo i socialisti con i conservatori, nell’ambito realisticamente di un’alleanza con popolari e liberali”.

In assenza di particolari stravolgimenti nella distribuzione dei seggi alle diverse parti politiche, l’International Federation of the Phonographic Industry - sottolinea Zardo - si aspetta che l’assemblea prosegua a lavorare sui temi chiave che hanno interessato il settore discografico negli ultimi anni.

A cominciare dall’intelligenza artificiale, filone che Strasburgo ha affrontato in temi relativamente recenti - con l’<a href="https://www.rockol.it/tutto-su/ai-act-495842">AI Act</a>, già pubblicato in Gazzetta Ufficiale UE ma ancora in attesa di adozione: Zardo spiega come l’Unione possa fregiarsi di aver approvato il primo testo normativo in materia, molto importante per tutelare la proprietà intellettuale soprattutto in materia di trasparenza - da parte degli sviluppatori - in sede di training dei modelli e data mining. Compito della prossima legislatura, in materia, sarà quello istituire un AI Office dedicato per vigilare sulla messa a terra del regolamento approvato, oltre che all’implementazione dello stesso AI Act.

Altro argomento cardine è lo streaming. La relazione stilata dal Parlamento UE nel 2023 dipinge un quadro positivo che - tuttavia - può essere ulteriormente migliorato. IFPI, spiega Zardo, non concorda con alcune delle conclusioni inserite nel rapporto - come la mancanza di visibilità data dalle piattaforme al repertorio locale (“Che, anzi, oggi è più forte che mai, e non necessita di quote obbligatorie”), e sulla maldistribuzione dei ricavi tra i vari anelli della filiera - mentre è perfettamente allineata su altre, come - per esempio - l’importanza di attribuire il giusto valore alla musica a beneficio di tutta la filiera.

Particolare importanza è data allo Statuto dell’Artista, cornice legislativa che - auspicabilmente - vedrà la futura assemblea al lavoro sulla definizione della figura professionale del creativo, con particolare attenzione alle proposte in tema di welfare, mobilità e tutela economica.

Circa le future implementazioni al <a href="https://musicbiz.rockol.it/tutto-su/digital-services-act-482007">Digital Services Act</a> - “provvedimento elaborato per rendere la vita online dei cittadini europei più sicura” - per IFPI restano rilevanti i temi della moderazione dei contenuti da parte delle piattaforme, non solo in chiave di tutela della proprietà intellettuale ma anche per combattere la diffusione contenuti fuorvianti tramite deepfake - nodo, quest’ultimo, affrontato anche dall’AI Act - e per la tracciabilità dei contenuti forniti alle piattaforme dai business customer. Per l’Italia, in questo senso, sarà particolarmente rilevante il ruolo dell’AGCom, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

Assolutamente centrale, per l’industria della musica registrata, sarà proseguire nella linea di tutela della proprietà intellettuale, “indispensabile - sottolinea Zardo - per affrontare le sfide poste dall’innovazione tecnologica”: la prossima legislatura dovrà concentrarsi sullo sviluppo di strumenti di supporto al copyright e al controllo dell’applicazione delle norme in materia.

UE al voto: le aspettative dell’industria discografica

A meno di un mese dalla tornata elettorale, il punto della situazione con IFPI e FIMI

Attraverso la delibera numero 96/24 del 17 aprile scorso (disponibile integralmente a <a href="https://www.agcom.it/documents/10179/33858300/Delibera+96-24-CONS/a91f65c7-0fc6-402d-a39e-e79dbb058b2e?version=1.2" target="_blank">questo indirizzo</a>) l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha diffidato LEA - Liberi Editori Autori, entità attraverso la quale la collecting Soundreef opera in Italia, per aver violato l’articolo 22 del decreto numero 25 del 15 marzo 2017 sull’attuazione della direttiva Barnier riguardante la gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi e la concessione di licenze multiterritoriali per i diritti su opere musicali per l’uso online nel mercato interno.

Il provvedimento ha origine da una segnalazione all’AGCom da parte dell’Associazione Italiana Confindustria Alberghi, depositata nell’aprile del 2022, nella quale si contesta a LEA una “pressante sollecitazione delle aziende alla sottoscrizione di un’apposita licenza per l’utilizzo del repertorio rappresentato che prevede tariffari esorbitanti, ingiustificati e, soprattutto, mai negoziati”. “Tale campagna - precisa l’Authority - sarebbe iniziata a&nbsp;seguito del recesso della società Soundreef Ltd. dal contratto di mandato con SIAE,&nbsp;comunicato il 28 febbraio 2022, ed avente effetto a far data dal 1°luglio 2022”.

A seguito di una prima ispezione effettuata da AGCom nel settembre del 2023 - si legge nella delibera - LEA “non risultava aver fornito&nbsp;una documentazione sufficiente al fine di valutare la ragionevolezza e la proporzionalità&nbsp;delle tariffe proposte rispetto al valore economico dell'utilizzo dei diritti negoziati, e a&nbsp;quello del servizio fornito dalla Collecting”.

Nella memoria difensiva presentata nell’ottobre del 2023 LEA ha sostenuto di “aver rispettato il dovere di buona fede di cui all’art. 22 del Decreto, testimoniato dalla costante trasparenza delle comunicazioni con AICA”, rimarcando di “avere mostrato durante tutte le interlocuzioni con AICA un atteggiamento dialettico e costruttivo”, imputando a Confindustria Alberghi l’interruzione della trattative.

AGCom, ritenendo - tra le altre cose - che “le tariffe proposte da LEA ad AICA non risultano ragionevoli e proporzionate in rapporto al valore economico dell'utilizzo dei diritti negoziati” e che la stessa LEA non abbia fornita ad AICA “sufficienti elementi informativi per consentirle di valutare se le condizioni e i criteri proposti per la concessione della licenza e la fissazione delle tariffe fossero rispondenti ai principi di legge sopra riportati”, ha diffidato Liberi Autori Editori “dal reiterare la condotta violativa dell’articolo 22, commi 2, 3 e 4 del decreto legislativo 15 marzo 2017, n. 35”.

Nella delibera l'authority invita le parti a raggiungere un accordo, specificando come - da parte di AICA - non siano ancora stati effettuati i pagamenti dovuti relativi ai repertori rappresentati da LEA, ricordando come - a prescindere dalla rappresantività - tutti gli utilizzatori siano&nbsp;tenuti al pagamento dei diritti d'autore.

LEA potrà ricorrere contro il provvedimento presso il Tar del Lazio entro 60 giorni dalla notifica dello stesso. A Rockol l'avvocato&nbsp;Giovanni Maria Riccio, presidente del consiglio di amministrazione di LEA, ha detto di stare valutando la possibilità di presentare il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio.

Collecting, Soundreef: AGCom diffida LEA

L’authority respinge le richieste di Liberi Autori Editori in seguito a una vertenza con AICA

La stagione di Serie A sta per terminare e per rendere omaggio alla stagione 2023/24 del massimo campionato italiano e dare appuntamento alla prossima,&nbsp;DAZN&nbsp;insieme a&nbsp;Warner Music Italia presentano&nbsp;in esclusiva&nbsp;sull’app di live streaming e intrattenimento sportivo&nbsp;“Per sempre”, l’inedito dell’artista Sarafine prodotto per DAZN.

Vincitrice di X Factor 2023 dopo il percorso all'interno del programma nella squadra di Fedez, la cantautrice con questo brano -&nbsp;che sarà trasmesso su DAZN durante i break delle ultime giornate di campionato - racconta in note e parole&nbsp;le emozioni che accomunano tutti i tifosi di calcio:&nbsp;dalla passione per il gioco e le azioni in campo, all’unione delle persone che festeggiano la propria squadra, fino al calore del tifo e alla commozione per i cori.

"'Per sempre' è un inno alla passione. É stato un onore per me avere l’occasione di interpretare un sentimento cosi forte come è il legame viscerale che, in gioia e dolore, esiste tra tifosi e sportivi", ha commentato&nbsp;Sarafine&nbsp;in un comunicato: "La cosa che ricordo della mia prima volta allo stadio è, infatti, la commozione provata ascoltando i cori della gente che in lontananza risuonavano come un’onda anomala, quasi come una calamità naturale che non puoi fermare, inevitabile come è inevitabile l’amore per uno sport che non è solo uno sport ma è vocazione".

Stefano Azzi, CEO di DAZN Italia,&nbsp;ha aggiunto:&nbsp;“Nel dna di DAZN c’è da sempre la sperimentazione. Nel corso di questa stagione che sta per terminare, abbiamo già voluto esplorare, con formule originali, la contaminazione tra musica, film e calcio per promuovere in maniera ancora più coinvolgente alcuni eventi premium che trasmettiamo. Grazie alla collaborazione con Warner Music Group avviata nel 2023, infatti, abbiamo promosso il lancio su DAZN dei singoli di alcuni artisti tra i più amati in Italia,&nbsp;come colonna sonora inedita di alcuni big match che abbiamo trasmesso. Ora con Sarafine x DAZN facciamo un ulteriore passo avanti perché, per la prima volta, abbiamo tradotto in parole e musica quello che il calcio rappresenta per tutti i tifosi. Abbiamo scritto quello che possiamo considerare a tutti gli effetti un vero e proprio inno”.

“Per sempre” è presentato come "il primo capitolo della collaborazione&nbsp;con&nbsp;Warner Music Italia&nbsp;e Sarafine"&nbsp;che, nel corso dei prossimi mesi, si arricchirà di un’ulteriore novità per&nbsp;inaugurare la nuova stagione del massimo campionato italiano 2024/25 e il nuovo ciclo di DAZN, fatto di grande calcio italiano fino al 2029.

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DAZN e Warner Music Italia presentano “Per sempre” di Sarafine

Il brano celebra la passione per il calcio degli italiani: il video

<a href="https://www.rockol.it/tutto-su/reservoir-media-482531">La società di edizioni Reservoir Media</a> - che nel nel <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-742415/reservoir-nel-quarto-trimestre-2023-ricavi-su-del-19">quarto trimestre 2023</a> ha generato il +19% dei ricavi su base annua - ha annunciato l’acquisizione delle royalties di produzione e il catalogo editoriale del defunto produttore-cantautore hip-hop Deon Evans - noto come Big D Evans - scomparso nel 2015.

Tra le collaborazioni più importanti figurano quelle con la leggenda del rap 2Pac come “2Pacalypse Now” (disco d’oro), “Brenda's Got a Baby” (che ha raggiunto il numero 3 della classifica Hot Rap Songs di Billboard) e ha svolto un ruolo fondamentale per aiutare l'eredità di 2Pac a pubblicare postumo l'album Greatest Hits.

Helen Yu di Yu Leseberg, avvocato e fiduciario di lunga data di Evans, ha dichiarato: “Big D e 2Pac hanno trascorso molte ore insieme in studio. La musica che hanno creato ha catturato l'essenza di una generazione, dando vita a un movimento che continua a plasmare il tessuto stesso dell'hip hop. È per me un profondo privilegio e un onore essere stato incaricato da Big D di salvaguardare la sua eredità, un collaboratore così caro di 2Pac.Siamo entusiasti di aver trovato nel team di Reservoir Media e in Donna Caseine i partner giusti, che sapranno difendere la musica di Big D con integrità, assicurandone il continuo impatto che ispirerà le generazioni a venire”.

Donna Caseine,Executive Vice President, Global Creative Director di Reservoir, ha aggiunto: “Big D Evans è stato uno dei principali artefici della musica di uno dei più grandi artisti hip-hop di tutti i tempi. La musica che Big D e 2Pac hanno creato insieme ha trasformato l'hip-hop in un genere capace di commenti sociali riflessivi, ispirando collettivamente i fan e altri artisti ancora oggi. Inoltre, con il nostro investimento nel catalogo di Big D, Reservoir continua a consolidare il nostro portafoglio come casa per l'eccezionale musica hip-hop ereditata dal passato”.

A febbraio Reservoir ha rivelato di aver speso 938 milioni di dollari in acquisizioni dalla sua nascita nel 2007 al 31 dicembre 2023. Del totale, 770 milioni di dollari sono stati investiti in acquisizioni di cataloghi e aziende. L'azienda ha anche stanziato 168 milioni di dollari dall'inizio della sua attività in “futures spend”, ovvero in acquisti di autori di canzoni per scrivere nuovi brani.

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Publishing: Reservoir acquisisce il catalogo di Deon Evans

Del catalogo fanno parte successi come “2Pacalypse Now” 

&nbsp;<a href="https://www.rockol.it/tutto-su/utopia-music-484445">Utopia Music</a>, fintech britannica con sede in Svizzera, ha annunciato il rebranding che porterà a un cambiamento del nome da Utopia Music a Proper Group, il nome del distributore acquistato all'inizio del 2022.&nbsp;

Non solo: l'attuale CEO Michael Stebler - nominato a gennaio solo ad interim, come mano ferma degli azionisti di maggioranza di Utopia - ha annunciato le dimissioni.

Al suo posto subentrerà l’attuale amministratore delegato di Proper, Drew Hill.&nbsp;Quest’ultimo ha spiegato: “Queste decisioni ci pesano molto, ma purtroppo sono state necessarie. Guardando al futuro, la promettente crescita e i recenti successi ci danno fiducia in un futuro più luminoso".

Drew Hill sarà a capo della sezione distribuzione e dei servizi di pagamento dell'azienda, mentre un altro dirigente di livello C sarà presto annunciato per guidare gli altri segmenti.

L'azienda sta anche chiudendo il suo ramo svedese e fondendo le sue attività nel Regno Unito e in Svizzera come parte della sua ultima razionalizzazione, con tanto di licenziamenti in arrivo.

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