Non ci sta Gary Brooker, leader della band inglese, a spartirsi le royalty di "A whiter shade of pale" con l’organista ed ex compagno di band Matthew Fisher. Nel dicembre scorso (vedi News) quest’ultimo era riuscito a farsi riconoscere da un tribunale inglese la paternità della celeberrima frase strumentale che apre il classico dei Procol Harum e, di conseguenza, il 40 % dei diritti generati dalla canzone (10 milioni di copie vendute ad oggi, secondo alcune stime). Ma ora Brooker, attraverso il suo legale, è passato al contrattacco, sostenendo di non avere avuto tempo e modo, in prima istanza, di provare che l’idea di rielaborare in chiave pop due composizioni di Johann Sebastian Bach era tutta farina del suo sacco. <br> L’avvocato John Baldwin, che lo rappresenta, ha sostenuto davanti ai giudici di appello che Fisher ha agito in malafede, evitando per decenni di avanzare pretese per paura di essere estromesso dal gruppo. “Ci sono dei vantaggi nell’essere una pop star”, ha detto Baldwin nel corso della sua arringa. “Le ragazze ti fanno l’occhiolino e il tuo stile di vita ne beneficia enormemente: questo era il sogno che il signor Fisher ha potuto realizzare negli ultimi 40 anni”.